Warriors Orochi – Recensione Warriors Orochi

Prendi due paghi uno

Quando due giochi simili dimostrano entrambi di valere, ma allo stesso tempo mancano di qualcosa per raggiungere i livelli più alti, il modo migliorare per colmare questa carenza è “unirli”, nel vero senso della parola, o più che altro mischiarne i personaggi, dato che le meccaniche di gioco si presentano identiche. Questa è la filosofia di Koei e Omega Force, che dopo Dynasty Warriors (DW) e Samurai Warriors (SW) portano su PSP anche la fusione tra questi due titoli, Warriors Orochi (da adesso anche Orochi o WO). Dopo i parziali successi dei guerrieri rispettivamente di Cina e Giappone, WO prende di forza le caratteristiche di entrambi i capitoli e li mette al proprio servizio con lo scopo di sfruttarne al massimo i personaggi. Identici negli elementi tecnici, Dynasty Warriors e Samurai Warriors differiscono infatti solo in quanto a trama e “Characters”, due fattori che influiscono pesantemente e che, di volta in volta, determinano quale tra le due versioni risulti la migliore. Per non commettere un altro errore, Omega Force stavolta li riunisce in un unico capitolo, creando i presupposti per quel “gioco di qualità” che finora su PSP non sono riusciti a concepire. Dotato di una trama assolutamente propria e un sistema decisamente rinnovato, Warriors Orochi ha finalmente compiuto quel grande passo in avanti che ci si aspettava da molto tempo, proponendo qualcosa di diverso dall’ordinario “Beat ‘em all”; tuttavia, è innegabile che questo risultato sia stato dovuto ad un radicale spostamento dell’attenzione verso il lato tecnico del gioco, con una trama un po’ più trascurata di quanto visto in Samurai Warriors. Diviene evidente che, se Orochi ha attinto da entrambi i capitoli per vedere la luce, è anche vero che lo ha fatto ispirandosi più a DW che a SW. In quest’ultimo le storie e le campagne giocavano un ruolo fondamentale, ma essendo stavolta costretto a seguire una vicenda del tutto estranea rinuncia a gran parte del suo fascino, contribuendo esclusivamente con il carisma dei propri personaggi. DW invece guadagna molti più punti, in quanto da semplice picchiaduro a scorrimento, con campagne lineari e poco incisive, acquisisce un sistema di combattimento più avanzato e delle storie speciali per ogni dinastia, elementi essenziali dei quali mancava per raggiungere ottimi livelli. In conclusione si potrebbe dire che, mentre SW cede da una parte (trama) ma acquista da un’altra (battle system), Dynasty Warriors assume vera consistenza e ottima visibilità solo in Warriors Orochi.

Un destino sorprendente

L’elemento che unisce questa incredibile fusione tra luoghi e tempi diversi è il potente “Serpent King” Orochi, un demoniaco uomo-serpente, appartenente ad un’altra dimensione, che per mettere alla prova le proprie capacità e per divertirsi un po’ richiama, o meglio, rapisce tutti i più grandi combattenti della Cina Medievale e del Giappone in epoca Sengoku: in altre parole, i guerrieri delle dinastie Shu, Wu e Wei (DW) e gli eroi di Samurai Warriors. Il suo scopo è controllare e far combattere fra loro proprio i combattenti che ha rapito, voglioso di scoprire chi sarà più abile e riuscirà a sopraffare gli altri. Sicuro di poter manovrare tutti i vari personaggi a proprio piacimento, Orochi rimarrà sorpreso delle grandi abilità che questi guerrieri riusciranno a dimostrare, divenendo una minaccia persino per il suo incredibile potere. Ogni dinastia unirà le proprie forze a quelle degli antichi rivali per riuscire a fronteggiare il nemico comune, provando a ricostituire il proprio esercito fino ad avere la meglio sul Re Serpente. Non sarà comunque un’impresa facile, in quanto tutti i guerrieri sono stati divisi tra loro e Orochi potrà comunque contare su fidati e crudeli seguaci molto più interessati a difendere quello stato di caos e di guerra che a una pacifica tregua tra i rispettivi clan. Le lotte di ciascun protagonista contro il dominio del Re Serpente saranno cariche di pathos, imprevisti, scelte difficili e sacrifici dolorosi, ma tutte si concluderanno con la sconfitta del diabolico signore oscuro e con il ritorno alla normalità, nella propria dimensione. Durante il proprio cammino, i tre protagonisti (è questa la maggiore novità) incontreranno amici e nemici, alcuni combatteranno per degli ideali forti e leali, altri per liberarsi del fastidioso collare di un essere mostruoso, altri ancora per difendere i propri cari e sconfiggere il Male. Pregiudizi, tradizioni opposte e antichi rancori scompariranno per dar vita al gruppo di tre guerrieri che porranno fine all’incubo di Orochi, offrendo ognuno le proprie capacità in battaglia, i propri servizi e la propria vita.

