Shadow of the Colossus – Recensione Shadow of the Colossus

NICO e SOTC

Benvenuti ad un nuovo appuntamento di “quando il videogioco diventa arte”.
Sono trascorsi pochi anni da quando un capolavoro, chiamato ICO, usciva nei negozi per ammaliare migliaia di giocatori, ricevendo voti altissimi e innumerevoli lodi da ogni dove: una magia apparentemente irripetibile, almeno fino a poco tempo fa.
In origine il suo nome sarebbe dovuto essere NICO, un mix tra ICO e la parola “due” in giapponese, “ni”, con ICO di nuovo nei panni di protagonista, come venne mostrato in un primo video ormai completamente dimenticato. Venne però fatta una scelta molto più saggia: invece di creare un seguito che avrebbe potuto portare a mettere a confronto il vecchio gioco con il nuovo, generando quasi sicuramente disapprovazione, si decise di fare un gioco nuovo intitolato “Shadow of the Colossus”, che con il precedente non ha niente a che fare… o forse sì?

Meravigliosamente semplice, semplicemente meraviglioso

La storia di Shadow of the Colossus è tutt’altro che intricata: esiste, da qualche parte nel mondo, una terra proibita, nella quale è nascosto il potere di resuscitare i morti. Per molti secoli quel luogo arcano è rimasto incontaminato, fino all’arrivo di un guerriero errante di nome Wanda (terrificante trasposizione giapponese della parola “Wander”, presa dall’inglese “wanderer” ovvero “vagabondo”), che desidera riportare in vita la sua amata, una fanciulla candida come la neve di nome Mono. Dopo molto peregrinare eccolo arrivato al Sacrario del Culto, un immenso tempio nel centro di quei luoghi sconosciuti, e poco dopo essere sceso dal suo fedele cavallo Agro ed aver appoggiato il corpo esanime di Mono su un altare, una voce con un’incredibile intonazione contemporaneamente maschile e femminile scende dall’alto dei cieli, per chiedergli il motivo del suo arrivo. Scoperto il desiderio del giovane, la voce di Dormin (questo è il nome dell’entità) gli rivela che il suo desiderio è irrealizzabile, perché per ottenere il potere che desidera deve distruggere sedici enormi statue presenti in quella stanza, le quali però sono indistruttibili da mani mortali. Quando ormai sembrano perse tutte le speranze, Dormin si accorge che il guerriero porta con sé una spada molto particolare, la Spada Antica, e gli spiega che con quella spada il suo compito diventa fattibile: grazie a quella spada è possibile scoprire l’ubicazione di sedici colossi, uno per ogni statua, creature immense le cui vite solo legate alle statue. Inizia così il viaggio di Wanda nelle terre proibite, per compiere una missione al limite delle capacità umane, guidato dal desiderio di riportare in vita la donna che ama; una storia che si svolge nella solitudine più totale, immersa in sterminati terreni che nascondono un segreto che sarebbe meglio non rivelare.
Una storia semplice, ma complessa, narrata con estrema maestria nel più totale silenzio.

La bellezza dei colossi

La grafica è uno dei punti di forza di questo videogioco: semplicemente sbalorditiva senza cadere nello stucchevole, imprime un realismo incredibile lasciando letteralmente senza fiato. E’ veramente difficile non rimanere a bocca aperta guardando gli sterminati paesaggi che fanno parte delle terre proibite: sconfinate pianure, aridi deserti, canyon, foreste adombrate, laghi immersi nella nebbia, coste rocciose a capofitto sul mare, passi di montagna… tutto questo tuffato in effetti di luce semplicemente da oscar: mentre nelle foreste il buio viene trafitto da lame di luce, nel deserto c’è da rimanere accecati dal bagliore del sole. I colossi poi sono autentici capolavori: immense creature a metà strada tra animali ed edifici, coperti da pelo e ammassi di rovine, tutti diversi tra di loro, ciascuno un mini-livello da scalare. Anche se durante il gioco (in particolare durante le lotte contro i colossi) saranno presenti rallentamenti non saranno mai niente di veramente preoccupante: certo una maggiore scioltezza del gioco avrebbe giovato, ma non si può avere tutto dalla vita!


A night at the opera

Se questo gioco può non piacere per qualcosa, quel qualcosa è certamente il sonoro. Per quanto riguarda la colonna sonora si possono distinguere due fasi del gioco: quella di esplorazione, durante la quale gli unici effetti sonori sono i rumori dell’ambiente e sporadicamente dei brani leggeri di sottofondo, e quella di combattimento contro i colossi, dove la grandezza del comparto audio di questo titolo si manifesta in tutta la sua grandezza. Se durante i viaggi per le lande è apprezzabile la sola presenza di rumori naturali (il vento che spazza le pianure, il rumore degli zoccoli di Agro, il grido di qualche uccello…), altrettanto lo sono le avvincenti musiche che partono alla vista di uno dei colossi: brani che diventano sempre più appassionanti man mano che procedete nella lotta, da quelli più concitati quando dovrete ancora avvicinarvi agli esseri da abbattere a quelli più esaltanti quando ormai l’opera sarà quasi portata a termine. Incredibili composizioni sinfoniche che esaltano il gioco portandolo a vette finora soltanto sfiorate nel mondo video ludico.


