Dragon Ball: Raging Blast – Recensione Dragon Ball Raging Blast

I guerrieri Saiyan sono i più forti dell’universo!
Quante volte abbiamo sentito questra frase nell’opera più famosa e conosciuta di Akira Toiyama? Sì, i Saiyan sono fortissimi, possono raggiungere un livello di potenza inimmaginabile e trasformarsi in un guerriero biondo ed inarrestabile conosciuto come Super Saiyan. Non c’è dubbio alcuno che essi siano tra i personaggi più potenti dei manga, inbattibili e fuori da ogni logica umana. Eppure questi esseri capaci di spaccare in due un pianeta non sempre hanno avuto vita facile nell’universo dei videogame.

Le prime incarnazioni videoludiche di Dragon Ball non si sono rivelate propriamente irresistibili, sancendo la triste moda che ogni gioco su licenza debba per forza di cose rivelarsi, non tanto un flop commerciale (le vendite in fondo sono assicurate), ma una sconfitta dal lato qualitativo. A rovesciare l’andazzo sono intervenuti, su Playstation 2 e quindi a partire dalla generazione a 128 bit, tutti i titoli appartenenti all’ottima saga dei Budokai Tenchaichi, picchiaduro in tre dimensioni forti di roster imponenti ed interessanti. Dopo i fasti del monolite nero, però, la next gen pareva portatrice di nuove, tristi notizie, ossia quel Dragon Ball Burst Limit insipido e limitato. Ora, di recente, ha visto i natali Dragon Ball Raging Blast, seguito di Burst Limit e nuovo tassello nel mondo videoludico di Goku e company. Vediamo assieme le potenzialità di questo ennesimo titolo di lotta tra alieni, Super Saiyan e guerrieri invincibili.


Che le battaglie del drago abbiano inizio!

Uno dei punti deboli di Burst Limit era da ricercare nel roster sin troppo limitato e nella story mode, breve e ferma stranamente alla fine del Cell Game. Mancava tutta la saga di Majin Bu e alcuni OAV importanti, come la saga di Bardak o quella di Broly. Raging Blast parte già in quinta migliorando totalmente questi aspetti. Il campionario di personaggi proposto è abbastanza vasto, praticamente 70 pg, dei quali poco meno di 40 tutti diversi, mentre il restante 30 tutte trasformazioni (da Super Saiyan di livello 1, 2 e 3 sino alle mutazioni di Freezer per intenderci). Molti avranno bene o male le stesse mosse, anche se conoscere a fondo un guerriero si rivelerà importantissimo al fine di non incorrere in brutte sorprese (super attacchi kamikaze o mosse troppo difficili da mettere a segno). Il roster scelto, infine, apparirà sin da subito azzeccato, anche se una volta sbloccati tutti i personaggi appare alquanto bizzarra l’assenza di volti importanti, come Darbula o Kayoshin (vista la presenza dell’intera squadra Ginew), che avrebbero senza dubbio arricchito la scelta dei giocatori. In ogni caso, tra Goku, Vegeta, Freezer, Cell e tutti i volti noti dell’anime (compresi Broly e Vegeta versione SSJ3, inventati di sana pianta per il gioco), la scelta appare comunque ottima.

Dicevamo, anche la story mode (qui chiamata "collezione battaglie del drago") ha avuto un restling praticamente totale, venendo oltretutto allungata ed ampliata. Il plot verrà dunque diviso per saghe, comprendenti la saga dei Saiyan (la parte di Radish, Nappa e Vegeta), quella di Freezer, quella dei Cyborg (compreso Cell), quella di Majin Bu, due corte presi dagli OAV (ossia Bardak e Super Saiyan leggendario), ed un insieme corposo di battaglie ipotetiche e divertenti come "Vegeth VS Gogeta" o "torneo del terrestre più forte". Ognuna sarà costituita da un buon numero di incontri, ossia tutte le lotte del manga (tranne qualche irrazionale mancanza nella saga di Bu), molti dei quali contornati da cut scene piacevoli e abbastanza fedeli all’anime. Scordatevi però filmati appassionanti, perchè il massimo che si potrà avere saranno dialoghi abbastanza fedeli, ma nulla più (tranne in qualche occasione speciale). Naturalmente non tutte le battaglie saranno disponibili sin da subito, ma alcune andranno sbloccate con l’ausilio di particolari oggetti, le stelle, ottenibili rigiocando un combattimento già concluso e soddisfandone i requisiti sotto la voce "missione".