Tre son meglio di uno

Come già accennato, i protagonisti di ciascuna storia saranno tre: questo è l’elemento innovativo e determinante del nuovo capitolo di Omega Force, che riesce così a conciliare l’elevato numero di personaggi a disposizione con la volontà di farne usare la maggior parte, senza condannarne alcuni al dimenticatoio. Da adesso sarà possibile dunque formare il proprio trio preferito e gettarsi nella mischia con la sicurezza di poter contare su ben tre guerrieri, siano essi di classi identiche o diverse. In ogni momento solo il personaggio in uso verrà influenzato da eventuali bonus/malus, mentre i restanti due si godranno un salutare riposo che permetterà loro di rigenerare salute e Musou. Quando si riterrà più opportuno, il giocatore potrà richiamare il personaggio che preferisce con la semplice pressione del tasto direzionale destro (o sinistro) ed effettuare così immediatamente lo scambio. Una possibilità che si rivela utile anche per riunire nelle propri mani le sorti della battaglia: se per evitare la sconfitta dovrete assicurarvi che un personaggio rimanga in vita, vi basterà metterlo nel vostro party (a patto che sia già disponibile fra i Characters) e fare in modo che non venga battuto, così da giocare tutte le vostre carte senza alcuna preoccupazione. Quella del party è una soluzione adeguata anche riguardo le trame giocabili: se avesse dovuto far seguire ad ogni personaggio una precisa vicenda, Omega Force (considerate le scelte fatte in passato, soprattutto con Dynasty Warriors) avrebbe quasi sicuramente optato per grandi trame generiche e superficiali, che si adattassero bene a tutti i guerrieri di una dinastia o di un gruppo, finendo dunque per limitare la varietà e la profondità di ogni storia. Preimpostando un trio iniziale, invece, si viene a creare un rapporto di fiducia reciproca fra personaggi totalmente sconosciuti o addirittura rivali, in virtù del fine comune di sconfiggere Orochi. Spesso nei momenti più critici i nuovi compagni di avventura si dimostreranno più fedeli e leali di quanto ci si sarebbe potuto aspettare, nel rigoroso rispetto dei patti concordati e delle tregue siglate, e nell’incrocio di ideali e obiettivi ognuno giocherà la propria parte, ma sempre in vista dello scopo ultimo: la liberazione dalla prigionia del Re Serpente. Ancora una volta vengono sottolineati gli intramontabili e incorruttibili valori dei guerrieri del passato, appartenenti alle due nazioni dove forse quest’aspetto ha sempre giocato il ruolo più importante: Cina e Giappone. Cambia il luogo, cambia la dimensione, ma il cuore dei valorosi Samurai e delle grandi dinastie cinesi rimane puro e inalterato dalle disonorevoli ambizioni del Re Serpente.


Beat ’em All…ma con stile!

