The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom – Recensione

Recensito su Nintendo Switch

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom

Dall’alto dei suoi 37 anni di esistenza compiuti nel 2023, quella di The Legend of Zelda è una saga che ha saputo conquistare ogni genere di pubblico e si è fatta ben accogliere dalla critica, oltre ad aver creato probabilmente una tra le lore più affascinanti e complesse del panorama videoludico.

La serie è costantemente retta dal legame del trio di protagonisti – Zelda, Link e Ganondorf – che viaggia parallelamente alla leggendaria Triforza in qualità di prescelti dalle tre dee del pantheon hyruliano (vi lasciamo qui il nostro approfondimento sui tre personaggi).

A distanza di quattro anni dal suo primo annuncio ufficiale avvenuto all’E3 2019, alimentata da una comunicazione talmente ermetica da scatenare supposizioni e teorie di tutte le salse, l’attesissimo The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom è finalmente giunto tra noi.

Le premesse di Tears of the Kingdom

Il sequel diretto di The Legend of Zelda: Breath of the Wild – nonché il diciannovesimo capitolo della saga principale – vuole porsi come un titolo fortemente ambizioso, che si porta il difficile compito di eguagliare l’ottima qualità offerta dal predecessore.

Forse la missione è persino quella di scavalcarlo, quasi come se volesse arrivare sulla cima dell’Everest senza bombole d’ossigeno e gridare al mondo intero dell’impresa compiuta.

Viste le premesse servite sul piatto da Nintendo e dallo storico produttore Eiji Aonuma, le paure sul fatto che il gioco possa essere un “more of the same” sono legittime e sacrosante, specie quando hai avuto nei mesi scorsi una community di giocatori che si è posta quel genere di aspettative dopo i filmati pubblicati dalla casa di Kyoto.

In tutto ciò, mettendo da parte ogni lugubre preoccupazione, The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom sarà stato in grado di smentire quei timori confermandosi un capolavoro già pronosticato da tempo? O avrà fatto il passo più lungo della gamba? Non ci resta che scoprirlo nella nostra corposa recensione!

Un nuovo cataclisma all’orizzonte

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom riparte dopo gli eventi finali di Breath of the Wild, in cui la calamità Ganon è stata sconfitta dalla principessa Zelda e dall’eroe Link.

Mentre il processo di ricostruzione di Hyrule prosegue senza sosta, il nostro duo di protagonisti si incammina nei sotterranei del castello alla ricerca delle cause della formazione del miasma che sta corrodendo il regno.

Durante l’investigazione, Zelda si meraviglia di fronte a un grosso murale che raffigura una profezia legata agli Zonau, un antico popolo di barbari e guerrieri scomparso migliaia di anni fa, vagamente accennato in Breath of the Wild grazie alle costruzioni megalitiche che abbiamo potuto ammirare nella loro maestosità.

Dopo aver scattato qualche foto del murale per mezzo della tavoletta di Pruna, Zelda invita Link a seguirla nella ricerca. Ma arrivati in una sala grande, ciò che trovano lì è solo il preludio a una lunga serie di infausti eventi.

Un essere mummificato si risveglia improvvisamente alla presenza del duo e, con una malefica energia scarlatta, riesce incredibilmente a danneggiare sia la Spada Suprema che il nostro audace eroe.

Ciò che ne consegue è un enorme cataclisma, le cui conseguenze sono devastanti; il castello di Hyrule si alza in volo provocando lo sconforto della popolazione, mentre Zelda precipita nel vuoto a seguito di un crollo.

Sulla trama ci fermiamo qui per evitare ogni spoiler, ma vi diciamo da subito che lo scopo sarà quello di ritrovare la principessa Zelda e porre fine al cataclisma che sta imperversando l’intero regno.

Lungo il viaggio incontrerete vecchie conoscenze di Breath of the Wild, come Pruna e i discendenti dei quattro campioni ormai cresciuti (Riju, Sidon, Tulin – il figlio di Teba – e Yunobo), in aggiunta a nuovi personaggi che estendono il raggio narrativo del gioco e sciolgono molti degli interrogativi tenuti in sospeso dopo l’ultimo trailer pubblicato ad aprile.

Ovviamente per i nuovi che si avvicinano alla serie con The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom faranno fatica a comprendere alcuni dettagli narrativi provenienti da Breath of the Wild.

In soccorso, Nintendo ha pensato bene di inserire una guida accessibile dalla tavoletta di Pruna, che registra i personaggi più importanti che incontreremo strada facendo e ne espone brevemente la sua storia.

Una longevità sconfinata

Quanto alla longevità complessiva non è facile quantificarla con precisione. Tutto dipende da voi e da come volete intraprendere l’avventura.

