The Witcher 2: Assassins of Kings – Recensione The Witcher 2: Assassins of Kings

Impatto ed inevitabile confronto

The Witcher 2 esce, e di molto, dai canoni dei videogiochi odierni. La prima prova visibile è il motore grafico, probabilmente tra i più solidi degli ultimi anni in questo mare di titoli castrati per funzionare su console. Pur essendo basato su DirectX 9 e mancando di interazione fisica, esiste una vasta gamma di opzioni grafiche ed effetti personalizzabili, che al massimo delle potenzialità mettono in mostra effetti attualmente accessibili solo ai PC più costosi, basando il proprio potenziale su filtri pesantissimi, motion blur, e texture di altissimo livello. Ma oltre all’aspetto tecnico, che anche al minimo fa la sua bella figura, è la cura del dettaglio che lascia a bocca aperta: niente è lasciato al caso e nulla si ripete, ogni ambiente è curato e reso vivo sin nei minimi dettagli, con una cura tale che dispiace quasi non poter interagire con ogni singolo oggetto – in questo senso, vivere l’avventura in prima persona con un gdr in stile The Elder Scrolls avrebbe forse reso maggior giustizia al lavoro fatto. Questo rafforza ulteriormente l’idea che Assassins of Kings vada in profondità sotto ogni suo aspetto, dalla grafica al combattimento, dalla caratterizzazione dei personaggi alle quest.
 


Spettacolari ambienti

Ma c’è anche l’altro lato della medaglia: considerare questo sequel come gdr dell’anno ha senso finché non passa l’entusiasmo iniziale e si iniziano a notare tante piccole lacune che mettono in dubbio il voto finale. Sul piano pratico, la prima cosa che si impara ad odiare è l’inventario: il voler porre un limite al numero di oggetti nascosti in quel buco spazio-temporale invisibile diventa un problema assai frustrante quando, nel bel mezzo dell’esplorazione di un dungeon, ci si ritrova costretti a camminare per l’eccessivo peso e costretti pertanto a scegliere cosa scartare tra tutti gli oggetti posseduti che invece vorremmo tenere – problema parzialmente risolto negli ultimi aggiornamenti, con l’aggiunta nelle taverne di un baule nel quale immagazzinare gli oggetti. Non c’è ancora soluzione invece alla confusione che genera il grandissimo numero di componenti per artigianato e alchimia, dato che non potendoli ordinare in nessun modo diventa brigosa ogni creazione. Passando alle scelte di gameplay, sorgono questioni in merito alla varietà: è assolutamente vero che per scoprire ogni alternativa della trama di The Witcher 2 bisogna ricominciare il gioco più e più volte, ma è altrettanto vero che, per quanto curato, evoluto e difficile sia, il sistema di combattimento rimane sempre quello – anche provando vie diverse non si impugna mai un arco, non si cambia mai stile di combattimento, non si lanciano mai nuove magie, e così via. Logicamente, è una scelta perfettamente consona al background, e The Witcher deve essere così, ma sfido chiunque a non annoiarsi alla seconda partita – per i fanatici, invece, è da segnalare l’esistenza di una modalità Insane, nella quale la morte segna la fine definitiva della partita, senza possibilità di ricaricare il gioco. Parlando del background, si è già detto come siano state tolte numerose quest "inutili", una scelta sicuramente benevola, ma questo riduce anche la parte esplorativa del gioco, molto forte nel primo episodio e che donava una varietà di ambienti notevolmente maggiore.
Infine, un fatto gravissimo: ci sono molte meno entità di sesso femminile con cui copulare. Sarcasmo a parte, anche sotto questo peculiare versante è aumentata la qualità, mostrando scene molto più esplicite.
 


Un messaggio che imparerete ad odiare
 

Piccola parentesi

Prima di passare alla conclusione è necessario soffermarsi sul fatto che, all’attuale tardo momento di recensione del titolo, è disponibile la patch 2.0, che insieme a tutte le precedenti ha apportato modifiche al gioco quali il suddetto baule, una nuova difficoltà (il dark mode), un tutorial e una nuova modalità, l’arena, dove scontrarsi con vari nemici ondata dopo ondata, con lo scopo ultimo di fare più punti per confrontarsi con la classifica online. Inoltre, tutte le escluse della collector edition e altre esclusive sono disponibili a tutti – sebbene ciò non sia necessariamente positivo: alcuni degli oggetti nuovi sbilanciano il gioco e rendono inutile gran parte dell’equipaggiamento standard.


Combattimento

Impressione generale

The Witcher 2 nasce dalla volontà della software house di creare un prodotto che rispetti in toto i feedback ricevuti con il predecessore. Il tentativo è riuscito decisamente bene, permettendo ancora una volta la fruizione di un prodotto di ottimo livello, tecnicamente ineccepibile ed in grado di ricordare cosa sia davvero un gioco di ruolo, dove il giocatore vive e conduce l’avventura in una scala di grigi dove bene e male sono valutazioni morali del giocatore e non stupidi binari imposti da parametri numerici. Non mancano i problemi, per via di una serie di sue caratteristiche strutturali che, per quanto giustificabili, lo tengono ben lontano dall’essere l’ultima frontiera dell’esperienza videoludica, ma se il predecessore vi ha appassionato e per voi conta solo la trama, non potrete rimanere delusi.
Concludendo: CD Project Red dimostra non solo di essere in grado di proseguire una serie già ottima in partenza, ma anche di essere l’ultima frontiera del customer service, non deludendo le aspettative di nessuno e fornendo un continuo appoggio al loro titolo – in via totalmente gratuita. Pollice alto.

Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche

Lascia un commento