Trials of Mana – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Il 2020 sembra essere l’anno degli amanti degli RPG, data la mole di titoli usciti o che usciranno a breve. In modo particolare, il mese corrente appare essere come un «sogno o son desto?» per tutti gli amanti dei ruolistici di stampo giapponese. Seppur non si tratti di giochi nuovi ma rinnovati tecnicamente da capo a piedi, i remake  targati Square Enix di Final Fantasy VII e di Trials of Mana, titolo che prenderemo in esame in questa recensione, sono un toccasana per un sotto-genere non sempre tenuto nella giusta considerazione. La serie Mana ha origini antiche: il primo capitolo della saga, nota in Giappone come Seiken Densetsu, venne pubblicata nel 1991 su GameBoy. Trials of Mana, in Giappone Seiken Desetsu 3, è il terzo capitolo della serie uscito originariamente su Super Famicon nel 1993. Il titolo divenne velocemente un gioco di culto del settore. Fast forward al 2020: il Trials of Mana per PlayStation 4 ritorna come remake. Riuscirà a riportare in auge la serie?

Trials of Mana è un gioco d’azione di stampo ruolistico che, abbandonando la tradizionale visuale dall’alto in 2D originale, trasla verso una più moderna visuale in terza persona a tre dimensioni. Ma andiamo con ordine: nel mondo di Trials of Mana, il protagonista è il… mana!  Nel mondo fittizio del videoludo il mana è una fonte potentissima di energia. Nel passato remoto del titolo la Dea del Mana, grazie alla creazione della potentissima Spada del Mana, riuscì nell’impresa di creare il mondo sconfiggendo otto potentissime mostruosità della distruzione, chiamate Benevodons. La dea riuscì a intrappolare i mostri in sette steli del mana, prima di cadere addormentata per lo sforzo, inaugurando un lungo periodo di pace.

Ma Trials of Mana, come ogni JRPG che si rispetti, parte da premesse di “calma prima della tempesta”: il giocatore imbraccerà il pad proprio nel momento in cui il mondo rischia nuovamente di piombare nel caos, per colpa di una malvagia macchinazione che mira a riportare in vita le potentissime bestie della distruzione, per poter infine ottenere il potere supremo. Se volessimo dare un giudizio sulla complessiva narrazione, Trials of Mana conserva intatto il fascino recondito di un passato nostalgicamente meraviglioso, seppur mostri in più di qualche occasione il fianco, soprattutto se rapportato alle moderne produzioni, tese ad intingere sia la caratterizzazione intrinseca che l’intreccio narrativo di cruda realtà. La trama sarà quindi sostanzialmente godibile, nell’arco delle 25/30 ore di gioco per “run” e ben sviluppata seppur sin troppo lineare e un po’ ondivaga per quanto concerne il complessivo mordente.

Trials of Mana

Sfoderato il pad e cliccato il fatidico “New Game”, dopo una primaria selezione della difficoltà di gioco (il titolo sarà abbastanza impegnativo ad Hard, ma probabilmente non impensierirà più di tanto i giocatori più navigati), Trials of Mana ci parerà dinanzi il primo bivio fondamentale della sua intera esperienza ludica: la scelta del party. Avremo infatti la possibilità di scegliere fra sei eroi, di cui un principale e protagonista della vicenda, che sarà accompagnato da altri due comprimari. La prima, peculiare caratteristica del gioco sarà proprio questa: ogni personaggio, oltre a distinguersi per poteri, capacità e strategia d’attacco differenti, avrà un background storico personale che, a conti fatti, si tradurrà in spezzoni di storia diversi per ognuno, seppur lo sviluppo dell’intreccio sostanzialmente ben presto si reindirizzerà su linee comuni (tutti infatti giungeranno alla Fortezza di Jadd, il vero e proprio inizio del gioco).

