Remnant 2 – Recensione

Recensito su Xbox Series X

Remnant 2
Remnant 2 (2023)

Remnant 2 è più grande, più cattivo, più sporco e più bello da vedere. Tutto chiaro? Fine della recensione.

Scherzi a parte, Gunfire Games riporta in vita lo spietato mondo di Remnant: From the Ashes e, seppur senza ritoccarne in maniera particolare la formula, riesce a regalare ai fan del primo capitolo quello che a tutti gli effetti è il seguito dei sogni.

Non giriamoci troppo intorno, Remnant 2 non svecchia assolutamente nulla, vuole essere uno shooter aggressivo e qui si ferma; il gioco ripropone praticamente tutto quanto del primo capitolo, ne rivede e lima alcune meccaniche, ne amplia le mappe moltiplicando esponenzialmente i segreti nascosti in esse e dà una bella pacca sulla spalla al giocatore augurandogli buona fortuna. Questo è un problema? Assolutamente no.

A giudizio di chi scrive Remnant 2 è un gioco che eccelle nella sua quasi totalità e che sbriciola il 90% dei titoli sul mercato, reggendo di forza il confronto con perle quali Destiny e Dark Souls (le opere a cui sembra rifarsi maggiormente) grazie alla purezza di un gameplay ancora una volta semplice ma in grado di regalare centinaia di ore di divertimento a qualsiasi appassionato del genere.

I Root sono tornati

In effetti sarebbe più corretto dire che non se ne sono mai andati. Sono passati 20 anni e nonostante gli sforzi dell’indomito viandante protagonista di Remnant: From the Ashes, e lo scontro con il primo Sognatore, la piaga interdimensionale dei Root sembra non essersi mai estinta.

Nei panni di un nuovo viaggiatore ci imbatteremo ancora una volta nel famigerato Ward 13, accampamento protagonista del primo capitolo costruito sopra i resti del misterioso laboratorio scientifico da cui tutto ha avuto origine.

Qui avremo modo di ritrovare vecchie conoscenze, tra cui Andrew Ford, il Fondatore, la cui sconfinata ossessione per le Pietre del Mondo e per i Root ci trascinerà immancabilmente in una nuova avventura oltre i confini dello spazio e del tempo, in un universo di terrore.

Remnant 2 - Recensione
La Grande Biblioteca del Palazzo Reale di Losomn

Il caro vecchio Ward 13

Una volta completati i primissimi passi all’interno della nostra campagna, che si rivelerà fin da subito veramente tosta se si è vergini della saga, potremo fare ritorno al Ward 13, luogo che si configurerà ancora una volta come hub di partenza per le nostre avventure.

Qui infatti, interagendo con la Pietra del Mondo già apparsa nel primo episodio, sarà possibile proseguire la campagna, ricominciarla con un altro livello di difficoltà o fare esattamente lo stesso ma con la modalità avventura, impostazione di gioco che permetterà di affrontare nuovamente e innumerevoli volte dungeon a scelta al netto della storia.

In questo contesto il titolo mostra con le unghie e con i denti tutta la sua forza brutale, proponendo al giocatore una longevità tale da spodestare i più maestosi videogiochi in circolazione.

La proceduralità delle mappe e la casualità delle ricompense, oltre all’elevata cripticità dei requisiti per ottenere determinati oggetti, si fondono armonicamente producendo un’esperienza di gioco di rarissimo pregio, impreziosita ulteriormente dalla natura principalmente cooperativa del titolo di Gunfire Games.

Remnant 2: tra i migliori co-op in circolazione

Il seguito di Remnant: From the Ashes conferma la saga come un monumento al PvE cooperativo, c’è veramente poco da dire al riguardo.

Una qualità quasi unica da sottolineare e lodare trattandosi di uno dei pochissimi titoli sul mercato a risultare meraviglioso da spolpare sia in solitaria che soprattutto in compagnia, proponendo spesso partite totalmente differenti fra loro e dando la possibilità ai giocatori di recuperare oggetti, armi e potenziamenti rari grazie all’aiuto di altri player “graziati” dalla natura procedurale del gioco.

