Grow Home – Recensione

Grow Home

Piattaforme pure, divertenti e semplici in mezzo alla natura: potremmo definire in questo modo il succo del gameplay di Grow Home, in cui il nostro scopo, nei panni di B.U.D. (Botanical Utility Droid), è quello di aiutare una grande Star Plant a crescere fino a farla sbocciare liberando gli Star Seeds, semi necessari per la rinascita del nostro pianeta terra. All’inizio verremo lanciati dallo spazio tramite un’astronave automatizzata denominata M.O.M, che ci darà ordini e consigli di volta in volta; raccolto il primo “Power Crystal” (no no, niente a che fare con Power Rangers o simili, tranquilli) avremo piene capacità motorie di base e quindi potremo iniziare l’avventura, cominciando ad esplorare l’isolotto in cui siamo caduti!


Aiuta la natura

Non è difficile capire, considerando il suo nome, che il compito di B.U.D. è proprio quello di aiutare gli esseri vegetali. Nello specifico, come già detto, l’obiettivo principale consiste nell’aiutare la grande Star Plant a nutrirsi e a crescere e per farlo dobbiamo andare sulle estremità sporgenti dell’arbusto, ove sono presenti dei semi rossi. Prendendone il controllo lo aiuteremo a crescere ed allungarsi diventando un vero e proprio ramo, capace di eguagliare quasi quello principale; comunque il nostro obiettivo principale rimane quello di indirizzare questi semi rossi verso le Energy Rocks, tramite le quali la Star Plant può trarre energia così da continuare a crescere sempre di più.


Volare, esplorare!

Dal punto di vista degli ambienti, possiamo suddividere il gioco in macro aree: ogni volta che completiamo l’obiettivo attuale di nutirire la Star Plant con un determinato numero di Energy Rocks, la pianta cresce verso l’alto di varie centinaia di metri in maniera maestosa arrivando a quella che è l’area successiva e così via. Pensandoci bene è un compito che porta beneficio ad entrambi: facciamo crescere il possente arbusto, ma questo a sua volta ci consente di continuare la nostra esplorazione.

Ma non dobbiamo occuparci soltanto delle piante: infatti è importante pure trovare i vari cristalli energetici capaci di potenziare il nostro B.U.D. Inizialmente potremo sbloccare cose basilari, come le funzionalità motorie ed il salto, poi la telecamera con un’angolazione più alta ed infine inizieremo ad acquisire un jetpack potenziandolo di volta in volta: se in principio andrà bene giusto per correggere un po’ le traiettorie durante il volo, di volta in volta diverrà sempre più utile anche per effettuare piccoli voli indipendenti così da renderci più facile l’esplorazione in questo mondo… verticale!


Fino alle stelle… o quasi

Quello che rende interessante il girovagare in questo mondo sconosciuto, che come vedremo di persona consiste in varie isole giganti ed altre più piccole (fra cui le stesse Energy Rocks), è soprattutto la possibilità di crearne proprio una parte poco alla volta grazie ai semi rossi. Infatti, avendo controllo sulla loro crescita, (che comunque non è facilissima perché sono organismi con una loro mente, quindi dovremo aggiustare continuamente la traiettoria) possiamo decidere di creare delle vere e proprie strade fluttuanti, ritrovandoci dopo un po’ con un bellissimo panorama a base di incroci botanici!

La giocabilità funziona benissimo: gli obiettivi sono molto semplici e tutto quel che viene richiesto è l’abilità del giocatore ad esplorare, non solo camminando ma anche scalando realmente le varie colline che troviamo di volta in volta. Non lo abbiamo ancora citato ma unapotenzialità di B.U.D., essendo creato apposta per questo tipo di compiti, è quella diarrampicarsi senza limiti su ogni parete che esista, roccia, pianta, metallo… l’unico limite è l’abilità di chi lo comanda nel sapersi districare come un vero scalatore moderno, potendo contare soltanto sui due arti prensili. Tuttavia non disperiamo in caso di caduta, perché vengono in aiuto due piante particolari. Possiamo raccogliere il Fall Flower che ha l’aspetto di una margherita gigante, la quale rallenta la caduta e mano a mano che viene utilizzata perde petali. Il suo status è segnalato direttamente sul backpack\jetpack. L’altra è una foglia gigante con la funzione di deltaplano, molto più utile dato che ci consente non semplicemente di rallentare ma ci permette di raggiungere aree parecchio lontane. Anche questa, come del resto la precedente, dopo un certo utilizzo viene consumata. Non temete, le due piante vengono rigenerate subito nel luogo stesso in cui sono state raccolte.


