Serial Cleaners – Recensione

Recensito su PlayStation 5

“Sono il signor Wolf. Risolvo problemi.” Esattamente come il Mr.Wolf di Pulp Fiction, interpretato dall’assoluto Harvey Keitel, è ora di tornare nei panni di un “problem solver” in Serial Cleaners, seguito del Serial Cleaner uscito nel 2017 e di nuovo nelle abili mani di Draw Distance, team polacco con più di 10 anni di esperienza che ha lavorato a titoli come Vampire: The Masquerade – Coteries of New York, Halls of Horror, Ritual Crown of Horns, Far Peak e altro.

Dalla New York degli anni ’70 a quella di fine millennio, da un ripulitore a ben 4, da un 2D piatto e coloratissimo ad un 3D più dinamico ma anche molto più sbiadito e sporco. Mancano poche ore allo scoccare del nuovo anno e millennio, quel 2000 che, per quelli e quelle di noi che erano abbastanza grandi da percepirlo, appariva letteralmente come un cambio radicale di paradigma, una svolta numerica che sarebbe potuta traslarsi in un materiale cambiamento per la vita di molti, nel nome di un futuro che mai era sembrato più vicino.

Sono passati quasi 30 anni, ma Bob C. Leaner è ancora nel business, pur sé pienamente conscio che anche i suoi tempi stanno per cambiare, almeno quanto è cambiato lui; sì, perché Bob non lavora più da solo, ma ha trovato ben 3 “professionisti” da addestrare, ognuno con caratteristiche e pulsioni particolari, ognuno entrato nell’ambiente per motivi e in condizioni molto diverse l’una dall’altro.

Serial Cleaners

Dedico giusto due righe a spiegarti al volo la meccanica di base del gioco, se non avessi ancora avuto modo di recuperare il primo titolo: in Serial Cleaners devi affrontare una scena del crimine con lo scopo di liberarti di tutte le prove, dei cadaveri e delle numerose macchie di sangue che popoleranno la mappa di gioco, il tutto senza farti catturare dai poliziotti, investigatori o agenti SWAT che pattugliano le zone, e con l’aiuto di un “Cleaner Sense” che, indovina indovina, ti farà vedere tutti gli interagibili del livello, le vie di fuga, le strisce di sangue, ecc.

È un loop semplice e piuttosto immediato, soprattutto nel contesto di mappe contenute ma molto ben sviluppate, anche in verticale, come quelle di Serial Cleaners, ma è qui che Serial Cleaners introduce la prima novità rispetto al primo titolo: diversi protagonisti significa diverse meccaniche.

Serial Cleaners

O meglio, più o meno, perché se il primo livello giocato come Bob è un ottimo reminder delle meccaniche e delle regole del mondo di gioco, quando ti troverai nei panni di Vip3r (una esperta di tech in grado di hackerare gran parte dei sistemi elettronici, ma carente dal punto di vista di “prestanza fisica”), la street-artist Latisha (in grado di scavalcare muri, saltare e navigare l’ambiente in molto più acrobatico rispetto agli altri) o Psycho Hal (la personificazione della non-discrezione), la profondità di queste differenze di gameplay verrà rapidamente a risultare blanda: per la quasi totalità del gioco, infatti, ogni mappa è un passato “caso” del singolo protagonista, e per questo potrà essere affrontata solamente con quel personaggio, nascondendo a chi gioca la possibilità di scoprire l’eventuale altro approccio che un hacker come Vip3r o uno psicopatico armato di motosega in grado di maciullare i cadaveri come Hal sarebbero in grado di offrire.

Serial Cleaners

Prese singolarmente, queste meccaniche parallele si pongono a diversi gradi della scala di “significatività” a livello di gameplay, con la motosega di Hal al picco e le abilità informatiche di Vip3r al livello più basso, ma sono proprio i pochi momenti in cui è possibile percorrere la stessa mappa con più di un personaggio che dimostrano una delle mancanze più evidenti di questo titolo.

A questo aggiungo un secondo senso di incompletezza derivato dalla mancanza di possibilità, per chi gioca, di utilizzare sinergicamente le varie abilità, dato che comanderemo sempre e solo un solo character alla volta, mettendo in panchina in qualche stanza sicura l’altro ripulitore o ripulitrice.

Serial Cleaners

Restando ancora un po’ sui personaggi, un appunto personale: in una storia piena di personaggi di diversi gradi di stranezza ed eclettismo, c’è bisogno di un polo morale al quale appendersi, al quale magari tornare quando le cose sembrano precipitare nel caotico: ecco, in Serial Cleaners ho avuto la netta percezione che quest’isola non esista, in nessuno dei personaggi, dato che anche il buon Sam è pazzerello in molti contesti. La storia stessa inizia in modo interessante, con i 4 ripulitori momentanei coinquilini in attesa del capodanno che si abbandonano ai ricordi dei loro casi recenti più particolari, compreso quello che li ha fatti appunto entrare nel business, ma poi la colla che lega i livelli sembra seccarsi e frantumarsi velocemente, tanto che mi sono ritrovato (sacrilegio!) a skippare le poche cutscene per arrivare il prima possibile al livello successivo.

La profondità narrativa non è certamente qualcosa che Serial Cleaners mette al centro del proprio genoma, però il potenziale per tenermi incollato alle vicissitudini di Bob, Vip3r, Lati e Hal per tutta la durata dell’avventura, che si attesta attorno alle 12 ore, c’era tutto, all’inizio.