Kamehameha

Dal punto di vista del gameplay sembrano esser stati fatti passi da gigante rispetto al precedente Burst Limit. Gli sviluppatori hanno infatti tentato di rendere ancora meglio l’appeal e l’energia dell’anime. Il risultato è un sistema di gioco frizzante e divertente dove, in un’ampia arena completamente in tre dimensioni, guideremo il nostro personaggio dalle spalle, con la possibilità di muoversi sia in aria, volando, sia sott’acqua (ma solo negli ambienti dove sarà presente il mare). Peccato che il sistema di telecamere proposto si riveli inadatto a gestire degli ambienti così vasti. Spostandosi sempre verso l’avversario, la telecamera risulterà spesso caotica e di difficile comprensione, sicuramente una delle pecche più gravi di tutta l’esperienza di gioco.

Durante la lotta dovremo tenere sotto controllo, non solo la barra dell’energia vitale, di ovvio colore verde, ma anche l’apposita barra dell’energia Ki (gialla), indispensabile per usare colpi spirituali, le potentissime super mosse o compiere le coreografiche trasformazioni. Così pensata, la battaglia si trasforma in un turbine multicolore, dove sarà necessario schivare o parare i colpi avversari, respingere i proiettili dell’aura, oppure attaccare a nostra volta con tutta la potenza disponibile. In questo frangente appare poco chiaro il sistema delle combo, difficile da padroneggiare ma capace di donare vere e proprie soddisfazioni. Il neo più grande, però,  risulta il fatto che molti attacchi combinati saranno vagamente simili per molti personaggi. La maggioranza delle volte basterà imparare ad utilizzare un determinato guerriero per diventare molto bravo anche con tutti gli altri.

Menomale che ad aumentare ancor di più la profondità delle battaglie si inseriranno le parate e le schivate, davvero divertenti e corroboranti da mettere a segno, nonchè il sistema di inseguimento dell’avversario, ricostruito così bene da ricordare molto da vicino quanto visto negli anime. Novità nel gameplay della saga, una super mossa finale, chiamata attacco supremo, utilizzabile caricando al limite la barra del Ki (fino a farla diventare azzura) e premendo l’apposito tasto. L’insieme, dunque, riesce ad immergere il giocatore ed a trasportarlo nel fumettistico mondo creato da Toriyama, con nugoli di proiettili dell’Aura che sfrecciano verso di noi e guerrieri lanciati in carica e avvolti da una turbinante fiamma dorata. Insomma, il carisma di sicuro non manca, anche se l’insieme potrebbe rivelarsi un po’ ostico per i non avvezzi al genere.

Parlando delle arene, punto di forza e punto debole allo stesso tempo, non si può non parlare della loro distruttibilità. Non sarà infatti inusuale demolire parte degli ambienti di gioco, come case o rocce, sbattendoci sopra gli avversari o sparandoci dei colpi abbastanza potenti. Non solo, perchè spedendo il nemico lontano in seguito ad un colpo particolarmente potente, sarà possibile inchiodarlo letteralmente alla roccia o a qualche muro, così da colpirlo indisturbati fino a che non si distaccherà. Fa rabbia che tutto questo fantastico sistema, venga sprecato ed utilizzato in pochissime mappe. Le arene disponibili, infatti, raggiungono a malapena il numero 10, con la mancanza davvero insolita di luoghi famosissimi come il palazzo del supremo e la camera dello spirito e del tempo.

