AGCOM: la classificazione italiana per i videogiochi

La classificazione italiana, a cura di AGCOM, rappresenta un grande apertura della nostra classe politica verso il mondo dei videogiochi.

Il nostro paese muove un grande passo verso nel portare una maggiore consapevolezza nel mondo dei videogiochi dotandosi, grazie ad AGCOM, di una classificazione tutta italiana munita di linee guida. La crescente evoluzione del mezzo videoludico, termine molto amato dai nostri legislatori, unita alla facilità di accesso ai più svariati sistemi multimediali da parte dei minori, ha accelerato la ricerca di una soluzione rapida ed efficace per arginare un fenomeno che, se non controllato, può potenzialmente creare problemi importanti.

Questo intervento, personificato dal nuovo regolamento AGCOM e delle annesse linee guida, è figlio di una manovra legislativa che trova le sue radici nel dicembre 2016

Vediamo insieme quali sono stati i passi per realizzare questa classificazione italiana dei videogiochi.

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L’intervento legislativo in questione è la legge n. 220 del 14 novembre 2016 rubricata come “Disciplina del cinema e dell’audiovisivo”. I punti di interesse alla base di questa manovra sono essenzialmente due, riportando testualmente un estratto del provvedimento legislativo: 

[…] la presente legge detta i principi fondamentali dell’intervento pubblico a sostegno del cinema e dell’audiovisivo in quanto attività di rilevante interesse generale, che contribuiscono alla definizione dell’identità nazionale e alla crescita civile, culturale ed economica del Paese, favoriscono la crescita industriale, promuovono il turismo e creano occupazione, anche attraverso lo sviluppo delle professioni del settore.

[…] e provvede alla riforma, al riassetto e alla razionalizzazione, anche attraverso apposite deleghe legislative al Governo, della normativa in materia di tutela dei minori nel settore cinematografico, di promozione delle opere europee da parte dei fornitori di servizi di media audiovisivi, nonché di rapporti di lavoro nel settore.

Perdonate questa parte un po’ noiosa, ma è necessariamente doverosa. Nel primo punto viene riconosciuta l’importanza del videogioco in Italia come è altrettanto fondamentale il contributo degli sviluppatori made in Italy, che creando opere videoludiche non solo accrescono l’immagine nazionale ma anche alimentano lo sviluppo e la crescita del nostro paese.

Questa è musica per le nostre orecchie.

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Vi allevio la parte “pallosa” con una breve nota di colore. Il legislatore ha un po’ timore a nominare la parola videogioco. Leggendo velocemente il corpo normativo avevo difficoltà a comprendere se i videogames fossero compresi o meno nella norma e poi, cercando di cogliere l’intenzione del legislatore ho trovato quello che cercavo: 

opera audiovisiva: la registrazione di immagini in movimento, anche non accompagnate da suoni, realizzata su qualsiasi supporto e mediante qualsiasi tecnica, anche di animazione, con contenuto narrativo, documentaristico o videoludico, purché opera dell’ingegno e tutelata dalla normativa vigente in materia di diritto d’autore e destinata al pubblico dal titolare dei diritti di utilizzazione;

Credo che tutto questo si possa riassumere con una sola parola, non trovate?

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Un altro passo importante verso la classificazione italiana operata da AGCOM per il settore dei videogiochi, è l’emanazione del Decreto Legislativo n. 203 del 7 dicembre 2017, rubricato come ”Riforma delle disposizioni legislative in materia di tutela dei minori nel settore cinematografico e audiovisivo”. L’intenzione di questo provvedimento è quello di andare incontro alle esigenze di tutela delle fasce deboli, mediante degli strumenti che consentano alle famiglie, in primis, e agli imprenditori del settore un modo per poter facilmente gestire questo delicato argomento.

La svolta italiana la troviamo nell’art. Art. 10 rubricato come “Classificazione delle opere audiovisive destinate al web e dei videogiochi”. Il Governo, nel rispetto e nel riconoscimento delle giuste e dovute competenze, demanda l’onere di ”edificare” il regolamento per la classificazione della materia videoludica, all’AGCOM, nel rispetto delle pratiche internazionali già riconosciute, tra cui ovviamente il PEGI.

Parafrasando: PEGI, grazie per il lavoro sin qui svolto in Italia, ma adesso ci sono anche io.

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Ennesimo passo per la riforma italiana lo abbiamo nel mese di marzo, quando veniva emanato da AGCOM, con la delibera N. 74/19/CONS, il regolamento in materia di classificazione delle opere audiovisive destinate al web e dei videogiochi. So bene cosa vi state chiedendo, due classificazioni che si sovrappongono? La risposta a questa domanda è contenuta nel testo del regolamento.

Sulla base di sollecitazioni intese a evitare un bis in idem rispetto ai videogiochi già classificati in base al sistema PEGI, l’Autorità ha ritenuto di inserire una previsione di equipollenza della classificazione PEGI ai fini del rispetto del Regolamento, rinviando per il dettaglio alle linee guida da adottarsi in base alla successiva disposizione.

