Indiegame Madness, report dell’evento

Chi dice che i videogiochi non sono più quelli di una volta e che ormai è tutto “una commercialata” dovrebbe aprire gli occhi: non c’è mai stato un periodo così florido di intraprendenza, passione, coraggio e voglia di buttarsi nell’esplorazione di cose nuove.
Ci riferiamo ovviamente ai giochi indipendenti, e non parliamo solo della quantità enorme di titoli che escono ogni mese, ma anche di quanti siano quelli che trascendono il concetto di videogioco. Playing The Game è un iniziativa volta a esplorare e dare voce a questi prodotti di difficile catalogazione, e lo scorso fine settimana si è tenuto a Milano l’evento Indiegame Madness!. Come annunciato pochi giorni prima, noi c’eravamo.

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Partiamo parlando del contesto in cui si è svolto l’evento, ovvero Recipient.cc, un laboratorio (o meglio, collaboratorio) che da fuori potrebbe sembrare poco più di un centro sociale, ma che in realtà è molto (molto) di più: quando mai sì è mai visto un collettivo impegnato così a fondo in produzioni multimediali di ogni sorta, da musica elettronica e arte digitale fino ad arrivare a demo per visori VR e video mapping di grattacieli?
Playing The Game non poteva scegliere location più adeguata per un evento dedicato ai giochi inusuali, grazie alle tante postazioni e al tanto materiale messo a disposizione. Per due pomeriggi, il laboratorio è stato aperto a un numeroso pubblico di appassionati e curiosi che hanno potuto metter per la prima volta le mani su un paio di Dev Kit 2 di Oculus Rift, costantemente presi d’assedio, provare giochi in esclusiva come Autopret (che avevamo già incontrato a Outré Videogames), o semplicemente divertirsi in compagnia con i tanti giochi multiplayer locali a disposizione (maggiori informazioni sulla pagina dell’evento).

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Non è mancato lo spazio dedicato al retrogame, con una stanza dove era possibile provare il cabinato di Rolling Thunder, vari classici per Dreamcast, PlayStation e GameCube, una console non meglio definita (AGGIORNAMENTO: pare si trattasse di una Play-o-Tronic) su cui girava Pong, e un’intera area GameBoy dove chi vi scrive ha potuto scoprire Marble Madness, un classico che garantiamo essere in grado di far perdere la pazienza quanto Dark Souls.

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Voce alla serietà con Paolo Branca, fondatore di Playing The Game, che nella seconda giornata ha tenuto una breve presentazione per parlare di Textural Videogames, pubblicazione digitale già annunciata nel corso dell’evento Outré Videogames e dedicata, naturalmente, ai titoli indipendenti più fuori dagli schemi, che abbandonano le classiche barriere della quantificazione dei videogiochi – punteggi, livelli, abilità – in favore di un esperienza emozionale per chi ne usufruisce. Potete leggere di più in merito su uno degli ultimi comunicati di Playing The Game.
La vera novità del discorso è stata l’inaugurazione del bando Call for proposals. Playing The Game si apre così a proposte esterne per la realizzazione di nuovi incontri, workshop, opere, e qualsiasi altra iniziativa che incentivi l’esplorazione del medium videoludico oltre i suoi canoni. È possibile leggere del bando e mandare la propria proposta attraverso questo link.

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In chiusura, non poteva mancare un po’ di intrattenimento fuori tema da parte di Gamesource.it, con la nostra postazione dedicata al violentissimo Hotline Miami 2: Wrong Number (la cui recensione è in ritardo, lo ammettiamo) e il nostro consueto giveaway, che questa volta ha permesso a una visitatrice di vincere una copia per Steam del gioco platform cooperativo per due ibb & obb.
A dare un tocco migliore a tutto, musica chiptune del sabato sera ad opera di DJ Tonylight e abbondanza di birra artigianale per tutti durante ambo le giornate.

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