MotorStorm: Apocalypse – Recensione Motorstorm Apocalypse

Motorstorm, dal suo primo capitolo, ha sempre offerto un’adrenalinica versione della simulazione di guida, ponendo ogni videogiocatore in una situazione disastrata e completamente esplosiva: con questo nuovo capitolo, Apocalypse, del quale si può intendere tutto sin dal nome stesso, Evolution Studio, gli sviluppatori del titolo, hanno voluto recuperare meccaniche già proposte, e gradite inoltre, da Split Second Velocity. Velocità, distruzione e catastrofe: per l’appunto un’apocalisse, senza dimenticare però i pilastri della serie che si basa su fuoristrada, macchine di alto rango e tutto ciò che più facilmente può distruggere lo scenario. Non immaginatevi una Smart, insomma.

Il Big One, il padre di tutti i terremoti

Il leitmotiv di Motorstorm Apocalypse è quanto mai contemporaneo: un terremoto sta per stagliarsi sulla costa di Sant’Andrea, dove sorge San Francisco. L’intera città è stata preventivamente evacuata per evitare un’uccisione di massa, ma a quanto pare qualcuno preferisce restare nel luogo prossimo alla catastrofe. Sono gli oramai ben noti piloti di Motorstorm, che non vedono l’ora di assistere ad uno spettacolo apocalittico portato dal Big One, il terremoto più temibile di sempre. Su questo scenario inizia la storia di Marsh, un novellino delle corse che si approccia al disastro di San Francisco con l’intenzione di rendere il tutto il suo palcoscenico di fama e vittoria: tra metropolitane dilaniate, asfalto distrutto e grattacieli precipitati infrangendosi sul suolo, il Motorstorm definitivo prenderà vita, per la gioia di Marsh e tutti i suoi rivali. L’intera vicenda, dopo la sequenza introduttiva, è narrata tramite degli intermezzi in stile fumettistico, alla InFamous per intenderci, che però non risultano essere nè ricercati nè di grande spessore artistico: lo stesso plot, dopotutto, non eccelle per originalità e fantasia, ma non è la trama che deve interessarci in un arcade game racing.

Sportellalo!

Motorstorm si avvierà con una possibilità di scelta tra la campagna e le corse su circuit fini a se stessi e senza alcuna utilità se non quella di divertirsi senza bene: iniziando quindi dalla più consona delle modalità, avremo modo di ritrovarci in una realtà molto semplicistica. Noterete infatti come nelle prime battute Apocalypse sia di una banalità e facilità disarmante: per fortuna le cose cambiano e, tirando un sospiro di sollievo, ci renderemo conto di essere finiti in un mero tutorial per novizi, che si ritrovano, un po’ come la nostra protesi digitale, alla prima avventura su un bolide sfrecciante. Superato il trauma iniziale, quindi, eccoci pronti ad infilarci nelle più complicate e intricate meccaniche di Motorstorm: se pensavate, infatti, che bastasse premere l’acceleratore o il turbo per tagliare primi il traguardo, scordatevelo. Apocalypse non crede molto nella sostanza, nella curva eseguita col freno o nella sterzata che evita la sgommata, alla Gran Turismo tanto per dire: qui parliamo di una corsa sfrenata, dove c’è ben poco da controllare e soltanto correre e correre, evitando alcuni problemi logistici.

Il primo, e sicuramente il più importante, è quello di evitare di esplodere: se siete masochisti e non vedete l’ora di farlo, invece, potete semplicemente sfruttare il turbo, il famigerato NOS, all’infinito e attendere che il vostro veicolo salti bellicosamente in aria. D’altra parte, più logicamente, se preferite giungere al traguardo da primi o comunque integri, la prima cosa da fare è dosare questo piccolo gioiello di elettronica: ovviamente gli stratagemmi sono infiniti, anche perché senza turbo Motorstorm perde gran parte del suo fascino. Potrete eseguire un salto durante il quale spegnere l’emissione di NOS, o magari raffreddarsi passando su un grande accumulo d’acqua, o ingegnarvi come meglio credete.

