Indiana Jones and the Emperor’s Tomb – Recensione Indiana Jones e il Bastone Dei Re

Un Indiana Jones portatile

E’ oramai di uso comune, sopratutto nei prodotti palesemente commerciali, che essi si presentino su quasi tutte le piattaforme odierne. Ne sono un esempio i vidoegame ispirati agli omonimi film. Essi sono sempre prodotti multipiattaforma, presenti non solo su console simili (la 360 e la PS3), ma anche su hardware completamente differenti: Wii, PSP, DS, PS2. Non c’è da stupirsi: il marketing ha le sue leggi, e l’offerta più vasta possibile è una di queste. Anche il gioco che andremo ad analizzare in questa sede segue senza indugio questa legge: stiamo parlando di Indiana Jones ed il bastone dei re. Il titolo in questione esiste sia su Nintendo Wii (dove forse può vantare la realizzazione più interessante), sia su PSP, PS2 e Nintendo DS. Noi osserveremo più da vicino il prodotto creato appositamente per la console portatile della grande N. Pronti? Iniziamo!

Ancora guai Signor Jones!

La nostra avventura inizia quando, nel cuore della notte, il nostro caro professor Jones viene svegliato da un vecchio amico che si trova palesemente nei guai. L’indomabile Indie non perde tempo, e, imbarcatosi sul primo aereo, si dirige immediatamente a San Francisco, precisamente nella Chinatown (il quartiere cinese) della città. Inizia così, quasi per caso, un’avventura biblica nel classico stile alla Indiana Jones. C’è in ballo un potente artefatto antico collegato direttamente alle mitiche vicende bibliche, che, se dovesse finire in mani naziste, potrebbe sancire la fine dei tempi. La reliquia in questione è, come si evince dal titolo, un bastone, ma non un bastone qualsiasi, bensì la verga tramutata da Mosè in serpente. Non un oggettino da poco dunque.
Il nostro Indie, con tanto di cappello e frusta, si metterà così alla ricerca di questo antico manufatto sacro. Peccato che il tutto venga narrato attraverso dialoghi brevissimi e poco convincenti. Il povero giocatore che dovesse intraprendere l’avventura sul suo fido DS si troverebbe sballottato di luogo in luogo senza capire mai realmente il perché. Diciamocelo, la storia potrebbe anche essere interessante, ma non viene realmente narrata, e noi giocatori alla fine non riusciamo a coglierne il senso. Peccato, perché gli spunti c’erano.

Archeologia avventurosa a suon di pennino!

