Yakuza 2 – Recensione Yakuza 2

Finalmente in Europa

C’è voluto parecchio tempo per far arrivare anche in Europa Yakuza 2 che in Giappone era disponibile già negli ultimi mesi del 2006: ben due anni, quindi, hanno dovuto aspettare tutti i videogiocatori che erano rimasti incollati allo schermo della propria televisione a seguire la triste vicenda di Kazuma Kiryu e i suoi vicini. E l’attesa non è stata nemmeno ripagata.

Quando si parla di violenza nei videogiochi, o per meglio dire, infrangere la legge, subito la mente viene proiettata nel mondo famosissimo di Grand Theft Auto, serie Rockstar nota per la sua irriverenza nei confronti della società, e ovviamente risulta difficile emulare o superare la qualità del gioco statunitense. Yakuza però, non perfettamente nel primo capitolo ma eccelsamente nel secondo, rasenta la somiglianza strutturale con GTA donando non solo un’ottima esperienza di gioco ma anche una trama holliwoodiana degna dei migliori registi.

Si riprende da dove l’avevamo lasciato

È passato giusto un anno da quando abbiamo visto concludersi le vicende a Tokyo di Yakuza e ritroviamo esattamente tutto come l’avevamo lasciato: Haruka vive con Kazuma e spesso la loro mente si sofferma nel cimitero per fare visita e portare onore alle tombe di Nishiki, l’Oyabun Fuma e Yumi. Ed è proprio durante una di queste visite che Kazuma sarà costretto, dopo un anno di vita tranquilla, a tornare sulla scena: un omicidio dinanzi ai suoi occhi, l’uccisione a freddo di Terada, figura conosciuta a chi ha giocato al primo capitolo, costringeranno il Drago di Dojima a richiudere le sue mani nel suo forte pugno e riprendere le strade di Tokyo e Osaka, affinchè la giustizia possa tornare a dominare sul paese.

La riproposizione di Tokyo sarà uguale a quella che s’era vista nel primo capitolo, con ovvie migliorie grafiche che analizzeremo a tempo debito, mentre l’esperienza offertaci da Osaka è sicuramente più interessante ed innovativa, essendo la prima vera esclusiva targata Yakuza 2.

Analizziamo ora come questo gioco si annovera nel genere misto che riesce a fondere la magnifica tecnica di un RPG e l’azione frenetica di un picchiaduro.

Il Drago di Dojima

Sostanzialmente non cambia molto dal primo capitolo se non la velocità di Kazuma e, finalmente, la scomparsa di un movimento legnoso e troppo meccanico che probabilmente vi avrà portato diverse volte a dare pugni al vento o al muro. La tecnica di combattimento si basa sempre sulle forti scariche di pugni concluse con dei potenti calci, prese e schivate, con l’aggiunta di poter direzionare ancora di più i vostri pugni tramite la levetta analogica sinistra, quella del movimento, e colpire velocemente sia chi vi sta davanti che chi vi sta dietro: grande innovazione rispetto al primo capitolo dove, per poter colpire qualcuno che vi stava alle spalle, dovevate aspettare quasi la fine del gioco per apprendere la mossa in una missione secondaria. Gli spettatori, sempre presenti durante le nostre battaglie, stavolta non staranno solo a guardare e spesso vi aiuteranno lanciando armi, forse di poco conto quali spranghe o pezzi di ferro, da usare nei vostri scontri.

Come potranno aver capito anche quei videogiocatori che non si fermano solo al videogioco in sè, ma che regalano un po’ del loro prezioso tempo anche al libretto di istruzioni presente nella confezione, nel secondo capitolo di Yakuza è stato inserito un minigioco che equivale ad una grandissima parte delle intere sub missioni: potrete gestire un host club, locali nei quali avevate passato gran parte del vostro tempo nel primo capitolo per concludere diverse sottomissioni. La gestione, andando avanti, si farà sempre più interessante e il tutto sicuramente arricchirà l’esperienza videoludica nella quale vi troverete. Saranno ovviamente presenti sempre i mini giochi che avevano caratterizzato il primo capitolo, con l’aggiunta della possibilità di giocare a golf e bowling, sicuramente qualcosa di nuovo e interessante: le strade di Tokyo quindi sono sempre più ricche e piene di intrattenimento e questo è sicuramente una nota positiva ed un’aggiunta di valore.

Tokyo è sempre più giovane

È arrivato con due anni di ritardo, come parecchi titoli nipponici a noi poco noti e, sebbene gli anni dovrebbero far notare la grafica malandata, Yakuza 2 si presenta con grande brio in due città illuminate e i soliti rumori di strada che rendono piacevole l’esperienza: camminando per Tokyo noterete sempre persone diverse intente nei loro ragionamenti, che possono variare da una telefonata al compagno o anche ad un uomo che prova ad affittare una donna per una notte.

Per il sonoro ci ritroviamo sempre delle musiche molto interessanti durante i combattimenti, che però sostanzialmente non offrono niente di innovativo, ma la riproposizione rimane sempre lodevole. La nota da sottolineare maggiormente in questo pentagramma è caratterizzata dal doppiaggio, in un ottimo giapponese: infatti questo porterà il gioco ad essere sottotitolato in inglese.

E per noi italiani?

Non c’è traduzione, o localizzazione se preferite, per noi in Italia: se conoscete l’inglese sarà un bene, altrimenti vi troverete in difficoltà: parecchi personaggi, soprattutto i primi incontrati ad Osaka, tenderanno ad essere tradotti con una notevole abbreviazione nel parlato inglese e forse anche chi conosce un po’ della lingua anglosassone troverà un po’ di problemi.

Yakuza 2 si migliora tantissimo rispetto al primo capitolo, che risultava noioso e statico nei combattimenti, e anche la trama continua su quella falsa riga del primo capitolo che porterà continua tristezza, ben amministrata però, nella vita di Kazuma Kiryu. Ovviamente questo secondo capitolo non fa altro che accrescere negli appassionati del genere analogo la voglia per il terzo capitolo, pronto su PlayStation 3, e se il processo di miglioramento sarà lo stesso che c’è stato tra i primi due capitoli non c’è che da attendere con sommo gaudio.

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