Lollipop Chainsaw – Recensione Lollipop Chainsaw

Molto spesso il successo di un buon prodotto videoludico non è direttamente proporzionale al suo saper introdurre innovazioni ed elementi mai visti prima, quanto più il suo riuscire a miscelare con sapienza e scaltrezza le buone idee già presenti in altri titoli degni di nota. La ricetta di Lollipop Chainsaw, in fin dei conti, fa proprio questo: una strizzata d’occhio a Devil May Cry, lo stile da fumetto di Viewtiful Joe, una ammiccante protagonista con curve da top model, tanti zombi e tanto humor nero. Il tutto ben amalgamato da una motosega tanto letale quanto decorata di cuoricini e stelline scintillanti. Se quanto avete letto finora ha stuzzicato la vostra curiosità, continuate a leggere: siamo certi che resterete piacevolmente sorpresi dal lavoro degli sviluppatori di Grasshopper Manufacture.

Di giorno Cheerleader, di notte…

…certamente non quello che state pensando voi. La giovane e bella Juliet infatti, studentessa alla San Romero High School – gli appassionati di film horror avranno già capito tutto – una volta finita la scuola esce a caccia di zombi. Hobby di tutta la sua strampalata famiglia, i cui componenti avremo modo di conoscere durante il gioco, è quello di decapitare quanti più non morti possibili per mantenere la pace sulla Terra. Inutile dire che questa pace non durerà a lungo in quanto, proprio all’inizio del gioco e nel giorno del compleanno di Juliet, saranno risvegliate delle forze malefiche che diffonderanno un’epidemia di zombi in tutta la città.

Così, messi da parte i pon pon da cheerleader e sfoderata una scintillante motosega, in compagnia della testa del proprio fidanzato (decapitato e tenuto in vita appeso alla cinta di Juliet nei primi minuti di gioco, per evitargli una trasformazione in zombi dopo essere stato morso), la bella protagonista inizierà un’avventura dai toni surreali e in bilico tra il gore e il grottesco, regalando agli appassionati di anime a sfondo horror momenti sicuramente memorabili.

Certamente dal punto di vista della trama Lollipop Chainsaw non propone concetti particolarmente articolati o profondi, ma grazie ad una caratterizzazione dei personaggi davvero ben fatta riesce sempre a coinvolgere il giocatore nella storia. In realtà è proprio il suo non prendersi mai troppo sul serio a fare di questo gioco un must per tutti gli appassionati di citazioni e di humor nero: per fare un esempio su tutti vi lasciamo solo immaginare quanto abbiamo riso quando Juliet, dopo un quick time event che la vedeva saltare sulla testa di un gruppo di zombi, ha recitato la solenne formula “Tu non lo sai ma sei già morto”, con conseguente esplosione dei suoi avversari. Per quanto si tratti di piccole battute di contorno o di semplici scenette con personaggi non protagonisti, il divertimento è assicurato.


Come ti decapito uno zombi

Altro punto di forza di Lollipop Chainsaw, oltre allo stile irriverente e giocoso appena descritto, è il gameplay, complesso e profondo al punto giusto per piacere sia agli hardcore gamer che ai neofiti. Buona parte del gioco sarà in puro stile hack n’ slash, con una personalizzazione delle mosse che, se pur non raggiungendo la profondità di un God Hand, riesce comunque ad avvicinarvisi: le combo di pon pon, mosse da cheerleader e motosega, se sommate ai numerosi power up e alle armi utilizzabili con il proseguo dell’avventura (tra cui la possibilità di sparare con la motosega-laser, utilissima negli scontri con alcuni boss) permettono una buona personalizzazione dello stile di lotta, dando comunque maggiori soddisfazioni ai giocatori che sapranno imparare a memoria le sequenze di tasti per realizzare le uccisioni più spettacolari. Non mancheranno naturalmente i soliti QTE, presenti tanto negli scontri con i boss quanto in alcune scene di intermezzo contro gruppi di zombi.

