Street Fighter IV – Recensione Street Fighter IV

Arriva il 3D a suon di pugni

Pare proprio che la saga di Street Fighter non abbia bisogno di presentazioni. Nata quando il 3D era una possibilità ancora da esplorare e non una realtà, la saga picchiaduro più celebre del mondo scatenava su schermo i suoi guerrieri fatti di tratti accattivanti e velocissimi. Dobbiamo ringraziare la saga, e soprattutto quella piccola perla che porta il nome di Street Fighter II, se il mondo videoludico si è potuto beare di quelli che ora chiamiamo picchiaduro ad incontri. Il merito non è quello di aver inventato un genere, intendiamoci, ma quello di averlo consacrato nei cuori del grande pubblico. Ed ora eccoci, dopo anni nei quali di acqua sotto i ponti ne è passata davvero parecchia, a parlare di un nuovo Street Fighter, un nuovo capitolo che porta il IV dopo il nome e il 3D al posto dei pupazzoni disegnati. Pronti a prendere al balzo la sfida? Bene, muniamoci di guantoni, stringiamo la bandana e scendiamo in campo.
 

Quel pugno nostalgico

Vedere i lottatori di strada in tre dimensioni potrebbe essere strano, eppure è già accaduto. Alcuni di voi ricorderanno il semi flop di Street Fighter Ex Plus Alpha, dove al posto dei pupazzoni apparivano pezzi di manzo con le fattezze di Ken, Ryu, Blanka, che se ne davano di santa ragione a velocità lumaca. A fronte di tutto ciò si può affermare che il primo esperimento in tre dimensioni fu un mezzo fallimento. Eppure la Capcom ci riprova, questa volta però con un po’ più di esperienza e, soprattutto, con un pizzico di tecnologia in più, ed ecco il quarto capitolo della saga. L’idea di base è fondere il vecchio con il nuovo. Non aspettatevi un picchiaduro ad otto direzioni, perché nonostante la grafica 3D è come combattere indietro nel tempo, saltando, abbassandosi e andando avanti ed indietro.
Anche le meccaniche dei tasti sono rimaste nel consueto, concedendoci tre tasti adibiti ai pugni e tre ai calci (con le dovute eccezioni, ovviamente), che andranno dal debole, per passare al medio arrivando infine al forte, senza dimenticare anche l’ovvia parata.  A questi si aggiunge un parco combo davvero discreto (nel puro spirito della saga) e ben due barre che ci permetteranno di svolgere le super mosse del titolo. Queste due barre sono, rispettivamente, la barra Ex e la barra Ultra. La prima, divisa in quattro sezioni, si caricherà mano a mano che danneggeremo l’avversario, permettendoci di usufruire di ben quattro colpi potenziati (uno per ogni tacca) per le nostre super combo (davvero coreografiche). La seconda, ossia la Ultra, si riempirà grazie ai danni che subiremo permettendoci, una volta piena, di sfoderare tutta la nostra rabbia attaccando mediante calci e pugni. Inutile dire che sarà una vendetta con i fiocchi (la mossa più forte del gioco). Sia per queste ultra tecniche, sia per le varie combo, dovremo agire con tempismo per bucare la coriacea difesa nemica. La scelta del tempo e della mossa sarà dunque l’arma vincente che ci permetterà di aggiudicarci la sfida (ed anche questo è in puro stile SF). Eppure la componente strategica (anche se spicciola) si rivela anche grazie al Focus Attack, potente attacco-contrattacco che si attiverà premendo assieme calcio medio e pugno medio, caricando una mossa molto lenta che, nel caso venissimo colpiti durante la carica, assorbirà la mossa nemica e ci permetterà di spezzare la difesa avversaria se carichiamo l’attacco al suo limite massimo. Ma non solo, perché se verremo colpiti durante il caricamento del Focus la parte di energia persa si rigenererà col tempo.  Anche qui il segreto sta nella prontezza e nella scelta del momento giusto , pena il fallimento totale del Focus.
Il gameplay, in definitiva, si attesta il degno successore del secondo capitolo di Street Fighter. Veloce, preciso e nostalgico. Niente di nuovo sotto il sole, così che i cultori del nuovo e rivoluzionario rimarranno delusi, ma non i fan della serie, che troveranno pane per i loro denti nonché una gioia infinita nel giocare ad un titolo tanto vicino alla perla della serie (ossia SF II). Avremo anche la possibilità di munirci di apposito controller targato SF (in bundle con il titolo a prezzo maggiore). Molti, infatti, potrebbero trovare scomodo l’utilizzo delle levette analogiche per un picchiaduro (levette che qui saranno sfruttate a dovere).
 


