S.T.A.L.K.E.R. 2 Heart of Chornobyl Recensione PS5
Dopo oltre un decennio di attesa, rinvii, incertezze e perfino un conflitto reale che ha messo alla prova lo stesso team di sviluppo, S.T.A.L.K.E.R. 2: Heart of Chornobyl è finalmente diventato realtà lo scorso 20 novembre 2024, giorno di lancio su pc e Xbox. Uno dei pochi giochi caratterizzati da una storia produttiva davvero tormentata ma, allo stesso tempo, costituito da una community così appassionata.
La saga di GSC Game World è rimasta impressa nella memoria dei giocatori come una delle esperienze più immersive e disturbanti della storia del PC gaming, grazie alla sua capacità di fondere survival, horror, FPS e narrazione emergente in un unico universo sporco, radioattivo e irresistibilmente affascinante.
Tornare nella Zona, quindi, non è soltanto un gesto nostalgico, ma quasi un rito di passaggio per chi ha amato l’essenza di Shadow of Chernobyl, Clear Sky e Call of Pripyat.
La domanda che accompagna questo ritorno è inevitabile: che cosa significa, oggi, entrare di nuovo nella Zona? Ma soprattutto: S.T.A.L.K.E.R. 2 riesce davvero a riportare quella magia inquieta che ha definito la serie, anche su PS5?
S.T.A.L.K.E.R. 2 Heart of Chornobyl Recensione PS5 | Introduzione all’opera
Se c’è una cosa che la saga non ha mai sbagliato, è la capacità di trasformare un luogo fittizio in un’entità viva, ostile e misteriosa. In Heart of Chornobyl, questo principio è stato alzato di livello: la Zona è il vero protagonista, molto più dei personaggi che la abitano.

Non è solo un setting, ma un organismo instabile che respira, reagisce, punisce e seduce. L’impatto visivo è immediato: il mix di foreste contorte, paludi velenose, strutture sovietiche abbandonate e anomalie scintillanti crea un panorama vario ma coerente, capace di mettere ansia anche quando non succede nulla.
La direzione artistica punta molto sull’autenticità, dove ogni zona sembra realmente vissuta, corrosa dal tempo e dalle radiazioni, ma anche contaminata da fenomeni impossibili da spiegare scientificamente.
Le anomalie, uno dei simboli della serie, tornano con nuove varianti più pericolose e più spettacolari: distorsioni dell’aria, campi magnetici improvvisi, esplosioni silenziose, fenomeni visivi che trasformano un semplice sentiero in una trappola letale. Attraversarle richiede attenzione, pazienza e una buona scorta di bulloni o sensori, restituendo quel senso di tensione costante che ha sempre caratterizzato la serie.
La narrativa principale si sviluppa in modo più cinematografico rispetto ai capitoli precedenti, con personaggi più caratterizzati e un uso maggiore di cutscene. Tuttavia, la vera forza del racconto non sta tanto nei dialoghi, quanto nel modo in cui la Zona reagisce alle tue scelte.
Le fazioni si muovono, conquistano territori, ingaggiano scontri tra di loro; incontri imprevisti cambiano il corso di una missione; informazioni parziali portano a conclusioni diverse. La sensazione è quella di un mondo che esiste anche quando non lo stai guardando, e che vive di proprie regole.
Non tutto viene spiegato, ed è giusto così. La Zona resta un mistero che non vuole essere compreso del tutto. È questo equilibrio tra suggestione e ambiguità a rendere l’esperienza narrativa di Stalker 2 tanto particolare: il gioco non ti accompagna, non ti rassicura, non si preoccupa di farti comodo. Ti abbandona nella Zona e ti dice, sostanzialmente: “Sopravvivi. Se puoi”.

