Halo: Combat Evolved – Recensione Halo: Combat Evolved

Team Bungie ”Jumping”

Gli FPS sono sempre stati tra le punte di diamante delle collezioni degli utenti PC; ci sono moltissimi titoli degni di nota, come Half-Life, Wolfenstein, Doom e Duke Nukem, tutti giochi di notevole fattura e piuttosto difficili da scavalcare.
Questo però non fa desistere i ragazzi di Bungie Software dal tentare, nel 1999, di inserirsi prepotentemente nella classifica con il loro prodotto: il gioco che presentarono in anteprima fu questo “Halo: Combat Evolved”, titolo che all’epoca destò non poco l’interesse della Microsoft.
Nonostante il lavoro del team fosse progettato unicamente per home computer, Bill Gates e soci proposero al gruppo di convertire il progetto come esclusiva e gioco di lancio della nuova console casalinga “Xbox”, e qui di seguito noteremo cosa sono stati capaci di fare.
 


L’ultima controffensiva della terra

Siamo nell’anno 2552, il sovrappopolamento della Terra ha costretto l’uomo a colonizzare altri mondi ed altre galassie per garantire prosperità e continuità alla propria specie; sono molti ormai gli esseri umani che vivono in altri sistemi solari.
Dopo anni di conquiste ed insediamenti, accade però l’inevitabile. I Covenant, un consorzio di razze aliene tenute assieme da un forte credo religioso, considerano gli esseri umani un affronto agli Dei, ed attaccano le colonie una dopo l’altra nella speranza di annientare la razza dei sacrileghi invasori.
L’ultimo attacco dei Covenant si concentra sul pianeta Reach, un cantiere interstellare situato molto vicino alla Terra, atto alla costruzione di navi-colonia civili ed astronavi militari della UNSC (United Space Colonies); su  Reach vengono anche condotte ricerche scientifiche sullo sviluppo degli armamenti; uno fra tutti è il progetto Spartan II, nato per creare una élite di soldati cyborg per contrastare l’imminente avanzata dei Covenant.
La battaglia devasta completamente il pianeta, costringendo i pochi coloni e gli ultimi Spartan sopravvissuti a fuggire sull’unica nave rimasta intatta, la Pillar of Autumn; il capitano Keyes ed i suoi uomini fanno compiere alla nave un balzo nell’iperspazio, tentando così di attirare la minaccia aliena lontano dalla terra.
 

Alieni, fatevi avanti

Il nostro alter-ego all’interno del gioco sarà uno dei pochi Spartan rimasti in vita, e verremo semplicemente chiamati “capo” da tutti coloro con cui avremo modo d’interagire; una bizzarra scelta per immedesimarsi nel protagonista, ma, procedendo con l’avventura, faremo piacevolmente l’abitudine a questo appellativo gerarchico.
Non appena si concluderà il filmato di apertura, verremo svegliati dal nostro sonno criogenico e guidati passo passo in un controllo delle funzioni motorie e vitali, ovvero, un semplice ed originale tutorial perfettamente integrato con la storia, che ci darà modo di prendere dimestichezza coi sistemi di controllo e puntamento in tempi brevissimi; da qui procederemo poi da soli fino alla sala controllo della gigantesca Pillar of Autumn, dove riceveremo la nostra prima arma e potremo cominciare a farci strada tra le orde di alieni che si pareranno dinanzi al nostro cammino.
Questa ovviamente è solo una piccola parte del prologo e man mano che andremo avanti saremo catapultati in una storia molto appassionante e coinvolgente, ricca di colpi di scena e trovate originali. Ma andiamo ad analizzare meglio l’aspetto del gameplay.
Di norma gli sparatutto in prima persona sono i classici titoli in cui si è da soli contro tutti, questo però non avviene in Halo: infatti spesso e volentieri potremo contare sul supporto offerto dai Marines spaziali della UNSC e dai loro mezzi d’assalto; potremo per l’appunto guidare jeep armate di mitragliatrici pesanti (chiamate Warthog), carri armati indistruttibili e all’occorrenza anche veicoli e torrette contraeree aliene; ed ogni volta che lo faremo, la visuale passerà in terza persona, permettendoci così di gestire il tutto con una naturalezza davvero notevole.
I Marines non saranno solo un valido aiuto, ma anche una divertente compagnia: per intenderci, tutti i personaggi, compresi gli alieni, pronunceranno di continuo frasi attinenti alla situazione svolta nel gioco, alcuni addirittura si complimenteranno con voi in base all’andamento dei combattimenti con frasi del tipo: “Bel colpo capo”, e spesso anche con espressioni più colorite, il tutto condito da un’intelligenza artificiale di buona fattura ed una caratterizzazione grafica di tutto rispetto.
Per devastare i Covenant avremo a disposizione un discreto compendio di armi, sia umane che aliene, che variano dal più sofisticato fucile mitragliatore al distruttivo lanciarazzi, passando per fucili al plasma e pistole laser; unico “problema” (per meglio dire “dettaglio”) sarà il fatto che saremo costretti a cambiare metodologia di assalto e tecniche di combattimento piuttosto spesso, dato il fatto che il nostro “capo” potrà portare con sé solamente due armi per volta, e due tipi diversi di granate, per  adattarsi ad ogni situazione.  
  

