Persona 5 – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Viviamo in un periodo travagliato per gli RPG di stampo giapponese. È ormai innegabile che il genere soffra di una certa stagnazione, di inerzia da epoche d’oro passate, e che sempre più si stia rivolgendo all’action; eppure dire che i JRPG siano morti è decisamente azzardato. Qualche mese fa World of Final Fantasy ha dimostrato che dinamiche classiche opportunamente svecchiate possono ancora divertire molto, e oggi Atlus ribadisce il concetto sbattendo letteralmente Persona 5 sul tavolo del dibattito, facendoci ricordare perché amiamo questo genere.

Persona 5

Sono passati più di 8 anni da quando ci siamo addentrati nei meandri del Midnight Channel di Persona 4, e da allora i fan hanno dovuto ripiegare su un’abbuffata di spin-off dedicati agli ultimi due capitoli per PS2; anche se forse si è trattato più di indigestione. Il nuovo capitolo è stato tanto richiesto dai giocatori quanto ispirato da parte del team Atlus, e sin dall’inizio il director Katsura Hashino ha voluto puntare sul messaggio insito del gioco, presentato da quel “You are a slave. Want emancipation?” che ne ha accompagnato l’annuncio nel 2013.

Dopo uno sviluppo non sempre tranquillo e vari rinvii della data di uscita, alla fine Persona 5 è finalmente in dirittura di arrivo il 4 aprile, ma possiamo tranquillamente affermare che l’attesa è valsa la pena.

Persona 5

Wake up, get up, get out there

Se non avete mai giocato un Persona prima d’ora e state leggendo questa recensione chiedendovi se sia necessario giocare i capitoli precedenti, eccovi secca la risposta: no, le storie sono indipendenti, quindi potete giocare a Persona 5 senza perdervi particolari importanti. Vero è anche che vi perdereste numerosi riferimenti ai passati titoli, quindi il nostro consiglio è di cercare comunque di recuperarli, se non altro perché si tratta di ottimi giochi.

Ancora una volta vestiremo i panni di un anonimo studente appena trasferitosi, ma questa volta l’usuale alone di curiosità attorno al nostro alter ego sarà tutt’altro che positivo agli occhi di chi ci circonda. Si dà il caso infatti che il protagonista sia stato espulso dalla sua scuola originaria a causa di una denuncia per un crimine che non ha commesso.

La sua è quindi una nuova vita in libertà vigilata, costretto a cambiare scuola e abitazione si ritroverà a vivere nella polverosa mansarda del café del suo nuovo tutore, il quale sin da subito non nasconderà il fastidio derivato dalla nostra presenza e dalla responsabilità affibbiatagli. Anche a scuola sia gli insegnanti che i compagni non vedono di buon occhio questo studente dalla fedina penale sporca. Sin dai primissimi minuti di gioco la tensione e il pregiudizio accompagneranno il protagonista a ogni dialogo.

Persona 5

Qualcosa di inusuale però cambierà la sua vita: una misteriosa app comparsa inspiegabilmente sul suo smartphone lo farà entrare nel Metaverse, una dimensione alternativa creata dalle cognizioni mentali delle persone; una sorta di realtà parallela dove cose e persone hanno l’aspetto di come la gente le concepisce nel proprio inconscio. Qui incontreremo Morgana, uno strano gatto antropomorfo che ci insegnerà i meccanismi del Metaverse, nonché l’utilizzo dei Persona, la manifestazione metafisica dell’io interiore.

Scopriremo così che agendo direttamente nel Metaverse è possibile suscitare delle ripercussioni nella psiche delle persone nella realtà. Forte di questa scoperta il protagonista si unirà ad altri amici per formare i Phantom Thieves, un gruppo di eroici ladri gentiluomini dediti a “rubare il cuore” di personaggi corrotti per costringerli a redimersi e a confessare i propri crimini.

Persona 5

La storia di Persona 5 parte abbastanza scanzonata e si fa via via sempre più intensa e seria, non lesinando dei buoni colpi di scena lungo il tragitto, soprattutto nella parte finale. Chi non ha apprezzato troppo il tono leggero di Persona 4 sarà contento di sapere che in questo caso è presente un accento più “dark” in diversi aspetti, pur mantenendo un certo equilibrio con occasioni più spensierate. Il tema portante è quello della ribellione verso un sistema sociale governato da adulti che controllano e spesso abusano dei giovani, e lo ritroviamo presente in tutto il gioco attraverso vari richiami alla narrativa picaresca, ma anche con ricorrenti riferimenti visivi alla prigionia.