Interessante la possibilità di personalizzare il proprio personaggio, in maniera molto simile a quanto visto nei vecchi Budokai Tenkaichi. In questo modo, cambiando le super mosse ed aggiungendo particolari oggetti capaci di migliorare alcune caratteristiche del nostro guerriero, potremo personalizzarlo ed aumentarne il livello di potenza. Nonostante l’iniziale enfasi e la possibilità di modificare le mosse, cosa che rende sempre nuova l’esperienza di gioco, l’aggiunta degli oggetti si rivela praticamente inutile. Come inservibili saranno anche i punti D, soldi guadagnabili tanto nelle battaglie o nella modalità storia, quanto durante i tempi morti dei caricamenti dove, muovendo una simpatica nuvoletta speedy, dovremo racoglierne tutti i soldi sparsi per lo schermo. Metodo intelligente per spezzare la noia dei caricamenti.

Sempre rimanendo nell’ambito del gameplay, sono sicuramente da citare ed approfondire le varie modalità extra, qui inserite sotto "superprova di combattimento", modalità che conterrà, non solo le classiche "arcade", "attacco a tempo", "sopravvivenza" e così via, ma anche particolari sfide come "attacco distruttivo", dove si dovrà guadagnare punti distruggendo edifici ed elementi delle arene, o "punching ball", riproposizione del rivelatore di forza combattiva presente nella saga di Bu, ossia una specie di punching ball rosso dove si dovrà tirare un pugno e, stoppando al momento giusto una particolare barra, decidere la nostra forza combattiva. Sempre rimanendo in "superprova di combattimento", e completando con successo una qualsiasi delle modalità, sarà possibile sfidare uno dei tanti personaggi disponibili ed ottenere così una sfera del drago. Raccolte tutte e sette, apparirà il dio Drago Shenron, che ci permetterà di esaudire un desiderio scegliendo tra punti D e oggetti vari.

Da questo punto di vista le modalità si dimostrano interessanti e varie, soprattutto se si contano la modalità "contro", il classico VS sia in singolo sia a squadre, e la modalità "Torneo Mondiale" dove, sino ad un massimo di 16 personaggi, sarà possibile sfidare un altro giocatore nel memorabile torneo Tenkaichi o nel più sobrio Cell Game. Chiudono la lista delle modalità la possibilità di giocare online contro giocatori connessi tanto ad Xbox Live quanto al Playstation Network e il Dojo, un funzionale ed utilissimo practice molto bello da portare a termine.


I biondissimi Super Saiyan

Dopo aver spulciato sino in fondo il gameplay del titolo, non rimane che accingersi all’analisi del comparto grafico. Nonostante non possa vantare una potenza grafica esaltante, nè tantomeno delle texture nitidissime, Raging Blast mostra uno stile accattivante e praticamente identico a quello dell’anime. Il sapiente uso del Cell-Shading riesce infatti a rendere l’idea della serie animata, donando ai vari personaggi il loro inconfondibile aspetto. Belli anche i vari scenari, costruiti su modelli poligonali di buona fattura e rivestiti da texture capaci di rievocare i fondali pitturati dell’anime, idea sicuramente da promuovere. Un ottimo lavoro grafico si può osservare anche nelle animazioni, tutte belle, convincenti e assolutamente fedeli allo spirito della saga dei Guerrieri Z. In questo modo le varie mosse vengono arricchite e rese davvero appetibili e i vari guerrieri, dopo aver subito un certo quantitativo di danni, perderanno parte dell’equipaggiamento e mostreranno i segni dei colpi subiti.

Interessante anche il comportato audio, forte di un ottimo doppiaggio inglese e sottolineato da composizioni strumentali di buona fattura, molto simili a quelle dell’anime sin dalla simpatica traccia introduttiva.

In conclusione

Nonostante la chiara natura di fan service, questo Raging Blast riesce a stupire ed intrattenere piacevolmente il giocatore. Le meccaniche si rivelano azzeccate ed intriganti, capaci senza mezzi termini di rievocare i fasti della serie animata e di prenderne in prestito lo spirito. Il risultato finale è un picchiaduro atipico e adrenalinico, arricchito dal carisma della saga di Dragon Ball e dall’inarrestabile potenza dei guerrieri Saiyan. Peccato solo per qualche nota stonata e qualche imprecisione.

Il gioco è vivamente consigliato a tutti gli amanati della saga di Akira Toriyama e, dopo un’attenta prova, anche agli appassionati del picchiaduro in generale. Tutti gli altri dovrebbero cercare altrove. 

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