Maniac Mansion – Recensione Maniac Mansion

Il papà dei punta e clicca

Ogni tipologia di prodotto videoludico ha il suo capostipite, quel titolo che, anche se non ne ha proposte le meccaniche per la prima volta, le ha comunque perfezionate. Gli FPS (First Person Shooter) lo hanno nel glorioso Doom, i titoli di lotta, a detta di molti intenditori, trovano in International karate per C64 il loro antenato, fino ad arrivare al primo Donkey kong del 1981, che gettò le basi del genere platform. Gli adventure punta e clicca invece fanno risalire le loro meccaniche a Maniac Mansion, uscito nel 1987 inizialmente su C64, titolo che ridisegnò da zero il genere adventure, diventando un esempio per numerosi prodotti simili negli anni successivi. Prima della rivoluzione della Lucasarts il genere adventure si basava su un sistema di controllo scomodo e limitato, denominato parser testuale. Il parser, figlio delle limitazioni tecniche delle piattaforme a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, consisteva in una serie di comandi da digitare via tastiera per impartire le nostre decisioni. Erano titoli, tranne rarissimi casi, esclusivamente composti di testo a schermo, una sorta di libro interattivo, per così dire. Ai primi parser piuttosto limitati, in grado di interpretare comandi semplici come "apri la porta e esci", si passò a comandi a mano a mano sempre più complessi come "controlla sotto il tavolo, prendi la scatola, aprila e controlla il contenuto". Ma nei primi anni ’80 già si sentiva la mancanza di un sistema più complesso e coinvolgente. La Lucasarts, a quel tempo ancora conosciuta come Lucasfilm, forte della sua esperienza l’anno precedente con Labyrinth, che incorporava un pur rozzo prototipo del sistema di controllo poi migliorato in Maniac Mansion, decise che le risorse erano abbastanza mature per tentare un approccio totalmente nuovo. I programmatori Gary Winnick e Ron Gilbert (quest’ultimo tre anni dopo scrisse e diresse un altro grande classico: The secret of monkey island) idearono un nuovo motore gestionale denominato SCUMM (Script Creation Utility for Maniac Mansion), destinato a sostituire l’ormai obsoleto parser, e a stravolgere completamente il panorama delle avventure. Lo SCUMM (la cui progettazione e realizzazione richiese gran parte dello sviluppo del titolo) migliorò notevolmente le primitive meccaniche già viste nel già citato Labyrinth e in Deja vu della Icon, primo, serio tentativo di liberare il genere adventure dai limiti del parser. La versatilità dello SCUMM, la genialità stessa di Maniac Mansion, al quale venne persino dedicata una serie Tv nei primi anni ’90, nonché le numerose innovazioni del prodotto, hanno portato molti a considerare la Lucasarts l’inventrice del genere punta e clicca (erroneamente, visto che tra i pionieri di questo genere troviamo l’altrettanto gloriosa Sierra).

 

 

 

 

Tre sventurati e uno scienziato pazzo…

La trama di Maniac Mansion è decisamente ispirata ai B-Movie horror, grande passione di Gilbert e Winnick, tipici degli anni ’50, attingendo a piene mani da cinema, letteratura e fumetti, in particolare la serie di Creepshow. Un antefatto narra brevemente la caduta di un meteorite nei pressi della più classica delle ville horror (ispirata alla magione principale dello Skywalker ranch, l’immensa tenuta dove George Lucas vive e lavora insieme allo staff della Lucasfilm) che non sfigurerebbe in un film della gloriosa Hammer. Il meteorite, senziente, ha l’effetto di devastare la mente del padrone di casa, il dr Fred Edison, tramutandolo nel tipico scienziato pazzo. La simpatica meteora trascina nella follia anche la moglie e il figlio del dottore, Nurse Edna e Weird Ed, trasformando tutti in un’allegra famiglia di psicotici dediti ai peggiori esperimenti. Il nostro dr Fred, fedele alle trame dei B-Movie di cui parlavamo, decide di rapire per i suoi esperimenti la solita biondona svampita e urlante. Gli esperimenti del dottore e della sua degna famigliola sarebbero stati coronati dal successo, se la scomparsa della cheerleader non avesse destato i sospetti del suo ragazzo Dave, vero protagonista di Maniac Mansion. Recatosi nei pressi della villa per verificare i suoi sospetti, il prode Dave decide di avventurarvisi in cerca della ragazza, accompagnato da due amici, selezionabili da un gruppo di sei, ognuno dotato di abilità proprie. La storia ricalca quindi in pieno i classici horror anni ’50, persino i vari personaggi rispecchiano fedelmente le tipologie dei B-Movie. Troviamo infatti il classico nerd (Bernard), il palestrato della situazione (Jeff, surfista, forse l’unico personaggio a non avere abilità specifiche) fino ad arrivare alla rockstar del gruppo, la rossa Razor. Ma al tutto si aggiungono la demenzialità e la comicità geniale che sarebbero diventati marchio di fabbrica di molti altri titoli della Lucasarts.