Dispiace solo che Atlus abbia sfruttato solo fino a un certo punto questo tema dai risvolti potenzialmente molto maturi. Abusi come la violenza sessuale ad esempio, vengono spesso appena accennati senza renderli davvero espliciti, affidandone la realizzazione all’immaginazione del giocatore. Certo non è facile biasimare Atlus per aver trovato un compromesso in modo da non far innalzare il PEGI, ma rimane comunque un’occasione persa.

Come di consueto dovremo conciliare le nostre rocambolesche avventure con la vita quotidiana di studenti liceali, impiegando il nostro tempo in varie attività e soprattutto interagendo e formando legami di amicizia con diversi personaggi. La caratterizzazione di questi ultimi si attesta su buoni livelli, anche se è difficile poter affermare che non si portano dietro i soliti cliché stravisti in altre produzioni giapponesi. Torna quindi l’aspetto simulativo dei Social Link, e con esso anche la stessa controversia dei predecessori: il gioco ha tanti dialoghi, davvero tanti, e a seconda dei gusti possono risultare troppi. Si tratta di un gioco in cui accumulerete ore solo nel parlare con i personaggi ascoltando le loro storie.

Ovviamente i fan della serie saranno abituati a questo tratto caratteristico e anzi lo apprezzeranno, ma è bene precisare che anche per un assiduo giocatore di JRPG abituato a un certo ritmo narrativo, tale verbosità potrebbe risultare estenuante; soprattutto quando si trova in alcuni tempi morti tra una missione e l’altra dove passeremo la maggior parte del tempo a coltivare le nostre amicizie.

Persona 5

Rubacuori

In Persona 5 ritroviamo le dinamiche di gameplay dei precedenti capitoli arricchite e rifinite. Come succedeva in Persona 4, la trama è scandita in capitoli focalizzati su determinati personaggi e dungeon. Questa volta però per compiere il nostro “colpo” nei panni dei Phantom Thieves dovremo infiltrarci nei cosiddetti Palace, ovvero le rappresentazioni mentali nel Metaverse di luoghi reali, così come concepiti dalla mente di personaggi dai desideri contorti, cioè le nostre vittime.

Diversamente dal passato, i Palace non vengono generali in modo random ma hanno una struttura ben precisa che li rende meno anonimi e ci permette azioni come arrampicarci su determinate strutture, sgattaiolare per i condotti di areazione, camminare su lampadari e archi, e così via; purtroppo questa nuova verticalità non è del tutto libera, ma potremo sfruttarla solo in modo pre-impostato dal gioco. Si tratta comunque di una gradita innovazione verso un level design più interessante. Nel caso poi aveste nostalgia dei dungeon random non temete: sono presenti anche quelli.

Quando non saremo alle prese con l’infiltrazione nei Palace infatti potremo addentrarci nel Mementos, un gigantesco labirinto organizzato a piani in cui poter accumulare esperienza, recuperare demoni lasciati alle spalle, e soprattutto dove affronterete particolari combattimenti per completare delle sub-quest ottenibili parlando con determinati personaggi nel mondo reale.

Il gioco poi ci darà l’occasione di agire come veri e propri ladri dandoci i mezzi per un approccio stealth nell’affrontare i nemici. Tramite un sistema di coperture dietro muri e altri elementi presenti nelle stanze, dovremo fare del nostro meglio per rimanere nascosti agli Shadow che popolano i labirinti, aspettando il momento giusto per attaccarli alle spalle e guadagnare il primo turno. Nel caso invece venissimo avvistati, il livello di allerta nel Palace si innalzerà, e se continueremo a farci scoprire portandolo al 100% verremo sbattuti fuori, obbligandoci ad aspettare un altro giorno per riprovarci.

Persona 5

La struttura dei combattimenti è rimasta sostanzialmente la stessa di quella vista in Persona 4, ma anche qui troviamo diverse aggiunte interessanti. Ancora una volta sarà indispensabile sfruttare le debolezze dei demoni per stordirli e finirli con l’attacco di gruppo All-Out Attack, ma questa volta potremo contare sul Baton Pass: se il protagonista ha raggiunto un certo livello di amicizia con un determinato personaggio, dopo aver agito potrà passare direttamente a lui il turno successivo, in modo da concatenare più efficacemente gli attacchi.

