Yakuza: Dead Souls – Recensione Yakuza: Dead Souls

La morte non ha pietà per nessuno: a dimostrarcelo è l’invasione di zombi che, nella Kamurocho di Yakuza: Dead Souls, sta facendo strage di militari, civili e malavitosi senza fare differenza alcuna. Anche gli Yakuza, però, non scherzano: se pensate che, davanti all’orda, qualcuno di loro scapperà, vi sbagliate di grosso.

Tra delirio e b-movies

Il plot narrativo alla base di Yakuza: Dead Souls è semplice e diretto, come vuole la tradizione dei film sugli zombi: l’epidemia, come da copione, inizia con un caso isolato per poi espandersi esponenzialmente e contagiare tutti gli umani che vengono morsi dai non-morti, i quali possono essere mandati definitivamente al creatore solo con un colpo ben assestato in mezzo agli occhi.

Come nell’ultimo capitolo della saga principale, il titolo SEGA è idealmente suddiviso in quattro macrocapitoli, durante i quali i giocatori saranno chiamati ad impersonare quattro differenti personaggi. Sotto questo aspetto siamo certi che i fan di vecchia data non avranno nulla da ridire, avendo ancora una volta la possibilità di giocare nei panni dei loro personaggi preferiti, come Shun Akiyama e lo storico Kazuma Kiriu. Le critiche, più che altro, verteranno sulla trama in generale: gli eventi alla base di Yakuza: Dead Souls – ambientato, come era lecito aspettarsi, in una Kamurocho alternativa – non mostrano nessuna profondità e capacità di coinvolgimento del giocatore, come invece era accaduto per Yakuza 4: Akiyama dovrà farsi largo tra gli zombi per salvare la sua assistente Hana, Kazuma dovrà salvare Haruka, e così via, in una spirale di banalità che poco si addice alle potenzialità di fondo che un cast così ben assortito ed eterogeneo avrebbe potuto offrire. Aggiungeteci che, come già accaduto per l’appena citato quarto capitolo del franchise, SEGA ha deciso di proporre soventi e lunghe sequenze di intermezzo, e vi accorgerete subito del principale difetto di fondo di Yakuza: Dead Souls: il gioco sarà troppo poco profondo e banale per i fan del brand, rischiando d’altro canto di annoiare con le sequenze di intermezzo i nuovi fan che saranno semplicemente alla ricerca di non-morti da crivellare di proiettili senza troppi fronzoli.

 


Ok, Majima con la sua giacca di serpente è il più tamarro di tutti. Vi assicuriamo però che contro gli zombie è un personaggio davvero spassoso

Per fortuna, il carisma dei personaggi principali resta immutato e, per quanto possa sembrare incredibile, la veste di uccisori di zombi non snatura per niente i protagonisti che tutti conosciamo. A dirla tutta, anzi, Goro Majima sembra nato per questo ruolo, risultando essere uno dei personaggi più riusciti e più divertenti – oltre che più folli – all’interno di Dead Souls.

Decisamente surreale, invece, il continuo passaggio tra il classico Yakuza e l’horror tipico dei b-movies dei primi anni ottanta: attraversando i confini dell’area contaminata i giocatori ritroveranno la Tokyo che hanno imparato a conoscere nei precedenti capitoli, potendo ancora una volta intrattenersi tra minigiochi, cure termali, ristoranti e location tra le più varie. Ancora una volta, però, siamo convinti che questo continuo scambio di ruoli tra action shooter ed RPG alla Shenmue (se ci passate il paragone) non porterà gli effetti sperati dagli sviluppatori: né carne né pesce, come dicevamo più sopra Yakuza: Dead Souls rischierà seriamente di scontentare per metà sia i fan del franchise che i nuovi arrivati, inondando di non-sense i primi ed annoiando i secondi con troppi tempi morti.

Proiettili per tutti

Dal punto di vista del gameplay, Yakuza: Dead Souls opta come ci si aspettava per un approccio decisamente action, abbandonando le meccaniche picchiaduro presenti nei capitoli principali della saga. A dire la verità, aumentando di livello durante l’avventura sarà comunque possibile sbloccare devastanti mosse corpo a corpo ma, davanti alle orde di zombi più numerose, sarà sempre e comunque più efficace avere una buona potenza di fuoco piuttosto che uno stile di lotta impeccabile. Anche in questo caso, soprattutto giocando nei panni di Kazuma, gli appassionati sentiranno la mancanza del vecchio sistema di controllo tutto calci e pugni: al livello di difficoltà più basso il gioco è veramente una passeggiata, e siamo pronti a scommettere che la maggior parete dei giocatori riuscirà a completarlo senza nemmeno sferrare un calcio.

