Operation Flashpoint: Cold War Crisis – Recensione Operation Flashpoint: Cold War Crisis

Al giorno d’oggi possiamo criticare giochi come Operation Flashpoint sotto due punti di vista ben differenti.
Il primo è quello più scontato: lo si può infatti criticare paragonandolo a giochi di ultima generazione, considerandolo come se fosse un titolo uscito da pochi giorni.In secondo luogo si può esaminare Operation Flashpoint alla luce della sua data di uscita, quell’ormai lontano 2001 sopravvalutando, così, i suoi parametri.
La cosa che stupisce è che, in entrambi i casi, il tiotolo di Codemasters si rivela comunque molto valido, un titolo che non sembra subire il peso dell’età.
Ma cos’è Operation Flashpoint?

Cold War Crisis

Molti giochi, da Full Specrtum Warrior agli ultimi Ghost Recon, si sono vantati di inserire fra le loro caratteristiche, sul retro della confezione, parole come "incredibile realismo" o "assoluta verosimiglianza"; parole che, se lette dagli occhi di un giocatore di Operation Flashpoint, perdono il loro significato.
Operation Flashpoint risulta essere un gioiello che, tuttora, rasenta la perfezione in quanto a realismo sui suoi sterminati campi di battaglia.
OF non simula la guerra; la fa vivere in prima persona.
Questa è la caratteristica vincente su cui gli sviluppatori hanno puntato: non inserire alcun elemento "ludico", come barre della salute o simili, ma solo e soltanto realismo, anche se poi il risultato è un gioco che, in certi punti, può risultare estremamente difficile e  a tratti frustrante. D’altronde è così che la guerra vera si svolge, ed il gioco è formidabile nel riprodurla.
Marce infinite su praterie e colline; momenti di panico, con gli altri soldati, quando si sentono sibilare i primi colpi lontani; il classico eccitamento da battaglia quando, poi, siamo noi a sparare; la soddisfazione mista a paura per essere sopravvissuti anche questa volta, puntando solo sulle nostre abilità strategiche; o ancora una fredda cella nel più vicino obitorio, nel peggiore dei casi.
Il fatto è che, come già detto, il prodotto è un gioco che solo un target molto ristretto di giocatori riuscirà ad apprezzare appieno, nonstante (e questo, scusate, ma comunque non me lo spiego) abbia venduto milioni di copie.
Non tutti, infatti, si divertono con un realismo così accentuato, che calcola persino la forza con cui il vento riesce a deviare i nostri colpi, oppure che è capace di spedirci all’altro mondo con un solo colpo ben piazzato mandando all’aria tutta la missione e facendoci ricominciare dall’ultimo check point…

La guerra…La guerra non cambia mai

Così iniziavano i primi due capitoli di Fallout, e la citazione calza a pennello anche quando si vuol spiegare la trama di OF che è, in due parole,questa:
Nel 1985, durante un processo di distensione della guerra fredda da parte della Russia e del governo del neo-eletto Mikhail Gorbachov, alcuni generali, convinti sostenitori di questa tensione, come Ivan Vasilii Guba (quest’ultimo di fantasia), vogliono ribellarsi al nuovo governo dell’URSS; e per farlo scatenano una quantità di conflitti tale da poter far scoccare, da un momento all’altro, la scintilla necessaria a fare scoppiare la Terza Guerra Mondiale.
Occorre fermare il folle di turno e, per farlo, ecco che interviene la NATO, che porta con sè una gran quantità di regalini necessari a farlo fuori.
La trama segue levicende del nostro soldato, che si scopre a volte a fiolosofeggiare, nui suoi appunti di viaggio, sulla situazione che sta vivendo.
La grafica, che fa da supporto alle vicende, poteva essere considerata da capolavoro in quel lontano 2001, quasi sette anni fa, ma si rivela ai limiti dell’accettabile ai giorni nostri.
Il motore grafico, infatti, riesce a gestire vasti spazi con un minimo caricamento iniziale, peccando giocoforza nel dettaglio: troviamo dunque unità di fanteria troppo spigolose, con texture di bassa qualità "francobollate" addosso; gli scenari, in secondo luogo, sono monotoni, poveri di elementi (capisco che i paesaggi delle pianure russe non possano essere tanto vivaci, ma almeno un pò più di vegetazione…); le poche costruzioni sono anch’esse scarne e poco dettagliate, mentre le armi presentano un design elementare e la realizzazione dei veicoli è soltanto mediocre.
Sembra quasi di stare a guardare, dal basso, un paesaggio mosso dal motore grafico di un simulatore di volo che, effettivamente, visto da alta quota, magari a bordo di un elicottero, fa ancor oggi la sua figura.
Nonostante questi numerosi difetti, ai quali bisogna aggiungere sporadici bug grafici, il motore grafico risulta nel complesso adatto a gestire un simulatore di guerra come OF, riuscendo a controllare AI avversarie sofisticate e decine di unità sul campo di battaglia, contemporaneamente e senza il minimo tentennamento.

