Star Fox Adventures – Recensione Star Fox Adventures
Questa volta si va a piedi!
Questa nuova avventura del celeberrimo Fox McCloud è un po’ diversa dall’ultima vista su N64 e dalla prima vista su SNES: mentre nelle precedenti si pilotava la mitica astronave Airwing in mezzo ad asteroidi e su pianeti sconosciuti ora ci si dovrà arrangiare a piedi a spasso per un mondo sconosciuto relegando l’Airwing a brevi momenti nostalgici. Un cambiamento che trasforma il gioco, almeno per il gameplay, in maniera radicale, tuttavia mantenendo l’atmosfera originale che l’ha reso così famoso.
Il primo capitolo della saga uscì nel lontano 1993 per Super Nintendo e fu il primo gioco a sfruttare il chip Super FX, un coprocessore che riusciva ad aumentare le prestazioni grafiche permettendo così di raggiungere la soglia del 3D; cosa mai vista su una console casalinga fino ad all’ora.
Il primo episodio della saga si è guadagnato la 115° posizione nella classifica dei miglior giochi di sempre e rimane uno dei migliori retrogame, da avere assolutamente in ogni buona collezione.
Uno strano sviluppo
Lo sviluppo di questo titolo della saga è quanto di più ingarbugliato ci possa essere. La storia di questo gioco inizia verso la fine della vita del glorioso Nintendo 64, periodo in cui venne avviata la creazione di un adventure chiamato Dinosaur Planet di cui è ancora possibile trovare alcuni screenshot in rete a dimostrazione dell’avanzamento del suo sviluppo, che subì però alcuni “scossoni” quando il GameCube fece la sua entrata in scena, questi ”scossoni” provenienti dall’alto spinsero affinché venisse inserito all’interno di questo gioco un cast di attori di primo piano, ovvero la squadra di Fox McCloud; questo gioco quindi non nasce originariamente per essere un capitolo di Star Fox ma è piuttosto un titolo in cui è stato inserito forzatamente con perfezione un cast d’eccezione. Questa era la storia vissuta dal gioco, la storia che vivrà il giocatore inizia invece 8 anni dopo la fine del precedente capitolo della saga, in questi 8 anni il nostro gruppo di mercenari buoni ha fatto solo lavori di routine pattugliando il sistema Lylat: questa monotonia viene bruscamente interrotta da un messaggio del Generale Pepper che avverte la squadra di un grave problema verificatosi sul pianeta dei Dinosauri.
Lustriamoci gli occhi
La grafica è quanto di meglio potesse offrire il GC all’epoca, ed è un metro di paragone per i titoli più recenti usciti per questa console. Difficile superare la qualità e la padronanza avuta dalla Rare nello sviluppare il comparto grafico di questo gioco. L’utilizzo dell’ormai famoso fur shading rende meno spigolosi personaggi e aggiunge realismo persino all’erba, l’acqua è di qualità eccellente, riflette il paesaggio circostante con naturalità e si increspa alla perfezione, la varietà delle scene di gioco è eccellente e la qualità delle textures è sempre a livelli più che soddisfacenti, nonostante ci siano piccoli difettucci il complesso dal punto di vista stilistico e di impatto visivo è ottimo.
Anche l’audio riesce a fare la sua bella figura, niente di eccezionale ma gradevole. Le buffe voci dei personaggi e i vari effetti sonori sono apprezzabili e non troppo monotoni, cosa che rende le ore passate con il Joystick in mano ancora più “leggere”.
Vecchie conoscenze
Il gameplay ricorda forse troppo quella pietra miliare Zelda – Ocarina Of Time, non che dispiaccia data la qualità del titolo appena citato, ma si poteva forse fare qualche sforzo in più per differenziare e innovare la “tradizione”. Pur avendo un gameplay strettamente imparentato con quello di Ocarina non ne sfiora la complessità, il gioco si svolge in maniera classica per livelli in cui bisogna risolvere piccoli “problemi” e uccidere a colpi di lancia molti nemici. La lancia è infatti l’arma principale che avremo a disposizione, usata come semplice mazza oppure come arma da fuoco del tutto particolare. È presente il sistema del targeting, anch’esso derivato da Zelda con però piccole variazioni sul tema. La telecamera è ottima, ottimo anche il sistema di movimento che ha ovviamente come riferimento la telecamera stessa, adattando quindi i comandi dati tramite la levetta analogica alla visuale e alla prospettiva del momento. Il sistema del salto è pressoché identico a quello di Zelda, correndo verso un punto da cui si può saltare il personaggio effettuerà automaticamente il salto, ma attenti a come vi avvicinate perché se entrerete nella fase di salto storti cadrete rovinosamente di sotto! In questa avventura avremo come compagno di viaggio Tricky, un piccolo di dinosauro simile a un triceratopo che non è altri che il principe del pianeta dei Dinosauri; questo buffo e simpatico amico ci aiuterà nell’esplorazione dei livelli e compirà azioni da noi ordinategli. La longevità è più che buona, questo titolo riesce infatti a dare al giocatore molte ore di divertimento senza penalizzare il ritmo di azione, che rimane sempre a livelli accettabili per questo genere.
Alla fine si dice di lui
Questo gioco è un buonissimo titolo, l’ultimo della Rare su piattaforma Nintendo purtroppo, dopo miti come Banjo Kazooie, Perfect Dark e Star Fox infatti questa casa di sviluppo ci porta all’addio con un titolo nato in maniera controversa e che poteva dare molto di più, ma che è fortunatamente riuscito a dare molto nonostante il parto travagliato. È un adventure vecchio stile, che piacerà molto ai player old-gen e che può davvero far divertire anche i più giovani che non hanno mai conosciuto capolavori come Legend of Zelda, riesce a dare tante ore di divertimento di qualità sia tecnica che stilistica elevata.