Resident Evil 5: Lost in Nightmares – Recensione Resident Evil 5: Incubo Senza Fine

Gli appassionati della serie di Resident Evil non potranno mai dimenticarsi la poligonalmente tetra Spencer’s Mansion nella quale dei giovanissimi Chris Redfield e Jill Valentine, assieme ad altri due membri memorabili del team Alpha, Barry Burton e Albert Wesker, si imbatterono nel primo capitolo della saga, uscito ormai 14 anni fa. Quella villa entrò nei cuori dei giocatori per il senso di paura che emanava ed oggi, nel 2010, Capcom ha deciso di farci tornare ad assaporare l’angoscia che una villa gigantesca e piena di misteri può donare. Incubo Senza Fine, primo di una ben nutrita sfilza di DLC per XBOX360 e PS3, ci porterà indietro nel tempo fino al 2006, 8 anni dopo il "primo incubo" sulle montagne Arklay in America, facendo luce sulla missione in Europa di Chris e Jill, già citata più volte nella storia principale di Resident Evil 5, ultimo capitolo della saga. Sulle traccie del loro sempiterno nemico con gli occhiali da sole, i nostri due eroi dovranno farsi strada in una magione quasi identica alla Spencer’s Mansion vista nel primissimo Resident Evil del ’96.

 


Chris Redfield: l’unico uomo capace di fissare il giocatore anziché le tette di Jill quando lei è distratta.

 

La paura fa… Novantasei

Sapremo già come andrà a finire la vicenda tramite i flashbacks di Chris visti nella storia principale, quindi a livello di background e narrazione il DLC non dice nulla di nuovo; tutto il gioco (anche se sarebbe meglio chiamarlo "passatempo tra una partita a Versus e l’altra" o "add-on scaricato giusto per avere Trofei o Punti Giocatore in più nella gamertag") si basa sulla paura. Riportare in vita il tema del terrore vecchio stile, vissuto quasi in prima persona e un po’ lasciato da parte per far spazio alla componente action negli ultimi due capitoli della saga, è stata una buona mossa da parte di Capcom che in questo DLC ha mostrato tutto il contrario di quello che si è potuto vedere attraversando Kijuju: atmosfere cupe dai colori freddi, quasi luttuose, inframmezzate dall’illuminarsi dei lampi e dallo scrosciare della pioggia… Ma soprattutto, tantissimi elementi caratteristici del primo Resident Evil che per pochissimo non scadono nella ripetitività facendo capire al mondo intero che le idee per un add-on che si reggesse in piedi a livello di trama erano finite e l’unica alternativa era continuare a servirsi di "vecchie glorie" ormai fin troppo riutilizzate per remake e amenità varie. Incubo Senza Fine prende proprio alla lettera il concetto di senza fine: la sala da pranzo col camino, le scale nella hall, il pianoforte, la villa in mezzo ad una foresta e, ultime ma non per importanza, le manovelle onnipresenti sono i validi esempi che rendono il DLC triste, con quel sentore di "già visto" e quel presagio di "lo rivedremo ancora?". Ma d’altra parte, la storia è già stata scritta e quindi mascheriamo questi piccoli dettagli come tributo ai fan nostalgici che saranno ovviamente ben lieti, dopo aver giocato Resident Evil su PSX, Gamecube, Nintendo DS e Wii, di rigiocarlo una quinta volta in formato mignon – con un mostro solo.

I capisaldi della serie però non si perdono in questa nuova Villa Spencer: gli enigmi. Sono tre, al massimo quattro, ma ci sono. Alcuni metteranno alla prova la vostra mira, altri faranno riferimento a melodie indimenticabili ascoltate in RE96, altri ancora implicheranno, indovinate un po’, le manovelle, ma tutti saranno di una facilità disarmante, soprattutto nella modalità in solitaria; Incubo Senza Fine, così come il secondo DLC inedito venturo, supporta infatti la modalità co-op (sia offline che online) emulando al meglio il sistema di 2 giocatori introdotto per primo nella storia principale. Non è solo la difficoltà infantile degli enigmi (che bene o male può essere lievemente alzata con il cambio di difficoltà generale) a rendere l’esperienza del "trova x, posizionalo in y, sconfiggi z" parecchio noiosa. Le animazioni dell’apertura di una porta sono state modificate e ora non potremo più sbattere a calci le porte di legno o spaccarle con coltelli e proiettili, ma bensì, appena toccato il pomello, ci troveremo una visuale in prima persona che ci permetterà di vedere cosa ci cela dall’altra parte della porta. Se non fosse che i mostri sono stati relegati nelle cantine sotterranee e nella villa (dove questo tipo di apertura c’è sempre) non c’è anima morta; sarebbe stato un buon espediente per incrementare la paura di ciò-che-si-nasconde-là-dentro… E invece si rivela solo una perdita di tempo, visto che subito dopo essere entrati nella stanza di cui avevate aperto la porta, questa si richiude quasi immediatamente dietro di voi, lasciando al vostro partner 20 secondi buoni di animazione per una semplice tavola di legno che si scosta.

