Tomb Raider: The Last Revelation – Recensione Tomb Raider: The Last Revelation

Tomb Raider III non era stato affatto un flop: ma in molti, moltissimi erano stati i fans che avevano giocato ad Adventures of Lara Croft non senza un crescente disappunto. Perché Eidos prometteva puntualmente grandiose novità per poi rilasciare un gioco migliore del precedente solo quanto ad aspetto grafico? La saga di Tomb Raider aveva smesso di essere la sorprendente ed innovativa esperienza videoludica che era stata un tempo, inseritasi in un più rilassato solco di pigra mediocrità. Ciononostante le parole che si potevano leggere nelle interviste e nelle dichiarazioni di fonti ufficiali prima del lancio di The Last Revelation a Natale 1999 erano ancora una volta le stesse, ed il pubblico si accingeva, diffidente, a concedere a Core Design la sua probabilmente ultima possibilità per impressionarlo positivamente.

L’ultima rivelazione?

< E tu saresti la famosa archeologa avventuriera che risponde al nome di Lara Croft? >
Il noto ricercatore Werner Von Croy si rivolge ironico alla sua giovanissima assistente mentre sta per mettere la mani sull’Iris, artefatto dalla misteriosa origine protetto da mortali trappole.
Il primo livello The Last Revelation è il classico percorso di addestramento che ci aiuta a familiarizzare con i controlli del gioco, ma stavolta c’è qualcosa di molto diverso: si tratta di un flashback in cui vestiamo i panni di Lara all’età di sedici anni, quando non era ancora indipendente e muoveva i primi passi nell’avventuroso mondo della ricerca archeologica. Tale livello è anche funzionale e presentarci Von Croy stesso, che, nonostante sembrerà presto spacciato, tornerà successivamente ed avrà un grande ruolo nella trama del gioco vero e proprio.
Ai giorni nostri, infatti, Lara è impegnata in una stimolante spedizione in Egitto che la porterà, a causa della sua sete di conoscenza e forse di preziosi manufatti per la sua collezione personale, a risvegliare ingenuamente Seth, pericolosa ed antichissima divinità distruttrice. Per rimediare all’errore ed evitare che una nuova era di dolore e pestilenza piaghi il mondo, dovrà in seguito rievocare dalle sabbie del tempo l’antagonista di Seth, il dio Horus, assemblando la sua armatura d’oro ricercandone le componenti in lungo ed in largo per l’intero Egitto. Il tutto mentre affronta i fantasmi del suo passato, impersonati dal redivivo Von Croy, intenzionato a fare di tutto perché Lara fallisca nel recuperare l’Armatura.
La bellezza della trama, che finalmente recupera originalità, fa da sfondo a ben 35 livelli pieni di pericolo e di avventura che ci terranno impegnati per molte ore di gioco variegato ed appassionante,  culminanti in un finale che definire “a sorpresa” è riduttivo. Dapprincipio potrebbe venirvi il dubbio se quest’avventura presenti dei finali alternativi, ma così non è: TLR non ha un happy end. Sette anni dopo l’uscita del gioco, tuttavia, è ben inutile cercare di mantenere il segreto: Lara Croft è solo apparentemente morta, tranquilli.


Gioia visiva

Non prendeteci per guardoni ma, abituati a vedere la cara Lara di spalle da diversi anni, non può sfuggire che il grande miglioramento grafico che The Last Revelation porta innanzi è particolarmente evidente dando uno sguardo – e magari più di uno – al suo bel… fondoschiena. Fianchi, glutei e gambe della nostra archeologa preferita sfoggiano una piacevolezza, rotondità e curve inedite, cosa permessa dall’incrementato numero di poligoni che compongono il personaggio. Anche frontalmente Lara si conferma la più bella del reame: è del tutto svanita la sensazione di avere di fronte un ammasso virtuale di dati, e la nostra eroina appare più vera che mai, anche grazie all’accresciuto livello di dettaglio di cui gode il suo bel volto. In particolare una più intelligente ottimizzazione delle textures utilizzate ha reso possibile questo ottimo risultato, senza per questo penalizzare la resa grafica delle ambientazioni, ricche di particolari come ragnatele, giochi di luce o vari elementi di arredo, né dei nemici o in genere degli altri personaggi tridimensionali. 

Effetti speciali come il fuoco delle armi o le increspature dell’acqua non sono granché migliorati rispetto a TR3, essendo comunque discretamente realizzati già allora; tuttavia sono gli effetti di illuminazione a compiere con TLR un vero e proprio salto di qualità. Spari, fiamme, torce o pavimenti infuocati danzano piacevolmente, generano ombre non statiche e diventano fonti luminose realistiche che fanno di questo gioco uno dei titoli Psx graficamente più riusciti.
Le sequenze cinematiche sono fantastiche e godibilissime, ricche di azione e tecnicamente ineccepibili, e costituiscono un non secondario valore aggiunto alla qualità di questo gioco.

L’unico appunto che si può muovere alla grafica di TLR consiste forse nella poca varietà cromatica che presenta: essendo completamente ambientata in Egitto, l’avventura vede predominanti i colori dorati della sabbia del deserto, il giallo e il rosso degli interni di templi e tombe. Nulla che infastidisca un qualsiasi appassionato di egittologia, ovviamente: anzi, la ottima riproduzione di luoghi reali come la Valle dei Re, Alessandria, la Grande Piramide o il Tempio di Karnak farà la felicità di ogni amante di questi luoghi splendidi che portano su PlayStation tutto il loro fascino antichissimo.

Gioia sonora

Molto bene anche il comparto audio: gli effetti sonori sono numerosissimi e di qualità, mai noiosi né superflui. Soprattutto possono anche essere utili, se non indispensabili, alla risoluzione di enigmi, ad esempio per indicarci quando è opportuno muoverci o stare fermi così da evitare una trappola, oppure per aprire una porta a combinazione musicale.
Il doppiaggio e la colonna sonora di The Last Revelation sono poi semplicemente ottimi. Oltre al classico Tomb Raider Theme, sono presenti nuove composizioni che vi accompagneranno nella perlustrazione dei molti ambienti che visiterete e che variano da una orecchiabile piacevolezza ad una qualità superlativa. Sarà addirittura difficile togliersene alcuni dalla testa, su tutti il brano Jeep Thrills che rende ancora più adrenalinico lo sfrecciare su un fuoristrada evitando i pericoli del deserto.

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