Remnant 2 permette infatti di giocare sia con amici che con utenti casuali, di unirsi alle partite degli altri ma anche di ospitare compagni di viaggio all’interno della propria run, sia in modalità campagna che avventura, rendendo il viaggio costantemente appassionante.

Nonostante il titolo proponga già diversi livelli di difficoltà tra cui scegliere (sopravvissuto, veterano, incubo e apocalisse), affrontare le orde di mostri in multiplayer aggiungerà un ulteriore strato di complessità, innalzando le statistiche di vita, attacco e difesa dei nemici al fine di controbilanciare la presenza di fino a tre giocatori in campo.

Non si scappa: in un modo o nell’altro i Root tenteranno fino alla fine di farvi la pelle e solo una buona dose di esperienza, determinazione e potenziamento saranno in grado di salvarvi da morte certa.

Un sistema di progressione del personaggio parzialmente rivisto

Sebbene Remnant 2 riproponga in buona parte il medesimo sistema di progressione già visto nel primo episodio, è bene notare come i ragazzi di Gunfire Games siano andati a ritoccarne lievemente la ricetta, migliorando in un certo senso le meccaniche di ruolo della saga. La più grande differenza, nel momento in cui viene redatta questa recensione, risiede nel decisamente minor quantitativo di tratti e punti caratteristica su cui poter contare.

I tratti, per chi si approcciasse direttamente a questo seguito (a proposito, trovate qui i nostri 10 consigli per iniziare), sono in buona sostanza delle carte abilità in grado di incrementare determinate statistiche del personaggio, mentre i punti caratteristica sono dei token con cui potenziare i tratti.

Il decisamente ridotto tetto massimo di punti da poter spendere – 60 contro i ben 1000 di Remnant: From The Ashes – rende sicuramente più intrigante lo sviluppo del personaggio, obbligando dunque il giocatore a valutare con particolare attenzione quali abilità migliorare al fine di costruire la build più adatta al proprio stile di gioco.

Qualcuno vedrà questo meccanismo come una grande limitazione, e in parte lo è, ma personalmente ritengo che aggiunga una sfumatura di complessità a un titolo che tutto sommato così complesso non è, se non altro a livello di struttura ed economia.

Remnant 2 - Recensione
Incontri ravvicinati con Nimue

Gli Archetipi: come Gunfire Games ci racconta le classi

La grande novità relativa allo sviluppo del personaggio risiede invece nella scelta della classe di partenza: l’Archetipo. Ora, anche nel primo episodio era possibile scegliere la classe di appartenenza del personaggio, dove si trova quindi la differenza? Nei suoi buff.

La scelta di un Archetipo specifico in Remnant 2 non vi garantirà solamente un determinato equipaggiamento iniziale, ma anche e soprattutto abilità ben specifiche altrimenti impossibili da ottenere se non in una fase molto avanzata di gioco, e solamente a particolari condizioni.

Proseguendo la campagna scopriremo infatti con sommo giubilo che sarà possibile assegnare al viaggiatore anche un secondo Archetipo e a quel punto, nonostante lo sblocco di tale possibilità sia tutt’altro che economico in termini di risorse, si aprirà davvero un altro mondo.

Un’ulteriore meccanica dunque, in grado di rendere più strutturato e specifico il sistema di build del protagonista, controbilanciato però, contrariamente a quanto visto nel primo gioco, dalla totale assenza di bonus speciali derivanti dai set di armature.

Ma nonostante questa mancanza il gioco non vi lascerà mai a piedi e, grazie a una decisamente nutrita lista di equipaggiamenti utilizzabili, incrementare le statistiche del personaggio apparirà comunque come un gioco da ragazzi.

Fuoco alle polveri: armi, armature e reliquie

Remnant 2 è azione allo stato puro, agguerrito e diretto, definito da molti come un Dark Souls con le armi da fuoco, e in fin dei conti non gli si può dare torto, perché il gioco è fondamentalmente questo.

Ciò che però arricchisce di molto il combat system, semplice e raffinato allo stesso tempo ma tutto sommato banale, sono le sconfinate possibilità e combinazioni con cui poter giocare a livello di equipaggiamento: armi, armature, amuleti, anelli, modificatori, reliquie, una marea di oggetti e ninnoli con cui costruire build di ogni genere.