Gameplay: un equilibrio tra tradizione e modernità
Sul fronte del gameplay, il lavoro di GSC è un esercizio di equilibrio: aggiornare un sistema che nasce nei primi anni 2000 senza snaturarlo. Il risultato è un’esperienza che conserva il DNA classico di S.T.A.L.K.E.R. ma riesce a risultare più reattiva e dinamica.
Esplorazione e sopravvivenza
La parte più riuscita del gameplay di Stalker 2 resta l’esplorazione. Il mondo di gioco è vasto ma non dispersivo: ogni area è costruita per raccontare una storia, per stimolare la curiosità e per invitare il giocatore a rischiare, perché spesso ciò che serve si trova in luoghi in cui non vorresti mettere piede.
Lo zaino si riempie e si svuota con rapidità. Munizioni, cibo, batterie, medicine, artefatti e materiali diventano una parte essenziale della sopravvivenza. In S.T.A.L.K.E.R. 2 non si “viene serviti”: ci si arrangia, si scambia, si rovista nei cadaveri, si ripara l’equipaggiamento.
La gestione degli artefatti è stata modernizzata: alcuni aiutano il giocatore, altri impongono pesanti malus, e molti di essi richiedono attenzione per essere recuperati. Spesso, ciò che in Stalker 2 sembra un premio facile diventa un rischio mortale.
Combattimento
Le sparatorie in S.T.A.L.K.E.R. 2 sono più solide rispetto ai capitoli originali. Il rinculo delle armi è marcato, il peso delle bocche da fuoco si sente e la balistica resta fedele all’impostazione realistica. Il ritmo non è da FPS frenetico e sfruttare l’ambiente come copertura è un obbligo già dall’inizio dell’avventura.
Gli scontri sono spesso brevi, letali e richiedono precisione. L’IA dei nemici si muove con discreta intelligenza, sfrutta le coperture e non esita ad accerchiare il giocatore quando ne ha l’occasione.
I mutanti, invece, rappresentano un capitolo completamente a parte. Veloci, aggressivi, spesso imprevedibili, possono trasformare un’area apparentemente tranquilla in un incubo improvviso. Gli incontri con creature come gli snork o i bloodsucker mantengono quella sensazione di pericolo imminente tipica della serie.
Fortunatamente, Skif può contare su un arsenale davvero vasto e variegato per difendersi. Il completamento delle quest permette di accedere ad armi e accessori sempre migliori, fattore che favorisce il proseguimento della storia di Stalker 2 e l’esplorazione dei numerosissimi punti di interesse sparsi per la vasta area di gioco.

Sistema di fazioni e scelte
Le fazioni tornano a essere una parte fondamentale dell’esperienza. Il giocatore può scegliere di allearsi con alcune di esse, ignorarle o addirittura tradirle. I rapporti cambiano la disponibilità di missioni, la presenza di determinati personaggi in certe aree e l’atteggiamento generale degli stalker nel mondo.
Non è un sistema da GDR profondo come quello di alcuni titoli contemporanei, ma è sufficiente per dare varietà e rigiocabilità. La Zona non cambia radicalmente, ma reagisce: ti osserva e si ricorda di te.
Tecnica: ambizione e fragilità
È impossibile parlare di S.T.A.L.K.E.R. 2 senza affrontarne l’aspetto tecnico. Il gioco nasce come un progetto estremamente ambizioso, sviluppato da un team che ha dovuto lavorare in condizioni eccezionalmente complesse. Questo si riflette in un comparto visivo impressionante sul piano artistico, ma non sempre impeccabile su quello puramente tecnico.
Grafica e direzione artistica
Visivamente, il gioco offre alcuni dei panorami più suggestivi degli ultimi anni: cieli minacciosi, edifici avvolti dalla vegetazione, dettagli ambientali curatissimi. La fedeltà con cui viene rappresentata la sensazione di abbandono è forse uno dei suoi apici. Le anomalie, in particolare, brillano sia dal punto di vista grafico che da quello concettuale.
Anche i volti dei personaggi di Stalker 2, seppur non estremamente dettagliati, offrono interazioni credibili e autentiche, specialmente durante le cutscene.
L’illuminazione dinamica, invece, contribuisce a creare situazioni davvero notevoli, con ombre lunghe e riflessi instabili che rendono la Zona ancora più inquietante. Su PS5 Pro, in particolare, S.T.A.L.K.E.R. 2 offre un colpo d’occhio abbastanza notevole, specialmente grazie alla presenza del Ray Tracing.
Sono rimasto particolarmente colpito dalla qualità del comparto tecnico dell’opera, un fattore non così scontato per uno studio sicuramente non riconosciuto per l’elevata fedeltà grafica delle proprie opere.

