Dragon Age: Origins – Return to Ostagar – Recensione Dragon Age: Origins – Ritorno a Ostagar

Recensire un DLC non è mai compito semplice, specie quando il contenuto in questione fa capo ad una produzione come quella di Dragon Age: Origins, acclamato RPG marcato Bioware che conta all’attivo un gran numero di contenuti scaricabili dalla qualità invero piuttosto altalenante. Questa volta l’avventura proposta vedrà il nostro gruppo tornare ad Ostagar, sede del massacro del nostro ordine e base da cui gli eventi cruciali del titolo originale prendono il via: il luogo si rivelerà sommerso dalla neve e brulicante di Prole Oscura, e sarà nostro compito affrontare ogni insidia ci si dovesse parare davanti per recuperare alcuni documenti privati del Re, il suo equipaggiamento e rivivere con un pizzico di nostalgia alcuni degli eventi più drammatici di Origins.

 


La nuova Ostagar, innevata e spettrale come non mai

Squadra che vince non si cambia?

Al di là delle sempre apprezzabili meccaniche di gioco ideate dagli sviluppatori, Ritorno a Ostagar non si fa notare se non che per un’evidente mancanza di coraggio: se con DLC come Caccia alle Streghe o Il Prigioniero di Pietra si potevano notare tentativi di proporre differenti formule di gioco (dal puzzle-solving a strategie specifiche per prevalere negli scontri), è quanto meno deludente realizzare come Ritorno ad Ostagar non sia altro che un mero pretesto per cercare di attirare l’attenzione dei fan: l’intera missione sarà completabile in circa un’ora di gioco e, cosa ancor più deludente, l’equip di cui si entrerà in possesso (che dovrebbe teoricamente essere molto potente) si rivelerà solamente discreto, rientrando nella norma di oggetti recuperabili durante la campagna del titolo originale.

 


Armi ed armatura di Re Cailan dovrebbero essere tanto belle quanto potenti, no? No.

Va inoltre segnalata la totale instabilità del motore grafico: se già la versione di Origins pubblicata per console PS3 e XBox 360 soffriva di pesanti cali di framerate durante le prime ore di gioco, salvo poi recuperare parzialmente proprio una volta lasciata Ostagar, è semplicemente incredibile che attraversare una locazione tanto ben conosciuta quanto relativamente cambiata possa risultare visivamente catastrofico: ogni movimento sarà una sofferenza per gli occhi a causa di scatti che, durante le mischie più concitate, arriveranno persino a creare brevi fermi-immagine dell’azione a schermo. 
Nulla da dire per quanto concerne il sonoro: vengono riciclate alcune delle composizioni più drammatiche di Origins e i dialoghi sono praticamente assenti, fatta eccezione che per qualche breve esclamazione di Alistair e Wynne (con i quali è raccomandato affrontare l’avventura).

Vade Retro

C’è ben poco da dire su di un lavoro deludente come quello svolto con Ritorno a Ostagar: scontata la benedizione di un gameplay tanto semplice quanto profondo, ereditato di peso da Origins, ciò che resta non è altro che un’avventura insipida, superficiale, insoddisfacente non solo per la ridicola durata ma soprattutto per la qualità degli oggetti che permette al giocatore di recuperare. Bioware ha dimostrato, nel corso del tempo, di esser capace di elargire grandi soddisfazioni ai fan del suo RPG in termini di contenuti scaricabili, grazie ad aggiunte di valore rappresentate da Awakening, per fare un esempio, ed è dunque con ancor più amarezza che si può facilmente constatare come questo DLC non sia altro che frutto di una mera operazione commerciale. Sconsigliato a tutti i giocatori che non abbiano soldi da buttare, anche ai fan sfegatati di Dragon Age, Ritorno a Ostagar si qualifica come la peggior espansione disponibile per quel capolavoro che è Origins.

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