Come molti prodotti DS che si rispettino, anche questo Indiana Jones fa largo uso del pennino e del touch screen. Potremo muovere il nostro Indie sia con le frecce direzionali sia cliccando sulla zona dello schermo dove vorremo che vada. Difatti, sarà proprio lo schermo in basso a mostrarci i vari ambienti e l’azione, relegando la parte alta della console ad un mero riassunto degli obbiettivi e dei punti ottenuti.
Tornando al pennino, inutile dire che le funzioni che ci permetterà di svolgere saranno vitali per il prosieguo dell’avventura. Se per spostarci potremo anche usare le frecce direzionale, per combattere non ci sarà possibile cavarcela con così poco. Dopo aver premuto il tasto che ci permetterà di combattere (R), il nostro Indie assumerà la posizione di combattimento. Per sferrare i colpi, ora, spetterà solo a noi e al nostro pennino. Cliccando semplicemente sul nemico, ecco che il professor Jones sfodererà la sua famosissima frusta, utilissima per attaccare da distanze non troppo elevate, mentre, per colpire più ravvicinatamente, sarà necessario trascinare nelle varie direzioni il nostro fido strumento (il pennino). Se lo trascineremo verso l’altro, Indie sferrerà un pugno all’aria (colpendo al mento il malcapitato di turno); verso il basso, invece, un pugno allo stomaco, dunque basso; verso destra e verso sinistra saranno gli equivalenti dei ganci destro e sinistro. Il sistema, dunque, diventerà chiaro quasi subito, rimanendo comunque un po’ ostico nella realizzazione. Per difenderci ed offendere dovremo per forza di cose fermarci e metterci in posizione, solo così potremo combattere.
Ai semplici pugni e frustate si aggiungono anche altre armi di fortuna sparse qua e là per i livelli di gioco, basterà un colpo d’occhio per individuarle. Ogni oggetto che potremo afferrare sarà contornato di blu, e diventerà verde quando saremo talmente vicini da prenderlo. Pale, scope, mazze e oggetti di vario tipo diverranno così utilissimi per difenderci in mancanza d’altro, perché, nonostante tutto, non dobbiamo dimenticarci che il nostro Jones potrà utilizzare anche la sua fida pistola. Una volta caricata e piazzati in posizione di combattimento, non ci resterà che cliccare sull’icona dell’arma per estrarla e poi cliccare nuovamente sulla zona dove desidereremo sparare. Non proprio una meccanica veloce e automatica, è vero. A volte, infatti, ci impappineremo con il cambio d’arma o, ancora peggio, sprecheremo proiettili preziosi per la semplice dimenticanza di avere ancora in pugno la fida Colt del professore.
Finendo il discorso sul combattimento, non c’è da dimenticare l’esistenza di una barra, in alto a destra, che ci permetterà di compiere qualche combo speciale. Quando sarà carica e infuocata, infatti, ci basterà premerla e sulla testa del nemico apparirà un cerchietto verde con l’icona di un pugno. Un altro cerchio, questa volta tratteggiato, andrà sempre più a restringersi. Noi dovremo cliccare sull’icona quando il secondo cerchio sarà quasi grande quanto il primo (quello verde con il pugno) ma senza farli toccare. Se riusciremo, ecco che il nostro Indie compirà una mossa distruttiva capace di mandare subito al creatore il nostro avversario.
Il resto del gameplay, continuando il discorso, fonde semplici enigmi a fasi esplorative. Il tutto però diverrà ben presto noioso e si limiterà ad uno schema ben preciso. Qualche ostacolo, nemici, un enigma, ancora nemici, un intermezzo, nuovamente nemici ed ennesimo ostacolo. Saranno poche le fasi veramente divertenti, tra le quali non rientra nemmeno la possibilità, comunque utile, di saltare lunghi fossati appendendosi a qualche palo con la frusta.
In linea di massima dunque, tra delle meccaniche di gioco funzionanti ma sin troppo impacciate, e tra delle fasi esplorative noiose ed inutili, il gameplay del titolo si attesta di bassissimo tono. Peccato.


I colori dell’avventura

Parlato a lungo del gameplay del titolo, ora non ci resta che svelare i "misteri" inerenti al suo comparto tecnico. Quella che ci si presenta davanti è sicuramente una grafica piacevole, capace di sfruttare in maniera efficiente la potenza hardware del DS. Tutto sarà gestito interamente in 3D, con un motore grafico buono anche se un po’ "sporco" e solitamente non confusionario, seguito a ruota da una telecamera automatica che cambierà posizione in base ai nostri movimenti e che, in linea di massima, si rivelerà fastidiosa solo in pochi frangenti. Peccato che in questo insieme di ottime notizie si aggiunga anche qualche nota stonata: le ombre e le varie fonti di luce saranno stranamente contornate da inspiegabili linee colorate, gialle per le luci, nere per le ombre. La cosa, se non fastidiosa, fa comunque storcere il naso. Tutto sommato, comunque, il comparto grafico si attesta su livelli buoni ed accettabili, peccato per le varie scene d’intermezzo disegnate sin troppo anonime.
Per finire, concludiamo tirando in ballo il sonoro. Le musiche saranno prese quasi pari pari dalle quattro pellicole, e le ottime composizione di John Williams riusciranno a sollevare di un poco le sorti del titolo.


In conclusione

Se la versione Wii del titolo può aver deluso, anche quella per DS pare non essere da meno. Seguendo una logica oramai diventata di dominio pubblico, ossia quella che vuole i titoli esageratamente multipiattaforma prodotti in maniera relativamente scadenti, questo Indiana Jones and the staff of kings per DS si rivela un giochino inadatto a saziare la fame di avventura di qualsiasi fan del professor Jones. Riponete pure la frusta e il cappello sul tavolo, e le speranze in un altro titolo.

 

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