Ma non è certo finita qui, in quanto se la maggior parte del gioco ci vedrà impugnare la nostra motosega per tagliare qualsiasi nemico o impedimento lungo la strada – Juliet è il tipo che, quando gli scaraventano contro un’auto, invece di scansarsi preferisce tagliarla in due – non mancheranno sezioni sparatutto o minigiochi tanto irriverenti quanto belli da giocare: giusto per farvi qualche esempio, durante l’avventura vi capiterà di giocare a basket o baseball con la testa degli zombi, di correre all’impazzata falciando nemici sui tetti della scuola, di manovrare una mietitrebbia macinando non morti, di tagliare teste aggrappati ad un palo per la lap dance o, che ci crediate o meno, di combattere contro malefici polli giganti dopo aver inalato i fumi di un fungo allucinogeno. Ci fermiamo qui giusto perché crediamo che ormai abbiate capito lo stile di Lollipop Chainsaw, in grado di miscelare sapientemente meccaniche standard con piccoli momenti di intermezzo molto divertenti, è in grado di spezzare la monotonia che si sarebbe creata con un approccio più semplicemente improntato sul puro hack n’ slash.

Un discorso a parte per i combattimenti contro i boss di fine livello, che richiedono un minimo di strategia per essere portati a termine con successo: ben realizzati e abbastanza lunghi (anche i primi boss necessitano di qualche minuto di combattimento per essere abbattuti), gli scontri sono poco scontati e ricchi di colpi di scena, che aggiunti all’efficiente character design e al frenetico gameplay danno vita a battaglie che ai livelli di difficoltà più alti daranno sicuramente del filo da torcere anche ai giocatori più esperti.

Parte meno riuscita di tutto il gameplay, ma comunque presente in più fasi durante il gioco, sono i QTE nei quali dovremmo mettere la testa di Nick – il fidanzato di Juliet sul corpo decapitato di uno zombi, in modo tale da poterlo controllare per eseguire semplici compiti come superare o rimuovere ostacoli. Alla lunga, anche per colpa di animazioni non proprio perfette, questi piccoli intermezzi rischiano di essere la parte più noiosa di tutta l’esperienza di gioco, per la quale comunque il nostro giudizio resta ampiamente positivo.

Decapitazioni cartoon

In quanto a comparto tecnico, Lollipop Chainsaw presenta caratteristiche degne di nota, a fianco però di qualche piccola sbavatura. Niente da dire sulle stupende animazioni di Juliet, sempre coreografica e spettacolare in ogni movimento. Particolarmente divertente il suo coprirsi le natiche o le zone intime nel caso in cui, mossi da irrefrenabile istinto maschile, vi spingerete troppo in là con lo stick destro cercando di sbirciare con l’inquadratura sotto la divisa dell’avvenente protagonista. Peccato solo che, durante i combattimenti più concitati, la gestione della suddetta telecamera non si dimostri sempre all’altezza e sia a volte un po’ confusionaria, rendendo più fastidioso che utile il sistema di puntamento e di attacco.

Per quanto riguarda gli scenari, invece, ne segnaliamo alcuni poco interattivi e poveri di dettaglio, soprattutto nelle aree più ampie. Fortunatamente il ritmo serrato dell’azione non vi concederà molto spesso il lusso di fermarvi ad ammirare il paesaggio, non permettendovi quindi di notare più di tanto qualche dettaglio poco rifinito nelle ambientazioni di gioco.

Qualche riga a parte la meritano i boss di fine livello, tanto letali quanto grotteschi e divertenti: dagli hard rocker ai Punk, passando per i black metaller e gli hippie anni ’70, i boss di fine livello hanno tutti a che fare con la musica, esasperando all’estremo gli stereotipi del genere e sfoderando attacchi che hanno a che fare con il loro stile preferito. Memorabile dal punto di vista grafico il primo boss, il cui attacco principale è un urlo che, graficamente, si compone di una serie di “A” maiuscole che piovono su Juliet e che il giocatore sarà chiamato ad evitare per poter colpire il nemico: si tratta di piccole trovate che favoriscono la commistione tra realtà e fantasia, con l’affiancamento di onomatopee e fumetti ad una rappresentazione della realtà tutta stramba. Strano? Certamente sì. Merita di essere visto? Sicuramente.

Verdetto finale

L’hack n’ slash, in Lollipop Chainsaw, sta allo humor nero tanto quanto i lecca lecca stanno alle motoseghe, in un’equazione che dimostra una grande capacità nell’equilibrare minigiochi, intermezzi demenziali e sano divertimento da picchiaduro arcade come pochi altri titoli sanno fare. Evitate questo prodotto videoludico solamente se odiate il genere, perché a tutti gli altri giocatori noi di Gamesource consigliamo caldamente l’acquisto. “L’ennesimo titolo con gli zombi” dirà qualcuno ma, per quanto ci riguarda, finché il livello qualitativo sarà questo, non ne avremo mai abbastanza.

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