In sostanza vi sono due classificazioni che si equivalgono tra loro, sia per valore che per efficacia. Il nuovo regolamento AGCOM eredita molto dall’esperienza positiva di PEGI, la cui efficacia è stata sempre riconosciuta in Italia. Non è un caso infatti che al tavolo tecnico, la società lussemburghese ha avuto un’ampia voce in capitolo, figlia di un’esperienza positiva accreditata in tutta Europa. 

Ultimo passaggio per la manovra italiana, è quello della delibera n. 359/19/CONS denominata “Linee guida relative alla classificazione delle opere audiovisive destinate al web e dei videogiochi”. In questo recente passaggio normativo, viene definitivamente chiarito come i due sistemi, AGCOM e PEGI, debbano dialogare nel nostro paese. Nell’allegato A della delibera in argomento, viene fatta una distinzione tra videogiochi già sottoposti a classificazione PEGI e pronti per essere lanciati e titoli ancora da sottoporre a valutazione:

I videogiochi che risultino sottoposti alla procedura di classificazione PEGI, siano essi già distribuiti sul mercato alla data di entrata in vigore del Regolamento o lo siano in una qualunque data successiva, si considerano conformi alle disposizioni del Regolamento, senza ulteriori oneri per i soggetti individuati alle lettere g) e h) dell’articolo 1 del Regolamento medesimo.

Nel caso di videogiochi e/o di loro contenuti aggiuntivi distribuiti separatamente (c.d. “DLC”) destinati a entrare sul mercato italiano successivamente alla data di pubblicazione delle presenti linee guida, è fatta raccomandazione ai fornitori di cui all’articolo 3 comma 3 del Regolamento di assicurarsi che i prodotti risultino già sottoposti alla procedura di classificazione PEGI, ovvero applichino il sistema di classificazione AGCOM al momento del rilascio sul mercato italiano.

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Quindi, ricapitolando, in una fase precedente alla distribuzione sul nostro mercato, un videogioco deve obbligatoriamente essere sottoposto a classificazione PEGI o AGCOM.

Ok, bene ma qualcosa ancora non mi è perfettamente chiaro. La procedura di classificazione PEGI prevede la concessione di una licenza su base contrattuale, motivo per cui ha un costo. Nel regolamento si parla di linee guida e mai di procedura di classificazione, lasciando intendere che il sistema AGCOM sia gratuito e senza alcun onere in capo agli sviluppatori/produttori, se non quello del rispetto normativo. Il suggerimento di questa chiave interpretativa viene anche fornito dalla diversa nomenclatura tra procedura e sistema, anticipando una semplificazione di base. 

Spero che questo venga confermato quanto prima dagli attori in campo, rappresentando una svolta italiana, nell’ottica di andare incontro alle esigenze dei tanti studi indie italiani, che nell’economia dello sviluppo dei videogiochi, potranno forse togliere la voce “classificazione” tra i costi da sostenere. Il mio è un augurio e una speranza per tutti coloro che contribuiscono, come il legislatore ha ricordato nel 2016, alla definizione dell’identità nazionale e alla crescita civile, culturale ed economica del Paese. 

La classificazione italiana emanata da AGCOM nel settore dei videogiochi, è basata sulla valutazione di 8 descrittori tematici, analogamente a quanto previsto dal sistema PEGI: Linguaggio scurrile, Discriminazione e incitamento all’odio, Droghe, Paura, Gioco d’azzardo, Sesso, Violenza, Acquisti nel videogioco. A seconda del livello di ognuno di questi descrittori viene individuata una tra le 6 classi di età identificate da AGCOM. 

Sia le classi di età che i descrittori tematici, dovranno essere riprodotti sotto forma di pittogrammi apposti sul packaging del videogioco, se si tratta di un supporto fisico, e negli store online, in caso di prodotto digitale.

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La manovra iniziata nel nostro Parlamento nel 2016, proseguita nel 2017 dal Governo e conclusa nel 2019 con il regolamento AGCOM, è figlia di una necessità comune nell’affrontare un demone che si muove in silenzio ma molto pericoloso: l’Inconsapevolezza. La troppa facilità di accesso a sistemi di comunicazione multimediali, sia portatili che fissi, è un catalizzatore per la condivisione di idee, opinioni, immagini e sentimenti, motivo per cui ogni fruitore deve essere munito di un bagaglio di consapevolezza non indifferente.

Un videogioco muove delle idee, può creare stili di vita e generare degli esempi, idoli e comportamenti da emulare. Mi rivolgo sia ai genitori e soprattutto ai ragazzi: non perdete mai di vista il confine tra la realtà e il mondo del gaming. In un videogioco avete la barra della vita, potete sfruttare un check-point e la funzione di salvataggio vi fa continuare la vostra avventura in tempi e momenti successivi. Lo potete fare questo nella vita reale?

Questo vuol dire essere consapevoli, tenetelo bene a mente.

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