Gli altri parametri (dal 1985 ai giorni nostri)

Continuiamo analizzando quel che rimane delle caratteristiche che fecero di Operation Flashpoint un capolavoro nel 2001, ma con il senno di poi.
Il sonoro rimane ad alti livelli qualitativi, con le insuperate comunicazioni radio, caratterizzate dai disturbi tipici delle trasmissioni degli anni ’80; musiche d’ispirazione, che seguono lo svolgersi degli eventi (quando starete marciando si sentiranno melodie tranquille, mentre quando vi lancerete all’assalto il ritmo aumenterà) ed effetti delle armi e dei veicoli più che discreti.
La giocabilità, invece, rimane a tutt’oggi molto buona, permettendovi di tenere  quasi del tutto sotto controllo la situazione grazie ai canonici comandi WASD, il mouse ed il tastierino numerico (facendo la felicità di chi, come me, gioca sul portatile), sia che siate sui veicoli, veivoli, o più semplicemente a piedi.
La difficoltà del gioco, fortunatamente, consisterà quasi esclusivamente nel superare le missioni, e non nel muovere correttamente il nostro alter-ego.
Il Multiplayer rimane anch’esso invariato, se non migliorato grazie alle patch  e alle nuove mappe che gli sviluppatori, nel corso degli anni, hanno via via rilasciato.
Combattere contro decine di giocatori veri a OF, per intendersi, è un pò come inscenare una partita di paintball, in grande scala, con elicotteri e mezzi d’assalto; che riuscirà senz’altro a regalare, ai giocatori più esperti, centinaia di ore di divertimento, soprattutto se si riesce ad organizzare bene il proprio team.
Bisogna tenere in conto, naturalmente, che i giocatori principianti non troveranno grandi soddisfazioni nelle prime partite, ma forse riusciranno a farsi valere dopo poco tempo perché, al contrario di giochi come Counter-Strike, qui gli avversari che non riflettono sono molto più esposti e facilmente punibili dagli altri, complice il fatto che non possono saltellare come pazzi sparando a destra e manca con il fucile a pompa, ma si ritrovano su mappe più simili a desertiche pianure, dove anche il più inesperto dei cecchini troverà un giusto destinatario per i suoi proiettili.

Cosa ne rimane di questi anni ’80?

Gli anni ottanta, di cui Cold War Crisis è testimone, riusciranno ancor oggi ad affascinare gli appassionati di tattica militare, con il suo quasi imbattuto realismo e le sensazioni che solo le battaglie epiche suscitano, unite ad una campagna militare coinvolgente ed ad un multiplayer pregevole.
I vasti spazi liberamente percorribili combattendo in lungo e in largo, con qualsivoglia veicolo, regaleranno piacevoli momenti ai tanti giocatori di FPS realistici.
Chi invece non si sente attirato da tattiche militari, realismo estremo o cose simili, farebbe bene a concentrarsi su altri titoli più arcade in quanto Operation Flashpoint, signori miei, è la guerra vera, con tutte le sue terribili e poco gratificanti conseguenze ed esperienze.
La guerra forse non è un gioco, ma questo gioco risulta essere la guerra vera che, fortunatamente, nel caso specifico non è mai avvenuta.
Se vuoi combatterla senza rischiare un capello, accomodati, sai come fare.

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