Salta pure, tanto ti piglio!

Lottatori di strada si nasce…

Uno dei punti di forza di un picchiaduro, oltre al gameplay (centro nevralgico del gioco), sono i personaggi. Chi ha giocato ai vecchi titoli della saga troverà in questo nuovo street fighter molti dei lottatori più famosi e conosciuti e ce n’è davvero per tutti i gusti. Ritroveremo Ken e Ryu, il maestro Gouken ed il rivale Akuma; Il malvagio Bison; il muscolosissimo Zangief; e ancora, Honda, Balrog, Sagat, Blanka, Vega (che durante gli scontri potrà addirittura perdere maschera e unghione) e tutti gli amatissimi lottatori di strada che sono oramai entrati nell’immaginario collettivo. Oltre ai classici, naturalmente, potremo vestire i panni di ben quattro new entry. Crimson Viper, una killer tutta curve e cosce dai muscoli d’acciaio; Rufus, un pancione nordico dalla ciccia traballante, con tanto di baffoni e treccine; El Fuerte, ispirato alla Lucha Libre messicana, con tanto di maschera in puro stile Rey Misterio; Abel, muscoloso francese lottatore di Kick Boxing; Seth, temibile quanto ostico boss finale, addirittura capace di allungare il suo corpo come il buon vecchio Dhalsim. Seth si dimostrerà davvero un nemico formidabile, difficile da mandare al tappeto anche in modalità facile. Lottatori di strada, siete avvisati, con lui non abbassate la guardia.
C’è da dire, a questo punto, che il design dei personaggi è rimasto in linea con quanto visto nei vecchi Street Fighter. Personaggi deformed dai bicipiti sproporzionati, le cosce enormi, le mani pantagrueliche e tanti muscoli quanti non esistono nemmeno sommando tre esseri umani assieme. Il risultato è davvero accattivante quanto irreale. Anche i nuovi lottatori sono ben caratterizzati, tanto che sarà impossibile non ridacchiare sotto i baffi alla vista di Rufus mentre compie qualche strampalata mossa (la sua è una ciccia flaccida, distante anni luce da quella granitica del famoso Honda).
 


Hadoouken!

Le modalità ed il gioco On-Line

Anche per quanto riguarda le modalità di gioco, gli sviluppatori non hanno voluto strafare, dedicandosi all’implementazione dei classici imperdibili. Si va, dunque, all’Arcade, dove battere otto personaggi, con gli ultimi due che saranno rispettivamente il nemico giurato del nostro lottatore e Seth. Questa modalità ci fornirà una breve descrizione del personaggio scelto, con tanto di storia personale e motivazioni che lo hanno portato allo scontro. Come accade nei picchiaduro più classici, vincendo più volte la modalità arcade sbloccheremo nuovi personaggi, art work e filmati. Niente di nuovo nemmeno qui, ma la realizzazione risulta divertente ed incoraggiante.
Come ogni picchiaduro che si rispetti non poteva mancare nemmeno la modalità Versus, anche qui gestita nel più classico dei modi. Potremo combattere contro un amico in multiplayer locale, osservare due combattenti gestiti dalla CPU che se ne danno di santa ragione, oppure mazzolare un singolo avversario a nostra scelta. Naturalmente non poteva mancare la modalità online, la quale è stata soggetto di alcune perplessità tra i fan. Per dirla tutta, anche in questa modalità in linea ci troveremo in mano  il più classico dei picchiaduro. Potremo infatti scegliere tra partite del giocatore e partite classificate, con particolare attenzione anche alla lingua, al livello di bravura e via discorrendo, così da rendere più fluida la partita. Giocare online, e vincere, ci attribuirà vari titoli consultabili dalla nostra scheda. Peccato per la mancanza di una modalità torneo, che sarebbe stata davvero gradita e della quale si sente una leggera mancanza.
Continuando il discorso sulle modalità, ecco che si presenta la modalità Challenge, a sua volta contenente tre classicissime sotto-modalità quali il time attack, il survival ed il trial. La prima modalità ci porrà di fronte a 25 sfide, con la difficoltà che aumenterà progressivamente e che dovremo vincere battendo un numero standard di nemici entro il tempo limite. La seconda è il classico survival, in cui dovremo cercare di rimanere in vita lungo tutte le 25 sfide presenti. L’ultima è l’ormai immancabile modalità d’allenamento, dove per impratichirci dovremo completare con ogni lottatore 10 sfide differenti. Anche qui, vincere queste sfide sbloccherà nuovi costumi ed altri piccoli bonus, ostici da ottenere ed in linea con la più classica idea di picchiaduro.
Tutte le modalità unite offriranno una seria sfida, così che completare il gioco quasi nella sua interezza si rivelerà arduo e faticoso. La longevità, infine, proprio a fronte di queste modalità, si rivela essere buona senza mai eccellere.
  

