[RETRO] Castlevania: Symphony Of The Night

Castlevania: Symphony Of The Night. Un titolo che vuol significare solo e soltanto una cosa, Il miglior gioco della serie Castlevania mai realizzato. Sissignori, stiamo parlando del capolavoro assoluto, un titolo che sa coniugare ad arte una profonda mentalità retro, con dinamiche ben più moderne.

Castlevania: Symphony Of The Night è il tredicesimo titolo della serie ufficiale, sviluppato dalla KCE Tokyo e pubblicato dalla Konami. Uscito nel 1997 per Playstation e Sega Saturn (l’anno dopo), nel 2006 è stato reso disponibile su Xbox Live e nel 2007 anche su Playstation Network e per PSP, contenuto come bonus nella raccolta Castlevania. The Dracula X Chronicles. In Giappone il gioco è conosciuto con il titolo di Akumajō Dracula X: Gekka no yasōkyoku. Questo è stato il primo titolo “recente” (alcuni elementi erano già presenti in Castlevania II: Simon’s Quest) a discostarsi dalla tipologia classica del platform, per avvicinarsi allo stile che avrebbe, nel bene o nel male, contraddistinto la serie di li in avanti, ovvero un gioco con fortissimi elementi di action RPG.

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Alucard. Il ritorno del figliol prodigo

Durante la nostra emozionante avventura saremo chiamati a impersonare il simpatico Alucard, personaggio già noto agli afìcionados della serie, ovvero il figlio ribelle dello stesso Dracula. Alucard (se non lo avete già fatto, provate a leggerlo al contrario) tenterà di infiltrarsi nel castello del paparino, Castlevania appunto, ma dopo un confronto ravvicinato con la Morte (altro personaggio ricorrente), si ritroverà più morto che vivo e senza poteri.

Riconquistare la sua forma ottimale e il suo equipaggiamento costituirà il nostro primissimo obbiettivo. Potremo esplorare liberamente il castello, senza dover per forza seguire un preciso ordine per i livelli. Certamente, alcune parti non saranno accessibili immediatamente, vuoi per l’elevato livello dei nemici, vuoi perché bloccati da ostacoli, ma le potremo superare solo dopo aver risolto alcuni semplici enigmi (ma neppure troppo semplici, a volte) o dopo aver ottenuto una particolare abilità,oppure dopo aver ucciso un determinato boss.

Durante il nostro cammino avremo modo di recuperare molti oggetti tra cui consumabili, armi, armature e accessori, alcuni dei quali quasi indispensabili per avanzare nel gioco. Alcuni di questi item ci permetteranno di rientrare in possesso dei nostri poteri vampirici, ovvero la capacità di trasformarsi in lupo, pipistrello o nebbia. Quest’ultima meccanica risulta essenziale nelle fasi più avanzate di gioco, oltre a essere molto divertente.

Durante il nostro viaggio, incontreremo anche qualche PNG, oltre ai soliti mostri che vogliono farci la pelle. Questi personaggi, con i quali l’interazione è piuttosto limitata, ci sveleranno alcune parti della trama, ma sempre in maniera molto criptica. Oltre ai PNG, la nostra esplorazione ci permetterà di trovare anche alcuni oggetti che, per lo meno secondo la maggior parte dell’umanità, non hanno un utilizzo ben definito (ad esempio, il cannocchiale).Una volta finito il gioco scoprirete di aver visto solo uno dei possibili finali e delle modalità di gioco, quindi, dovrete ricominciare da capo con qualche interessante variazione.

 
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Quando la Vecchia Scuola dettava ancora legge

La tecnica con cui è stato realizzato Symphony Of The Night è la classica 2D old school, comunque di altissimo livello. Gli sprite sono ben definiti, piuttosto dettagliati e molto caratteristici. In più, la libertà di affrontare il gioco come pare e piace (non assoluta, d’accordo, ma eravamo ancora molto distanti dagli open world), regala al titolo una marcia in più, anche in relazione alla difficoltà di gioco, calibrata ottimamente.

In pratica, il gioco era strutturato per la libera esplorazione, ma questa era subordinata a una curva di apprendimento ben definita. si poteva andare, teoricamente, ovunque, a patto di avere abilità ed equipaggiamento per farlo, il che ti spingeva a cercare, migliorare e scoprire nuove possibilità. Il fatto, poi, di poter ricominciare il gioco in maniera diversa o con un altro personaggio (sul Saturn si poteva impersonare Maria Renard, una volta finito il gioco) aggiungeva valore al tutto. A completare il quadro, aggiungiamo anche una colonna sonora eccelsa, degna davvero di un gioco chiamato Symphony Of The Night

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