The Vanishing of Ethan Carter

Se chiedessero a ciascuno di noi cosa sia esattamente che qualifichi un videogioco valido come tale, le nostre risposte sarebbero le più disparate. Alcuni sosterrebbero l’importanza assoluta di un gameplay solido e strutturato, altri quella di una storia e di un intreccio complessi e avvincenti. C’è chi direbbe che sono fondamentali una longevità e una rigiocabilità tali da giustificare il prezzo di acquisto in termini di ore di gioco, e c’è chi invece considererebbe fondamentale l’esperienza stessa di gioco, e le sensazioni che esso è in grado di trasmetterci.
The Vanishing of Ethan Carter, sviluppato su Unreal Engine dai The Astronauts, è un titolo che si allinea perfettamente con quest’ultima corrente di pensiero. In questo titolo, la componente estetica, sia visiva che auditiva, la fa da padrone, e l’accento è sicuramente posto sull’esplorazione, sulla scoperta, sull’emotività e sulla capacità evocativa di edifici, paesaggi e tagli di luce che ci si presentano di fronte mentre giochiamo.

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Il mio nome è Prospero… Paul Prospero

C’è poco da dire sulla storia di The Vanishing of Ethan Carter senza correre il rischio di fare qualche spoiler. In sintesi questo titolo, ambientato nell’immaginaria Red Creek Valley, probabilmente in una qualche regione dell’Europa centrale (il team di sviluppo è polacco), ci mette nei panni di Paul Prospero, un investigatore privato ingrigito e disilluso, con una lunga esperienza e con un dono: la capacità di percepire, vedere, e sentire entità e forze invisibili che si celano dietro la nostra realtà. Queste sue abilità gli hanno garantito grande notorietà e molti fan gli scrivono spesso delle lettere. Una di queste però è diversa dalle altre: un ragazzino di nome Ethan Carter chiede disperatamente l’aiuto di Prospero, e il sesto senso del detective gli dice che aiutare quel bambino è la cosa giusta da fare, e che probabilmente questo non sarà un caso come gli altri. Una volta arrivato a destinazione però, il nostro protagonista non troverà anima viva e dovrà risolvere, un pezzo alla volta, con l’aiuto delle sue abilità deduttive e dei suoi doni soprannaturali, il mistero che ha portato alla scomparsa di Ethan Carter. Questa è la premessa ad una trama, tutto sommato piuttosto semplice e con alcune sottili ma evidenti influenze Lovecraftiane, che ci terrà impegnati per circa 5 ore di gioco.

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Un’esperienza narrativa che non ti prende per mano

Questa è la frase di apertura che ci si presenta una volta avviato il gioco. Una breve frase, che però illustra chiaramente cosa ci troviamo davanti. The Vanishing of Ethan Carter è essenzialmente un’avventura in prima persona incentrata sullo sviluppo della storia. Le azioni che saremo in grado di compiere sono limitate al movimento e alla capacità di accucciarsi. La spina dorsale del gameplay è incentrata sulla soluzione di alcuni misteri e delitti attraverso la ricostruzione degli eventi avvenuti in due parti fondamentali: la prima ci richiede di trovare elementi nell’ambiente importanti ai fini della soluzione del mistero e di ricomporre le scene del delitto. Questo ci permetterà di sfruttare, nella seconda parte, le nostre capacità soprannaturali per ricostruire temporalmente gli eventi che hanno portato alla situazione presente, in una maniera che ricorda vagamente le indagini di Murdered: Soul Suspect.
Nel gioco sono sparsi inoltre una serie di “minigiochi” che ci permetteranno di approfondire ulteriormente la trama e la cui ultimazione è comunque necessaria al completamento del gioco. Tutto ciò non è però ordinato linearmente, e a volte trovare un mistero da risolvere o un oggetto che ci permetterà di ricostruire una scena non sarà semplicissimo e immediato. In questo senso la frase d’apertura è quanto mai accurata, poiché giocando avremo sempre la sensazione di trovarci non in una situazione preordinata che orbita attorno a noi in quanto giocatori e protagonisti, ma in un mondo realistico e misterioso di cui siamo solo testimoni di passaggio.

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Un piacere per gli occhi

Come già accennato in precedenza, il vero punto di forza di The Vanishing of Ethan Carter è la realizzazione grafica. Gli sviluppatori hanno infatti utilizzato la tecnica della Photogrammetry importando letteralmente elementi paesaggistici del mondo reale all’interno del gioco. La sensazione che si ha, in effetti, risulta proprio quella di trovarsi in un luogo più credibile e reale che mai, un’esperienza raramente provata con altri titoli. Ogni area del gioco è curata fin nel minimo dettaglio e ciascuna è diversa dall’altra, ma ugualmente bellissima. Il tutto è costantemente accompagnato da tracce musicali evocative mai troppo invasive che contribuiscono notevolmente ad una perfetta immersione nell’ambiente di gioco. Il doppiaggio inglese (l’unica altra alternativa è il polacco) è di buon livello ma comunque poco presente, essendo limitato a riflessioni del protagonista e alle rimembranze degli abitanti della Red Creek Valley.
Unica vera pecca del gioco è la longevità: per terminare il gioco sarà necessario risolvere effettivamente tutti gli enigmi, anche quelli che a prima vista sarebbero sembrati un’interessante deviazione opzionale dalla storia principale. Quindi una volta arrivati allo scorrere dei titoli di coda, non ci resterà alcun motivo, se non quello di farsi una passeggiata virtuale nella valle, per avviare di nuovo il gioco.

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[signoff icon=”quote-circled”]The Vanishing of Ethan Carter ha tutto sommato tenuto fede alle aspettative, rivelandosi un gioco impressionante dal punto di vista estetico, e appagante da quello narrativo. Il fatto che sia un’avventura grafica così fortemente incentrata sulla narrazione, non ha comunque impedito ai The Astronauts di integrarvi una componente di gameplay più che accettabile per un titolo di questo genere. Unico vero neo è rappresentato dalla longevità, inficiata da un fattore rigiocabilità assente, ma che comunque riesce a sminuire solo in parte la bellezza di questo titolo.[/signoff]

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