Prima di tutto, le armi

Come nel primo capitolo, il gioco propone ben tre slot destinati all’uso di armi: fuoco primario, fuoco secondario e armi da mischia.

Strumenti di morte (pistole, pistoline, pistolone, mitragliatrici, mazze, coltelli… di tutto) a loro volta potenziabili fino a 20 volte (10 quelle speciali) sfruttando risorse più o meno rare in base al livello di evoluzione dell’oggetto e ulteriormente migliorabili con l’ausilio delle mod, speciali abilità acquistabili spendendo risorse uniche ma in grado di espandere nettamente le nostre possibilità offensive e difensive in battaglia.

Le armature

Come anticipato, per il momento gli innumerevoli set di armatura di Remnant 2 non garantiscono al protagonista alcun particolare potenziamento.

Naturalmente però, come in tutti i GDR che si rispettino, ogni pezzo (elmo, busto, gambe, guanti e scarpe) è comunque in grado di offrire un boost a determinate statistiche, come per esempio alla difesa fisica, a quella elementale o al consumo di resistenza. Scegliere il giusto abbinamento a livello di vestiario risulterà quindi ugualmente funzionale allo sviluppo del personaggio.

Amuleti e anelli

Come in molti altri titoli analoghi, anche in Remnant 2 è possibile equipaggiare svariati oggetti in grado di donare particolari boost alle statistiche o alle abilità: per la precisione un amuleto e quattro anelli.

La particolarità di questo sistema però non risiede tanto nella presenza di questa stessa possibilità, quanto nella sconfinata lista di oggetti equipaggiabili rinvenibili in gioco; alcuni semplicemente acquistabili, altri, quelli più rari e potenti, veramente nascosti nelle profondità più impenetrabili delle mappe.

Le reliquie

I veterani del titolo di Gunfire Games conosceranno sicuramente molto bene il Cuore di Drago, una speciale reliquia in dotazione al viandante in grado di ripristinare la salute del giocatore alla bisogna. Gli sviluppatori non si sono però limitati a inserire questo particolare oggetto anche in Remnant 2, ma ne hanno doppiamente espanso le possibilità, anzi, più che raddoppiato, moltiplicato.

Prima di tutto, come se quanto appena descritto non bastasse, in questo nuovo capitolo risulterà clamorosamente possibile potenziare con dei modificatori anche la stessa reliquia; sfruttando fino a tre inedite tavolette magiche saremo infatti in grado di garantire al personaggio ulteriori incrementi statistici. Ma il bello deve ancora venire, perché in Remnant 2 sarà possibile equipaggiare anche diversi tipi di reliquia.

Il Cuore di Drago potrà quindi lasciare spazio a nuovi potentissimi oggetti in grado modificare radicalmente lo stile di gioco, come per esempio il Cuore Runico, oggetto utilizzabile per ricaricare velocemente il potere delle mod invece che la salute.

Remnant 2 - Recensione
Bella vista sul Labirinto

Stesso universo ma di tutt’altra pasta

Gunfire Games prende le mappe e il sistema procedurale del primo capitolo, rifrulla tutto e se ne esce con un impasto ancora più massiccio, lievitato al punto giusto e condito in maniera equilibrata, dando vita a un’esperienza di gioco decisamente rinvigorita sebbene del tutto analoga a quanto già visto nel 2019.

L’universo e il sistema di viaggio sono sempre gli stessi ma le mappe sono più grandi, più ispirate e più intricate. Ogni singola zona si presenta al giocatore come un labirinto popolato da spietati demoni assassini e caratterizzata da un’atmosfera assolutamente terrificante messa in scena grazie a un lavoro encomiabile di illuminazione e sound design, con tanto di tenebrosa colonna sonora ben orchestrata e montata.

Non si può certo dire che l’intelligenza artificiale dei nemici sia tra le più degne di nota, ma l’elevata cattiveria che contraddistingue i tanti avversari in campo e la furia con cui cercheranno di “spennarci” controbilanciano più che decentemente questa eventuale lacuna.

