Persona 4: Dancing All Night

La serie di Persona è diventata molto famosa e amata con il passare del tempo, persino qui in occidente, nonostante la maggior parte di tali fan non sanno che Persona è in realtà uno spin off dell’ottima saga Shin Megami Tensei. Tuttavia, per tutta una serie di ragioni, lo spin-off è diventato quasi più famoso della serie originale, arrivando al punto da generare addirittura degli spin-off dello spin-off. Persona 3 e Persona 4 sono i giochi che hanno ricevuto questo trattamento in maniera più pesante, ottenendo remake vari, dungeon crawler su Nintendo 3DS, picchiaduro fantastici, e ora persino un Rhythm Game. Parliamo quindi di Persona 4: Dancing All Night, in uscita a inizio novembre su Playstation Vita e Playstation TV.

Persona 4: Dancing All Night Recensione

Quando non c’è da combattere si balla

La storia di Persona 4: Dancing All Night si colloca subito dopo gli eventi di Persona 4 Arena Ultimax (il picchiaduro su PS3 sviluppato dai geniacci di Arc System Works), il quale a sua volta è il seguito di Persona 4 Golden.

Rise, così come è accaduto anche nel true ending di Persona 4, ha chiesto a Yu e ai suoi amici di aiutarla a tornare sul palco in qualità di idol. Naturalmente i compagni hanno accettato di buon grado, d’altra parte è ovvio che sia molto più divertente e rilassante ballare durante la fiera Bonds meets Love piuttosto che combattere contro mostri demoniaci rischiando la vita. Tuttavia le cose non sembrano andare in maniera liscia per Yu e compagni, nemmeno questa volta: il gruppo di idol di cui fa parte Rise sembra sia scomparso nel nulla, e il capo del gruppo ha deciso che sarà un’altra ragazza a fare coppia con lei al posto dei suoi vecchi compagni d’avventura. Yu e gli altri non prendono bene la faccenda, ma sono oltremodo preoccupati per la scomparsa delle ragazze, che pare arrivare di pari passo con la voce di una storia dell’orrore. Si dice, difatti, che chi visita il sito internet dell’evento assista a mezzanotte al video di una ragazza che dovrebbe essere morta che sta ballando. Chi osserva il video fino alla fine si ritroverà risucchiato nel mondo delle tenebre per sempre. Yu e compagni per caso finiscono a vedere il suddetto video, e finiscono effettivamente in un altro mondo pieno di Shadow, che però sembra non possano essere sconfitti in maniera normale. L’unico modo per annullare le loro energie è affrontarli a passo di danza!

Persona 4: Dancing All Night Recensione

La storia infinita

Come al solito per ogni gioco che si rispetti, la prima cosa da fare una volta acceso il software e ammirato la sempre splendida opening iniziale, è partire dalla modalità Storia. Già qui vedremo che Persona 4: Dancing All Night non è un capitolo della serie creato in maniera approssimativa solo per lucrare sul nome, ma c’è dietro un grosso lavoro di trama. Forse anche troppa, dato che delle dieci ore circa necessarie per completare la modalità storia, la maggior parte saranno passate a leggere dialoghi interminabili e molto spesso anche inutili e buttati lì per allungare il brodo. Parlando in maniera secca e piuttosto chiara, per quanto ci si possa impegnare a creare una trama decente, si tratta comunque di qualcosa di costruito attorno a un gioco di ballo, e questo rende Persona 4: Dancing All Night già di base un titolo che difficilmente resterà nei cuori dei videogiocatori come un capolavoro dalla storia eccelsa.

Detto questo, e mettendo in chiaro che, a meno che non siate fan incredibili della serie con grande pazienza, è probabile che dopo un paio di capitoli inizierete a saltare a piè pari tutti i dialoghi, il gameplay del gioco è molto semplice. Abbiamo sei pulsanti disposti a cerchio sul nostro schermo: sulla sinistra ci sono tre pulsanti direzionali e sulla destra tre bottoni azione. Dal centro dello schermo appariranno a ritmo dei cerchi che si dirigeranno verso le icone di tali pulsanti, e il nostro scopo sarà premerli al momento della loro sovrapposizione. Fin troppo semplice e intuitivo, con alcune azioni speciali per guadagnare punti extra ma che non influiscono sulla vita del giocatore e sul contatore delle combo.

Durante la campagna, e sbloccabile tramite essa, arriveremo a un totale di trenta brani che potranno poi essere giocati anche in modalità libera. Alcuni di questi brani hanno un ballerino predefinito, ma per la maggior parte di essi potremo scegliere il nostro personaggio preferito e personalizzarlo tramite costumi e accessori comprati nel negozio apposito.

Persona 4: Dancing All Night Recensione

Qualche canzone, e poi ci sono i DLC

Trenta tracce non sono certo un numero brillante per un rhythm game, ma perlomeno sono tutte di ottima qualità e rigiocabili col nostro ballerino preferito. La longevità del titolo è quindi dettata più che altro dalla lunghezza asfissiante della Modalità Storia, alla fine della quale non ci rimarrà altro da fare che continuare a tentare di battere i nostri record nella Modalità libera. Graficamente abbiamo dei video davvero ben realizzati durante le canzoni, ma solo immagini statiche durante i dialoghi, che occupando il 90% del nostro gameplay risultano stancanti dopo poco tempo. Il comparto audio è ovviamente il top grazie alle musiche, peccato per il solo doppiaggio inglese e la mancanza di quello giapponese, anche se bisogna dire che la traduzione e l’adattamento dal Giapponese sono quanto di più fedele si possa volere, con un occhio di riguardo verso tutti i puristi dei suffissi nei nomi e similia. Il numero di brani e costumi potrà essere aumentato tramite DLC, ma non finiremo mai di ripetere quanto ciò sia solo un cancro verso l’utente che acquista giochi sperando di avere tra le mani un prodotto completo.

Persona 4: Dancing All Night Recensione

[signoff icon=”quote-circled”]Persona 4: Dancing All Night è un rhythm game che tenta di dare un seguito agli eventi di Persona 4 e Persona 4 Arena Ultimax. Il risultato è una storia poco appassionante, con una quantità di dialoghi esagerata e che porta presto l’utente che vuole giocare quasi alla crisi nervosa. La colonna sonora è però decisamente degna di nota, ed è questo ciò che conta. Peccato per i soliti DLC e per un gameplay forse eccessivamente classico.[/signoff]

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