Rice Digital: varietà e qualità a London Comic Con

Al Comic Con di Londra abbiamo avuto sicuramente molto da fare e da vedere, ma non si può certo dire che sia uno degli appuntamenti più attesi per scoprire nuovi videogame o testare le novità in arrivo. Gli stand dedicati ai giochi erano pochi e quasi tutti i player più importanti hanno marcato visita, quindi ci siamo potuti concentrare su uno store online britannico che aiuta a portare in Europa tutta una serie di progetti giapponesi o di nazioni limitrofe: Rice Digital (in collaborazione con il publisher PQube).

Abbiamo così avuto modo di provare tre interessantissimi titoli in arrivo quest’anno, su tre generi differenti e tre audience differenti, ma ognuno valevole di attenzioni.

Chaos;Child (PS4, PS Vita)

Rice Digital parte subito con un pezzo da novanta. Seguito del quasi sconosciuto e mai arrivato in Europa Chaos;Head, Chaos;Child, sviluppato dagli stessi 5pb del geniale Steins;Gate, è una visual novel giapponese uscita ormai due anni fa sul suolo natio come esclusiva temporanea per Xbox One (!) ed è ora pronto a sbarcare anche dalle nostre parti su console PlayStation.

Tokyo, 2015. Sono passati sei anni da un terribile terremoto avvenuto a Shibuya. Una catastrofe naturale le cui bizzarre caratteristiche hanno però fatto scaturire una serie di domande dopo la rapida ricostruzione. E non è finita qui: molti sopravvissuti hanno contratto una malattia, la Chaos Child Syndrome appunto, la quale porta persone apparentemente normali a compiere atti di efferata violenza. In questa misteriosa situazione, un gruppo di studenti sembra aver invece subito conseguenze addirittura più stupefacenti, guadagnando poteri soprannaturali come la preveggenza e diventando in grado di alterare la realtà.

Chaos;Child

Il filone narrativo e la struttura di Chaos;Child sono evidentemente da subito le stesse di Steins;Gate, ma le affinità finiscono qui: Chaos;Child è da subito brutale, maturo e perfino cruento, in una maniera diametralmente opposta alla storia all’ “acqua di rose” di Kurisu e Okabe. Abbiamo potuto poi provare con mano l’inizio del gioco, ma il valore di un hands-on su una visual novel resta limitato, specialmente in una chiassosa fiera: approfondiremo il sistema di scelte e la trama in sede di recensione. Per ora, possiamo dire che quel poco che abbiamo visto ci ha intrigato non poco.

Cat Quest (PS4, Steam, Nintendo Switch, Mobile)

Essere giornalisti di videogiochi può voler dire passare, all’interno dello stesso stand, da una visual novel piena di sangue a una colorata parodia di un RPG fantasy con protagonista un gatto. E’ quello che ci è successo da Rice Digital con Cat Quest, simpatico gioco di ruolo in due dimensioni sviluppato a Singapore che si ispira liberamente a capostipiti del genere come Final Fantasy e Skyrim. Se non ci credete, il gattino che impersoneremo viene chiamato nientepopodimeno che Dragonblood da tutti gli NPC che incontra!

Cat's Quest

Il tono di Cat Quest è evidentemente leggero, ma non pensate che sia un gioco facile, anzi, nel nostro test con mano siamo passati dalla schermata di Game Over numerose volte, “traditi” dalla struttura open world simil-Dark Souls, la quale non nasconde nemici e zone di livello inaccessibile fin dall’inizio della storia. Il gioco ha un sistema di progressione, abilità ed equipaggiamento molto tradizionale e un sistema di combattimento in tempo reale apparentemente poco profondo e nemmeno troppo divertente. La sua originalità si trova nella realizzazione grafica e soprattutto nel suo umorismo felino. Cat Quest non è sicuramente impressionante come qualità visiva, ma è davvero originale: si gioca in pratica direttamente su una carta geografica, con tanto di nomi delle regioni e dei luoghi scritti sopra. Città e luoghi che hanno subito un completo trattamento a quattro zampe: la capitale del regno di Felingard infatti viene chiamata la “Catpital” e ogni singolo elemento del gioco contiene una gag a stampo felino, dalla qualità ovviamente altalenante. Non per tutti, ecco…

Cat Quest

60 quests, 50 mini-dungeon sono numeri che presi così non significano necessariamente che Cat Quest, complice anche la release mobile, possa convincerci di non essere più che un breve, seppur simpatico, passatempo. L’uscita è prevista per quest’estate, quindi a breve vi potremo dare un giudizio definitivo, sempre su queste pagine virtuali.

White Day: A Labyrinth Named School (PS4)

Chiude l’offerta di Rice Digital un titolo molto particolare. Annunciato recentemente per il 4 agosto in Europa, White Day non è una novità, anzi è un remake di un gioco indipendente cult nascosto uscito nel 2001 in Corea del Sud, divenuto poi una gemma nascosta adorata da comunità di videogiocatori in tutto il mondo e conosciuto con una nomea non da poco, quella del “gioco più spaventoso di tutti i tempi”.

White Day è un survival horror in soggettiva vecchio stile, ricostruito da zero su PS4 e PC in tre dimensioni; è ambientato in una scuola, dove il protagonista si è appena trasferito e incontra una ragazza. No, le similitudini con Persona finiscono qui: tempo cinque minuti e iniziano ad apparire fantasmi, si viene rincorsi da un bidello folle e si ottengono strani oggetti maledetti. Le relazioni con gli altri personaggi/studenti e le scelte che compiremo aggiungono un livello di complessità ed elementi da light visual novel a White Day: A Labyrinth Named School, titolo dotato di numerosi finali che così vuole offrire ampie motivazioni per essere rigiocato. La storia infatti durerà solo poco più di sei ore (Rice Digital e PQube ci hanno promesso la localizzazione in italiano, una vera sorpresa!), ma ogni playthrough promette di essere diverso.

White Day

In tutto questo, però, al cuore White Day rimane un brutale survival horror, nel quale la bastardaggine degli sviluppatori non ha concesso nessuna arma al protagonista col caschetto, circondandolo di corridoi e aule inquietanti e buie, dove non solo può essere attaccato da presenze soprannaturali ma anche e soprattutto dal sopracitato bidello, in costante esplorazione e ricerca per la scuola, in una maniera che ci ha ricordato lo xenomorfo di Alien: Isolation. Oltre agli spaventi, che sicuramente in casa al buio e con le cuffie risulteranno molto più efficaci che in piedi di fianco allo stand di Tekken 7 durante un torneo, una caratteristica che abbiamo adorato di White Day è la profonda lore che sembra avere, da scoprire piano piano tra documenti nascosti, suoni sinistri e reliquie. Pronti a sentire brividi lungo la schiena, anche in piena estate?

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