Where the Wild Things Are – Recensione Nel paese delle creature selvagge

I mostri non esistono, quelli veri almeno, ma i bambini non lo sanno. Guardano spaventati l’armadio da sotto le loro coperte, aspettandosi da un momento all’altro che qualcosa di oscuro sbuchi fuori, digrigni i denti e se li pappi in un sol boccone. E quante volte gli adulti hanno sfruttato questa paura ancestrale semplicemente additando il povero pargoletto, magari reo di aver distrutto qualche cosa, pasticciato qualche muro oppure picchiato il fratellino più piccolo, e minacciandolo di darlo in pasto all’uomo nero, alla strega cattiva o al mostro che si annida sotto il letto.

Eppure i mostri hanno anche connotazioni positive. Un mostro è anche un amico immaginario, magari una creatura fantastica che abita in un mondo illusorio, frutto della galoppante fantasia di un bambino che ha bisogno di sogni, quelli fatti di draghi, principesse e cavalieri, per crescere ed imparare dal mondo. Una specie di romanzo di formazione fatto di realtà e di magia al tempo stesso, un po’ come Peter Pan, Alice in Wonderland, Willy Wonka and the Chocolate Factory o, perché no, un po’ come Where the Wild Things Are, prima romanzo e poi creatura cinematografica diretta da Spike Jonze, ed ora, per arrivare al motivo portante di questa recensione, anche videogame per mano di Warner Bross. Il gioco in questione, spigliatamente infantile e diretto ai più piccoli, è presente sia su Xbox 360 che PlayStation 3. Vediamo più da vicino cosa ha da dire questa trasposizione videoludica dell’ultima fatica cinematografica made in Worner.

 

Il re di tutte le creature selvagge!

Max è un ragazzino un po’ asociale ma dalla galoppante fantasia. Una sera, dopo aver bisticciato con la sorella e la madre, scappa di casa, trova una barca sulle rive di un fiumiciattolo lì vicino e naviga, tanto tra le acque quanto nella sua immaginazione, per arrivare là dove stanno le cose selvagge, ossia un’isola misteriosa e pericolosa in mezzo all’oceano. Qui, il nostro piccolo naufrago trova delle creature enormi, selvagge ma non pericolose, tra le quali spiccano Carol, un po’ il capo di tutta la mostruosa e pelosa combriccola,  Alexander e tanti altri. Facendosi credere un potentissimo re, il nostro trova tra queste creature l’amicizia che gli era preclusa nel mondo reale. Eppure anche questo mondo inizierà a sfaldarsi, sommerso da una misteriosa melma oscura.

Questa, in linea di massima, la trama alla base di questo videogame, in parte "rubata" dal film ed in parte elaborata per adattarsi alle svariate facce di un gioco virtuale. Purtroppo, nelle sei ore e poco più necessarie a terminare la trama principale (unico tassello narrativo presente), il giocatore riuscirà a calarsi nelle vicende delle creature selvagge grazie a cut scene abbastanza brevi, incapaci di donare un senso di unione ad una trama che rimane, dunque, abbastanza incomprensibile.

Salta, combatti ed arrampicati…

Appena sbarcati sull’isola delle creature selvagge, ecco iniziare il gioco vero e proprio. Trovato un bastone magico, dalla foggia di uno scettro (un re deve sempre avere uno scettro!), facciamo la conoscenza di alcuni avversari che ritroveremo per tutta la durata dell’avventura (sintomo incontestabile di una enorme penuria di modelli poligonali), ossia degli insetti volanti molto simili a lucciole giganti.  Tutto il gameplay è devoto agli action/platform più classici: un tasto per colpire, uno per pararsi, uno per saltare, ed uno per raccogliere e spostare gli oggetti trovati per terra. Con questi limitati comandi, ecco che ci si aprono le porte di un level design abbastanza convincente, ma legato indissolubilmente ad una concezione di gioco sin troppo ripetitiva. Dall’inizio alla fine del dell’avventura, infatti, dovremo fare quasi sempre le stesse cose, con progressive aggiunte che si ritroveranno poi nell’ultimo stage, nient’altro che una banale somma di tutte le non proprio originali idee gettate qua e la dagli sviluppatori nel corso di tutto il gioco.


