Pokémon Spada e Scudo: Le Terre Innevate della Corona – Recensione

Recensito su Nintendo Switch

Pokémon Spada e Scudo hanno avuto l’amaro demerito di spaccare a metà la fanbase Pokémon. Dopo un titolo principale buono ma divisivo e un DLC – L’Isola Solitaria dell’Armatura – che si è dimostrato al di sotto delle aspettative, Game Freak ha dovuto infiocchettare il tutto con un ultimo contenuto, le Terre Innevate della Corona, cercando di convincere anche i più sfiduciati del loro attaccamento alla serie.

Con Le Terre Innevate della Corona cala il sipario sull’ottava generazione. Abbiamo sfidato le tempeste di neve create dagli sviluppatori esplorando una nuova parte di Galar, queste sono le nostre impressioni.

La Landa Corona e i suoi abitanti

Le Terre Innevate della Corona si palesavano all’orizzonte come il fiore all’occhiello di questo Pass Espansione, e il tempo ha dato ragione alle previsioni. Il secondo DLC ci porta alla Landa Corona, e si dimostra più ricco ed esplorativo de l’Isola Solitaria dell’Armatura, che avevamo portato a termine con l’amaro in bocca. I problemi riguardo il level scaling permangono, sebbene appare chiaro come il contenuto sia tarato su un livello di difficoltà più alto facendo delle Terre Innevate della Corona il vero post game di Pokémon Spada e Scudo.

Purtroppo in questo post game dal sapore invernale bisogna togliere dall’equazione gli allenatori: se la precedente avventura sull’isola era intervallata da qualche battaglia, infatti, qui gli allenatori non sono presenti, paradossalmente venendo eclissato dall’Isola Solitaria dell’Armatura. Viene lasciato ai Pokémon selvatici il compito di dar vita alle gelide lande dove un’antica leggenda è quasi stata dimenticata.

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Freezedale, la cittadina principale sede di buona parte degli eventi di trama, costituisce anche l’ultima debole roccaforte umana in un luogo in cui i Pokémon regnano incontrastati. Da qui sarà possibile imbarcarsi all’esplorazione di una mappa che appare decisamente più vasta della prima parte del Pass Espansione e più ragionata, con livelli tali da far perdere spesso il senso dell’orientamento, portandoci spesso ad aprire il menu di gioco a dare un’occhiata alla mappa. Più volte, infatti, abbiamo pensato che una mini mappa su un lato dello schermo non avrebbe guastato in questa occasione, segno di come Game Freak abbia saputo camuffare queste terre selvagge meglio di quanto non avesse fatto prima.

Tra alberi spogli e caverne magari più labirintiche ma vuote, c’è da dire che i dettagli risultano ancora piuttosto scarsi per un hardware come la Nintendo Switch che ci ha abituato a ben altre prodezze, che sembra impegnare buona parte della sua forza computazionale nel caricare le creature su schermo. Ai tempi Digital Foundry bollava la risoluzione in queste aree come 576p, e sembra che ci siano ancora difficoltà in tal senso, che traspira anche in una certa goffaggine delle animazioni, ree talvolta di spezzare la serietà di alcune scene mostrate.

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Come mostrato anche nel gioco principale questa purtroppo è la qualità odierna di Pokémon sull’ammiraglia Nintendo. Malgrado ciò si respira un’aria diversa in questa parte di Galar: sarà un ritrovato focus sui leggendari, che mette al centro della narrazione Calyrex, che sceglie il giocatore come suo aiutante in un’intrigante prima volta nelle avventure portatili Pokémon, oppure il fatto che il DLC spinga davvero a catturarli tutti premiando il giocatore con una quarta avventura dedicata alle Ultracreature, che sono comparse in Pokémon Sole e Luna.

Il Re dell’Abbondanza e altre storie

La leggenda principale è quella di Calyrex, un Pokémon leggendario che secondo gli scarsi ricordi rendeva i campi rigogliosi con un semplice gesto, nonostante il clima rigido. Quella di Calyrex non è la sola storia che vi serpeggia, e ciò rende la Landa Corona terra ideale per ogni avventuriero che si rispetti. Tradotto: basterà presentare il biglietto presso la stazione di Brassbury per prendere il largo e farci inseguire da nuovi Pokémon come Jynx o Beartic, insieme ad altri che hanno superato il ripescaggio dalle scorse generazioni.

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Dopo una breve introduzione con un nuovo personaggio, Peony, il nostro avatar si ritroverà vestito di tutto punto con il compito di scoprire tutti i misteri offerte che la Landa Corona offre. La storia di Calyrex, ormai dimenticata da gran parte della popolazione, farà da traino alle altre due, che contestualizzano come possono Pokémon noti come i Regi e gli uccelli leggendari di prima generazione. È noto infatti che nelle Terre Innevate della Corona siano disseminati dei templi in cui sonnecchiano i golem di terza generazione, e anche che ci sia un colossale albero dai frutti rossi dove le forme regionali di Articuno, Zapdos e Moltres sono soliti recarsi.

Quella di Calyrex è una quest semplice ma piacevole e una scusa per esplorare la Landa Corona, permettendo di riportare alla mente un passato dove i leggendari facevano parte della tradizione scritta e orale di un popolo.

