Pokemon Ranger: Guardian Signs – Recensione Pokemon Ranger: Tracce di Luce

Nonostante l’alone di novità che circondava i primi episodi della serie stia inevitabilmente scemando, i Pokemon si dimostrano come sempre duri a morire, confermandosi ancora una volta come fenomeno multimediale a tutto tondo. Giunto ormai al terzo capitolo della serie, lo spin-off Pokemon Ranger – il cui ultimo capitolo della trilogia porta l’altisonante sottotitolo "Tracce di luce" – ci mette nuovamente nei panni di un Ranger per combattere contro i bracconieri di Pokemon.

 


Un ranger, un Pichu con l’Ukulele e tanti Pokemon leggendari, per la gioia di tutti i fan più accaniti

 


Prendiamoli al lazo

La caratteristica più interessante di Pokemon Ranger è sicuramente il gameplay, che utilizza ampiamente le caratteristiche touch di Nintendo DS: praticamente tutti i comandi di gioco possono essere impartiti utilizzando lo stilo sullo schermo inferiore della console. Resta invariato l’utilizzo dello Styler, l’arma non offensiva a disposizione dei Ranger per la cattura dei Pokemon: quando incontreremo un Pokemon selvaggio ed ingaggeremo un combattimento con lui non dovremo far altro che tracciare dei cerchi concentrici con lo stilo attorno alla creature. Chiudendo i cerchi si riempirà una barra che indicherà lo stato di affinità con il Pokemon che stiamo cercando di domare: riempiendola tutta conquisteremo la fiducia del nostro avversario, che ci seguirà nell’avventura. È questa la più grossa differenza tra i giochi classici e Pokemon Ranger: in quest’ultimo, infatti, i Pokemon non si imprigionano nelle Pokeball con la forza, ma si conquistano in modo che seguano spontaneamente il giocatore. Questo, in termini di gameplay, si traduce in un deciso cambio di strategia: facendosi aiutare dai Pokemon già presenti nel party durante un combattimento non bisognerà abbinare allo Styler degli attacchi offensivi – utilizzando, ad esempio, un attacco d’acqua contro un Pokemon di fuoco – ma servirà utilizzare invece Pokemon che hanno poteri affini a quello che si sta cercando di domare, in modo da calmarlo con più facilità.

Nonostante le variabili in gioco siano molte – dallo stato d’animo del nemico ai suoi poteri, passando per la nostra abilità con lo Styler – le battaglie non sono mai complicate ed è quasi impossibile giungere al game-over. Durante l’intera avventura incontreremo solamente qualche boss in grado di darci del filo da torcere, ma il livello di sfida proposto da Pokemon Ranger: Tracce di Luce è sempre di un livello elementare. La spiegazione di questo fatto risiede nel target di videogiocatori ai quali il titolo in questione si rivolge: si parla infatti di un pubblico di giovani e giovanissimi, idealmente tra i 6 ed i 12 anni. Se da una parte il livello di difficoltà più che accessibile attrarrà i fan della serie e i nuovi giovani appassionati, annoierà certamente i giocatori di ruolo con qualche anno di esperienza in più sulle spalle, perdendo l’occasione di conquistare nuovi fan.

 


I Pokemon selvaggi vanno domati tracciando dei cerchi concentrici con lo stilo

 


Pokemon tuttofare

Un’altra caratteristica che rende lievemente più profondo il gameplay è la possibilità di utilizzare i Pokemon domati per superare degli ostacoli altrimenti insormontabili: i Pokemon di terra, ad esempio, saranno in grado di spostare grandi pesi come massi franati sul sentiero; i Pokemon d’acqua potranno spegnere gli incendi; i Pokemon leggendari si lasceranno cavalcare e ci permetteranno di proseguire nel nostro viaggio. Da segnalare come queste azioni siano rese più complicate dalla misura dell’ostacolo da superare: nel caso di grandi pesi da spostare o distruggere, infatti, saranno necessarie azioni combinate di due o più Pokemon. Questo comporta, per il giocatore, una fase preventiva di ricerca e di combattimento per arruolare i giusti talenti nel party prima di poter proseguire. Anche in questo caso, comunque, gli enigmi da risolvere sono sempre comprensibili e mai degni di nota, mentre i Pokemon necessari a superare gli ostacoli sono sempre presenti negli immediati dintorni dell’ostacolo da superare.

