Voice of Cards: The Isle Dragon Roars – Recensione

Recensito su PlayStation 5

Il 2021 è stato e continua a essere un anno di alti e bassi per il mondo videoludico. Tra vari rimandi dovuti alla pandemia da COVID-19 che ancora ci affligge e diversi problemi interni all’industria, il videogioco riesce comunque a resistere e a immettere nel mercato diversi prodotti spesso inaspettati di gradevole fattura. In questo contesto e in queste parole si cala perfettamente il titolo di cui ci occuperemo in questa sede di recensione, ossia Voice of Cards: The Isle Dragon Roars, gioco sviluppato da Square Enix e già disponibile su Nintendo Switch, PlayStation 4 e PC.

voice of cards the isle dragon roars

Un team, una certezza

Partiamo innanzitutto dal team che ha sviluppato questo gioco. Come ben saprete, Voice of Cards: The Isle Dragon Roars è stato sì prodotto da Square Enix, ma in modo più preciso è stato curato dallo storico gruppo dietro le serie di Drakengard e NieR. Stiamo parlando dunque dell’eccentrico director Yoko Taro, il producer Yosuke Saito, il compositore Keiichi Okabe e l’art director Kimihiko Fujisaka. Effettivamente, l’impronta di questo team si vede e si sente in ogni aspetto del titolo, a partire dallo stesso menu di apertura di gioco. Non appena premerete il tasto avvia sulla vostra console di gioco o PC, inizierete a sentire delle composizioni musicali e uno stile grafico che vi trasporterà in lidi vicini a quelli di NieR o Drakengard. Il gioco riesce dunque a trasmettere quelle sensazioni iniziali che ci aspettavamo da un titolo curato da questo gruppo. In tal senso, Voice of Cards: The Isle Dragon Roars rappresenta una certezza per tutti i fan di Taro & Co; tuttavia, ci sono degli aspetti che trattengono l’entusiasmo e che non fanno innalzare questo titolo al pari di altri diretti da questo eccentrico director. Scendiamo maggiormente nel dettaglio.

Tra JRPG e gioco da tavolo

Il primo aspetto che salta all’occhio non appena inizieremo a giocare a Voice of Cards è il sistema di gioco dello stesso titolo. Voice of Cards, infatti, si presenta come un gioco da tavolo, più precisamente di carte, in cui tutta la narrativa e il mondo da esplorare e affrontare è espresso attraverso l’uso di carte e di una voce narrante che ci accompagnerà lungo tutta l’avventura. Il nostro party si muoverà tramite l’uso di una pedina che potrà spostarsi nelle carte scoperte disposte in questo enorme tavolo artificiale. Non appena ci sposteremo su una carta il cui contenuto è ancora oscuro, questa si girerà per mostrarsi e sbloccherà le carte adiacenti a essa. Il mondo in cui si muoveranno i nostri personaggi è di stampo fantasy medievale e, grazie agli artwork di Fujisaka e alle splendide musiche di Okabe, quest’atmosfera si respirerà a pieni polmoni.

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Se l’esplorazione ricorda molto alcuni giochi da tavolo, lo stesso non si può dire del sistema di combattimento. Voice of Cards: The Isle Dragon Roars, da questo punto di vista, è a tutti gli effetti un JRPG classico con combattimenti a turni nella maniera di Dragon Quest. Nel corso dell’esplorazione potremo infatti imbatterci in un combattimento casuale e quando capiterà, il tavolo ricolmo di carte verrà sostituito da un altro piccolo tavolo di legno in cui il nostro party affronterà il nemico o i nemici in questione.

Tale scontro avverrà seguendo dei veri e propri turni e ogni personaggio avrà uno slot di quattro carte al massimo con cui gestire i propri attacchi e le proprie azioni. Risolvendo uno scontro, otterrete dei punti esperienza per salire di livello e denaro da spendere nei villaggi per ottenere nuovo equipaggiamento per il gruppo.

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L’ibrido gioco da tavolo/JRPG riesce particolarmente bene a Voice of Cards: The Isle Dragon Roars nella sua concezione e idea, tuttavia la poca longevità del titolo – lo abbiamo finito in meno di 8 ore – e un livello di difficoltà fin troppo basso trattiene non di poco il nostro entusiasmo.

