SENSEs: Midnight – Recensione

Recensito su Nintendo Switch

SENSEs: Midnight

Aaaah, il fattore nostalgia dei giochi di stampo horror di un tempo ormai andato. Diciamo che possiamo riassumere in questo modo SENSEs: Midnight, titolo targato Suzaku Games e Eastasiasoft Limited, che dopo la parentesi PC dello scorso anno approda finalmente su tutte le attuali console.

Un prodotto che già dai minuti iniziali trasuda tutto il mood delle vecchie glorie del genere, strizzando gli occhi ai primi capitoli originali di Resident Evil e Dino Crisis. E se aggiungiamo un pochino l’influenza della serie Project Zero sulle fotografie e sui fantasmi, ecco che completiamo il quadro del gioco.

Ma tutto questo mare di nostalgia sarà sufficiente per determinare la buona riuscita di SENSEs: Midnight? per scoprirlo non ci resta altro che avventurarci in piena notte all’interno di un parco abbandonato, disseminato di segreti oscuri e tremebondi pericoli!

La storia di SENSEs: Midnight a base di orrori soprannaturali

Uesugi Kaho, la protagonista di SENSEs: Midnight, è una studentessa universitaria dall’animo avventuroso, membro di un gruppo di ricercatori della scuola dedito al paranormale. Viene invitata a indagare sulla veridicità di una leggenda urbana nota come “La Porta di Mezzanotte”, all’interno del parco abbandonato di Ikebukuro.

Senza pensarci su, la ragazza decide quindi di investigare sulla famosa leggenda alla ricerca di prove dell’esistenza di fenomeni paranormali. Sarà completamente sola, in piena notte in quel “tranquillo” parco. Con lei solo una torcia e un dispositivo per interagire via chat con gli altri colleghi di ricerca.

La storia proposta dagli autori è un classico degli horror basati sul paranormale: un personaggio si avventura di notte in un posto infestato dai fantasmi e viene preso di mira dalle entità soprannaturali quando meno se lo aspetta, aumentando conseguentemente le ansie e le paure nello spettatore/giocatore.

La struttura narrativa si erge dunque su standard già visti, senza grossi picchi d’intensità. Solo i dialoghi nella chat allargano ulteriormente il bacino narrativo di SENSEs: Midnight, ma il più delle volte l’impatto  sul giocatore è abbastanza privo di mordente.

C’è da sottolineare che l’abbraccio creato tra il passato del parco dimenticato dal tempo e il futuro di una città a tinte cyberpunk presenta una certa originalità nell’ambientazione del gioco, e tutto sommato mi è piaciuta. Quantomeno si distacca dai soliti canoni dettati dagli horror di stampo paranormale.

Una protagonista di luci e ombre

C’è un problema che affligge la cara Kaho: è inespressiva e parla pochissimo, a prescindere dai momenti più o meno intensi. Quando prova la sensazione di paura e stupore, rimane sempre con la stessa espressione. E per quanto riguarda i dialoghi sono tutti rimandati alla chat con il gruppo.

Questi elementi causano difficoltà nel riuscire a empatizzare con la protagonista, o meglio a costruire un legame virtuale tra lei e il giocatore. Una scelta degli sviluppatori poco condivisibile, che tuttavia con Kaho dimostrano grande attenzione al charachter design, molto coerente con le tinte cyberpunk della città.

A questo c’è da aggiungere che il gioco non è localizzato in italiano, che rende ancor più difficile l’affiatamento con il personaggio e l’attenzione agli eventi della storia per chi non mastica le altre lingue. Più che altro a far storcere il naso è il fatto che è possibile giocare in tutte le principali lingue europee (francese, inglese, tedesco, spagnolo), tranne che nella nostra lingua.

SENSEs: Midnight
Uesugi Kaho dovrà stare attenta ai pericoli paranormali del parco

La vecchia scuola in una città futuristica

Come abbiamo detto in apertura, SENSEs: Midnight è un tripudio di elementi di gioco vecchio stampo, il cui richiamo ai primissimi Resident Evil e Dino Crisis è davvero tanto forte. In primis salta subito all’occhio il sistema dell’inquadratura della telecamera a visuale fissa.

Nonostante questa scelta così datata che fa felici gli amanti del retrogaming, ammettiamo che gli sviluppatori sono stati in grado di implementarla bene, oltre che con coraggio. L’alternanza delle inquadrature fisse a quelle in movimento crea un buon mix di inquietudine e tensione a ogni metro che si percorre, facendo forza sulla posizione cinematografica della telecamera.

La sensazione che si avverte è quella di trovarsi all’interno di un “Grande Fratello” a tema horror. Non sai cosa aspettarti arrivando in un punto o cosa si può nascondere dietro l’angolo. Sai solo che le forze paranormali ti stanno col fiato sul collo, pronte ad assalirti nei momenti più inaspettati.

Purtroppo in questo sistema di gioco subentra un difetto molto grave che riguarda i comandi di movimento di Kaho. Non tanto il fatto che i movimenti sono legnosi, quanto che a seconda dell’inquadratura non dobbiamo adattarci alla prospettiva della visuale.