Vooolare, oh oh!

Come già detto, potremo difenderci utilizzando lo scettro di Max, che ci permetterà di mettere a segno una serie limitatissima di combo, cosa che porterà spesso ad un button smashing dei più sfrenati, intervallato qua e la da strategie semplicissime e monotone ed una totale mancanza di boss di fine quadro. Più carina la parte platform vera e propria, ma comunque banale anch’essa. Dovremo saltare tra piattaforme stabili o meno stabili, dondolandoci ogni tanto su qualche ramo, oppure raccogliendo degli oggetti piuttosto utili in quei livelli sviluppati più verticalmente che orizzontalmente, come delle piume da usare come delle ali, che si romperanno dopo un uso troppo prolungato. Altri oggetti utilissimi ma gestiti in maniera non proprio diversificata saranno alcune piante, che ci doneranno stranissimi frutti come palle di polline, utilissime per far starnutire, oppure delle sottospecie di palloncini d’acqua che, se gettati su alcuni germogli, li faranno crescere come dei fagioli magici da scalare.

Da segnalare alcune sessioni particolari dove, a cavallo di Carol oppure a bordo di una barca, dovremo semplicemente schivare i vari ostacoli che ci si presenteranno. Inutile aggiungere che tali livelli si riveleranno senza dubbio davvero noiosi. Saranno infine presenti pochissimi enigmi, tutti risolvibili in qualche secondo; proprio la difficoltà del gioco in sé, infatti, risulta bassissima. Certo, il prodotto in questione è diretto ad un pubblico di piccini, ma c’è comunque un limite alla facilità. Per il resto, tra una missione e l’altra ci ritroveremo in una sorta di "metalivello" abbastanza ampio, dispersivo ed inutile, ossia il villaggio delle creature selvagge, dove collezionare vari monili rinvenuti per i vari livelli di gioco (si va da tartarughe a delle uova di gufo). Concludendo il discorso gameplay, c’è da dire che il titolo potrebbe risultare piacevole per il suo essere così retrò, classicissimo e senza idee eccessive e mal implementate. Certo, non si può assolutamente elogiarlo per divertimento o varietà, ma potrebbe intrattenere per qualche oretta, nonostante i difetti non proprio sorpassabili.


Un’isola di creature selvagge!

Graficamente parlando, il gioco si attesta su livelli davvero bassi. Tralasciando l’enorme penuria di modelli poligonali (combatteremo solo contro due tipologie di mostri, tra l’altro tutti uguali tra loro, insetti e melme nere), che saranno comunque disegnati in maniera poco piacevole, non si possono non notare delle texture che avrebbero sfigurato anche nella generazione precedente, in quanto così poco curate e poco elaborate. Anche la composizione del mondo circostante, seppur funzionale, risulta brutta  a vedersi, non aiutata nemmeno minimamente da effetti speciali degni di questo nome. Siamo proprio nel piattume più totale.

Anonimo il comparto sonoro, incapace comunque di rimanere nel cervello anche dopo un secondo dall’ascolto. Gli effetti sonori, in linea con la scarsa qualità del settore tecnico, potranno dare anche fastidio a lungo andare.


Di certo non un comparto grafico esaltante!

In Conclusione

Da un gioco su licenza non ci si aspettava certo un capolavoro. Questo "nel paese delle creature selvagge", infatti, rasenta la sufficienza per un soffio, non certo grazie ad un gameplay monotono e sottotono o ad un comparto grafico da dimenticare, ma solo in virtù di un sistema che, nonostante mille pecche, riesce a risultare divertente almeno per qualche oretta (in fondo il gioco dura solo sei ore).

Consigliato solo a chi ha amato il film ed ha qualche soldo da spendere in maniera poco intelligente. 

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