The Last Days of Old Earth – Provato

La Terra è un bel posto dove vivere? Con ogni probabilità, magari perché abbiamo solo quello, diremmo di sì. A meno che il pianeta in questione non sia quello disegnato dai ragazzi di Auroch Digital che, sotto l’ala protettiva di Slitherine Ltd., hanno creato The Last Days of Old Earth, un titolo strategico a turni, dove i pochi sopravvissuti alla nuova era glaciale stanno lottando con tutte le loro forze per compiere un viaggio disperato verso l’equatore, dove poter godere degli ultimi raggi di un sole oramai morente.

Disponibile da poco su Steam, al prezzo di 22,99€, il gioco si trova attualmente ancora in versione di accesso anticipato, ma i contenuti disponibili danno già un’idea della strada delineata da Auroch Digital per il loro The Last Days of Old Earth, un ibrido da uno strategico 4x ed un vero e proprio board game, con chiari rimandi ad un classico come Armageddon Empires.

Il punto sullo stato di avanzamento

Acquistando ora The Last of Old Earth, quali sono i contenuti che il giocatore mette nelle proprie mani? Come spesso accade in queste occasioni, la grande assente è la campagna in single player, la quale dovrebbe raccontare la vicende del futuro morente della Terra e dei suoi pochi abitanti rimasti,che vanno a formare una delle (sole) due fazioni presenti all’interno del gioco, gli Sky Watcher. Dall’altra parte della barricata vi sono invece gli Automata, una sorta di comunità di robot senzienti e di macchine divenute per qualche motivo, oggi totalmente a noi oscuro, ostili al genere umano. Con il procedere dello sviluppo, uno dei punti sui quali dovrà dunque lavorare Auroch Digital è l’introduzione di qualche nuova fazione, indispensabile per rendere un po’ più variegata l’azione e longevo il titolo. Oltre all’indispensabile tutorial, purtroppo, e come al solito, solo sufficiente e mai del tutto esaustivo, i due piatti forti del codice sono le partite in multyplayer e la modalità schermaglia in single player, ridefinibile tramite qualche opzione e che esplora a fondo le meccaniche di gioco fino a questo punto costruite. Una critica che ci sentiamo di rivolgere, non tanto al team di sviluppo, quanto al publisher Slitherine, è il persistere in tutti i suoi titoli del doppio account, che obbliga il giocatore, oltre che a connettersi a Steam, a fare il login anche sulla piattaforma della casa di sviluppo per poter svolgere delle sfide contro qualche altro giocatore online. Con ogni probabilità questa fastidiosa pratica permarrà anche nella versione finale del gioco e più ci imbattiamo in titoli che fanno uso di questo sistema, più ci rendiamo conto di quanto sia una pratica fastidiosa e fuori tempo.

Finendo la carrellata dei menù, non manca ovviamente quello delle opzioni, dove ci si accorge ben presto del fatto che siano ben poche le impostazioni su cui lavorare per avere una resa grafica migliore: oltre alla risoluzione, non vi è infatti molto altro se non l’anti-aliasing e il livello delle ombre. Questa “pochezza” ha degli impatti sul gioco, visivamente anche accattivante grazie al sapiente uso del cel shading, ma molto povero di animazioni e dettagli grafici.


Lo schermo come tavolo

Come abbiamo detto all’inizio del nostro articolo, Last Days of Old Earth è un titolo che fonde al suo interno due anime: la strategia a turni e il gioco da tavola. Voi potreste obiettare come sia il genere videoludico stesso ad essere la trasposizione 2.0 delle meccaniche tipiche dei board game, e questo è effettivamente vero, ma non sono molti i videogame dove si fa ancora uso dei dadi e del mazzo di carte. Scendiamo nei dettagli per vedere come passato e presente si fondono in The Last Days of Old Earth. Una volta decise le dimensioni della mappa, il numero di avversari gestiti dalla AI con i quali scontrarsi, la presenza delle risorse e la propria fazione, il giocatore viene catapultato in uno scenario glaciale, suddiviso nei vari esagoni su cui muovere le proprie pedine e costruire i pochi edifici disponibili in questo Early Access. Il rotolare dei dadi fa la sua comparsa già prima del turno iniziale ed il suo esito, influenzabile se ci si investono delle risorse, determina chi dovrà muovere per primo ed anche il numero di punti azioni a disposizione, che possono essere otto o dodici in base alla sorte.Terminata questa fase preparativa – che si ripete prima di ogni turno – Last Days of The Old Earth appare come un classico strategico 4x: le unità vengono spostate da esagono ad esagono, se il manipolo è accompagnato da un eroe possono essere posizionati degli edifici, o dove sono presenti dei giacimenti di risorse, oppure dei semplici avamposti, utili per allargare il proprio campo visivo e per non subire delle penalità collegate all’assenza di rifornimenti. Non mancano poi dei bonus collegati alla tipologia di superficie sulle quali sono disposte le armate, vecchi insediamenti abbandonati e rovine dove poter recuperare delle risorse estemporanee.


