Time Crisis 4 – Recensione Time Crisis 4

La crisi del genere

Si denota senza difficoltà alcuna come molti generi nel mercato videoludico inizino oramai a scemare: ne spariscono alcuni di nicchia, molti creano degli ibridi, e trovare qualcosa di nuovo e originale è raro, e quell’ibrido che riesce nel suo intento viene accolto come capolavoro. Aumenta quindi quel desiderio da parte del videogiocatore di poter rivivere la seconda gioventù che lo riporterebbe ai tempi glorosi della trama non scontata e della giocabilità innovativa. A questa richiesta intrinseca e desiderio nascosto risponde la Namco, che si fa portavoce di un nuovo modo di fare gioco, che potremmo quasi definire come un portare l’arcade nella nuova generazione di videogiochi. Riproponendo quindi un colossal, una colonna portante di quello che fu il gioco Arcade nei tempi andati, dal Sol Levante arriva Time Crisis 4, quarto capitolo della serie che riscosse non poco successo quando ancora resisteva alla meccanica dello sparatutto su binario.


La doppia faccia della Crisi

Che oramai sia difficile, o per meglio dire azzardato, portare nel mercato videoludico un prodotto di stampo Arcade era più che evidente, quindi sarebbe stato un azzardo in piena regola da parte della Namco pubblicare sotto questa forma il quarto capitolo di Time Crisis. Pertanto la casa nipponica, cercando di accontentare tutti, produce il gioco con una doppia faccia interessante: da un lato avremo l’arcade mission e dall’altra la complete mission. Per quanto riguarda la prima, ovvero la modalità standard che ci porterà ad affrontare il tutto con livello arcade come ai vecchi tempi della serie, essa ci porterà nei panni di uno dei due innovativi soldati della VSEE al seguito del capitano Rush, proveniente dall’armata degli Stati Uniti d’America, lanciati in guerra per salvare il vostro pianeta dalla minaccia stavolta rappresentata da un’arma batteriologica, dapprima segreta e tenuta nei laboratori degli Stati Uniti stessi e poi trafugata. La riproposizione dei nemici affrontati nei capitoli precedenti è in parte deludente, e come unica innovazione troveremo degli strani insettoidi meccanici chiamati Terror Bite, abili macchine da combattimento a distanza. Per il resto, nel design noteremo un’innovazione a piedi uniti solo nel character design, che presenta degli esuberanti protagonisti, almeno dal punto stilistico, mentre per il resto troviamo solo delle impostazioni molto ripetitive che non rendono a pieno la next-gen che dovremmo notare sulla console Sony. Comunque, la varietà di gioco non mancherà: potremo fare piccoli tratti di combattimento da postazioni fisse, riprendendo la classica modalità del gioco On-Rail, oppure affrontare i Terror Bite a cielo aperto con tutte le armi a nostra disposizione. La critica maggiore da avanzare sta nella difficoltà che ci offre questo quarto capitolo dello sparatutto On-Rail che fece la storia del genere: qualsiasi sia la difficoltà che affronterete, specialmente normale, non troveremo mai troppi problemi nello sconfiggere i nemici, che saranno solo alternative a quelle che col tempo diventeranno stanche routine contro i boss. Ci si aspettava forse di più da quella modalità che avrebbe dovuto portare il passato nel presente, ma a quanto pare l’obiettivo non è stato pienamente raggiunto, e con una mera illusione di un buon lavoro arcade si passa ad un’altra modalità, che pare serva solo a chiarire le potenzialità della macchina del Sol Levante.


Qual è il lato oscuro della medaglia?

