Castlevania: Portrait of Ruin – Recensione Castlevania: Portrait of Ruin

Castlevania ha spento nel 2006 la sua ventesima candelina e lo ha fatto in grande stile, con questo gioco per Nintendo DS (il secondo sulla console col doppio schermo), tornando al 2d che tanta gloria ha portato alla serie dopo una parentesi non proprio apprezzabile su PS2 e Xbox (Curse of darkness). La saga che vede la famiglia di ammazza-vampiri (i Belmont e congiunti vari) contrastare l’oscuro potere di Dracula, creata nel 1986 da Koji Igarashi, anche questa volta ci regala tanta azione, bestiari ricchi di mostri e creature fantastiche, arsenali pieni di armi di ogni tipo, ma soprattutto parecchie ore di intrattenimento videoludico, caratteristica non indifferente per un gioco su console portatile. Ma entriamo nello specifico, o meglio, impugniamo la nostra frusta e armiamoci di acqua santa perché ci stiamo addentrando nelle tetre stanze del maniero di Dracula: Castlevania.

Trama e personaggi

Aspettarsi una trama articolata in un gioco spiccatamente action è una vana speranza, ma la saga di Castlevania, in particolar modo a partire dal capolavoro Symphony of the Night (Psx, 1995), ha spesso e volentieri presentato delle storie dignitose se non appassionanti, e non solo un mero pretesto per l’ennesima esplorazione del castello da parte dell’eroe di turno. Portrait of Ruin non è da meno da questo punto di vista: l’azione si svolge nel 1944, nella fase finale della seconda guerra mondiale. Il pittore vampiro Brauner si serve delle anime dei defunti del conflitto mondiale per far sorgere il castello di Dracula e diventarne l’Oscuro signore. Si vestiranno i panni di ben due eroi per far crollare le pericolose aspirazioni del suddetto succhiasangue. Infatti i protagonisti sono due giovani: Jonathan Morris, figlio di John Morris (main character di Castlevania Bloodlines, uscito per Sega mega drive nel 1994) e parente alla lontana dei celebri Belmont, si serve della frusta Vampire Killer, la celebre arma che proprio i Belmont si tramandano da generazioni per distruggere il potere di Dracula. La sua compagna di avventure, Charlotte Aulin, è invece dotata di poteri magici (e la sua arma è…un libro!), e discende da un antico clan di streghe conosciutissimo nella saga, i Belnades. Fanno da contorno i dipinti di Brauner, che nascondono dei mondi magici da esplorare, ed una serie di personaggi comprimari caratterizzati davvero bene, nonostante il fatto che il genere di gioco non permetta approfondimenti psicologici degni di nota.
Tutto sommato si può dire che, a livello di plot, ci si trovi a livelli superiori rispetto a Dawn of Sorrow (nintendo ds, 2005), capitolo che su questo piano aveva fatto un po’ storcere il naso ai cultori della ventennale serie.

Gameplay in coppia!

Una volta inserita la cartuccia nel nostro Ds, ci ritroveremo sin da subito a dover gestire i due personaggi, complementari l’un l’altro: Jonathan, è quello più forte tra i due nell’attacco fisico, mentre Charlotte è abile nell’uso delle magie. Si potrà decidere se alternarli (tramite la pressione del tasto X) o giocare contemporaneamente con entrambi, anche se in realtà il comprimario sarà mosso dall’intelligenza artificiale e ci seguirà in ogni situazione, eseguendo un normale attacco contro i nemici che si incontreranno. Tuttavia, pigiando il tasto dorsale R, il comprimario potrà eseguire l’attacco speciale o la magia, a seconda del personaggio che si è scelto di utilizzare. Naturalmente dipenderà dal giocatore scegliere in che modo portare avanti l’esplorazione del castello, tenendo conto che i due condividono i punti ferita e i punti magia: se utilizzare due personaggi può risultare più comodo in certe situazioni, in altre la presenza del “secondo” può portare ad una drastica riduzione dei punti magia, in quanto se l’attacco nemico lo colpisce, intacca direttamente la barra degli mp.
Comunque sia, non ci si ritroverà quasi mai ad utilizzare un solo personaggio per tutto il gioco, e alternarli a dovere sarà la chiave giusta per completare l’avventura.
Inoltre, man mano che si prosegue nel gioco, i due potranno utilizzare degli attacchi combinati sempre più potenti (spingendo contemporaneamente i tasti sopra e X) che però richiederanno, come classico rovescio della medaglia, un gran numero di MP.
A conti fatti questo sistema di turn over dei personaggi è divertente, e viene utilizzato anche negli enigmi, non troppo complicati, ma comunque ben congenati. La presenza di due protagonisti apporta inoltre un discreto aumento di difficoltà, che non guasta mai per rendere la sfida più appagante.