Credo nel cuore delle carte

Se nella stragrande maggioranza degli strategici le armate vengono arruolate all’interno degli edifici ed il loro quantitativo è più o meno infinito, in Last Days of Old Earth il numero viene deciso all’inizio della schermaglia e, sia la fanteria e che l’artiglieria – i velivoli non sono ancora arrivati ma ci saranno – sono disposti in modo randomico all’interno di un mazzo, assieme agli eroi. Spendendo quindi un numero variabile di punti azione, il giocatore decide se rafforzare le proprie armate pescando dal suo deck, per poi posizionare le nuove reclute all’interno degli edifici precedentemente costruiti: se questa soluzione può da un lato essere anche innovativa e fuori dagli schemi, dall’altra aumenta però l’incertezza, riduce la strategia nella creazione dei battaglioni, ed in alcune partite sono bastate un paio di mani sfortunate per ritrovarci senza truppe adeguate da sfruttare in battaglia. Per fortuna questa aleatorietà dovrebbe venir meno con lo sviluppo del gioco e con l’introduzione della gestione del proprio mazzo personale. Oltre alle truppe base, caratterizzate ciascuna con dei punti difesa, attacco, salute e movimento, vi sono anche gli eroi, disponibili in questo accesso anticipato in numero di 24. Essi, oltre ad avere la statistiche prima elencate, possiedono anche delle abilità peculiari, le quali vanno dagli effetti negativi sugli eserciti avversarsi, al potenziamento degli attacchi alleati, passando per l’aumento dei punti movimento per la propria fazione e per la minore richiesta di risorse necessarie per pescare nuove carte dal mazzo. Proprio come accade in uno dei più recenti Might & Magic, quando due eserciti avversari si pestano i piedi sulla medesima casella della mappa, Last Days of Old Earth trasporta il giocatore dentro una scacchiera dove si svolgono le battaglie vere e proprie: mossa dopo mossa, gli scontri terminano solo quando una delle due fazioni rimane senza pedine sul terreno, dato che non vi è infatti nessuna opzione per la fuga. Durante una fase preparatoria, i fanti e l’artiglieria sono disposti, a seconda delle scelte strategiche dell’utente, sulle due linee iniziale della scacchiera per sfruttare al meglio le loro abilità offensive e di supporto. Tornano anche in questa fase i dadi: nonostante ogni unità abbia sia delle statistiche di attacco che di difesa, tali parametri possono variare in base alla sorte ed in tal modo, anche le truppe in grado di infliggere un elevato quantitativo di danni, potrebbero far totalmente cilecca. Il fattore casualità, comunque sempre presente negli scontri, viene in ogni caso mitigato dalla presenza degli eroi, grazie ai quali possono essere spesi dei punti “fate”, utili per far pendere dalla propria parte la fortuna. Una volta terminata la battaglia, sia che si esca come vincitori oppure con le ossa rotte, attraverso un nuovo tiro di dadi viene stabilito il futuro dell’eroe sconfitto, che può essere ucciso, fatto prigioniero o fuggire.

Con le semplici schermaglie a costituire il cuore pulsante di Last Days of Old Earth, appare evidente come il progetto abbia ancora molta strada da fare e come sulla tabella di marcia siano ben chiare le tappe che Auroch Digital deve necessariamente compiere. Il team di sviluppo si è già impegnato a realizzare una road map che noi vi riproponiamo qua a fine articolo e che può aiutare i lettori a comprendere quello che Last Days of Old Earth diventerà una volta completo.

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