Un’aggiunta interessante è che, non appena avremo modo di incontrare uno degli altri due comprimari prescelti nelle fasi iniziali, il gioco ci darà la possibilità di poter intraprendere il loro personalissimo prologo, per conoscere in che modo il personaggio si è incamminato sul nostro stesso percorso. La feature non sarà ovviamente obbligatoria (al suo posto, nel caso, potremo assistere a un veloce sunto video), ma giocare a queste sezioni aggiunge sicuramente tanto spessore in più alla caratura dei personaggi che, seppur sostanzialmente ben fatta, si rivelerà essere poi un tradizionale pescare dai classici cliché della cultura manga nipponica (il guerriero manesco e rissoso, la maga un po’ “gatta morta” ecc.).

Trials of Mana

Ognuna delle sei possibili scelte offrirà un campionario di mosse e caratteristiche peculiari: ogni personaggio si baserà sostanzialmente su sei caratteristiche di base, ovvero Forza, Stamina, Spirito, Fortuna e Intelletto. La commistione di questi sei elementi caratterizzerà ognuna delle scelte possibili: non sbaglieremmo dicendo che ogni personaggio è in realtà una classe vera e propria che poggia i suoi fondamenti concettuali sui canoni del genere. Il guerriero, ad esempio, sarà un personaggio piuttosto bilanciato, mentre la maga potrà arrecare danni devastanti ai nemici, seppur potrà contare su di una difesa nettamente inferiore. È bene, in linea di massima, scegliere oculatamente il proprio party bilanciando attacco e difesa anche se tale necessità in fin dei conti si farà sentire maggiormente ai livelli più alti della sfida (e anche in quel caso, un giocatore avvezzo ai titoli action se la caverà più che egregiamente).

Più in là nel gioco avremo la possibilità di far evolvere ognuno dei personaggi, grazie alla presenza di un sistema Luce/Oscurità: ad esempio Duran, il classico Warrior, potrà optare per un sotto-insieme di classi “Light”, che lo tramuterà ad esempio in un coriaceo Paladino in grado persino di curare i propri alleati, oppure optare per il percorso Dark e divenire fra gli altri un Gladiator, in grado di sprigionare una potenza d’attacco devastante grazie alla possibilità di utilizzare spade elementali. Questa differenziazione sarà possibile per ogni classe presente nel gioco, cosa che aggiunge al gioco una grande rigiocabilità anche solo per sperimentare tutte le possibilità. In aggiunta, Trials of Mana ci consentirà comunque di resettare l’eventuale scelta e tornare alla classe iniziale, per poter esplorare tutte le alternative.

Trials of Mana

Effettuata la scelta, il gioco ci trascinerà immediatamente in uno dei prologhi: ad esempio, nel caso del guerriero Duran, ci ritroveremo immediatamente a combattere contro un avversario simil-robotico in un torneo a singolar tenzone. Pochi istanti dopo avremo ben chiaro, pad in mano, come il sistema di combattimento funzioni: è un fighting system semplice e action, caratterizzato da un movimento libero e  dinamico. Un sistema immediato concettualmente, basato su un attacco pesante ed uno leggero, una schivata, un attacco pesante caricato e diverse abilità che saranno utilizzabili con una combinazione di tasti piuttosto semplice. Utilizzando i due attacchi basici, i nemici lasceranno cadere in terra dei cristalli che ci consentiranno di accumulare energia utile per caricare le potentissime mosse speciali dei vari personaggi.

Un sistema di combattimento quindi immediato e funzionale, ma che riuscirà comunque ad appagare in larga parte anche i più smaliziati, grazie anche al vasto assortimento di abilità (saranno circa 300) che potremo sbloccare nel corso del gioco e in base alla classe prescelta. Non appena, dopo relativamente poco, avremo la possibilità di combattere con l’intero party composto da tre elementi, Trials of Mana si aprirà completamente o quasi: com’è intuibile noi controlleremo il nostro personaggio ma, al contempo, potremo optare di giocare nei panni di uno qualsiasi degli elementi del party, con gli altri che, in quel caso, sarebbero controllati dall’intelligenza artificiale.