Una lunga sfida

Questa volta, come già detto in precedenza, l’esplorazione non avviene esclusivamente nelle mura del castello del conte, ma si avrà la possibilità di entrare in quattro mondi paralleli creati nei dipinti del Vampiro Brauner e le rispettive controparti in notturna. Esse danno all’ambientazione una grande varietà, soprattutto cromatica, e una longevità davvero ottima.
Ulteriori ore di sfida saranno date dalle quest opzionali, missioni assegnate ai nostri dal fantasma Wind, che, una volta portate a termine, permetteranno di ottenere oggetti molto utili; vi sono anche dalle modalità sbloccabili una volta eliminato il boss finale. Inoltre trovare tutte le armi e gli oggetti disponibili, ottenere tutte le abilità e portarle al massimo potenziale, saranno altri motivi per portare il contatore del gioco oltre le quaranta ore.
Castlevania Portrait of Ruin supporta inoltre il gioco online tramite wifi, ma a parte uno shop-mode tramite il quale scambiarsi gli oggetti con i propri amici, e un Cooperation mode per affrontare la modalità boss rush con gli altri possessori della cartuccia, non si aggiunge molto altro, sfortunatamente.

Ma che bel Castello

Per concludere, questo nuovo tassello della saga non delude le aspettative degli appassionati di lunga data e sicuramente appassionerà i neofiti del genere: sembra quasi di essere tornati ai fasti del maestoso Simphony of the night, anche se, a onor del vero, il carisma dei personaggi, per quanto caratterizzati benissimo, è inferiore rispetto ai vari Alucard, Richter o Maria. Lo stile anime dei personaggi, già intrapreso in Dawn of Sorrow, potrebbe non piacere particolarmente ai “puristi” della saga, abituati alle splendide illustrazioni di Ayami Kojima, che però ritroveranno tante citazioni e l’atmosfera dei gloriosi Castlevania del passato. Inoltre la cura maniacale dei dettagli, sia nelle ambientazioni che nell’aspetto dei personaggi (per quanto siano degli sprites composti da pochi pixel), rende il gioco piacevole anche solo dal punto di vista grafico. Parlando del sonoro, punto di forza dei passati Castlevania, si avranno brani molto belli ed evocativi ad altri decisamente non memorabili. Inoltre si potranno sentire di quando in quando le voci dei protagonisti e dei nemici che li circondano: l’effetto è soddisfacente, ma sarebbe stato auspicabile sentire almeno i dialoghi principali del gioco, come succedeva nel capolavoro per Psx.
Tra le pecche più evidenti c’è da notare come il gioco, almeno nella modalità principale, non sfrutti quasi per nulla le potenzialità del pennino e del touch screen ma, a conti fatti, la grande quantità di cose da fare mette in secondo piano questo difetto: diciamo che è la ciliegina che manca a questa già gustosa torta.
Insomma, dal Castello di Dracula ne usciamo vittoriosi e sicuramente appagati e divertiti, nella trepidante attesa di un nuovo capitolo, naturalmente in 2d.

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