Trama eccezionale: Yoko Taro = x: Voice of Cards

Siamo sicuri che moltissimi videogiocatori si affacceranno al titolo per il nome che ci sta dietro: Yoko Taro. Lo storico director giapponese si è sempre fatto apprezzare in particolar modo per le sue trame originali, complesse e mai banali. Purtroppo, Voice of Cards: The Isle Dragon Roars delude un po’ sotto questo punto di vista. Attenzione, ci teniamo a dire che la narrativa di questo titolo non è malvagia, tuttavia ci aspettavamo sicuramente qualcosa di più da Taro. L’incipit della storia è molto semplice: in un regno medievale fantasy, un drago si è risvegliato e sta portando morte e distruzione in diversi luoghi del regno; non solo, con la sua aura malefica ha anche fatto riemergere diverse creature ostili che si aggirano nelle grotte e nei boschi di queste lande. Il nostro protagonista risponderà alla chiamata della regina, pronta a offrire una enorme ricompensa in denaro a chi riuscirà a sconfiggere questa grande calamità.

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Questo è solamente lo spunto iniziale. Nel corso dell’avventura il nostro party si amplierà con vari personaggi, tutti diversificati per aspetto e carattere. Per quanto la trama scorra poi in modo piacevole e non inciampa mai se consideriamo i famosi atti del viaggio dell’eroe, quello che manca è proprio il guizzo di genio che ci aspettavamo da un director come Yoko Taro.

Gli eventi si susseguono infatti in modo troppo prevedibile e qualche scintilla della penna frizzante di Taro si nota solo – e per pochi tratti – in alcune missioni secondarie o nelle descrizioni dei mostri nel bestiario o dei personaggi nella nostra “collezione” di carte. Da buon JRPG, infatti, in Voice of Cards avremo un vero e proprio bestiario in cui consultare le informazioni relative ai mostri affrontati e una collezione di carte dei personaggi incontrati in cui leggere stralci di trama e lore relativi a quel determinato personaggio.

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Comparto tecnico

Dal punto di vista tecnico, il gioco fa assolutamente bene il suo dovere. Non abbiamo mai notato cali di frame, neanche durante le animazioni degli attacchi durante i combattimenti, e la resa visiva è del tutto gradevole. Ciò che è sempre piacevole nei titoli di questo team, ma non avevamo dubbi a riguardo, è la musica composta da Okabe. Lo storico composer giapponese non si smentisce mai e ancora una volta ha saputo regalarci una nuova colonna sonora davvero gradevole e di ottima fattura.

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L’unica critica che ci permettiamo di fare, è che anche in questo caso la sensazione è quella che Taro non è stato il solo a non aver espresso a pieno il suo talento. Anche da Okabe, infatti, ci aspettavamo qualcosa in più. Per quanto le musiche siano straordinarie e perfettamente contestualizzate, le tracce musicali sono forse fin troppo poche e continuano a ripetersi. Per far comprendere meglio questo concetto, ogni villaggio avrà la stessa traccia musicale, così come ogni combattimento o ogni momento di esplorazione. Manca dunque una caratterizzazione specifica delle musiche che avremmo sicuramente gradito e che ci aspettavamo da un immenso compositore come Okabe.

Infine, è giusto sottolineare che i testi del gioco sono stati interamente localizzati in italiano. Per quanto riguarda invece la voce narrante, potrete scegliere se ascoltare quella del doppiaggio inglese o giapponese.


Voice of Cards: The Isle Dragon Roars è sicuramente un titolo minore della produzione del team di Yoko Taro. Una trama troppo semplice e una longevità troppo bassa, non fanno gridare dunque al capolavoro. Tuttavia, l’esperimento e il tentativo di creare un ibrido tra gioco da tavolo e JRPG è sicuramente da apprezzare e siamo sicuri che questo titolo può costituire la base per creare qualcosa di veramente originale e grandioso. Le musiche di Okabe si fanno apprezzare sempre e se siete amanti dei JRPG classici e dei board game, è sicuramente un titolo da non farvi scappare. 

7.4

Pro

  • Piacevole ibrido tra gioco da tavolo e JRPG.
  • Bellissima atmosfera e colonna sonora sempre piacevole.
  • Trama ben costruita, ma...

Contro

  • ...fin troppo lineare, con pochi guizzi di genio.
  • Longevità troppo bassa per un JRPG.
  • Troppo basso anche il livello di difficoltà.
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