Possiamo stimare che, svolgendo solo la storia principale, il gioco arriva a una durata di circa 50 ore. Altrimenti in caso vogliate svolgere anche le missioni secondarie e tutto il resto, la conta totale sale vertiginosamente sulle oltre 100-120 ore.

Un consiglio per godere a pieno delle potenzialità di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom è quello di esplorare quanto più possibile il mondo di gioco per l’enorme varietà di elementi presenti al suo interno. Di sicuro non ve ne pentirete e verrete sempre ricompensati per gli sforzi profusi.

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom

Hyrule a millefoglie

Come abbiamo già visto nei precedenti trailer, il mondo di Hyrule in Tears of the Kingdom si sviluppa sia nello strato superficiale, sia aereo con le Isole Celesti, raggiungibili in diversi modi che vedremo meglio dopo.

Sappiate che se le varie zone del regno sono facilmente riconoscibili dai veterani di Breath of the Wild, sono i cambiamenti morfologici e logistici a sorprenderci.

A causa del cataclisma, l’intera morfologia del regno ha subito profonde mutazioni, vuoi per i detriti caduti dall’alto delle isole e vuoi per le profonde voragini che rendono inaccessibili alcuni percorsi via terra.

Anche i vari insediamenti sono cambiati rispetto a prima. Nel villaggio Calbarico non troverete più il sacrario situato lungo il sentiero che portava alla fonte della fata radiosa. Il villaggio Daccapo invece, nelle terre di Akkala, ha meno abitazioni ma è densamente più popolato. Insomma, ogni zona del regno sarà sì familiare, ma mai identica a prima.

Il sottosuolo

A proposito delle voragini, chiamate nel gioco con il nome di baratri, esse ci danno accesso a un ulteriore strato morfologico quale il sottosuolo.

Quest’area è probabilmente la parte che mi ha stupito maggiormente, e rappresenta a tutti gli effetti un nuovo mondo da esplorare con la lente d’ingrandimento, caratterizzato da una flora e fauna differente dal solito.

Tuttavia, accedere nel sottosuolo richiederà la luce per quanto è sommersa dal buio. Avere le torce con sé o, ancor meglio, utilizzare i nuovi semi luminosi che si raccolgono all’interno delle grotte sparse nel regno saranno preziosissimi ai fini dell’esplorazione. E vista la grandezza dimensionale dell’area, è bene portarne una quantità cospicua.

La mappa

Considerando gli strati su cui si sviluppa il mondo di Tears of the Kingdom, la mappa accessibile dalla tavoletta di Pruna è stata restaurata completamente. Adesso è possibile ispezionare la planimetria della superficie, del cielo e del sottosuolo selezionando la voce corrispondente.

Più o meno allo stesso modo di Breath of the Wild, la scansione delle zone di Hyrule si effettua tramite l’accesso alle nuove torri .Queste catapultano Link verso il cielo permettendo così di ridisegnare porzioni di mappa e di raggiungere i sobborghi volanti.

Per quanto riguarda il sottosuolo il discorso è differente. Durante la camminata nelle viscere di Hyrule è possibile imbattersi in una specie di radice in grado di abbagliare con una potente luce la zona circostante.

Interagendo su di essa con la tavoletta di Pruna possiamo non solo togliere il velo d’oscurità che abbonda l’area, ma anche registrare sulla mappa la zona illuminata dalla radice, consentendo così un facile orientamento.

Squadra che vince non si cambia…

Arriviamo a parlare di uno degli aspetti più difficili di Tears of the Kingdom: il gameplay. Non perché sia impossibile da descrivere, ma c’è tantissima carne al fuoco a rimpolpare il calderone.

Su quest’aspetto divideremo il discorso in due parti e vi diciamo da subito che, alla prova del gusto, il gioco sa di famigliare e inedito allo stesso tempo.

Dopo la parte iniziale della storia ci troveremo soli e disarmati in balia di una serie di isole fluttuanti, che fungono da tutorial e ci instradano alla scoperta del funzionamento dei quattro nuovi poteri: Reverto, Compositor, Ultramano e Ascensus.

Praticamente la parte tutorial in Tears of the Kingdom è strutturato più o meno simile a Breath of the Wild quando ci risvegliamo nell’Altopiano delle Origini.

In giro nei cieli dobbiamo trovare i primi equipaggiamenti con il quale difenderci dai nemici che sorvegliano e proteggono le isole Celesti. Dobbiamo raccogliere le risorse che ci curano i cuori persi e usarli anche per preparare le ricette utili a fornirci dei vantaggi.