 


Bison non è proprio un tipo raccomandabile

Tanti colori, tanti dolori

Parlando un po’ del comparto tecnico, ecco che capiamo sin da subito di trovarci di fronte ad un lavoro certosino ed encomiabile. I grafici pare abbiano preso di peso quanto di bello presente nei vecchi SF e lo abbiano tramutato in una veste 3D. Il risultato è davvero accattivante, con personaggi sproporzionati ma proprio per questo apprezzabili, texture ogni tanto sfocate ma ottimamente gestite, ed un uso sapiente e mai invasivo del Cell-Shading, che riesce a rendere magnificamente l’idea di giocare ad un picchiaduro 2D.
Nota un po’ stonata: gli stage, troppo limitati anche se ben realizzati, così che ogni personaggio non avrà la sua arena personale (come succede oramai in tutti i picchiaduro). Piccola pecca, questa, che ci farà combattere su scenari alla lunga ripetitivi.
Anche le animazioni risultano pregevoli, denotando una cura particolare per la velocità, che in questo quarto capitolo torna ad essere fulminea ed esaltante. Bella l’idea di bloccare per pochissimo l’azione ad ogni colpo inflitto, scelta che rende gli scontri si frenetici ma anche capibilissimi.
Il risultato finale del comparto grafico del titolo è davvero riuscitissimo, ponendosi a metà strada tra un picchiaduro 2D ed il suo gemello 3D, tutto fuso in un unico gioco. Naturalmente a questo bisogna aggiungere ottimi effetti di luce, gradevoli effetti particellari ed in generale ogni aspetto ben realizzato e ben gestito.
Dal punto di vista sonoro, niente di eccezionale, ma è gradevole trovarsi di fronte a nuovi background sonori, uno per ogni mappa, così che nessun personaggio avrà il suo tema personale. Le musiche non sono nulla di assurdo, ma sono carine e si fanno ascoltare, riuscendo a sottolineare per bene ogni scontro. Gradevoli anche i doppiaggi, dandoci anche la possibilità di scegliere quello inglese o giapponese personaggio per personaggio.
 


Graficamente pulito ed accattivante

In conclusione

Street Fighter IV si rivela  un lavoro certosino e prezioso, capace di brillare per la dose ben calibrata di classicismo e piccole ma graziose novità. A tal proposito, si può affermare che SF IV si pone come uno dei migliori picchiaduro next gen, e questo è vero soprattutto se teniamo conto dell’aspetto nostalgico. Se avete amato alla follia i vecchi titoli targati Street Fighter non potrete che amare questo quarto episodio. Di contro, se  state cercando innovazione e gameplay originali, bene, sarebbe meglio cercaste da un’altra parte. Nonostante tutto, è da tener conto la buonissima realizzazione del titolo in questione, capace di regalare ore di divertimento ad ogni amante del genere, e non solo.
La sfida di Capcom si può dire vinta, portando sugli scaffali un prodotto con qualche piccolo slancio per le novità ma che fa del legame con il passato il suo vero punto di forza. Di questo siete avvisati. 
 
 

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