 


I Pokemon normali ci aiuteranno a superare gli ostacoli più semplici, mentre quelli
leggendari potranno addirittura essere evocati e utilizzati come cavalcature

 


Visivamente retrò

Così come i suoi predecessori, anche questo terzo capitolo di Pokemon Ranger presenta un comparto tecnico squisitamente retrò: in barba a tutti gli RPG dal nome altisonante che mostrano sempre più poligoni e lunghissimi filmati in computer grafica, Tracce di Luce rimane fedele alla vecchia guardia dei GDR, raccontandoci la sua storia utilizzando solo ed esclusivamente uno stile grafico che sembra essere preso di peso dagli anni d’oro del Super Nintendo. Anche in questo caso, quindi, la scelta degli sviluppatori tenderà a spaccare in due il pubblico: da una parte troveremo i fan della serie e tutti gli appassionati di GDR ancora attirati dallo stile semplice e lineare tipici di alcuni JRPG più datati; dall’altra parte – e saranno sicuramente quelli che troveranno il tallone d’Achille di Pokemon Ranger nel suo comparto grafico – vi saranno invece i sostenitori degli RPG più tecnici e moderni. Dal canto nostro ci permettiamo solo di spezzare una lancia in favore della grafica di Tracce di Luce, dallo stile sempre frizzante e colorato, in grado di dimostrare ancora una volta come l’impatto visivo del 2D non debba per forza essere considerato inferiore rispetto alle produzioni più recenti.

 


Graficamente il gioco strizza davvero l’occhio alle vecchie glorie del passato

 

 
Un Pichu con l’Ukulele

Passando al comparto audio, invece, dobbiamo segnalare la presenza di buone idee accompagnate da qualche imbarazzante lacuna. Le musiche non riprendono il tema del gioco originale, ma riescono comunque ad attirare l’attenzione del giocatore. Vi sono differenti colonne sonore ispirate alle varie zone del mondo di gioco: dalla foresta al più classico dei villaggi, dalla casa stregata alle caverne, l’accompagnamento strumentale è sempre curato e in linea con quanto mostrato su schermo. Di tutt’altra fattura sono invece gli effetti sonori: dal suono dell’Ukulele in spalla al Pichu che ci accompagnerà durante l’avventura ai versi dei vari Pokemon, gli effetti sono realizzati in modo troppo grezzo. Le varie creature emettono spesso suoni imbarazzanti e troppo simili tra loro, quando invece i Pokemon dovrebbero emettere suoni che ricordano il loro nome. In un altro tipo di gioco avremmo anche potuto chiudere un occhio su un dettaglio del genere, ma in un titolo che ha i Pokemon come protagonisti – la cui attenzione degli sviluppatori su poteri, caratteristiche fisiche e descrizione è ogni volta maniacale – ci duole dover constatare una caduta di stile su una caratteristica così importante.

 


Il Pichu con l’ukulele vi aiuterà anche nei combattimenti;
peccato che gli effetti sonori siano così scarni

 


Pensato per i veri amanti dei Pokemon

"De gustibus non disputandum est" è un proverbio che ben si addice all’anima di Pokemon Ranger: Tracce di Luce. Se non siete fan delle creature dalle mille razze siete avvisati: questo terzo capitolo della serie Pokemon Ranger è molto simile – nei pregi e nei difetti – ai suoi predecessori. Si tratta infatti di un RPG lineare ed estremamente semplice per il quale parlare di dungeon o di level-up è quasi imbarazzante, dal momento che la curva di difficoltà e gli enigmi sono stati appositamente studiati per un pubblico giovane e inesperto del genere. Lo stesso discorso vale per la trama, anch’essa di poco spessore e resa snella al fine di renderla sempre comprensibile e di facile fruizione. Se siete fan dei Pokemon, comunque, Tracce di Luce certamente non vi deluderà: l’avventura principale vi terrà impegnati per una quindicina di ore circa, senza contare tutta una serie di side-quest opzionali che, seppur anch’esse molto semplici, sono in grado di aumentare notevolmente la longevità del titolo. Dopo qualche ora di gioco, inoltre, vi sarà possibile accedere ad una zona contenente delle missioni multiplayer da affrontare con i vostri amici tramite la connessione in locale, altra caratteristica in grado di gettare sempre nuova carne al fuoco per i fan più accaniti. Se non siete grandi giocatori di ruolo quindi, o se amate le sfide semplici perché gli RPG più articolati vi sembrano troppo lunghi e noiosi, date una possibilità a quest’ultima incarnazione di Pokemon Ranger: vi ritroverete tra le mani un titolo dal gusto un po’ retrò e dall’intuitivo sistema di controllo che sicuramente apprezzerete.

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