Dobbiamo completare i primi dungeon per sbloccare i poteri e prenderci confidenza. Solo dopo aver fatto tutto ciò, possiamo finalmente gettarci nel vuoto e iniziare la nostra avventura.

Fisica, chimica e meteo

Le variabili meteorologiche rimangono tali e quali al predecessore, così come è immutato anche il motore fisico e chimico, feature tanto apprezzate in Breath of the Wild che rendono il mondo splendidamente vivo e interagibile con l’ambiente a 360°.

Il metallo e l’acqua che fungono da buoni conduttori d’elettricità, l’acqua che opprime il fuoco, con quest’ultimo che può generare correnti ascensionali se alimentato da una buona quantità di combustibile. In qualsiasi circostanza possiate applicare qualsiasi schema chimico-fisico tornerà utilissimo ai fini del gameplay, specialmente in battaglia e nella risoluzione degli enigmi.

Le battaglie e i nemici

Anche il sistema di combattimento rimane il solito, sorretto dall’inossidabile meccanica del target lock, il sistema di agganciamento al bersaglio che da sempre caratterizza la saga di Nintendo fin da Ocarina of Time.

Oltre agli attacchi normali, possiamo tenere premuto il tasto dell’attacco per eseguire un colpo più efficace dall’animazione diversa a seconda del tipo di arma impugnata in quell’istante.

Abbiamo la parata che può sbilanciare un nemico con il timing corretto, e infine la schivata che, se eseguita all’ultimo momento, dà la possibilità di rallentare l’azione e colpire il nemico ripetutamente. Se volessimo spostarci sulla distanza, possiamo affidarci all’immancabile arco che, se utilizzato in aria, ci consente di scoccare le frecce rallentando il tempo intorno a noi.

Tra i nemici ritroviamo i Boblin e tanti altri che abbiamo conosciuto già in Breath of the Wild, affiancati però da molte creature inedite più infide e soprattutto più feroci, specialmente i boss. Anche i guardiani delle isole Celesti sono i vostri avversari, ma lo sono anche nei confronti dei mostri.

E quando vedete due schieramenti separati da un muro di legno, sfondatelo e fate in modo che si eliminino a vicenda!

Ci sono delle piccole ma gradite aggiunte che ampliano la base di Tears of the Kingdom. La prima è il fatto che Link non sarà più da solo a combattere. Percorrendo il viale narrativo del gioco verremo affiancati dagli “spiriti” dei quattro discendenti, che supportano il nostro eroe in battaglia dopo aver completato le rispettive missioni.

L’altra è che da adesso, oltre alle armi, possiamo perfino lanciare i materiali. Una dinamica utile, ad esempio, quando ci troveremo a ripulire aree sporcate dal fango e dobbiamo gettare oggetti in grado di bagnare le superfici, come le gelatine Chuchu blu o i nuovi idrofrutti.

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom

… ma evolvere ci piace di più

Se ci limitassimo solo a queste righe, è ovvio che The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom risulterebbe identico al predecessore. Tuttavia sono le novità dei quattro nuovi poteri a dare un tocco di nuovo all’open world di Nintendo, con miglioramenti nella quality of life e un’esperienza che diventa ancora più profonda e stratificata.

Il Compositor

Tra i poteri spicca senza dubbio il Compositor, una meccanica che ci consente di combinare due oggetti in tempo reale per dar vita a un’unica arma. Questo potere apre a tantissime combinazioni di armi da sfruttare nei combattimenti o in altre situazioni, assumendo inoltre una funzione parametrica.

Dall’unione di una clava di legno con una roccia possiamo creare un martello che infligge danni maggiori e demolisce i depositi rocciosi. Dalla fusione di un ramo con un rastrello nasce una lancia dalla portata lunghissima, e così via. Le possibilità di fusione sono infinite e sta alla fantasia dei giocatori inventarsi le più disparate combinazioni a seconda di ciò che serve.

Le frecce sono gli oggetti che traggono il maggior beneficio dal Compositor e dalla semplice combinazione di una di esse con un materiale si possono creare diverse tipologie di proiettili. Se siamo scarsi con la mira, possiamo unire un occhio di un mostro e avere così una freccia a ricerca automatica.

Infilzandoci una bistecca possiamo creare un’esca per i mostri, oppure i frutti e le gelatine elementali servono per produrre frecce di quell’elemento con tutti gli effetti che ne conseguono.

Il Compositor risolve molti dei difetti accusati da una fetta di giocatori in Breath of the Wild, in primo luogo la rottura delle armi. Se abbiamo una spada o uno scudo in procinto di rompersi, possiamo fonderli con un elemento più solido e aumentarne la durabilità, evitando bruschi arresti sul ritmo dell’azione.

