Life is Strange: True Colors – Anteprima (PC)

Queste sono le nostre impressioni sul primo capitolo, rigorosamente senza spoiler.

Life is Strange: True Colors, inutile mentirci, già a una decina minuti da quando lo si avvia sembra l’ovvia prosecuzione del percorso avviato il 30 Gennaio 2015 da Dontnod Entertainment. Dove nel primo Life is Strange Max si ritrovava a dover gestire bullismo, superpoteri e la ricerca della propria identità sociale, sessuale e non solo, in Before the Storm andavamo a interpretare Chloe, già co-protagonista del primo capitolo, qui a capo di un prequel/sequel che convinceva anche senza la presenza di poteri.

Life is Strange 2 cambiò di nuovo le carte in tavola, mettendoci non nei panni del possessore del superpotere ma in quelli del fratello di quest’ultimo, di una manciata di anni più piccolo di lui: la sfida era trovare sé stessi durante una continua fuga dalle autorità, il tutto senza dimenticarsi di plasmare al meglio la bussola morale del fratellino.

Life is Strange: True Colors

Il passo avanti in Life is Strange: True Colors si vede tutto, sin dall’espressività della protagonista Alex Chen nei primi momenti di gioco: ogni sguardo, ogni incertezza, ogni spiraglio del suo linguaggio paraverbale è visibile, ben piazzato davanti ai nostri occhi, utilizzato ad hoc per garantire un ancora più facile accesso al nostro cuore.

Alex è in fuga, da sé stessa, sì, lo si nota anche solo consultando il suo telefono, pieno di vecchi messaggi che Alex ha da poco bloccato.

Lei vuole troncare con il passato ma anche tentare la fuga da quella sua strana… maledizione: l’empatia. Il suo superpotere è la capacità di percepire e assorbire in modo amplificato le emozioni forti e sì, è davvero singolare parlare di empatia in un momento storico nel quale forse siamo più divisi che mai, su mille fronti ma è nello svolgersi del primo capitolo che questa, percepita inizialmente come sfortuna da parte di Alex, inizia a diventare qualcosa che può avvicinarla alle persone che tengono a lei, piuttosto che allontanarla da esse.

Life is Strange: True Colors

Come qualsiasi corso di narratologia insegna, ciò che vogliamo e ciò di cui abbiamo bisogno sono spesso cose ben diverse, e il contraltare del bisogno di Alex di essere una ragazza normale in una città normale è la natura della sua destinazione: Haven Springs, nuova casa del fratello Gabe, che non vede da più di 8 anni, sembra una delle solite idilliache cittadine alle quali Dontnod e Deck Nine ci abituano da diversi capitoli, ed esattamente come le altre sembra nascondere molta più oscurità di quanto le vie illuminate e la natura incontaminata sembrano voler suggerire.

In questo capitolo 1 ancora non si vedono crollare le facciate di questa probabile ipocrisia urbana ma abbiamo la sensazione che non manchi molto perché succeda.

Life is Strange: True Colors

Venendo al loop di gioco di Life is Strange: True Colors, tutto rimane nel canonico status quo della serie: oggetto dopo oggetto e interazione dopo interazione scaveremo sempre di più in chi abita Haven Springs e, un po’, anche, nel passato quasi completamente insondato di Alex e del fratello. Cercando il proverbiale pelo nell’uovo, si potrebbe riconoscere un certo stacco tra la qualità degli asset di gioco principali (protagonista, comprimari) e quelli che invece sono secondari all’esperienza (il volto di alcuni dei clienti di un bar, alcuni elementi in lontananza), e qualche piccolo calo di framerate.

Se continuassimo a tracciare un paragone con i capitoli precedenti, potremmo forzatamente lamentare la mancanza di un evento scatenante a inizio capitolo ma la sorpresa sta proprio nel collocamento di questo “evento zero” all’interno del capitolo di apertura. L’utilizzo del potere empatico di Alex è, almeno in questo capitolo 1, limitato a determinate situazioni scriptate, e solo marginalmente ci permette di scoprire in modo opzionale i pensieri, le preoccupazioni e le paure di alcuni dei comprimari di questa avventura.

Life is Strange: True Colors

Deck Nine fa di nuovo centro con i personaggi: bastano infatti pochi scambi di parole per farci immergere in Haven Springs e nelle vicissitudini dei suoi abitanti, ed è gradito il ritorno di un personaggio secondario già incontrato in Life is Strange: Before the Storm, qui apparentemente più centrale.

Non c’è molto altro che sentiamo di dirvi, se non che nell’ora e mezza circa che ci ha occupato terminare il primo capitolo di Life is Strange: True Colors abbiamo percepito tutte le promesse e premesse dei momenti migliori dei precedenti titoli, quindi gli ingredienti di un’esperienza emotivamente provante e memorabile ci sono tutte.

Life is Strange: True Colors

Vedremo se i capitoli successivi sapranno tenere alta l’asticella o se soffriranno di problemi di pacing come in alcuni casi in passato. Rimanete sulle nostre pagine per la recensione di Life is Strange: True Colors, in arrivo l’8 Settembre.

Vai alla scheda di Life is Strange: True Colors
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