 


Le ambientazioni saranno angoscianti e affascinanti allo stesso tempo

 

Dopo aver attraversato la prima parte del DLC inerente alla villa e a tutto il fattore nostalgia correlato, ci ritroveremo nelle segrete, una sorta di prigione sotterranea che culminerà in un enigma abbastanza ostico se giocato assieme all’intelligenza artificiale della CPU – anche se tutto il lavoro sporco dovremo farlo noi. Proprio nelle segrete faremo la conoscenza del primo (e purtroppo unico, se non contiamo i simil zombie da tener buoni con delle mosse corpo a corpo) pseudo-boss di Incubo Senza Fine, per nulla propenso a starsene fermo a subire le nostre pallottole (sia dell’ordinaria pistola che di altre armi reperibili nella villa come il fucile semiautomatico, la doppietta e la mitragliatrice): il guardiano farà sudare parecchie persone all’inizio, soprattutto quando oneshotterà voi o il vostro partner, ma in seguito non si rivelerà un avversario così temibile grazie anche alla lentezza dei movimenti. Il suo punto debole è la parte molle del dorso che ad ogni colpo reagisce spruzzando acido in grado di causare ingenti danni se siete nelle vicinanze, quindi è bene prenderlo da lontano e eliminare qualsiasi tipo di contatto troppo intimo. A difficoltà moderata ne troveremo 3 – 4, mentre il loro numero aumenterà sostanzialmente giocando a Veterano o Esperto, dove anche gli enigmi in cui saranno presenti diventeranno finalmente interessanti e capaci di strapparci un sobbalzo di paura mista a sorpresa.

 


Il guardiano di Villa Spencer, una personcina abbastanza… Acida.

 

Dopo mille peripezie riusciremo finalmente ad arrivare alla fine del DLC che dura un’oretta scarsa e quindi a piazzare in linea cronologica gli eventi di Resident Evil 5. Non diamoci per vinti però: così come per l’esperienza di Kijuju la rigiocabilità è altissima, complice anche la durata contenuta dell’avventura che non annoierà ma invoglierà anzi a giocare ancora e ancora. L’atmosfera magnetica (dove la grafica mozzafiato, fluida e priva di imperfezioni troppo visibili, dà un grandissimo contributo) riesce ad incollare il giocatore allo schermo per più di una semplice ora al fine di sbloccare trofei o obiettivi e anche successivamente, per qualche partita diversa dai soliti ambienti africani magari in compagnia di un amico; un grande pregio per un contenuto non troppo pretenzioso.

Da horror ad action può andare bene, ma non viceversa

Incubo Senza Fine vorrebbe fare rivivere ai malinconici giocatori del passato il terrore provato nel Resident Evil del ’96, ma purtroppo non riesce a convincere del tutto chi con l’intera saga ci è cresciuto ed ha imparato a conoscere i vari tipi di paure sperimentate da Capcom nei suoi giochi. Nel primo capitolo c’era la claustrofobia, la possibilità di uscire che si contrapponeva alla curiosità e al dovere di un buon agente S.T.A.R.S. e che quindi costringeva a rimanere rinchiusi in un luogo sconosciuto; l’agorafobia del secondo e del terzo, invece, dimostrata con gli spazi infiniti e sempre differenti dove avventurarsi e rivelatasi una bella gatta da pelare, è andata poi a fare da fondamenta per RE4 e RE5, giochi che hanno stabilito una sorta di equilibrio tra gli spazi aperti e quelli chiusi. Con Incubo Senza Fine si vuole fare ciò che è stato fatto in precedenza per rivoluzionare il brand di Resident Evil: trasformare il gioco da survival horror a blando action con parvenze survival, ma al contrario. Purtroppo non è stato possibile tornare indietro e questo si nota moltissimo. Pur avendo modificato l’apertura delle porte e introdotto un easter egg in grado di riprendere la stessa telecamera fissa e le stesse inquadrature di un vecchio RE, il sistema di gioco che tanto si avvicina a quello di un first-person shooter non rende giustizia al DLC che, invece di incarnare il vero senso di paura dei suoi predecessori come vorrebbe far credere, assume i toni di una semplice modalità aggiuntiva fatta giusto per sfamare la curiosità dei giocatori su un evento della storia principale.

In definitiva, Incubo Senza Fine è senz’ombra di dubbio da giocare, consigliato sia ai nostalgici che a chi si è avvicinato a Resident Evil solo col quinto capitolo. Basta solo non partire con l’idea di rigiocare a RE96 su una console next-gen, visto che il DLC è tutt’altro che una rivisitazione della villa che tanto terrorizzò i gamers delle scorse due decadi.

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