L’altro “difetto” riguarda la gestione anacronistica dei materiali e quali raccogliere per i nostri scopi. Tenendo conto che il Compositor ha una funzione parametrica, in The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom perfino un’ala di pipistrello o una foglia Korogu diventa un materiale duttile. Possono infatti conferire un vantaggio “passivo” a un’arma o a una freccia, che sia un potenziamento dei danni o un effetto aggiuntivo.

Il Reverto e l’Ascensus

Anche questi due poteri sono in grado di portare molte migliorie in The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, in particolar modo sulle modalità d’esplorazione.

Il Reverto è un semplice riavvolgimento temporale di un corpo sottoposto a una forza vettoriale, utile per guadagnare verticalità ed effettuare spostamenti tattici. Inoltre è in grado di rispedire ai nemici i loro stessi proiettili (tra cui le palle di fango degli Octo o le palle chiodate), conferendo uno strumento in più sul piano dell’azione.

L’Ascensus ci dà la possibilità di ascendere verso l’alto attraversando qualsiasi soffitto, perfetto quando si vuole raggiungere un punto sopraelevato senza dover scalare una parete per forza di cose. Ci sono dei limiti entro i quali è possibile utilizzare l’Ascensus e questi, per fortuna, offrono un maggior equilibrio nell’utilizzo generale del potere.

Soprattutto nelle fasi iniziali, sia il Reverto che l’Ascensus sono in grado di arginare in parte il problema del vigore durante le scalate, rendendo più elastico l’approccio esplorativo lungo una dimensione verticale.

A molti giocatori in Breath of the Wild sarà capitato di dover interrompere l’arrampicata perché la quantità di vigore non era sufficiente per giungere in cima e continuare il cammino. Grazie a questi due poteri, la libertà di movimento è più espansa e non conosce alcun freno, almeno entro la cerchia delle restrizioni.

L’Ultramano

Se il Compositor è il nostro amico creativo in The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, l’Ultramano è invece il compagno ingegneristico. Esso permette di “incollare” ogni pezzo da costruzione, regolandone la posizione e la direzione, per sviluppare mezzi di trasporto e opere architettoniche.

Dalle travi di legno alle vele, fino alle ruote e ai nuovi Congegni Zonau, qualsiasi pezzo sarà indispensabile a seconda di quello che abbiamo in mente di costruire.

Costruire una zattera motorizzata con le turbine vuol dire passare dalla riva all’altra di un lago e di un fiume senza avere il timore di affogare per colpa del vigore. Decollare a bordo di una mongolfiera è bello per guardare Hyrule dall’alto, osservare quelle “linee di Nazca” sparse nel regno e passare da un’isola all’altra nel cielo.

A proposito dei congegni Zonau, selezionabili dal menù specifico, essi sono racchiusi in sfere che non possono essere più raccolti una volta “consumati”. Se ne possono trovare in giro per il mondo o all’interno di una grossa “macchina delle palline” chiamata Creacongegni Zonau, con il quale inserendo i rottami degli automi sconfitti possiamo ottenere pezzi casuali.

Tenete conto che alcuni congegni dispongono di un’autonomia regolata da una batteria che li tiene in funzione.

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom

A volte ritornano!

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom non sarebbe Zelda senza gli immancabili dungeon. Possiamo dire che qui ritroveremo nuovamente i sacrari, ridisegnati da zero e riadattati alle nuove feature pur mantenendo la fedeltà del predecessore a livello strutturale.

Di fatto essi rappresentano il mezzo con il quale possiamo ottenere le nuove sfere della benedizione per accrescere i parametri vitali e di vigore di Link davanti le statue della dea Hylia.

Se tra i dungeon in Breath of the Wild avevamo inoltre i colossi sacri, in The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom ci troviamo i templi, fondamentali per andare avanti con la storia principale.

Il design ambientale di ciascun tempio è sicuramente più complesso rispetto ai colossi, gli enigmi al loro interno sono sembrati più ardui e spesso mettono a dura prova il vostro approccio risolutivo. Sappiate che ci sarà molto da osservare, quindi occhi acuti e attenti a qualsiasi dettaglio che sia rilevante per sbloccare nuovi accessi.

I piccoli Korogu e le grandi fate radiose

Tornano anche i simpatici Korogu e il nostro Castonne, che come sempre vi chiederà un quantitativo di semi per allargare la capienza delle borse e di conseguenza trasportare più armi e scudi.