Se la telecamera è alle spalle di Kaho e vogliamo andare dritti, di logica dobbiamo direzionare l’analogico in su, e se vogliamo svoltare lateralmente bisogna spostarlo verso destra o sinistra. Tenete a mente che questo schema va rispettato anche nel caso in cui – esempio – l’inquadratura è dall’alto o sul lato opposto.

A prescindere dalla visuale, infatti, per andare dritto bisogna direzionare obbligatoriamente l’analogico in su. Se è a destra o sinistra, si fa la stessa cosa, e così via. Questo porta tantissima confusione all’inizio e di certo la situazione non cambia neanche dopo un po’ di ore di abitudine a tale schema.

Soprattutto in questo gioco, Kaho non può affrontare le entità paranormali a viso aperto ed è limitata a schivare i loro assalti con gli spostamenti in corsa. E con un sistema di controllo del genere, la frustrazione a ogni cambio di visuale della telecamera diventa alta.

SENSEs: Midnight
Kaho, non aprire quella porta….

Tanti oggetti da gestire

In SENSEs: Midnight ci sono molti oggetti da raccogliere e depositare in una borsa a disposizione della protagonista. Bisogna tener presente che si possono portare al massimo 4 oggetti, numero oltre il quale non è possibile prendere nient’altro a meno di rilasciare a terra un oggetto dalla borsa.

Questo sistema porta inevitabilmente a molte sessioni di backtracking. Se in un momento specifico del gioco alcuni oggetti risultano inutili, dobbiamo momentaneamente lasciarli in quel punto, così da riprenderli in seguito e portare nella borsa quelli che occorrono per progredire nella storia.

Non tutti gli oggetti sono utili per la progressione. Ad esempio si possono raccogliere delle monete sparse nel parco, che possono essere inserite in apposite macchinette gacha. Il problema è che queste attività non portano alcuna utilità al giocatore risultando poco duttili ed essenziali.

Fotografare il paranormale

Kaho potrà anche fotografare alcuni elementi della zona che alimenteranno costantemente teorie e supposizioni con il suo gruppo, oltre ad immortalare le manifestazioni soprannaturali. Il parco di Ikebukuro pullula di oscurità e terrore in ogni angolo, dove gli spettri riposano fino a quando la loro “quiete” non viene disturbata.

La meccanica della fotografia è molto interessante in un gameplay del genere. In questo caso ci serve a tenere in archivio tutti i particolari più importanti. Peccato che solo quelli indicati in rosso dall’obiettivo del dispositivo vengono salvati e il resto è cancellato automaticamente. Ciò restringe ancor più la libertà d’interazione e scoperta nel parco maledetto.

Una grafica molto vetusta

Anche dal punto di vista grafico, SENSEs: Midnight è rimasto indietro di ere geologiche. C’è da dire però che, nonostante la sua evidente arretratezza estetica, riesce comunque a farsi apprezzare senza troppe presunzioni, specialmente il buon design della protagonista che abbiamo già segnalato prima.

Un po’ meno hanno convinto gli aspetti legati alle entità paranormali, in particolare il fantasma della Porta di Mezzanotte. Se non fosse per i suoni striduli che emette in sua presenza o mentre va all’inseguimento di Kaho, non sarebbe neanche così troppo terrificante.

Ovviamente non parliamo di una grafica al passo coi tempi, riconducibile tranquillamente ai giochi d’inizio millennio. Se siete maniaci di produzioni dall’ottimo impianto grafico, sicuramente questo vi allontanerà alla sola occhiata iniziale, anche se i veri problemi del gioco sono ben altri.

Se da un lato abbiamo una grafica molto datata, dall’altro SENSEs: Midnight risulta decisamente decoroso sul lato tecnico. Durante la prova effettuata su Nintendo Switch, riesce a mantenere generalmente i 30 fps stabili, privo di sbavature. Anche se mancano i 60 fps, il gioco è godibile senza alcun problema.

SENSEs: Midnight è una piccola occasione mancata. L’idea di un horror paranormale che abbraccia il passato del parco e il futuro della città è intrigante, così come la meccanica dell’inquadratura vecchio stampo funziona piuttosto bene e alimenta un buon livello di tensione. Peccato per il sistema di controllo dei movimenti estremamente confusionario e la progressione un po’ insignificante che minano di netto la sua esperienza di gioco.

5.5
Un survival horror nostalgico ed interessante, sporcato però da alcune scelte di design poco condivisibili.

Pro

  • Le inquadrature fisse e in movimento alimentano il giusto senso d'inquietudine.
  • L'ambientazione di gioco non è male.
  • Il design estetico della protagonista è ben fatto...

Contro

  • Sistema di controllo molto confusionario.
  • Alcuni elementi di gameplay sono poco valorizzati.
  • ... molto meno la caratterizzazione.
  • Mancanza dell'italiano.
  • Prezzo di listino un po' alto per il valore del gioco.
Vai alla scheda di Senses: Midnight
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