Harvestella – Provato

Un titolo che ibrida JRPG e meccaniche da farming sim: un'esperimento riuscito? Vediamolo insieme.

Inizio con la cosa più ovvia: personalmente le ibridazioni di genere mi incuriosiscono molto, e Returnal e Cult of the Lamb sono solo due degli ultimi esempi di come sperimentare possa effettivamente portare a qualcosa di nuovo, a livello di meccaniche e, soprattutto, di “fun”. Certo, rispetto ai due titoli sopra citati la voglia di provare Harvestella era leggermente inferiore, ma questo per un puro orientamento personale, una sorta di passivo-aggressività verso i life/farming sim che non sono mai stati veramente in grado di darmi qualcosa, se non Animal Crossing: New Horizons durante la pandemia, ma, vabbè, quella è una straordinaria eccezione.

Sì, ho detto farming sim, perché Harvestella, titolo di Square Enix, ibrida delle meccaniche da JRPG al mantenimento di colture, alla vendita dei prodotti e, in generale, al continuo miglioramento della nostra casa, tra operazioni di upgrade alla cucina, a nuove ricette per il crafting, ad un aumento delle dimensioni coltivabili del campo. Non posso negarlo, curiosità e dubbi cavalcavano di pari passo quando ho avviato la demo offerta da Nintendo su Switch in previsione dell’uscita il prossimo 4 Novembre, ma vediamo insieme come è andata.

Harvestella

Evidentemente mi ero dimenticato cosa volesse dire “tipica introduzione da JRPG”, perché, tra la stanchezza di una giornata lavorativa alle spalle, e la tediosità iniziale di HARVESTELLA dovuta alla verbosità senza troppa interazione della prima sezione, Orfeo, la porta, la stava proprio per sfondare. Narrativamente, nel corso dei due capitoli più prologo che la demo ci permette di affrontare, i saliscendi fra eccitazione e mezzi sbadigli ci sono, però mai così violenti da avermi costretto a smettere di giocare. Gli stilemi del genere (anzi, DEI GENERI) ci sono tutti (un mondo da salvare, l’arrivo di uno/a sconosciuto/a, un villaggio indifeso che si trova a scontrarsi con forze più grandi di esso, un ordine religioso che vuole mantenere lo status quo, ecc), e HARVESTELLA non si sforza di portare novità: comprensibilmente, aggiungo, dato che ibridare due generi così lontani è già molto ostico, e cercare di rivoluzionare il panorama anche dal punto di vista narrativo sarebbe stato un dividi et (non) impera inevitabile. Anche il pretesto con il quale ci troveremo a dover gestire il focolare domestico è piuttosto fragile, ma sono convenzioni alle quali i giocatori di entrambi i generi sono ormai abituati.

Harvestella

Sulle meccaniche di farming di HARVESTELLA ho davvero poco da dire: è il tradizionale loop di semina/raccolta/vendita, senza deviazioni da quanto già fatto da altri titoli se non per l’introduzione di piante che riescono ad “autogestirsi”. L’aggiunta interessante, che purtroppo nella demo ho potuto solo sentire raccontata dagli NPC, è l’evento chiamato Quietus, una sorta di catastrofico fenomeno naturale che, ad ogni cambio stagione, minaccia (se non stermina) tutte le forme di vita con cui entra in contatto e che di anno in anno sembra progressivamente allungarsi di durata. Nella demo è appena accennata una meccanica relativa all’ottenimento di nuove ricette, con cui utilizzare le varie verdure, frutta o cereali per creare piatti che ci daranno una mano nelle sezioni di esplorazione dei dungeon e conseguenti combattimenti, mentre rimane solo una promessa, presente nel gioco completo, quella del potersi prendere cura degli animali.

Harvestella

Non esiste RPG senza companion, e infatti già nei due capitoli provati incontriamo diversi potenziali (e 2 reali) compagni di squadra, ognuno specializzato in uno specifico job, ognuno spinto da motivazioni ed interessi diversi: a proposito di job, anche il nostro alter-ego digitale potrà switchare fra più job con la pressione di un tasto, ma nella demo ho potuto provare solo il Fighter, spadaccino veloce, e il Mage, ovviamente specializzato in attacchi magici; esistono infatti creature o nemici più o meno sensibili a determinati tipi di attacchi, e l’unica boss battle che ho potuto affrontare introduce il concetto di break damage legato proprio al raggiungimento di un determinato livello di danno con uno specifico tipo di attacco (fisico, o magico, ad esempio), momento che “rompe” l’avversario e ne aumenta i danni subiti per un intervallo di tempo. Nulla di incredibilmente profondo o innovativo, sia chiaro, però è il tipo di profondità che mi aspettavo dall’ibridazione di cui HARVESTELLA si fa capostipite, esattamente come è piuttosto pedibus calcantibus la struttura dell’unico dungeon provabile nella demo: sostituisci mentalmente la parola “shortcut” dei titoli soulsiani con “scala da riparare dal lato alto”, e hai capito cosa intendo. Dato che dirti oltre sulla narrazione costituisce uno spoiler piuttosto violento, dedico due righe alle performance grafiche e dintorni.

Harvestella

Lo sappiamo, Nintendo Switch non lascia molto ossigeno a virtuosismi grafici di sorta, però HARVESTELLA si difende relativamente bene: pochi i cali di framerate, nessun bug o crush, insomma, un gioco stabile, almeno per quanto visto nelle due orette da me trascorse fra combattimenti e farming (ironica la doppia valenza di questa parola in un ibrido di questo tipo, no?). È a livello grafico che devo fare un piccolo appunto, ossia che quello di Square Enix sembra fin troppo un titolo che si gode meglio in modalità handheld: tutto, a livello visivo, sembra infatti… sfocato, come se il punto di fuoco della camera di gioco sia sempre ovunque TRANNE che sul nostro personaggio, scelta (o artefatto di sistema) che stravolge e distrae non poco, soprattutto durante le sezioni più pacifiche di gameplay.

Harvestella

Insomma, apprezzo il tentativo di HARVESTELLA di innovare ibridando due generi, e il potenziale di questo esperimento si intravede nella foschia di meccaniche offerte da questa demo, quindi non posso che essere curioso per quello che sarà il titolo completo, in uscita il 4 Novembre su Nintendo Switch.

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