Performance e problemi tecnici
Detto questo, in Stalker 2 non mancano alcune crepe. Le performance possono oscillare, soprattutto nelle aree più dense di vegetazione o con molte anomalie attive.
Nel corso degli ultimi mesi, diversi giocatori hanno lamentato cali di frame, caricamenti poco ottimizzati e occasionali glitch nelle animazioni. Anche su Mid-Gen Sony, alcune di queste sbavature tecniche affliggono tutt’ora l’opera. Piccoli problemi che sì, tolgono dalla qualità complessiva dell’opera, ma che non compromettono in alcun modo l’esperienza generale di gioco.
Nulla di drammatico, dunque, ma comunque sufficiente a ricordare che il progetto ha attraversato una strada complessa e che probabilmente verrà ottimizzato nel tempo attraverso patch e aggiornamenti (come già dimostrato dagli sviluppatori sulle altre versioni del gioco).
Audio e sound design
Sul fronte sonoro, invece, S.T.A.L.K.E.R. 2 raggiunge un eccellente livello qualitativo. Il lavoro di sound design è tra i migliori della serie: i passi nel fango, i sussurri lontani, i tonfi metallici delle anomalie, i grugniti dei mutanti… ogni rumore sembra avere uno scopo. La colonna sonora, utilizzata con parsimonia, accompagna l’esperienza senza sovrastarla. È l’audio, più della grafica, a rendere la Zona un luogo vivo e minaccioso.

S.T.A.L.K.E.R. 2 Heart of Chornobyl Recensione PS5 – Conclusione
Stalker 2: Heart of Chornobyl è un gioco che richiede tempo, attenzione e una dose sostanziale di pazienza. Non si concede facilmente e non punta a sorprendere con effetti immediati. È un titolo che cresce lentamente, che costruisce la propria forza attraverso l’immersione e la tensione costante, evitando qualsiasi pressione che spinga il giocatore a correre.
La Zona è un luogo che respinge quasi ogni tentativo di essere affrontato con superficialità e questo rende l’esperienza più impegnativa ma anche più memorabile. Se si accetta di entrare in questo ritmo più lento e di lasciarsi guidare da una curiosità prudente, il gioco sa restituire momenti di intensità che raramente si trovano altrove.
La sensazione è quella di trovarsi in un mondo vivo, capace di cambiare sotto i nostri occhi, riporta alla mente alcune emozioni già vissute in titoli come Fallout 4. Le due serie sono diverse per struttura e tono, ma condividono la capacità di costruire un universo che racconta storie anche senza la presenza del giocatore. In S.T.A.L.K.E.R. 2 questa qualità si manifesta spesso in modo più crudo e diretto grazie alla natura stessa della Zona.
Arrivati ai titoli di coda resta la percezione di aver affrontato un viaggio complesso. Da un lato si apprezzano una direzione artistica potente, un’atmosfera unica e un sound design che amplifica ogni passo. Dall’altro emergono alcune ombre che non possono essere ignorate come le prestazioni altalenanti, una certa rigidità nei movimenti e un ritmo che potrebbe risultare troppo lento per chi preferisce un’esperienza più immediata.
Eppure, quando si considerano tutti questi elementi nel loro insieme, si ha la sensazione che S.T.A.L.K.E.R. 2 sia riuscito comunque a ritagliare un proprio spazio. Non è un gioco per tutti ma offre qualcosa di raro. Una sensazione di immersione che merita di essere vissuta da chi è disposto a rispettarne i tempi e a farsi inghiottire dalla sua atmosfera carica di inquietudine e di fascino.
Stalker 2 sarà disponibile su PS5 dal 20 novembre e verrà lanciato in 3 diverse edizioni che potete scoprire sul sito ufficiale dello sviluppatore.
S.T.A.L.K.E.R. 2 è un titolo che, al netto della pazienza che richiede, sa offrire un'esperienza intensa e autentica
Pro
- Un mondo di gioco vasto e che non perdona
- Narrazione viva e interessante
- Quest secondarie ed esplorazione arricchiscono l'esperienza
- Un comparto visivo e sonoro non maestoso ma che convince
Contro
- Qualche incertezza sul piano tecnico
- Ritmo che potrebbe risultare troppo lento per alcuni giocatori