South Park: The Stick of Truth – South Park: The Stick of Truth

South Park è uno di quei fenomeni pop che sono scivolati nel campo dei miti culturali di una generazione, imponendosi al pubblico in modo così pervasivo che anche chi non ha mai visto un episodio può riconoscere i personaggi e ripetere qualche battuta. Facile quindi capire come mai attorno a “South Park: The Stick of Truth” si fossero concentrate aspettative molto alte insieme a preoccupazioni altrettanto elevate. Da un lato il gioco è sempre stato presentato come una produzione ad alto budget affidata alle mani esperte dei ragazzi di Obsidian; dall’altro il titolo ha subìto il cambio di publisher a causa del fallimento di THQ, e la sua data di uscita è stata spostata per ben tre volte, segno di uno sviluppo piuttosto travagliato che gettava ombre sulla riuscita del lavoro.

Going down to South Park…

Fortunatamente queste ombre vengono spazzate via già dai primi minuti di gioco: si rimane impressionati dalla incredibile resa grafica che dipinge sullo schermo quello che è a tutti gli effetti un episodio di South Park che risponde ai vostri comandi. Gli sviluppatori di Obsidian hanno fatto un lavoro eccezionale nel ricreare ogni dettaglio e ogni movenza tipica dello show; la cittadina di South Park e i suoi abitanti prendono vita con uno splendore e una fedeltà al materiale originale che mai si era visto prima in un videogioco tratto da un’altra opera. Gran parte del merito va sicuramente all’alto grado di coinvolgimento del cast originale dello show, dai doppiatori (il titolo non è doppiato in italiano, ma sono presenti i sottotitoli) alla sceneggiatura scritta da Parker e Stone, piena di tutte quelle battute ciniche e irriverenti e di quelle scene al limite (e a volte anche oltre) del buon gusto che vi aspettereste da South Park.


 

Un RPG solido

Ma “South Park: The Stick of Truth” è prima di tutto un gioco, e nello specifico un RPG che ricorda molto da vicino i J-RPG. Il sistema di combattimento è un classicissimo modello a turni ravvivato dall’uso di alcuni tasti da premere al momento giusto per dare più o meno forza ad un attacco o per parare il colpo avversario. Durante la lotta il giocatore controlla il proprio personaggio e un alleato, e ha a disposizione attacchi fisici (corpo a corpo e a distanza), magie, abilità e più avanti nel gioco anche evocazioni. Ciò che rende interessante il sistema di combattimento è il fatto che è abbastanza profondo da impedire di vincere troppo spesso le battaglie utilizzando sempre la stessa mossa: i nemici fanno ampio uso di potenziamenti e depotenziamenti, di scudi da infrangere prima di poter infliggere danni e di posizionamenti sul campo di battaglia raggiungibili solo con le armi a distanza. Parte indispensabile del combattimento è la gestione dell’equipaggiamento, un sistema veramente ben realizzato che ci offre un’ampia scelta di armi e armature, ognuna con i suoi potenziamenti, dove una pistola laser aliena è più debole di un pallone da basket tirato in faccia (non dimentichiamoci che è sempre South Park) e in cui quasi tutto può essere potenziato tramite l’uso di toppe e adesivi. La combinazione tra i vari oggetti e i potenziamenti a loro applicabili creano una scelta vasta quasi quanto quella di RPG che potremmo definire “seri”.

Tutto ciò provoca una certa complessità nei combattimenti che, oltre a portare il giocatore a dover pensare alla miglior strategia da utilizzare per sconfiggere i propri nemici, non permette di distrarsi troppo. D’altronde tutti gli attacchi sono così fantasiosi e simpatici (si tratta pur sempre di giochi di bambini) che sarebbe un peccato utilizzare sempre gli stessi, indipendentemente dalla loro efficacia in battaglia. Il problema sorge però quando ci si accorge che gli sviluppatori non hanno voluto osare e andare fino in fondo, limitandosi a mantenere il tutto un gradino sotto il livello di complessità di un RPG puro. Il sistema di combattimento è sì molto buono (vorremmo sinceramente che altri titoli prendessero spunto da esso), ma gli manca quella varietà che permette di creare strategie più ampie e interessanti, ed è castrato dal fatto che la difficoltà è mediamente bassa, pur garantendo comunque un certo livello di sfida. La quest principale, cioè la lotta per la conquista del Bastone della Verità, oggetto supremo del potere nel gioco di ruolo messo in piedi dai bambini di South Park, non è certo l’unica cosa da fare durante il gioco. La cittadina del Colorado è infatti piena di vecchie conoscenze che non aspettano altro che qualcuno che gli dia una mano a risolvere i propri problemi, dando il via ad un nutrito numero di side quest che possono diventare anche molto lunghe e richiedere l’esplorazione di dungeon labirintici.

Con qualche sbavatura

La componente RPG non è l’unica da cui è formato il gioco: ogni tanto saranno infatti anche presenti dei brevi mini giochi che dovranno essere affrontati per superare un ostacolo, basati principalmente sul premere il tasto giusto al momento giusto. Piccoli diversivi, ma molto simpatici perché quasi sempre pensati come parodia di altri giochi, come quello da tavolo “Simon” o i rhythm game. Alcuni di questi sono finiti al centro di una polemica che ha visto i giocatori europei contrapposti al publisher Ubisoft, che ha deciso di censurarli nella versione console perché ritraevano contenuti giudicati troppo sconvenienti (nulla che uno spettatore abituale di South Park non si aspetti). La versione PC, quella da noi provata, non contiene queste censure e permette di giocare il titolo senza interruzioni, mentre nella versione console al posto delle scene sono stati inseriti dei cartelli ironici scritti dagli stessi Stone e Parker.

Allo stato attuale, la realizzazione tecnica presenta purtroppo qualche problema, anche se in modo nettamente minore nella versione per PC rispetto a quella per console. Ci è capitato infatti di imbatterci in qualche piccolo bug grafico, ma il problema maggiore lo abbiamo riscontrato con un salvataggio, che, una volta caricato, ci ha riportati in un punto leggermente precedente a quello in cui avevamo lasciato la partita, costringendoci ad affrontare nuovamente dei nemici che invece avevamo già sconfitto. Nulla che inficiasse veramente l’esperienza di gioco, ma avremmo preferito avere un titolo tecnicamente solido fin dal primo giorno invece che dover confidare in patch successive. Bug a parte, il motore grafico è ben realizzato ed ottimizzato, e riesce a girare tranquillamente anche su macchine relativamente datate, risultando molto leggero. Il gioco offre una quindicina di ore di divertimento per la quest principale, che si possono allungare di ancora qualche ora se ci si dedica alle diverse quest secondarie presenti. La durata, comunque nella media di molti titoli moderni, è stata probabilmente dettata dal doversi inserire in una storia ben precisa senza allungare il brodo con parti fuori posto e meno divertenti.

… gunna have myself a time!

Ciò che ne è uscito fuori è un felice connubio tra un videogame con un gameplay solido e una divertentissima puntata di South Park. Un titolo molto divertente che sfiora lo status di capolavoro, ma non lo raggiunge a causa del non aver voluto andare fino in fondo con le meccaniche da GDR. Anche se alla fine si rimane un poco con l’amaro in bocca al pensiero che sarebbe potuto diventare un gioco di ruolo in grado di rivaleggiare con i grandi nomi del genere, sarebbe ingiusto “non dare a Cesare quel che è di Cesare”: “South Park: The Stick of Truth” è un piccolo gioiellino di humour e giocabilità, un titolo su cui passare ore di puro divertimento.

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