Serial Cleaners

La struttura dei livelli, come ti avevo premesso poco sopra, è ben congeniata e realizzata, perché quasi sempre c’è più di un modo di realizzare il nostro obiettivo. L’eventuale monotonia del pulisci-nascondi cadaveri-fai scomparire prove viene ancora di più spezzata dai pochi livelli che ne modificano la formula, costringendoci a salvare la vita al figlio del boss mafioso per il quale lavoriamo, o a ripulire uno yatch intero sotto l’effetto di stupefacenti non meglio definiti. Sono bastoni nella ruota di una monotonia che non ho mai davvero percepito… però dobbiamo parlare dell’IA dei nemici.

Di nuovo, come già dico in queste pagine e anche nei miei profili privati, è essenziale giudicare un titolo da quello che si prefigge di fare, da quello che mette, di design, al centro della sua UX, dell’esperienza utente che vuole creare e consegnare nelle mani di chi gioca. Sulla base di questo “criterio d’indagine”, Serial Cleaners non vuole risultare frustrante, ed è proprio per questo che l’IA dei nemici è… deludente, ma giustificatamente tale. Ogni suono che causeremo, entro un certo raggio, attira l’attenzione di chi abbiamo intorno, come lo fa la manomissione di un cadavere o di una prova, cosa del quale il poliziotto si accorgerà e che lo metterà in giusta allerta (il grado di allerta, e quindi di aggressività dei nostri ignari compagni di scena del crimine, scala da 1 a 3); da qui però non aspettarti che il poliziotto in questione stia in allerta per minuti, cercandoti aggressivamente in ogni anfratto e nascondiglio, perché presto, infatti, riprenderà il suo normale pattugliamento senza troppi patemi d’animo, a volte arrendendosi perfino di fronte ad una porta che gli abbiamo letteralmente appena chiuso in faccia. In un gioco che mette sul piedistallo la profondità della IA nemica questo sarebbe un enorme punto di sfavore, ma in Serial Cleaners è qualcosa che posso relativamente accettare.

Piace a tutti sentirsi intelligenti, ovvio, però di fronte a poliziotti così, è un po’ vincere facile.

Serial Cleaners

In funzione di questa non-voglia di frustrare chi gioca, Serial Cleaners fa un lavoro tra il buono e il decente anche nella gestione dei checkpoint: ogni volta che infatti ci libereremo di un cadavere o di una prova in modo definitivo, il gioco salverà il nostro progresso, e alla nostra eventuale prossima cattura potremo riprendere esattamente da lì. È un sistema che quando funziona funziona bene, ma in ben 3 situazioni diverse questo salvataggio è avvenuto poco prima di una mia azione che ha portato al trigger di una piccola cutscene, non skippabile, e che ho dovuto sorbirmi di nuovo e di nuovo a causa di un mio errore successivo alla cutscene ma precedente all’eventuale salvataggio successivo.

Un plauso, prima di tirare le somme dell’esperienza, voglio farlo all’artstyle: Serial Cleaners ha una direzione artistica piuttosto unica, la cui ispirazione, dichiarata dal team, è stato Jean-Michel Basquiat, fra i più importanti esponenti del graffitismo americano. Questo senza dubbio ritaglia al gioco una nicchia che può considerarsi quasi solo sua, ed è qualcosa che credo permanga nella mente e nell’immaginario di chi gioca, anche dopo aver “appoggiato il controller”. Soundtrack e sound design sono di contro piuttosto basilari ma, di nuovo, non è così importante.

Serial Cleaners

Ho un’ultima nota negativa da riportarti, però: un po’ avrai imparato a conoscermi, e sai che sono un cacciatore di trofei. Beh, uno dei trofei di Serial Cleaners richiede di ottenere la pulizia perfetta di ogni singola scena del crimine, ma avendo compreso solo dopo qualche livello che questo richiede la pulizia del livello SENZA l’aiuto dell’indicatore di sangue normalmente mostrato in alto a sinistra nella UI (ma che scompare non appena si è raggiunto il minimo di pulizia richiesta dal livello), ho sperato, quasi dando per scontato, che a fine avventura avrei potuto riselezionare i livelli nei quali avevo missato l’obbiettivo… e invece no. Non c’è la selezione del capitolo. In questo caso davvero non posso trovare una motivazione a questa scelta di design, e mi sono sforzato parecchio di trovarla, lo giuro.


Serial Cleaners prende quanto fatto dal suo precedente capitolo e cerca di reiterare aggiungendo qualche meccanica e allargando la narrativa a 4 protagonisti diversi. Non sempre è un esperimento che funziona, a causa di una storia che acquisisce caos e perde mordente, e di personaggi pazzerelli al punto da far sentire la mancanza di un polo morale al quale appendersi saltuariamente. Se l’artstyle e l’art direction sono originali e di carattere, la IA è scarsa, elemento comprensibile ma che stona comunque a livello di credibilità dei livelli che si affrontano. La mancanza di selezione livello una volta terminato il gioco è un ulteriore elemento di sconforto in un’avventura che cerca sempre di evitare al giocatore la frustrazione, tradendone però a volte il senso di incredulità verso le regole del mondo a schermo. Sicuramente non per tutti, ma se cercate un gioco dalle meccaniche semplici e con un buon loop, pur facilitato da avversari poco svegli, Serial Cleaners fa assolutamente al caso vostro.

7

Pro

  • La struttura a "memorie" dei livelli è inizialmente interessante e dona varietà
  • I pochi livelli che alterano la formula di gioco sono una ventata d'aria fresca
  • Risolvere le scene del crimine ti fa sentire intelligente...

Contro

  • ...al prezzo di far sembrare i nemici delle amebe che vestono spoglia umane.
  • C'è il potenziale per la rigiocabilità, ma... davvero niente selezione livello?
  • È difficile empatizzare con i personaggi e rimanere interessati a quello che gli succede
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