L’unico vero neo: la storia

Nonostante il gioco presenti una storia e una lore (deducibile in larga parte a mo’ di Dark Souls dall’analisi delle ricche descrizioni degli oggetti) del tutto affascinanti e avvincenti, si limita però come nel primo capitolo a lasciarle eccessivamente in secondo piano, puntando tutto sull’esperienza di gameplay. Che va benissimo, ma vediamo di essere chiari e di non lasciar spazio a fraintendimenti.

Remnant 2 spinge fortissimo lato esperienza di gioco: è divertente, feroce, longevo e appagante, ma sembra nuovamente trattare la storia come un mero contorno senza dedicargli il giusto livello di attenzione, né troppo, né troppo poco. Tanto varrebbe rimuoverla del tutto e fare come From Software che relega ogni spunto narrativo alla sola libera interpretazione dei dettagli sparsi nel mondo. Non credete?

In questo frangente, a mio modo di vedere, gli sviluppatori cadono ancora una volta, e se sotto un profilo di gameplay sono riusciti a lavorare decisamente bene apportando interessanti migliorie, da un punto di vista narrativo non sembrano aver imparato molto dai precedenti inciampi.

La morte ci fa belli

Tralasciando alcuni bug e piccoli cali di framerate il gioco si presenta di tutto punto anche nella sua veste tecnica.

Ammetto di non aver avuto modo di testare l’effettiva frequenza di fotogrammi del segnale, o la sua risoluzione, credo inoltre che i discorsi puramente tecnici siano relativamente inutili e tendano a spostare l’attenzione lontano dal vero focus, quello che posso affermare con certezza però è che mi sono gustato Remnant 2 per svariate ore su Xbox Series X con uno schermo UHD… e ho sbrodolato per tutto il tempo.

Il gioco è bello, fluido, colorato e contrastato. Non prendiamoci in giro, un titolo del genere sarebbe fantastico anche a 30fps in 1080p perché l’amore con cui è stato sviluppato è “sniffabile” da chilometri di distanza e trasuda da ogni pixel. Chi ha creato Remnant adora divertirsi con i videogiochi, e giocando lo si percepisce.

L’ottimo lavoro a livello di illuminazione garantisce poi di poter sorvolare con grande leggerezza su diverse cadute di stile come alcune texture palesemente di bassa qualità o determinati modelli sicuramente non all’altezza della fantomatica next-gen, ma ci interessa davvero?

In conclusione

Pur senza brillare di originalità, Gunfire Games riesce a lanciare sul mercato un titolo di ottima fattura praticamente sotto ogni punto di vista, sia a livello di esperienza ludica che sul lato squisitamente tecnico. La grande qualità del divertimento offerto dal gioco è infatti tale da farci soprassedere senza alcun minimo problema su quelle poche lacune evidenziate nel corso di questo articolo.

D’altro canto, va detto anche che un briciolo di inventiva in più non avrebbe affatto guastato; anche se Remnant 2 è innegabilmente approdato sui nostri schermi in una forma smagliante, uno dei migliori titoli del 2023 a parere di chi scrive, è altrettanto impossibile non ammettere che il risultato finale è fin troppo identico a quanto già visto nel primo capitolo, semplicemente più grande e rifinito, anche se non scevro da difetti.

Spezzo infine un’altra lancia in favore degli sviluppatori che, piaccia o meno, hanno avuto il coraggio di andare avanti per la loro strada realizzando un videogioco tutt’altro che abbordabile e criptico, pensato appositamente per appagare quel pubblico di appassionati che ha apprezzato e consumato il lavoro precedente, un titolo passato davvero inosservato e che avrebbe realmente meritato un grande successo.

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9
Remnant 2 è più grande, più sporco e più cattivo. Esattamente come lo volevamo.

Pro

  • Atmosfere terrificanti
  • Ottima longevità
  • Rigiocabilità alle stelle
  • Divertimento puro
  • Visivamente molto bello

Contro

  • Qualche bug
  • Rari cali di prestazioni
  • Poco innovativo rispetto al precedente
  • Storia ancora una volta abbozzata
Vai alla scheda di Remnant II
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