Back in Time – Crash City Mayhem

L'ultimo Runabout.

L’ennesima puntata di Back in Time dedicata a 3DS è dedicata a Crash City Mayhem, conosciuto in Giappone con il nome di Runabout 3D: Drive Impossible, quinto e ultimo (a oggi) capitolo di Runabout.

Crash City Mayhem è un gioco di guida smaccatamente arcade, semplice nelle sue fondamenta. Cionondimeno, il nostro scorrazzare trova la sua ragion d’essere in una trama che definire tale è un complimento: nei panni di un corriere, ex spia, dobbiamo affrontare alcune missioni legate a uno speciale prototipo di auto super segretissima. Tre dialoghi (tradotti pure nella nostra lingua, in maniera decente) in croce, fortunatamente skippabili, e passa la paura.

Quel che conta è la varietà delle missioni, e, da questo punto di vista, non ci sembra sia il caso di lamentarsi: pur restando ancorato ai topoi del genere, Crash City Mayhem propone incarichi articolati in diversi obiettivi, che comprendono infiltrazioni, inseguimenti, pedinamenti e quant’altro. Certo, in fin dei conti si tratta sempre di guidare da un punto A a un punto B, il più delle volte entro un limite di tempo, ma da un racing game non ci si aspetta qualcosa di diverso, no? Vi è poi da dire che non è stata posta enfasi sull’uso di armi da fuoco, anche se è comunque possibile sbloccare un carrarmato (e, sì, si può sparare).

Crash City Mahyem

Il problema principale non sta nella struttura o nella varietà delle missioni, ma nel loro numero: sono solo sei, e, oltre a esse, non c’è altro, né modalità secondarie, né multiplayer. In questo modo giungerete ai titoli di coda in un’ora. Tutto qua, insomma? Quasi. Crash City Mayhem non spicca certo per la sua ricchezza, ma offre comunque altri stimoli al giocatore, con cinque diversi livelli di difficoltà; certo, sarebbe stato meglio avere trenta missioni piuttosto che sei da fare cinque volte, ma, quantomeno, ogni volta si sblocca qualcosa di diverso.

Gli extra proposti sono eterogenei: ovviamente ci sono mezzi particolari (come il succitato carrarmato), poi equipaggiamenti e infine opzioni di tuning che non ci si aspetterebbe da un gioco del genere. Ci riferiamo non all’aspetto del mezzo (oltre agli equipaggiamenti, è modificabile il colore), ma alle sue caratteristiche tecniche, come sospensioni, pneumatici, freni e sterzo, che possono essere regolate in cinque modi diversi. Addirittura, il gioco distingue fra sospensioni (ma anche pneumatici e freni) anteriori e posteriori. Le differenze tra i vari assetti sono apprezzabili, in particolare – almeno a parere di chi scrive – lo sterzo, che incide profondamente sulle derapate, come è ovvio.

Crash City Mayhem

Svolte queste considerazioni, bisogna soffermarsi sull’aspetto centrale di tutta la questione: il divertimento. Crash City Mayhem non offre un’esperienza particolarmente ricca, né un comparto tecnico all’avanguardia, ma, console alla mano, sa il fatto suo. Il modello di guida è arcade fino al midollo, e non potrebbe essere altrimenti. Il gioco si domina facilmente con un paio di tasti, che sono l’acceleratore e il freno, a cui si può aggiungere anche il freno a mano (tasto R). Non serve certo un tutorial, che comunque è presente. Il senso della velocità è ottimo, nonostante qualche calo del frame rate, non in grado di compromettere l’esperienza complessiva. La guidabilità è molto variabile, a seconda non solo dei veicoli, ma anche degli assetti utilizzati nel tuning.

Come negli altri Runabout, il gameplay è arricchito dalla possibilità di distruggere una gran quantità di oggetti disseminati lungo il percorso: automobili, semafori, tavolini, bancarelle e chi più ne ha, più ne metta. A ogni oggetto è associato un valore in dollaro sonante, sicché alla fine di ogni corsa sarà possibile vedere quanti danni sono stati arrecati. Apparentemente elementi di questo tipo, come il danno totale, o i tempi, non hanno una ricaduta diretta sul superamento delle missioni o sullo sbloccamento di bonus, ma non posso escludere che possano rivestire questo ruolo alle difficoltà più elevate (ho completato il gioco a Molto Difficile, quindi mi mancano altri due livelli di sfida, N.d.R.). Semplicemente, si tratta di inanellare record su record, proprio come si faceva secoli fa nelle sale giochi.

Crash City Mayhem


Crash City Mayhem non è un gioco in grado di soddisfare chiunque. Quelli che apprezzeranno maggiormente l’opera di Rocket Company, al di là dei fan di Runabout, saranno gli appassionati di arcade e dintorni, che sono un po’ gli stessi che hanno passato le giornate a folleggiare per le strade di Crazy Taxi e relativi seguiti. Anche se – vale la pena di ricordarlo – il primo Runabout è uscito addirittura prima del gioco di SEGA, nel lontanissimo 1997. Il prezzo (€ 19,99) non è dei più amichevoli, parametrandolo alla relativa povertà di contenuti.

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