Houston… abbiamo una soluzione

Potremmo dire in definitiva che Grow Home sia un videogioco perfetto o… quasi. Qualche difetto vero e proprio c’è e lo esplichiamo subito. Si tratta dei movimenti del nostro piccolo alter-ego robotico; il gioco è controllato da una fisica molto sofisticata e così anche B.U.D., che è composto da molte articolazioni indipendenti. Così ogni tanto può capitare di vederlo fare strane mosse da fermo (tipo la parte superiore del corpo che, dopo un gran salto, va a far compagnia ai piedi e poi torna a posto…) ma quello non è un vero e proprio problema, al massimo può strappare un sorriso. Quel che può risultare problematico è il fatto che simuova come un ubriaco.

Questo è un effetto collaterale della fisica avanzata e delle molte parti da cui B.U.D. è composto. Quando quest’ultimo inizia a camminare da fermo, vediamo in maniera evidente che, molto spesso, si muove come un tizio dopo una bella sbronza, dando l’impressione di stare per cadere a sinistra o destra. Dopo qualche secondo la camminata si raddrizza ed il problema può diventare riuscire a fermarsi. Questi, in ogni caso, sono problemi che si notano in particolare agli inizi della partita, perché una volta presa confidenza con i comandi diventerà tutto naturale, riuscendo a prevedere facilmente le reazioni di B.U.D.


Stile di natura

Ciò che colpisce piacevolmente di Grow Home è il particolare stile grafico adottato,che potremmo chiamare new-retro dato che si basa su modelli con pochi poligoni a vista e texture piatte. Tuttavia, superata questa parvenza da gioco retrò, vediamo l’ottima illuminazione ambientale e come già detto la fisica che fa da padrona in tutto l’ambiente. In apparenza sembra un videogioco piuttosto leggero tanto da poter funzionare senza problemi anche su configurazioni di fascia molto bassa, ma proprio per le sue peculiarità è necessario un buon processore centrale che gestisca la fisica ed un discreto processore grafico \ scheda video; intendiamoci, stiamo parlando di una configurazione di fascia media di 6-7 anni fa (Core2Duo E6600\Phenom X2 7750 + Geforce 8600GT\Radeon 4670) o di una buona fascia bassa attuale (Pentium G3450-Core i3 4130\AMD FX 4300 + GTX 750\Radeon R250), nulla di particolarmente esoso insomma, però neanche una configurazione da ufficio.

Anche il sonoro fa la sua parte, dato i cristalli energetici per B.U.D. emettono un lieve suono cristallino ed è utilissimo affidarsi non soltanto alla vista ma pure all’udito per trovare quelli nascosti nei pertugi più intricati. Ovviamente non vi è un parlato, dato che nè il nostro robottino nè M.O.M hanno una voce, ma vengono date istruzioni soltanto tramite testo, mentre non mancano i lamenti degli animali che abitano la zona, qualora andassimo a disturbarli.


I believe I can flyyyy

Non preoccupatevi, sebbene faccia la conoscenza di un toro, il nostro B.U.D. non rischia granché, più che altro perché, pur finendo a pezzi, rinasce subito dopo… o per meglio dire viene sostituito da una copia esatta (possiamo andare nel punto della disfatta per vedere i resti del precedente “sè stesso”!); attenzione anche alle cadute troppo alte (però ammettiamolo, è spettacolare fare una planata da un migliaio di metri!) e l’acqua, dato che al robottino non è stato insegnato il nuoto.

L’avventura principale dura all’incirca cinque ore, minuto più minuto meno, tuttavia una volta finito l’incarico principalece ne viene affidato un altro, ma in poche parole è un po’ una scusa che consente di continuare ad esplorare tutta l’area di gioco, così da scovare le zone che magari non abbiamo considerato in una prima giocata, pensando soltanto a completare l’obiettivo. Contiamo altre due orette per finire di esplorare ed abbiamo sette ore di gioco ad una prima run completa; la consideriamo una giusta durata per non sfociare nella noia, dato che, anche continuando ad esplorare nuove aree, sarebbe stato bene introdurre altre novità in fatto di gameplay, onde evitare di sfociare nella ripetitività. Ben fatto!

 La recensione è già stata molto esaustiva, Grow Home agli inizi ha fatto un po’ storcere il naso per via dei comandi “dopo-sbronza” di BUD (sarà mica un caso che si chiama come il famoso marchio di birra scura?), tuttavia mi è bastato poco per fare pratica ed in mezz’ora è diventato solo divertimento ed esplorazione, è davvero genuino il gameplay che ti permette di fare quel che ti pare, scalando e saltando da una piattaforma-isola all’altra e trovando il suo apice nel jetpack che viene mano a mano potenziato sempre di più. Ammetto che a fine partita avrei voluto giocare ed esplorare ancora nuovi mondi, tuttavia apprezzo l’onestà degli sviluppatori ad essersi fermati lì senza forzare delle nuove aree che sarebbero potute apparire uguali alle precedenti sfociando in noiosa ripetitività. Ottimo gioco, fatelo vostro!
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