Dragon Quest VI: Realms of Revelation – Recensione Dragon Quest VI: Nel regno dei sogni

Sono passati ben 16 lunghi anni da quando Dragon Quest VI è uscito. No, non è un errore. Non siete su un articolo della sezione dedicata al retrogaming. In molti infatti attendevano la riedizione di questo classico assoluto del genere j-rpg, in una lingua che non fosse l’incomprensibile ai più giapponese. Il remake è finalmente arrivato e naturalmente approdato su Nintendo Ds, console che sta regalando più di una gioia a tutti gli appassionati. Dragon Quest VI viene catapultato fino ai giorni nostri direttamente dall’epoca d’oro dei 16 bit, ossia gli anni Novanta, un po’ come è capitato con il quarto e il quinto capitolo. Bisogna mettere in evidenza come da noi in Europa il titolo non sia comunque ancora arrivato e perciò è necessario capire i piani di Nintendo anche alla luce del lancio del Nintendo 3ds.
 

 


 

Il mito

Ogni videogiocatore degno di questo nome dovrebbe avere sentito almeno una volta il nome Dragon Quest. Essa è una delle serie più celebri e famose del genere gioco di ruolo di matrice alla giapponese che in 25 anni è cambiata pochissimo ed è rimasta sempre fedele a se stessa. Ogni volta è comunque sempre una sorpresa e i giochi accontentano sia critic che pubblico per via della qualità intrinseca. Come già detto nell’introduzione questo sesto capitolo è il remake di un titolo uscito molto tempo fa per Super Famicom e mai uscito dai confini nipponici. Il gioco su Nintendo Ds è stato migliorato e arricchito a livello di personaggi e background in generale, rispettando però sempre la sacralità dell’opera in questione e quindi non stravolgendola mai in nessun caso. Il gioco, come ben saprete, alterna una dimensione onirica a quella reale e nei panni del nostro ipertricotico eroe dovremmo salvare il nostro regno dagli attacchi del malvagio stregone di turno. Una storyline classica ma sempre dotata di grande fascino. Fin dalle prime battute di gioco scoprirete la dimensione del sogno e farete la conoscenza del vostro acerrimo nemico in uno scontro rapido e indolore. Potremo reclutare gli elementi del nostro party in entrambe le dimensioni e quindi il plot seguirà le vicende in entrambi casi in maniera serrata, talvolta intrecciandosi.
 

 


 

Modernità nel passato

Il gioco ha tutto il sapore dei grandi titoli dell’epoca d’oro di questo splendido genere. Per chi non lo sapesse Dragon Quest è stata da sempre l’unica saga a tenere testa in termini di vendita la corazzata Final Fantasy, soprattutto nella terra del Sol Levante. Questo perché il titolo, a differenza forse del colosso di Square, non è mai cambiato troppo ed è subito diventato un marchio riconoscibile e ben visibile, soprattutto per la schiera di fan giapponesi. Discorso diametralmente opposto va fatto per l’Occidente, dato che da noi invece si apprezza maggiormente il senso di novità e di stupore. Forse per questo Dragon Quest qui da noi non ha mai attecchito più di tanto. Un vero peccato in ogni caso. A riprova di quanto appena enunciato possiamo prendere in esame i dati di vendita del nono capitolo uscito sempre per Nintendo Ds. Il titolo è infatti stato apprezzato più negli Stati Uniti e in Europa che in Giappone, proprio per le novità apportate, su tutte il multiplayer. Questo sesto capitolo è senza dubbio legato alle radici invece, caratterizzato da frequenti combattimenti casuali e dall’alternanza fissa tra dungeon e città da esplorare. Grande importanza nel gameplay è stata conferita anche all’elemento esplorativo, poiché i mondi a disposizione sono ben due e perciò passare molto tempo ad esplorare queste lande immense anche seguendo le dritte dei vostri compagni di party, sempre molto utili. Il senso di smarrimento è sempre dietro l’angolo e, proprio per questo motivo vi consigliamo caldamente di seguire attentamente i dialoghi proprio per carpire più preziose informazioni possibili. Le quest secondarie sono moltissime e quindi questo va a influire in maniera molto importante sul fattore della longevità. Il gioco infatti dura mediamente sulle 70 ore, divise in 50 ore per la storia principale ed altre 20 per le sottoquest.
 

 


 

Ufficio di collocamento

Il titolo propone un job system molto completo e variegato, con ben 16 classi diverse a disposizione con l’aggiunta di due attivabili nel corso delle ore di gioco. Inutile specificare che con questo popò di sistema di classi le personalizzazioni sono a dir poco una miriade. Il vostro party di quattro elementi potrà infatti contenere al suo interno maghi dalla grande potenza fisica, guerrieri dalle propensioni da chierico, maestri di arti marziali esperti di magia e così via in tutta una serie di combinazioni veramente interessanti e varie. Si potrà dunque anche far cambiare classe ai vostri personaggi creando dei mix unici che influenzeranno anche in maniera preponderante il vostro modo di giungere alla conclusione. Altro elemento interessante in questo sesto capitolo è rappresentato dalla possibilità di integrare nel proprio party anche dei mostri molto potenti che incontreremo sul nostro cammino.
 

 


 

Work of Art

Anche in questo caso lo sviluppo del remake è stato affidato da Nintendo al team di ArtePiazza, sinonimo di qualità a livello tecnico sicuramente. Il gioco infatti brilla per la sua vivacità di colori e per l’ottimo mix tra elementi in due dimensioni e quelli in tre. Ottimo anche il comparto sonoro, caratterizzato in primo luogo da musiche realmente evocative. Dragon Quest VI non sfigura di certo neppure applicando i canoni estetici più recenti. D’altra parte il fascino è indiscutibile.
 

 


 

Un ottimo titolo dal fascino antico che non mancherà di soddisfare a pieno tutti i nostalgici e gli amanti del genere.

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