Warriors Orochi mantiene a grandi linee il battle system già visto in DW e SW, ma con importanti innovazioni. Negli altri capitoli della saga, anche a voler cercare di sfruttare al massimo il sistema di combattimento l’esperienza di gioco si limitava alla semplice pressione del tasto d’attacco, contro tutti i nemici. Adesso invece l’introduzione delle “classi di combattimento” costringe il giocatore ad adattarsi al meglio alle caratteristiche del proprio personaggio, pena una grande difficoltà nell’andare avanti ai livelli più difficili. Le classi determineranno pesantemente lo stile di combattimento e la potenza d’attacco, specializzando ciascun guerriero in un proprio settore: i personaggi della categoria “Power” rimarranno quelli più legati al vecchio sistema di DW; quelli della categoria “Technique” saranno invece più innovativi e portati a combattere in maniera totalmente diversa, sfruttando maggiormente il Musou e una grande varietà di attacchi speciali, in combinazione con i colpi normali. Adeguato compromesso fra i due sarà la categoria “Speed”, che unirà una buona potenza degli attacchi ad un’agilità sopra la media, esattamente a metà tra le altre due classi. Il campo di combattimento sarà poi l’altra grande novità di questo titolo: non più rigidi quadrettini da conquistare progressivamente per arrivare alla fortezza nemica, ma un unico territorio, una larga distesa di rocce, strade, templi, foreste e tanti altri elementi, sempre differenti e sempre a tema con il luogo in cui si combatte. Finalmente c’è davvero libertà di movimento, il giocatore non è più costretto a misurarsi in sfide insensate e noiose, ma può affrontare ogni scenario nella maniera a lui più congeniale. Inoltre ogni luogo avrà le sue particolarità, i suoi labirinti e dovrà essere espugnato seguendo una particolare procedura; non servirà neanche più eliminare tutti i nemici il più velocemente possibile, in quanto nuovi guerrieri continueranno ad arrivare dalle basi avversarie senza sosta, finché non le conquisterete. L’obiettivo sarà dunque, accanto a quello designato all’inizio per la vittoria in quella missione, conquistare e monopolizzare lo scenario man mano che si prosegue, aumentando la forza numerica delle proprie truppe a discapito di quelle avversarie: così, oltre a costringere i nemici a raggrupparsi in roccaforti e vincerli in maniera semplice, si difenderà il proprio campo base, e possibilmente anche il comandante della propria armata, evitando ogni probabilità di sconfitta. Ovviamente alcune missioni richiederanno una lettura diversa, i secondi e magari anche le truppe a disposizione saranno inferiori, costringendovi ad agire più per salvare “il salvabile” che per riportare una vittoria schiacciante. In ogni caso, comunque, in Warriors Orochi non ci si dovrà più limitare a battere quanti più nemici possibili, ma bisognerà finalmente mettere in atto una vera strategia per poter avere di volta in volta la meglio contro degli avversari che agiranno di conseguenza, mettendovi in difficoltà. La scelta di una squadra all’altezza spesso sarà la chiave della vittoria, mentre qualche piccola distrazione potrà costarvi ore e ore di combattimenti all’ultimo sangue. Le sfide avvincenti non mancheranno mai (su tutti Lu Bu e Orochi), alternate ovviamente a combattimenti leggeri (contro i normali soldati) o poco impegnativi (contro gli ufficiali e i personaggi giocabili, scontri utili anche per ottenere nuove armi o bonus importanti). Il Musou, l’energia interiore di ogni guerriero, acquista nel gioco un ruolo fondamentale, ma caricarlo non sarà più facile come prima, spingendovi ad alternare molte volte i membri della vostra squadra (in tempo reale, con la possibilità di recuperare energie per chi riposa) o a sconfiggere quanti più nemici graduati (ufficiali, capitani, ecc…) per ricaricarvi. Gli scenari sono vari, le sfide avvincenti e sempre stimolanti, i personaggi numerosi e con grandi personalità, le classi riescono a dare esperienze di gioco differenti, i nemici finalmente combattono sul serio, la grafica regge in maniera ottimale, il campo di battaglia non è mai monotono e le combo sono diventate veramente utili. Ci si chiede cosa manchi più a questo Warriors Orochi, che tecnicamente ha raggiunto forse il massimo che un gioco del suo genere potesse mai offrire su PSP. Si può rispondere dicendo che si rimpiange un po’ la profondità delle storie narrate da Samurai Warriors, che si nota un’ottima cura più nel battle system che nella trama (ma questi due non saranno grandi problemi per gli amanti del genere), e che Orochi non è poi il massimo tra i cattivi. Ma stavolta i fan non resteranno delusi e non faticheranno nemmeno troppo ad apprezzare e fare i propri complimenti a un degno “Warriors” su PSP.

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