Il nuovo approccio tutto action, comunque, di tanto in tanto è in grado di dare qualche piccola soddisfazione: di particolare interesse per i più dinamitardi sarà la possibilità di perfomare delle particolari heat-snipe-actions: una volta riempita l’apposita barra – da caricare eseguendo in serie più uccisioni – in alcune aree sarà possibile interagire con dei particolari oggetti contrassegnati da un’icona a forma di punto esclamativo, per realizzare delle vere e proprie finisher esplosive. Sarà anche possibile, infine, mirare direttamente con lo stick direzionale sinistro per una maggior precisione, richiesta nell’abbattimento dei boss di fine livello e di alcuni mutanti più ostici, vulnerabili solo in alcune zone del corpo.

Per quanto il sistema di controllo di Yakuza: Dead Souls non sia interamente da buttare, dobbiamo purtroppo segnalare come questo sia in larga parte frenato da una gestione della telecamera troppo rudimentale: capiterà parecchie volte, soprattutto utilizzando la mira automatica in mezzo ad un’orda di non-morti particolarmente grande, di ritrovarsi a sparare dalla parte opposta rispetto al nemico che si intendeva colpire. Avrete già capito, da questa breve descrizione, come ai livelli di difficoltà più elevati possa essere un’enorme fastidio ritrovarsi a dover scendere a patti con una regia virtuale che non asseconda le intenzioni del giocatore, aumentando il livello di difficoltà non grazie alla bontà del gameplay quanto piuttosto con problemi tecnici di inquadratura tanto banali quanto fastidiosi.


I non morti sono per la maggior parte facili avversari, peccato che la telecamera spesso non aiuti a prendere adeguatamente la mira


Kamurocho non-morta

Sotto l’aspetto grafico Yakuza: Dead Souls non mostra novità rispetto a quanto già visto nel precedente Yakuza 4: i modelli poligonali dei personaggi – a parte che per quelle manone un po’ troppo grandi – sono come sempre ben realizzati e ricchi di dettagli, così come l’impeccabile character design riesce a rendere accettabile anche il più eccentrico degli Yakuza come Majima. Dal lato dei nemici, per quanta poca fantasia si possa avere nella realizzazioni dei non-morti, dobbiamo ammettere che le somiglianze con lo storico Resident Evil sono più che evidenti, tanto da cadere palesemente nel plagio quando, nei panni di Akiyama, ci si ritrova a dover combattere contro un boss di fine livello identico in tutto e per tutto al Licker di Resident Evil 2.

Anche il mondo di gioco, come al solito concentrato nella città di Tokyo ed in particolar modo a Kamurocho, è il solito dei precedenti Yakuza. Questo nel bene e nel male, dal momento che il solito scenario inizia un po’ a stancare e il motore grafico ormai datato e poco performante rispetto ai moderni standard dell’industria videoludica non riesce a fare il suo dovere, soprattutto nelle aree più popolate: che ci si trovi in mezzo ai passanti all’ora di punta o, all’interno dell’area contaminata, a combattere contro un’orda di non-morti, nelle situazioni più concitate non è raro assistere a vergognosi cali di frame-rate che certo non giovano al divertimento.


Kamurocho è sempre ben realizzata, nonostante il motore grafico inizi ad essere più che datato

In conclusione

Volendo riassumere in poche righe quanto detto finora, il nostro giudizio per Yakuza: Dead Souls non può che essere moderatamente positivo con qualche (importante) riserva. Si tratta sicuramente di un prodotto divertente e dal puro spirito arcade – qualcuno ha nominato Dead Rising o Zombie Revenge? – in grado di regalare un discreto quantitativo di ore di divertimento ai nuovi fan con poche pretese: la vostra avventura tra le orde di non-morti, a patto di completare anche le subquest e gli incarichi secondari mirando al finale migliore, durerà una buona ventina di ore. È un vero peccato che tanta potenzialità venga frenata da una serie di piccoli difetti che, insieme, concorrono ad abbassare (e di molto) il nostro voto finale: una gestione della telecamera in grado di far innervosire anche il giocatore più paziente, unita ad una trama banale che mai accontenterà i fan di Yakuza, non faranno certo bene alla popolarità del nuovo titolo SEGA. Aggiungiamo, infine, una nota non marginale per quanto riguarda la scelta delle tempistiche: lanciare sul mercato un prodotto come questo proprio quando Capcom ha appena rilasciato il suo nuovo RE – Operation Roccon City che, ricordiamo, è proprio uno sparatutto in terza persona basato sulla saga di zombie più famosa del mondo dei videogiochi – rischierà di far scomparire Yakuza: Dead Souls nell’ombra prima del dovuto. Concludendo, il nostro consiglio sull’acquisto è il seguente: se siete grandi fan di Yakuza, è meglio che lasciate perdere questo spin-off e attendiate il prossimo capitolo ufficiale, a meno che non siate pronti a vedere i vostri personaggi preferiti in un alternativo contesto horror/b-movie che poco ha a che vedere con quanto siete stati abituati a conoscere e ad amare. Se siete nuovi potenziali fan semplicemente incuriositi dal titolo, affrontatelo pure a cuor leggero sapendo che, a confronto con i recenti Resident Evil, si tratta solamente di un semplice passatempo e nulla di più.

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