Altra aggiunta interessante riguarda una presenza costante di alcuni altri videogiochi incentrati sulle corse arcade: onnipresente in Burnout, già visto in maniera eccellente in Wheelman con Vin Diesel, con i tasti dorsali sarà possibile eseguire una "sportellata". Mettiamo caso che il nostro avversario si stia avvicinando e ci abbia affiancato e la sua potenza di motore è talmente più potente della nostra che presto ci supererà, la mossa più logica da fare è spintonarlo fuori pista: una sportellata diventa quindi l’arma giusta da utilizzare, sperando magari di ritrovarsi in una fuoriuscita di pista spettacolare, alla Burnout appunto.

Concludendo avvisiamo che durante la campagna non vi sarà data la possibilità di scegliere il vostro veicolo: ogni gara sarà eseguita con qualcosa di preimpostato, anche per aiutarvi a prendere confidenza con l’intero sistema e non fossilizzarvi su un’unica entità.

Una San Francisco sporca

Motorstorm Apocalypse, come dicevamo, ci mette dinanzi ad una città dilaniata dal disastro ambientale provocato dal terremoto: fatto sta che per quanto rovinata sia è richiesto un lavoro di grande forza da parte dell’engine grafico. Lavoro che non c’è. Il sistema grafico sembrava rendere molto di più in Pacift Rift, dove era necessario riprodurre le isole del Pacifico in tutta la loro splendezza e solarità, lavoro non sicuramente facile. San Francisco risulta sporca, appannata e spesso disordinata: c’è stato un terremoto, d’accordo, ma non sicuramente questo il lavoro che ci aspettavamo. Sicuramente un passo indietro nei confronti del secolo titolo della saga, citato poc’anzi. A fare da contraltare però ci sono, per fortuna, i vari tracciati: saranno enormi e soprattutto di grande varietà, carichi di elementi da utilizzare e sfruttare. Molti andranno dalla spiaggia, quindi dalla costa in sè, fino alla città, o meglio quello che ne resta; altri ancora costruiranno dei veri e propri ostacoli tra gli edifici oramai distrutti e ad altre realtà ambientali. Insomma un grande lavoro sotto quest’aspetto che un po’ fa dimenticare la grafica sgranata che ci accompagnerà nell’apocalisse.

Ottimo il doppiaggio italiano, che è bene segnalare date le continue critiche che le voci nostrane ricevono, spesso anche giustificate ovviamente; mentre un po’ fastidiose le canzoni che compongono la colonna sonora: potreste pensare che si tratta di un parere soggettivo, ma c’è da basarsi su una realtà abbastanza evidente che è quella che insegna come la musica martellante dopo un po’ infastidisce.

Conclusioni in rete

Motorstorm Apocalypse, per finire con gaudio, offre anche una modalità multiplayer che può essere solo invidiata: impostata su un aspetto, anche qui, carrieristico che vi permetterà di avere un’esperienza crescente basata su cinquanta livelli. Ogni videogiocatore, a seconda delle sue capacità e soprattutto delle sue abitudini, avrà modo di notare i cambiamenti che il sistema farà nei suoi confronti: ecco che quindi saranno messi a disposizione dei Perks, ovvero dei potenziamenti che verranno aggiunti ai propri veicoli e quindi al proprio autista. Possibilità di diminuire il tempo di respawn, oppure di aumentare le capacità del turbo, l’aderenza al terreno, la leggerezza del veicolo per saltare più in alto di altri: insomma di tutto un po’. Ovviamente sarà bene utilizzarli tutti con attenzione perché non si tratta di una dotazione infinita. Il multiplayer permetterà sia la modalità in split screen a tre giocatori che quella online a 16.

Insomma un prodotto che si definisce immancabile per chi aveva già acquistato i precedenti due e che, sicuramente, affascinerà chi ha amato Split Second Velocity della Disney e voleva un prodotto adrenalinico ambientato in una situazione catastrofica: a tal proposito ricordiamo che tale aspetto ha costretto la casa distributrice, Sony, ha rimandare la pubblicazione di Motorstorm Apocalypse in Giappone, rendendo quindi il prodotto una temporanea esclusiva per Europa e Nord America. Peccato solo per l’aspetto grafico che è risultato essere confusionario e, potremmo quasi dire, terremotato, che fa pensare ad un passo indietro, come già dicevamo, rispetto a Pacific Rift.

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