Naturalmente perfetto

I controlli del gioco sono quanto di più basilare si possa trovare sul mercato: un tasto per saltare, uno per attaccare, uno per richiamare il cavallo e uno per azioni come scalare, rannicchiarsi o nuotare più a fondo quando ci si trova in acqua. Oltre a questi comandi se ne aggiunge un altro, presieduto dal tasto cerchio, che permetterà di sollevare in aria la spada e farci riflettere sopra il sole: a questo punto potreste anche chiedervi “a che pro?”
Semplice. L’unico modo per scovare i nascondigli dei colossi infatti è proprio questo: facendo riflettere la luce del sole sulla spada, da questa partiranno numerosi raggi distanti tra di loro, che andranno a convogliarsi sempre di più se punteremo la spada nella direzione in cui si trova il colosso. Oltre a scoprire la loro ubicazione, i raggi permetteranno di scovare anche i loro punti deboli, in cui andrà affondata la spada, o dove andranno colpiti con l’arco: questi punti sono sparsi per il corpo del colosso, e sono visibili tramite contorte immagini luminose solo se avremo in mano la spada (senza necessariamente alzarla al cielo). Naturalmente i raggi saranno visibili solo se alzeremo la spada in un punto in cui batte il sole, altrimenti nisba. Un’ulteriore azione attribuita al tasto cerchio è quella di pregare, che si rivelerà utile in tre casi: una quando ci troveremo davanti a particolari pareti iscritte, presenti nella facciata anteriore del Sacrario del Culto e in numerosi tempietti in giro per le terre proibite; pregando davanti ai cadaveri dei colossi abbattuti vi permetterà di accedere alla modalità Ricordo, contraddistinta da una visuale stile vecchio film ingiallito, che vi consentirà di affrontare nuovamente colossi già sconfitti. L’ultima funzione si attiva pregando davanti alle statue distrutte dei colossi, che avvierà la modalità Time Attack, nella quale sconfiggendo i colossi corrispondenti entro un certo limite di tempo vi permetterà di ottenere nuovi utilissimi oggetti (otterrete un oggetto nuovo ogni due colossi sconfitti in questo modo, non importa che li sconfiggiate nell’ordine in cui appaiono nel gioco). Un difetto del gioco è però la gestione delle telecamere: capiterà di trovarsi in momenti difficili proprio a causa della infelice inclinazione della telecamera di gioco, postando a salti in direzioni sbagliate o erronei calcoli di distanza. Seppure tramite un tasto sarà possibile, durante le battaglie con i colossi, puntare la visuale in modo da inquadrare il colosso, questo vi impedirà in buona parte dei casi di vedere dove state andando, portandovi a sbattere da qualche parte.
Un altro punto a favore di questo titolo è la semplicità delle schermate di gioco. Invece di rimanere affogati in barre, menù, icone e compagnia bella, vi ritroverete a vedere solo quattro elementi: una barra che rappresenta la salute di Wanda, un cerchio rosa che si svuoterà mano a mano che la resistenza del protagonista andrà scemando, per esempio rimanendo troppo attaccati ad un colosso che cerca di scrollarvi di dosso o restando sott’acqua senza respirare (in questi casi una volta svuotato l’indicatore Wanda semplicemente smetterà di compiere l’azione che gli fa consumare resistenza, lasciandosi andare se è aggrappato o risalendo in superficie se è sott’acqua), un riquadro che rappresenta l’arma impugnata (cambiabile in ogni momento tramite le frecce direzionali) e, ovviamente, il paesaggio.


Tirando le somme

SOTC è senz’altro un gioco che ha cercato di distinguersi, e ci è riuscito in pieno: ottima la trama, splendida la grafica, meravigliose le colonne sonore, perfetto il sistema di controllo. Certo perfetto non è: nonostante tutto è un gioco esageratamente corto se si punta al solo completamento della trama principale, anche se mi chiedo se questo sia veramente un difetto. La totale assenza di altre sfide fuorché i sedici colossi può non essere apprezzato da persone abituate ad orde di nemici da ammazzare in fretta e furia, lacuna colmata con l’originalità dei metodi in cui andranno affrontati i sedici colossi. Insomma ci ritroviamo davanti ad un gioco diverso dal solito, che può piacere in tutto e per tutto o non piacere per niente.

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