Tra le attività più impegnative del gioco, i semi Korogu sono nascosti ovunque, dalla superficie fino in cielo, e i modi di ottenerli rimangono gli stessi, conditi da altri meccanismi inediti che vi lasciano più di un sorriso.

In conclusione della serie dei grandi ritorni tornano le fate radiose, gigantesse che abitano dentro dei grossi fiori e le quali vi potenzieranno i valori difensivi delle armature in cambio di materiali, in modo tale da mitigare la ferocia dei nemici affrontandoli in tutta sicurezza.

Tante luci e piccole ombre

Di fronte a questa mole massiccia di beltà, come si comporta The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom dal punto di vista grafico? Sicuramente lo stile riprende lo stesso cel-shading di Breath of the Wild, ma con dei miglioramenti in termini di ombre e colori.

Questo perché, a differenza del predecessore che ha dovuto tenere conto della versione per Wii U, il gioco è stato sviluppato focalizzandosi solo sulla potenza hardware di Nintendo Switch.

Alcuni paesaggi regalano degli scorci panoramici mozzafiato. Anche il sottosuolo sprigiona un senso di profondità e bellezza da lasciare a bocca aperta, in un mondo tanto eterogeneo quanto suggestivo seppur plasmato dal malefico cataclisma.

Ci sono delle piccole imperfezioni a livello di pulitura visiva che si notano essenzialmente in modalità portatile, tuttavia non possiamo lamentarci dall’ottimo passo in avanti compiuto da Nintendo sul lato grafico.

Quanto concerne sul lato tecnico, Tears of the Kingdom regge generalmente bene i 30 fps. Purtroppo in sporadici casi si manifesta il medesimo problema del frame rate che affliggeva Breath of the Wild prima della patch correttiva.

Ad esempio, durante la prova ho riscontrato cali di frame quando si sposta la visuale in modalità Ultramano, oppure mentre si cade dall’alto delle isole perché c’è bisogno di caricare molti elementi a schermo.

Nonostante questa leggerezza che non potevamo trascurare in sede di recensione, c’è da dire che la sensazione di un miglioramento tecnico si è sentito più netto. Confidiamo comunque in una patch post-lancio che può limare quei residui di “sporco” rimasti. È comunque un peccato che ci siano tali sbavature a sporcare la cura nel gameplay e la delicatezza della storia.

Da segnalare un buon lavoro per quanto riguarda la colonna sonora di Tears of the Kingdom, con brani nuovi e ben contestualizzati alle vicende. Confermato anche il doppiaggio in italiano che abbiamo già assaggiato in Breath of the Wild (immancabile Martina Felli nelle vesti della principessa Zelda) e il redesign di alcuni suoni.

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom


The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom è un’opera dal design monumentale e squisitamente coinvolgente, che sprizza di novità da tutti i pori pur essendo famigliare ai veterani.

Se nel 2017 The Legend of Zelda: Breath of the Wild ha settato una nuova asticella nella struttura degli action-adventure di stampo open world, la nuova avventura di Zelda ne riprende la base e la rimodella su larga scala evolvendola con grazia e magnificenza.

Coccolati da una narrazione che scorre leggera e cristallina e al netto di una resa tecnica sì solida ma non perfetta, chi ha giocato al predecessore si ritroverà facilmente a casa e travolto da una folata impetuosa di novità.

I quattro nuovi poteri visti nei filmati conferiscono ai giocatori un’ampia varietà d’approccio, azione ed esplorazione, lasciandoli letteralmente giocare con la propria testa senza alcune barriere imposte da esterni.

Tears of the Kingdom è un titolo che, in virtù dei tantissimi pregi, riteniamo essere assolutamente immancabile a chiunque, sia per gli appassionati della saga che per i nuovi arrivati. Un’esperienza con la E maiuscola, libera come l’aria e in grado di manifestare tutta l’essenza creativa che un videogioco dovrebbe proporre in un’industria ormai in crescita.

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The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom RECENSIONE | Una nuova stella del firmamento videoludico

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom è un'opera dal design monumentale e squisitamente coinvolgente, che sprizza di novità da tutti i pori pur essendo famigliare ai veterani.

9.9
Una nuova esperienza zeldiana che splende fortissima nel firmamento videoludico, ricca di novità e segreti sconvolgenti.

Pro

  • Il regno di Hyrule è cambiato ed è ancora più sconfinato.
  • La storia è ben raccontata.
  • Sistema di gioco sublime.
  • I quattro poteri sono funzionali e ben bilanciati.
  • Ottimo doppiaggio in italiano.
  • Passi in avanti sul lato grafico e tecnico...

Contro

  • ... tuttavia con qualche piccola sbavatura sul fronte del frame rate.
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