Trials of Mana

IA che sostanzialmente si comporterà egregiamente in battaglia e che potremo anche orientare in base alle nostre strategie, grazie a un sistema semplice quanto azzeccato di gestione del “comportamento” in battaglia. Potremo infatti definire su quali nemici si concentrerà maggiormente il membro del party prescelto, se prediligere una strategia “in your face” oppure tenersi più distante ed evitare il contatto diretto con gli avversari. Naturalmente ogni combattimento ci consentirà di scovare item vari, fra cui semi di fiori da piantare in ogni Inn visitato che ci consentiranno di ottenere diversi tipi di equipaggiamento e punti esperienza che, ad un ammontare predefinito, ci consentiranno il level up del personaggio. Salire di livello comporterà non solo un aumento automatico delle statistiche base, ma ci consentirà al contempo di guadagnare dei training points da spendere per migliorare attivamente e passivamente le abilità, oltre che acquistarne di nuove.

È bene sottolineare che, specialmente rispetto all’originale, grazie alle rinnovate meccaniche action in 3D, gli sviluppatori hanno aggiunto diverse nuove abilità che non potevano esser presenti nel titolo originale per ragioni di natura tecnica, rendendo di fatto appetibile il titolo anche per chi lo avesse già completato a suo tempo. Oltre al mero acquisto, alcune abilità peculiari potranno essere ottenute semplicemente avanzando nel gioco approfondendo le relazioni che intercorrono tra i vari protagonisti. Anche le caratteristiche passive – ovvero Forza, Spirito, Stamina ecc. – potranno essere migliorate grazie ai succitati punti. Una menzione anche alle Boss fight, tendenzialmente ben realizzate, impegnative al punto giusto e che si suddivideranno in “fasi”, com’è canone del genere, le quali ci impegneranno nel ricercare la giusta strategia per affrontare l’arduo combattimento. Alla fine della nostra prima avventura, poi, ci attende una “sorpresa”: affronteremo un’altra avventura, in questo caso un dungeon piuttosto lungo, alla cui fine sbloccheremo l’agognato “New Game Plus”, ovvero la possibilità di rigiocare il titolo conservando tutti gli oggetti, i soldi e le abilità generali sbloccate nel corso della prima sessione.

Trials of Mana

Concluse le fasi introduttive, il mondo di gioco di Trials of Mana si rivelerà nelle sue complessive fattezze: in linea di massima, seppur non si possa definire concretamente un open world, il titolo sarà suddiviso in una serie di aree piuttosto vaste seppur delimitate nettamente e che saranno sbloccabili progressivamente. Da imponenti fortezze a valli ghiacciate, passando per rigogliose colline: i nostri beniamini potranno, in esse, muoversi liberamente e interagire sia con gli eventuali Npc presenti, sia con elementi dello scenario come vasi o casse, utilizzando anche dei “mezzi di locomozione” speciali, tra draghi alati e enormi tartarughe. L’esplorazione, per quanto presente e con un peso, come si addice a un RPG sicuramente di rilievo, si presenta però estremamente lineare: in linea di massima basterà seguire il sentiero principale per scovare tutto quello che ci occorrerà, con gli ambienti secondari che molto spesso saranno vuoti. Le mappe ovviamente non saranno banali pratucoli per scampagnate, ma si presenteranno quasi sempre invase da temibili nemici. I combattimenti avverranno come detto in tempo reale: quando ci approssimeremo agli avversari, l’area immediatamente attorno alla sfida verrà delimitata da una sorta di anello, a creare un’invisibile arena di scontro. La “cupola” sarà sostanzialmente impenetrabile finché lo scontro non sarà effettivamente terminato, ma piazzarsi a lungo sul limitare della stessa si tradurrà nella fuga dalla sfida.

