Tales of Eternia Online – Recensione Tales of Eternia

Una fiaba targata Namco

La famosa saga di Tales of  ha visto la luce nel lontano 1995, con un primo episodio dal titolo Tales of Phantasia, apparso unicamente su SNES nella terra del sol levante; da allora sono diversi i capitoli che sono stati rilasciati sotto il marchio Namco, in maniera prevalente su console Nintendo e Sony, ma sono ben pochi (4 per la precisione) quelli che hanno raggiunto l’Europa in versione pal.

Uno di questi è proprio Tales of Eternia (noto anche come Tales of Destiny II negli USA); uscito per la prima volta su Sony Playstation e distribuito in Giappone e negli Stati Uniti nell’annata  2000 / 2001; solo nel 2006 Namco, in collaborazione con la francese Ubisoft, decide di riportare lo stesso gioco su PSP e “sdoganarlo” per la gioia dei fan europei.

Una visita dalle stelle

La storia di Tales of  Eternia narra le vicende di Farah e Reid, due giovani ragazzi che vivono in un piccolo villaggio di campagna. La tranquillità della routine quotidiana, fatta di caccia e agricoltura, viene bruscamente interrotta quando un grosso oggetto luminoso precipita nei pressi del villaggio; lo schianto avviene mentre i due amici si trovano su di una vedetta a chiacchierare riguardo “Celestia”, quello che secondo le leggende ed i racconti è un mondo speculare confinato nel cielo. Farah si precipita immediatamente nel luogo in cui pare sia avvenuto l’impatto, trovando quella che sembra una capsula spaziale e dalla quale esce una giovane ragazza dalla pelle scura, accompagnata da uno strano esserino di nome Kweekee.

Questa giovane aliena, che porta il nome di Meredy, parla un linguaggio incomprensibile; così Farah e Reid decidono di portarla al cospetto dell’anziano del villaggio in modo che vengano prese decisioni sul da farsi per poterla aiutare. Comincerà così una rocambolesca avventura.

Jrpg o Picchiaduro ?

Il marchio di fabbrica di questa serie è sicuramente il “linear motion battle system”; mentre nella stragrande maggioranza dei giochi di ruolo si combatte con sistemi a turni più o meno innovativi, nei vari Tales of  ci si ritrova a controllare un unico protagonista ed a combattere in tempo reale come se stessimo giocando ad un vecchio picchiaduro a scorrimento. Il fulcro di questo sistema si basa in maniera essenziale sull’esecuzione di combo, magie ed abilità speciali tramite l’assegnazione dei comandi alle combinazioni del tasto direzionale con i tasti cerchio e croce; in questo modo si potrà combattere in maniera molto fluida e frenetica, e non a caso l’abilità e il tempismo durante gli scontri dovranno essere i nostri cavalli di battaglia, questo fin dall’inizio del gioco. Il fatto che controlleremo un solo giocatore non significa che gli altri membri del party rimarranno tranquillamente a guardare; avremo modo d’impostare il comportamento dei nostri alleati tramite un comodo ed intuitivo menu durante le battaglie, accessibile tramite la pressione del tasto triangolo, così facendo metteremo in pausa il gioco e potremo gestire le nostre prossime mosse in tutta tranquillità.

Per il resto, comunque, si tratta di un’avventura ruolistica che rimane all’interno dei soliti standard del genere, con: villaggi da visitare, dungeons da esplorare e colpi di scena narrativi che rientrano nei cliché. Oltre al battle system non mancano certo i tocchi di originalità, come ad esempio la possibilità di apprendere ricette e cucinare per il party, ma per una buona parte del gioco avremo quella sensazione di “già visto” che potrebbe far storcere il naso a non pochi giocatori, soprattutto nella forbita schiera dei fan del genere.

Un tocco di pastello ed animazione

La realizzazione tecnica è uno degli aspetti più interessanti di questo titolo, soprattutto per quanto riguarda la grafica utilizzata; il gioco è sviluppato quasi interamente in 2D, lasciando spazio ai poligoni quasi esclusivamente all’interno della mappa, di fatto le città ed il resto delle zone “d’azione” esplorabili sono state create utilizzando fondali parallattici dai toni vivaci e dai colori pastello, e lo stesso discorso vale anche per il character design; tutti i personaggi sono animati da sprites deformed in stile manga, tanto che ci sembrerà di giocare con un cartone animato dall’inizio alla fine, soprattutto quando avremo modo di gustarci le colorate scene d’intermezzo durante lo scorrere dell’avventura. Grafica a parte, una menzione d’onore va data principalmente al comparto sonoro: le musiche sono d’atmosfera e sempre ben inserite nel contesto, con effetti sonori molto carini e di grande impatto, ma la cosa che colpisce maggiormente è sicuramente il doppiaggio dei personaggi, proprio perché fa un certo effetto sentire i dialoghi tra i personaggi in un gioco di ruolo “old style”, soprattutto se accompagnato da un buon carisma.

Purtroppo la longevità fa parte di quei cliché precedentemente menzionati; nonostante le sub-quest presenti siano diverse, l’esperienza di gioco si aggira intorno alle 40 ore o poco più, cosa che per alcuni giocatori potrebbe risultare insufficiente, aggravata poi dal fatto che la giocabilità quasi immediata rende il tutto un po’ troppo facile, in particolar modo per chi è già navigato con titoli di questo tipo.

In conclusione

In molti hanno bramato per anni i titoli della serie Tales of  in Europa, e finalmente abbiamo l’occasione di mettere le mani (anche se si tratta semplicemente di un porting) su uno dei giochi che più di una volta è stato richiesto a gran voce dal pubblico; non si tratta di un vero e proprio capolavoro, ma considerando che il parco titoli della PSP è piuttosto povero di Jrpg, chiunque ami questo genere dovrebbe possederlo. Certamente anche chi si avvicinerà per la prima volta alla saga non ne resterà deluso, principalmente per l’immediatezza e la semplicità del gameplay; ma c’è una cosa che tutti quelli che vorranno giocarlo dovranno tenere in conto, cioè che il gioco in questione è al 100% in lingua inglese.

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