Company of Heroes – Recensione Company of Heroes

La seconda guerra mondiale pare essere un argomento ormai abusato in ambito videoludico, eppure continuano ad esserci giochi basati su di essa, quasi sempre con qualcosa in più di nuovo da dire rispetto al resto. Il periodo preso in considerazione è evidentemente ricco di spunti e situazioni interessanti che non cessano mai di essere "riscoperti" per un successivo utilizzo ai giorni nostri, gli uni per i film, gli altri per i videogiochi. Company of Heroes segue questa filosofia, portando nuovamente sui nostri monitor la seconda guerra mondiale che, a quanto sembra, ha ancora parecchie cartucce da sparare nel suo caricatore.

Strategia

A tentare di offrire qualcosa di nuovo in questo ambito è la Relic, già autrice di perle tra gli RTS come Homeworld e Dawn of War. Company of Heroes si propone come uno strategico altamente tattico incentrato sull’interazione con l’ambiente, elemento vitale per poter avere successo. Ecco quindi che ogni parte delle zone dove andremo a dare battaglia potrà fungere da riparo per i proiettili, coprire la vista al nemico o, più semplicemente, bloccare i movimenti. Fin qui niente di troppo eclatante, se non per il fatto che è possibile distruggere qualsiasi cosa. Lanciarazzi, obici e cannoni sono solo alcune delle armi che è possibile utilizzare per martoriare l’ambiente circostante.
 


Battaglia tra corazzati: mentre uno Sherman attira il fuoco dello StuG, gli altri due lo aggirano per colpirlo nella corazza più sottile.

A tutti questi elementi se ne aggiungono altri come le armi pesanti, la soppressione e l’armatura dei carri: le prime sono in genere trasportate da più uomini, lente, hanno un arco di fuoco limitato e necessitano un certo tempo prima di essere pronte al fuoco ma, una volta in posizione, sono assolutamente devastanti; la seconda, di solito generata da armi pesanti a fuoco rapido (come le mitragliatrici), è quel particolare stato in cui una squadra, presa di mira dalle raffiche di fuoco del nemico, si butta a terra per non essere colpita e non riesce più a muoversi; l’armatura dei veicoli, infine, è più spessa frontalmente che sui fianchi o sul retro (come nella realtà).

Passando invece al lato della gestione della base, tipica di quasi tutti gli RTS, troviamo anche qui alcune novità: già implementato in Dawn of War, il sistema di cattura dei punti strategici sparsi sulla mappa è stato anch’esso revisionato. Innanzitutto, sono presenti 3 risorse, ognuna con un punto adibito alla sua produzione: manodopera (che serve per produrre qualsiasi cosa), munizioni (utilizzo di abilità) e carburante (veicoli e potenziamenti). La vera novità consiste nel territorio connesso ad ognuno di questi punti: al di fuori di questi non potranno essere utilizzate determinate abilità, non si potranno prendere equipaggiamenti per le proprie unità e non si potranno costruire difese; per di più, un territorio "sconnesso" da quello principale del nostro quartier generale vale quanto uno non conquistato.

Unendo tutte queste succose novità possono venire a crearsi interessanti quanto intuitive tattiche e situazioni: aggiramenti di postazioni difensive, sfondamenti con i carri, imboscate, incursioni nel territorio nemico e molte altre. La tipologia di gioco di Company of Heroes è infatti ben eseguito, coinvolgente e, soprattutto, divertente.

Gli abili Americani

Dopo aver descritto il bellissimo sistema di combattimenti del gioco, è ora giunto il momento di analizzare quale peso abbiano nelle modalità in giocatore singolo e multi.


Gli intermezzi cinematografici, fatti con lo stesso motore grafico del gioco, sono tutti ben fatti e spettacolari.

 


Protagonisti della campagna per il giocatore singolo (composta da una quindicina di missioni) sono i soldati americani della compagnia Able al momento dello sbarco in Normandia nel Giugno del 1944. La nostra prima battaglia (lo sbarco, appunto) altro non sarà che una sorta di addestramento veloce per abituarci alla nuova metodologia di gioco offerta dal titolo: la prima parte infatti non sarà incentrata sull’eliminare il nemico quanto, piuttosto, salvare le proprie truppe, muovendole da riparo a riparo per non essere falciate dal fuoco impietoso delle mitragliatrici pesanti.