Visti l’ultima volta nel secondo capitolo della serie, fanno il loro ritorno gli elementi Nuclear, Psy e gli attacchi con armi da fuoco, che vanno ad arricchire il sistema di debolezze del titolo. Torna anche una feature tipica di tutta la serie di Shin Megami Tensei, le trattative con i demoni: una volta storditi o portati in fin di vita, sarà possibile parlare con i demoni avversari per portarli dalla nostra parte (rendendoli nuovi Persona per il protagonista) o estorcere loro denaro od oggetti. Per rendere più fluidi i combattimenti, i comandi sono stati mappati direttamente ai tasti del joypad, quindi ora il continuo ricorso ai menù è ridotto al minimo rendendo l’esperienza più rapida e scorrevole.

Ci sono tante altre piccole migliorie apportate alla formula di gioco, elencarle tutte darebbe vita a un wall of text immenso. Vi basti sapere che Atlus è riuscita a raffinare ancora di più un sistema già buono in partenza, rendendolo più corposo e ottimizzando l’esperienza in modo da rendere il tutto più fluido. Il gameplay di Persona 5 è sia la naturale evoluzione iniziata dalla “rinascita” con Persona 3, e sia il perfetto equilibrio tra questi ultimi e i primissimi episodi della serie.

Persona 5

Stile ribelle

Graficamente i progressi rispetto al predecessore sono senza dubbio visibili. I modelli poligonali di personaggi e demoni sono stati resi con una qualità grafica del tutto simile a quanto visto in Catherine. Nonostante l’evidente passo avanti, è bene tenere a mente che benché sia disponibile (anche) su PS4, Persona 5 è in gioco concepito e sviluppato per PS3. Per la prima volta nella serie, l’ambientazione di gioco non è una città fittizia ma la reale Tokyo, con tanto di distretti e location caratteristiche della città ricreati nel gioco, anche se gli ambienti esplorabili liberamente sono pochi. La qualità grafica è più che buona e il particolare cell-shading ci dà ancora più l’impressione di giocare in un anime interattivo.

Ma oltre alla qualità c’è da lodare soprattutto l’impegno nell’infondere al gioco un particolare stile. Mentre le interfacce di buona parte dei videogiochi degli ultimi tempi sembrano tendere al minimal (spesso rendendosi difficilmente leggibili), i menu di Persona 5 esplodono letteralmente sullo schermo in una forma che richiama i graffiti e un accostamento cromatico di rosso, nero e bianco dal forte contrasto. L’impatto inizialmente spiazza, poi si fa apprezzare per la particolarità dello stile e la sorprendente funzionalità.

A braccetto con la particolare UI visiva troviamo un comparto sonoro variegato e avvincente. Shoji Meguro torna nel suo ruolo storico di compositore confezionando un’ottima colonna sonora che trova brani acid jazz e soft rock accostati con ritmi serrati di archi, mentre per i boss theme ritroviamo le ormai canoniche ed esaltanti tonalità hard rock.Il doppiaggio inglese si attesta più o meno sullo stesso livello dei capitoli precedenti, con solo qualche personaggio meno convincente degli altri.

Persona 5

Nonostante Persona 5 non offra nulla di veramente innovativo, trova la propria forza nell’essere l’ultimo stadio della naturale e apprezzabilissima evoluzione della formula di gioco della serie. Il gioco riesce esattamente in quello che vuole essere: un nuovo capitolo della serie migliore dei precedenti. La sua abbondanza di dialoghi potrà renderlo un prodotto difficilmente adatto a tutti i palati, soprattutto i meno pazienti o interessati all’aspetto simulativo in cui dovremo addentrarci in decine di dialoghi con i personaggi. Ma a parte questo aspetto del tutto relativo, l’ultima fatica di Atlus è decisamente un prodotto di qualità, e la dimostrazione che i JRPG a turni sanno ancora intrattenere alla grande.

9.3

Pro

  • Struttura di gioco impreziosita e rifinita
  • Buona storia e temi interessanti
  • Stile da vendere
  • Efficace colonna sonora

Contro

  • La verbosità dei dialoghi può esasperare
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