Inserendo dei tratti in modalità FPS, dando quindi anche un po’ di chiarimenti sulla trama, che resterebbe vuota se legata solo alla modalità Arcade, Time Crisis 4 si sviluppa in maniera più corposa dall’arcade mission, almeno sotto un punto di vista tecnico, che rimane però sempre leggermente abbozzato: esempio eclatante lo si riscontra nelle scene di intermezzo, con un lavoro fin troppo minato da una scarsa dote registica e con scene poco realistiche, forse neanche troppo criticabile date però le basi paradossali della saga. La richiesta di realismo nei videogiochi è crescente, e si mette sempre in secondo piano quello che rischierebbe di sfociare nel banale: questo non vuole certo dire che la finzione non è più accettata, ma se finzione dev’essere, almeno che lo sia sotto tutti i punti vista, dato che Time Crisis sembra solo un tentativo mal riuscito di realizzare un qualcosa che si possa avvicinare alla realtà. Purtroppo però, eccezion fatta per la trama, non si nota alcuna presenza di realismo. L’innovazione nella seconda modalità, sta nello scegliere come muoversi negli scenari: dalle opzioni infatti potrete decidere se proseguire muovendo totalmente il personaggio con le due levette, quella sinistra adibita al movimento e quella destra per la telecamera, o se lasciare l’incombenza della telecamera nelle mani del mirino, che la farà muovere di conseguenza. In parole povere, potrete muovervi solo con la levetta sinistra, con una telecamera fissa che si muoverà solo nel momento in cui punterete il mirino contro qualcuno: alcuni troveranno comoda questa seconda modalità, che ricorda molto la modalità FPS per Wii, altri invece preferiranno muoversi come meglio credono senza lasciare l’azione in una staticità alquanto noiosa.
La domanda che viene avanzata però è: qual è il lato oscuro della medaglia? Quale delle due modalità ripara il mal riuscimento dell’altra? Ovviamente risulta arduo capire se c’è davvero una modalità che è riuscita davvero bene, visto che nel tentativo di riportare in auge l’arcade e di dimostrare che anche una vecchia saga può adattarsi alla next-gen, Time Crisis 4 crolla in un baratro che nessuno si sarebbe immaginato.

Anche nel comparto grafico c’è delusione

Abbiamo parlato di un character design innovativo, data la stravaganza dei personaggi, e poca innovazione nei nemici che affronteremo. Per il resto, il livello tecnico,  già citato sommariamente, non risulta molto entusiasmante: se da un lato vediamo un sistema di luce ben utilizzato, dall’altro troviamo una modellazione ambientale che lascia molto a desiderare e con un’interazione davvero fin troppo limitata. Per quanto riguarda il sonoro, troviamo un doppiaggio con un inglese troppo poco sviluppato, quasi come se fosse una voce meccanica, con un’unica innovazione che è caratterizzata da una voce guida che vi accompagnerà per la vostra avventura: almeno qualcuno vi terrà compagnia se doveste annoiarvi. Ovviamente, da una produzione del genere non si cerca un capolavoro per l’audio, ma almeno una musica che postesse accompagnare il gioco come si deve non avrebbe certamente dispiaciuto.
A salvare leggermente la situazione è la sezione longevità, che regala un’esperienza già poco gradita e fin troppo corta, ma che è supportata delle interessanti missioni secondarie in stile minigioco, pur non essendo realmente nulla di particolare.

Abelardo l’avrebbe accettato…

…perché insegnava che bisogna guardare all’intenzione e non al fenomeno: peccato che questa teoria portò gloria a Kant e non a chi andrà a criticare Time Crisis 4. In definitiva, troviamo un gioco che avrebbe dovuto rilanciare la famosa saga di sparatutto On-Rail che aveva fatto storia nei tempi andati ma che purtroppo ci dà la sensazione di trovarsi dinanzi ad un lavoro poco sviluppato, che forse riuscirà ad accontentare solo i veri appassionati della saga e che lascerà perplesso chi s’aspettava di poter giocare ad una nuova magia targata Time Crisis. Problemi di programmazione, scarso impegno e non completamento degli obiettivi preposti, portano questo gioco a raggiungere una sufficienza nata grazie all’utilizzo di una console che sa stare ad alti livelli e riesce a tenere il comparto grafico leggermente superiore alla media: se fosse stato per qualche altra console, Time Crisis 4 non avrebbe raggiunto neanche la sufficienza piena per la grafica. Si spera che il famoso motto "sbagliando si impara" valga per tutti, e dopo questo quarto capitolo si faccia qualcosa per un quinto capitolo che saprà farsi ripagare.

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