Killer application

Sicuramente Halo ha tutte le carte in regola per essere considerato un capolavoro; i pregi di questo gioco sono davvero tantissimi ed amalgamati con sapiente maestria.
La grafica è davvero molto bella e priva di qualsiasi sbavatura; analizzando il tutto, si possono notare dettagli ed effetti grafici a profusione, specialmente nel character design, ma la cosa che più volte ci lascerà a bocca spalancata è la vastità delle aree esplorabili, sapientemente illuminate e dall’impatto visivo di prim’ordine; come se non bastasse, anche il comparto musicale è azzeccatissimo: ottimi temi d’accompagnamento ed effetti sonori d’ambiente strepitosi. Parlando poi del doppiaggio si aggiunge un’altra chicca d’effetto che va ad arricchire i già tanti meriti di questo titolo.
L’unico difetto che stona in tutto il contesto risiede nel sistema di controllo, ma non per quanto concerne il movimento o il puntamento del nostro eroe di turno, bensì nelle sessioni a bordo del Warthog, nelle quali il sistema di gestione della jeep è affidato ad entrambe le levette analogiche del pad, la destra per l’accelerazione e la sinistra per la direzione da seguire;  potrebbe sembrare che non ci sia nulla di strano in questo, ma prendendo in mano il controller ci si rende immediatamente conto di quanto sia difficile guidare con questo sistema nelle aree infestate di nemici ed ostacoli da evitare; ci vorrà una buona decina di minuti per abituarsi a malapena e riuscire a cavarsela nelle spinose situazioni in cui ci troveremo, questo a meno di non prendere il posto del mitragliere in modalità cooperativa.
Proprio questa modalità è un’altra nota di merito che aggiunge spessore e longevità ad Halo, con essa infatti potremo rigiocare tutta la storia assieme ad un amico, muovendoci in split screen orizzontale (schermo condiviso orizzontalmente); in più è presente la modalità multiplayer per le battaglie a 4 giocatori, ed il system link per collegare fino a 4 Xbox contemporaneamente e portare il massimo numero di partecipanti fino a 16: insomma, la longevità non è esattamente il punto debole di questo gioco.
 

Ultimi colpi del caricatore

Farsi scappare questo titolo sarebbe un vero peccato per chiunque possieda una Xbox; un capolavoro con tutti i crismi, che merita di essere goduto dall’inizio alla fine, che piacerà a chiunque.
Chi l’avrebbe mai detto che una manciata di ragazzi fossero capaci di tanto ?
Probabilmente, con questo titolo, Bungie Software ha lasciato un solco indelebile nelle pagine della storia dei videogiochi.

Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche

Lascia un commento