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I tre Regi, invece, scaldano il posto ai due nuovi golem al debutto in Pokémon Spada e Scudo, Regidrago e Regieleki, e ci aspettano nei templi al termine di enigmi francamente troppo semplici per essere considerati tali. Sono forse il punto debole della confezione, e il motivo sta nel fatto che siano poco contestualizzati: non si conosce il motivo per cui si trovino a Galar, e il modo in cui si arriva a uno scontro è piuttosto anti climatico. Bisogna infatti attivare tutti i cerchi all’interno dell’unica stanza che forma il tempio in ordine del tutto casuale per risvegliare i leggendari e battagliarli finché non entrano in una Poké Ball. Regidrago e Regieleki sono disponibili solo dopo aver catturato i fratellini, ed è un’aut aut del gioco: si potrà scegliere solo il Pokémon Drago o Elettro, che hanno statistiche diverse. Insomma, i tempi in cui i giovani allenatori potevano imparare il braille attraverso il manuale d’istruzioni di Pokémon Rubino e Zaffiro, trovare una grotta subacquea e decifrare il messaggio che portava ai Regi non sono riproposti ne Le Terre Innevate della Corona.

Spazio infine agli uccelli leggendari di Galar, che dopo una simpatica cutscene scapperanno ad ali levate in tre luoghi diversi della regione. Scovarli e catturarli come un tempo, a là Suicune, Raikou ed Entei di seconda generazione, risulta effettivamente una delle componenti più divertenti del DLC, utili per riesplorare alcune zone di Galar e vedere dei Pokémon leggendari erranti volare nell’overworld alle loro regole prima di comprendere i loro pattern e rinchiuderli in una sfera Poké.

Le Avventure Dynamax e altre sfide

Le Terre Innevate della Corona portano con sé anche un rinnovato multiplayer nella forma delle Avventure Dynamax. Esse sono la ragione per cui Nia, la figlia di Peony, si divincola dal paterno abbraccio e permette a noi di ottenere le informazioni necessarie a intraprendere il viaggio, ma non solo. Il modo più semplice per descrivere le Avventure Dynamax è quello di una boss rush di Pokémon Dynamax al cui termine vi è spesso un Pokémon leggendario in formato ovviamente gigante, con il 100% di probabilità di cattura. Ciò significa anche che sarà possibile sbizzarrirsi con la ball più adatta a seconda della creatura incontrata senza temere che vada sprecata.

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Per motivi di trama dovremo giocoforza provare questa nuova modalità di Raid Dynamax in grande stile, accessibile sin dall’inizio del DLC: qui, a differenza dei normali raid, non sarà più possibile utilizzare i propri Pokémon, per cui Zacian è da lasciare nel box a favore di Pokémon a nolo; la stessa cosa farà la CPU o i compagni trovati online. Superati tutti i Pokémon Dynamax, si arriverà al leggendario finale. In caso di sconfitta la spedizione risulterà fallita, ma in caso di vittoria si potrà scegliere quale creatura portare con sé e si verrà infine ricompensati con le Roccemax, con cui acquistare oggetti. Sarà quindi fondamentale cercare un Pokémon che sia superefficace o resistente contro il boss finale, per avere più possibilità di portarlo a zero e superare l’impresa.

L’idea di fondo è buona e appagante, avremmo solo gradito una gestione più flessibile e punitiva nel matchmaking, con la possibilità di continuare anche dopo l’abbandono dei cari sconosciuti incontrati online.

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Chi ha fame di battaglie Pokémon, invece, dovrà ritornare a Goalwick dove Dandel ha messo in piedi una nuova sfida denominata Torneo delle Star di Galar. È un torneo a eliminazione con sistema di lotte multiple (in coppia con la CPU) dove tutte le facce note di Galar e delle espansioni si incontrano con le loro creature fino al livello 80, ma sarà disponibile solo completando andando fino in fondo nella Landa Corona.

In conclusione, Le Terre Innevate della Corona vanno a bilanciare il prezzo di vendita del Pass Espansione di Pokémon Spada e Scudo, facendo da contraltare al precedente contenuto aggiuntivo sostituendo la tediosa quest dei Diglett con delle briciole di pane dal sapore “leggendario” e ulteriori Pokémon tra cui i fossili e di tipo Ghiaccio (che ricordiamo essere il più raro di tutti), aggiungendo una componente che allunga l’esperienza, nonostante la storia principale si esaurisca nel giro di qualche ora.

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Le Terre Innevate della Corona si sono dimostrate un timido passo in avanti per la serie e un deciso passo in avanti rispetto L’Isola Solitaria dell’Armatura. Costituisce il vero post game di Pokémon Spada e Scudo grazie all’enfasi sui leggendari, alcuni giustificati meglio di altri, e alle Avventure Dynamax, rinnovato multiplayer incentrato sui raid. Nonostante la penuria di dettagli grafici, con il pretesto delle leggende di cui la Landa Corona è straripante vi è la voglia di esplorare gli anfratti di questa terra selvaggia ghiacciata, e arrivare fino al mare agli antipodi. L’ottava generazione in questo modo dà il suo commiato, con i suoi alti e bassi, i Pokémon nuovi e mancanti, i suoi atolli e le tundre.

7

Pro

  • Storia godibile
  • Mappa migliorata
  • Avventure Dynamax
  • Focus riuscito sui leggendari

Contro

  • Zero allenatori
  • Limiti grafici
  • Non tutti i leggendari sono contestualizzati
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