Disseminati per il corso dell’avventura, ci saranno anche gli immancabili dungeon che, in larghissima parte, hanno mantenuto intatto il fascino del titolo originale, conservandone persino anche le meccaniche puzzle. Ecco che saremmo chiamati a direzionare una forte corrente ventosa per aprirci un varco in uno dei sotterranei, oppure evitare accuratamente porzioni di pavimento infiammate (the floor is lava!). Caratteristiche queste sicuramente gradevoli e che arricchiscono un già vasto e longevo pacchetto di contenuti. Contenuti che, però, al contempo, sembrano “urlare” la necessità di avere una componente multigiocatore quantomeno locale che, purtroppo, non è presente: la presenza di una modalità cooperativa, magari online, avrebbe fatto schizzare il gioco in orbita, rendendolo un must assoluto per gli amanti del genere.

Trials of Mana

Tecnicamente parlando, Trials of Mana è un chiaroscuro: al design stilisticamente accattivante, trionfo manga dello stile tondo e appuntito allo stesso tempo, con i morbidi occhioni che da sempre contraddistinguono la matita giapponese, è associata un’estetica concreta in Cel Shading dai colori molto spessi. Complessivamente la resa visiva sarà più che buona, seppur la qualità del dettaglio generale non faccia esattamente gridare al miracolo. In modo particolare, i modelli poligonali non saranno sempre ineccepibili, mostrando qualche angolo di troppo e dettagli spesso dal sapore “copy/paste” e piuttosto anonimi. Anche gli ambienti, in modo speciale gli avamposti che visiteremo, saranno un complessivo alto/basso qualitativo, con dettagli ben riusciti e altri un po’ più dozzinali, a cui va aggiunto il basso livello di interattività di cui abbiamo già discusso.

Per quanto concerne la pulizia del “codice”, Trials of Mana scorrerà sostanzialmente bene, seppur non esente da difetti di programmazione. Si parte con le animazioni, un po’ sgraziate e non particolarmente elaborate, sino a un continuo pop-up dei particolari estetici degli elementi di gioco. Ad esempio, sarà piuttosto frequente assistere al caricamento in leggero ritardo dell’aspetto dettagliato dei modelli dei personaggi che, piuttosto spesso, appariranno per un attimo privi di texture per poi normalizzarsi un attimo dopo. Per quanto concerne le performance, la versione PlayStation 4 del titolo, testata con una Ps4 Pro, ha mantenuto in larghissima parte i 60 fotogrammi in modo piuttosto solido, perdendo un po’ di terreno per qualche istante in qualche cutscene e in alcune animazioni particolarmente “esplosive” di abilità. Il gioco, in aggiunta, girerà ad una risoluzione di 1080p sia su Pro che su versione base, la qual cosa potrebbe far storcere il naso ai possessori dell’ammiraglia Sony “on steroids”. Un plauso complessivo alla soundtrack del gioco, ben realizzata e coerente compagna di “morbidezza” della spensieratezza complessiva che il gioco trasuda. Da sottolineare anche la possibilità di poter optare per i suoni caratteristici del titolo originale, che ci consentiranno un inatteso tuffo nel passato uditivo.

Trials of Mana

Trials of Mana è un remake di alto livello, in grado di riportare in auge un titolo di nicchia e, al contempo, di culto, in una salsa rinnovata da un punto di vista meccanico. Una scelta che lo rende apprezzabile anche da chi, ipoteticamente, vi avesse già giocato in precedenza. Un sistema di combattimento dinamico, immediato e piuttosto profondo, incornicia una longevità alta e una generale piacevolezza del ludo. Il rifacimento conserva intatto il fascino del passato, trascinandosi però dietro alcuni segni del tempo e alcuni problemi tecnici. In aggiunta, qualche caratteristica poteva esser implementata/espansa proprio approfittando del rinnovamento “substratico”. Un remake che funziona sicuramente e che dà nuovo slancio alla serie.

8.6

Pro

  • Un rinnovamento tecnico e concettuale
  • Dinamico, profondo e longevo
  • Conserva intatto il fascino del passato...

Contro

  • ... con annessi i segni del tempo
  • Esplorazione un po' limitata
  • Alcuni problemi di carattere tecnico ed estetico
Vai alla scheda di Trials Of Mana
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