Le varie missioni che dovremo affrontare sono tutte impegnative ma la curva di difficoltà non è particolarmente ripida. Arrivati già a metà, però, le battaglie si fanno molto più intense e difficili, soprattutto per l’inferiorità tattica in cui ci ritroveremo sempre: coperture e luoghi favorevoli sono sempre ben posizionati ai fini della missione e spesso in mani nemiche.

Ogni missione ha un suo obiettivo secondario ed un obiettivo speciale, cosa che aumenta la varietà: il primo offre bonus per la missione, come l’arrivo di nuovi rinforzi o, più semplicemente, la rimozione di una specifica minaccia; il secondo non offre particolari bonus ed è in genere più difficile da ottenere ma, se compiuto, offre una medaglia che andrà ad aggiungersi a quelle già ricevute.
 


Le missioni della campagna sono lunghe, impegnative e divertenti. Da notare la devastazione dell’ambiente nella foto.

 


Parlando del multiplayer, sono disponibili due fazioni: gli Alleati (Americani) e l’Asse (Tedeschi). Queste si assomigliano abbastanza per quanto riguarda la funzione di determinate unità ma sono radicalmente diverse a proposito della specializzazione: ognuna di esse, infatti, può scegliere una dottrina o una compagnia da una schiera di tre, modificando abbastanza profondamente le meccaniche della fazione scelta con abilità speciali di vario tipo e qualche cambiamento mirato. Non è inoltre possibile giocare in maniera diversa dal gioco di squadra (a parte nei testa a testa): è sempre Alleati contro Asse. Le modalità di gioco disponibili sono due: il classico annientamento del nemico e la conquista di determinati punti vittoria che, se controllati in gran numero, ridurranno il punteggio degli avversari, portando alla vittoria una volta che il contatore nemico sarà sceso a zero.

Pure qui la curva di apprendimento non è molto ripida, anche grazie ad una intelligenza artificiale ben fatta e con diversi gradi di difficoltà. L’unica vera pecca nell’IA risiede nelle unità al nostro comando (che, oltretutto, parlando della fanteria, cercano automaticamente copertura): i veicoli hanno infatti la brutta tendenza a fare strane manovre durante i combattimenti ed esporre le parti di armatura più deboli. Non si tratta, tuttavia, di un errore troppo grave e può essere superato con la dovuta microgestione.

Tirando le somme, Company of Heroes riesce ad implementare un ottimo sistema di combattimento con un ottima campagna ed un’ottima modalità multigiocatore. Resta solo da analizzare una cosa.

Una reliquia di motore

Niente da dire sul comparto tecnico: la grafica è davvero stupefacente, con effetti ben fatti e dettagli mostruosi: persino i volti dei soldati cambiano espressione! Gli stessi intermezzi tra una missione e l’altra, realizzati con il motore grafico del gioco e non pre-renderizzati, lasciano davvero a bocca aperta per spettacolarità e definizione. A permettere la totale distruzione dell’ambiente circostante ci pensa invece l’Havok, adibito anche alla gestione del ragdoll dei cadaveri dei soldati.

 


Assalto notturno dei paracadutisti contro una postazione dei Tedeschi.

 


Il sonoro è anch’esso di ottima fattura, con parecchie voci delle nostre unità, sempre pronte ad informarci su cosa stia accadendo, suoni di armi ben definiti e d’impatto (con tanto di effetto "ovattato" quando troppo lontani dalla zona osservata) e una colonna sonora davvero ben fatta che sottolinea l’andamento della battaglia con le note più appropriate.

In definitiva, Company of Heroes è davvero uno strategico degno di questo nome: il sistema di combattimento è profondo ed al contempo molto intuitivo, la campagna in giocatore singolo è spettacolare e coinvolgente, il multigiocatore è ben fatto ed impegnativo ed il comparto tecnico è senza alcun dubbio eccellente. Tanto di cappello alla Relic: non lasciatevi fuggire questo gioco se siete appassionati di strategia in tempo reale.

 

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