 

 

 

 

…in una villa con un tentacolo verde

Il titolo Lucasarts si distinse sin da subito per una serie di innovazioni che sarebbero state riprese più volte negli anni seguenti in prodotti simili, a partire dalla gestione affidata interamente al mouse, lasciando da parte lo scomodo parser via tastiera. La classica divisione in due parti della visuale, tipica di molti titoli punta e clicca, ospita nella parte bassa dello schermo l’inventario e i comandi generati dal motore SCUMM. Sono presenti 14 opzioni verbali (sembra che inizialmente gli sviluppatori ne idearono una quarantina, poi ridotti per ovvi motivi di spazio e fluidità), come i classici tirare, usare, andare, aprire (mancano le tipiche voci parlare ed esaminare, aggiunte anni dopo nella versione deluxe del titolo), oltre alla voce amico, che permette di passare al controllo di ognuno dei tre personaggi selezionati all’inizio dell’avventura. Tali parole, o comandi, possono essere combinati per formare frasi abbastanza complesse tipo "usare la chiave gialla sulla porta" in una sorta di parser evoluto e molto più intuibile, con la comodità di poter usare anche i comandi invertiti tipo, citando l’esempio precedente, "usare la porta sulla chiave gialla". All’inizio della nostra avventura avremo la possibilità di selezionare altri due compagni (oltre al prode Dave, protagonista fisso), ognuno dotato di abilità uniche, che devono essere sfruttate in modo intelligente per poter giungere alla fine delle nostre peripezie nella magione degli Edison. La necessità di passare il controllo da un personaggio all’altro è spesso la chiave per la risoluzione degli enigmi presenti nella villa, e aggiunge al titolo un’alta percentuale di rigiocabilità, in genere rara nei punta e clicca, e la longevità stessa del titolo è strettamente legata alla comprensione degli enigmi, piuttosto che a un’effettiva lunghezza dell’avventura. Tali enigmi risultano logici e abbastanza intuitivi, la vera difficoltà risiede quindi nella gestione alternata dei tre protagonisti, nel continuo scambiare oggetti fra di loro e nel farli agire con una sincronia che talvolta deve essere perfetta, e nell’evitare accuratamente ogni incontro con i folli inquilini della magione, pena una quasi definitiva carcerazione o una morte prematura (è uno dei pochissimi titoli Lucasarts in cui si possa morire). Qui sta forse l’unico motivo di sporadica frustrazione in questo titolo, e conviene salvare spesso e su posizioni diverse. Non sono rari i casi di utenti che sono stati costretti a ricominciare dall’inizio l’avventura, a causa di vicoli ciechi raggiunti con decisioni sbagliate.

 

 

 

 

Un’avventura di pixel

Giudicare il lato tecnico di Maniac Mansion con i parametri moderni, a quasi trenta anni dalla sua uscita, sarebbe errato. Le animazioni appaiono oggi limitate,  i personaggi sono il trionfo del pixel, e gli sfondi, per chi è ormai abituato alle meraviglie tecniche moderne, sono poveri di contenuti, ma tutto questo nei tardi anni ’80 era una vera rivoluzione, e ancora oggi risulta comunque gradevole e ispirato, specialmente nel design artistico. Tale lato artistico era talmente inedito da incappare nelle maglie della censura Nintendo, a quei tempi piuttosto severa, che impose numerosi (e spesso ingiustificati) tagli e censure. Paradossalmente gli oggetti utili in questo titolo risultano molto più visibili sullo sfondo, rispetto a quanto accade in molti punta e clicca moderni, dove la perfetta unione tra fondali molto dettagliati e oggetti minuti rende talvolta difficile identificare questi ultimi. Il titolo della Lucasarts, dal punto di vista tecnico (ricordiamo che la versione testata è quella originale per PC, non la deluxe), si distinse principalmente per le innovazioni che portò nel campo degli adventure anni ’80. Lo scenario non era più a zone fisse, come negli adventure precedenti, ma scorreva in orizzontale, donando al titolo un’allora inedita visuale quasi cinematografica. Inoltre i personaggi si muovevano anche dietro gli oggetti dello scenario, anche questa una caratteristica nuova per un titolo che vide la sua prima versione sui limitati 64KB di memoria del Commodore64. Del tutto rivoluzionari furono anche la quantità di stanze visitabili nella villa, i finali multipli, i numerosi elementi con cui interagire, e l’introduzione di cutscenes (termine coniato da Ron Gilbert appositamente per questo titolo) animate con lo stesso motore del gioco, che mostrano i dialoghi e gli spostamenti degli abitanti di villa Edison, fondamentali per elaborare tattiche adatte a evitare incontri spiacevoli. Diverso discorso per il comparto audio. Con rarissime musiche (comunque piacevoli) e sporadici effetti sonori limitati ad alcuni elementi fondamentali per risolvere gli enigmi. Rimane l’impressione che i programmatori abbiano (saggiamente) deciso di limitare il lato sonoro, per poter ampliare e migliorare quello visivo.

 

 

 

 

Qui iniziò l’avventura

Maniac Mansion rappresenta indubbiamente un classico delle avventure, ma oggi il suo fascino rimane limitato alla cerchia di appassionati di punta e clicca, alla storia divertente e agli enigmi piacevoli. La rigiocabilità è garantita da numerosi elementi come i vari protagonisti selezionabili, l’assenza di linearità nell’esplorazione della villa, i vari finali e l’approccio agli enigmi, diverso a seconda dei personaggi. Il comparto tecnico risente, ma non troppo, degli anni trascorsi, me ne esiste una versione migliorata, la già citata deluxe, realizzata da LucasFangames e disponibile gratuitamente in download, con grafica e sonoro migliorati e un’interfaccia più snella e fluida. Forte di molti elementi ancora oggi piacevoli, Maniac Mansion è un’avventura godibile, divertente e giocabile, che andrebbe provata almeno per comprendere da dove siano nati molti degli elementi oggi ancora presenti in questo genere di prodotto.

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