Homo Ludens: Gli albori del videogioco

Gli albori del nosto bellissimo medium dal Secondo dopoguerra al 1970.

Siamo ormai verso la fine dell’ottava generazione di console. Il gaming in questi anni è cambiato tanto, e con esso è cambiata la percezione del mondo intero verso i videogiochi, evolvendosi di pari passo. Il cambiamento ha dunque fatto il suo corso, ancora una volta, mischiando le carte in tavola, influenzando un mercato in grado di fagocitare generi e prodotti a una velocità doppia rispetto al passato e modellando un’industria che ora più che mai cerca di soddisfare le esigenze spasmodiche dei consumatori, incurante dello stallo creativo in cui forse ci si è bloccati. La “crisi di idee” tanto cara ai colleghi critici cinematografici è molto più reale del solo spauracchio (che in tanti credono sia) per il mondo videoludico. Così, forse in maniera pretenziosa, è giusto a mio avviso aggrapparsi al passato per comprendere il presente e progettare un futuro che così lontano in fin dei conti non è. Comprendere ciò che è stato spesso permette di evitare di commettere gli stessi errori nel presente e aiuta a sviluppare nuove idee che infondano nuova linfa negli involucri di questa industria che tanto ci fa sognare.

Storia dei videogiochi

Questa lunga prefazione era doverosa per spiegarvi i motivi che mi spingono a raccontarvi in un insieme di sei speciali la storia del videogioco, ripercorrendo i principali passi che hanno portato noi fruitori del gaming nel 2019 ad avere nel nostro salotto prodotti come Red Dead Redemption 2, God of War, Resident Evil, Final Fantasy, Halo o The Legend Of Zelda. Senza ulteriori indugi, ripercorriamo la prima “era videoludica”, ovvero gli albori del videogioco.

Nonostante tra il 1946 e il 1948, in pieno Secondo dopoguerra, sia stata depositata e poi ufficializzata la domanda di brevetto del “Cathode-ray amusement device” (in Italiano poi rinominato Oscilloscopio) per mano di Thomas T. Goldsmith Jr. e Estle Ray Mann, è solo negli anni ’50 che viene universalmente riconosciuta la nascita del videogioco. Nel 1951, infatti, al Festival of Britain svoltosi a Londra nella zona South Bank vicino al Tamigi, la Ferranti International PLC. – azienda britannica produttrice di macchine elettriche e componentistica elettronica – presentò il Nimrod: una macchina elettronica ispirata al Nimtron del 1940, ma strutturalmente più efficace in grado di riprodurre il gioco matematico Nim facendo scontrare un giocatore reale con un’intelligenza artificiale. Il Nimrod di John Makepeace Bennet e Raymond Stuart-Williams riscosse molto successo all’interno del Festival, nonostante fosse stato creato solo al fine di dimostrare cosa la tecnologia dell’epoca fosse in grado di fare. Nella stessa università in cui Bennet ottenne il PhD (University of Cambridge), un dottorando di informatica poi divenuto professore di nome A. S. Douglas, creò nel 1952 l’OXO, ovvero la trasposizione digitale del famoso gioco Tris. OXO è a tutti gli effetti la prima trasposizione di un gioco su uno schermo a tubo catodico, il Nimrod infatti fu solo una dimostrazione di come attraverso una macchina elettronica (priva di display) fosse possibile attivare un’intelligenza artificiale a competere con una persona reale.

Storia dei videogiochi

Anni dopo, più precisamente nel 1958, venne creato Tennis for Two da William Higinbotham per permettere ai visitatori del laboratorio nucleare dove lavorava (Brookhaven National Laboratory di Long Island) di avere un piccolo svago. Tennis for Two venne creato su un Oscilloscopio (esatto proprio lui, in una versione più moderna però) che utilizzava un computer analogico Donner 30. Il gioco prevedeva solo tre funzioni: il lancio della palla, il colpo, e il reset per rincominciare. Il grande successo che ebbe questo metodo di svago fece sì che un anno dopo, nel 1959, Tennis for Two divenne Computer Tennis ovvero una versione upgradata che vantava due funzioni in più per gestire la gravità e la velocità della palla, oltre che a essere mostrato su un display decisamente più grande.

Insomma, prima degli anni ’60 ciò che possiamo considerare gli antenati dei videogiochi erano degli strumenti prettamente didattici o informativi aditi a dimostrare le possibilità dell’informatica. Questi strumenti dunque erano spesso creati per delle mostre, delle convention, delle esposizioni, oppure rimanevano relegati nei laboratori e nelle università. È solo dagli anni ’60 che possiamo vedere i primi esempi di diffusione di un videogioco. Nel 1961 toccò al primo: si tratta di Spacewar! ideato da un gruppo di studenti del MIT (Massachusetts Institute of Technology) sul computer DEC PDP-1. Il gioco ebbe enorme successo, non solo per la modernità del concept, ma anche per la novità che portò nel campo dell’applicazione dell’informatica al divertimento in quel periodo. In Spacewar! i giocatori controllavano due navicelle spaziali con l’obiettivo di distruggere quella dell’avversario. I pericoli però non erano soltanto i missili lanciati dall’avversario, ma anche un enorme corpo celeste posizionato al centro dello schermo che attirava verso di sé le navicelle fungendo da centro gravitazionale. Il successo di Spacewar! spinse la Digital Equipment produttrice del DEC PDP-1 ad inserire di default il gioco in tutti i nuovi computer DEC, rendendo quindi Spacewar! il primo videogioco ad essere diffuso fuori dalla sede di creazione.

Storia dei videogiochi

Qualche anno dopo, nel 1966, si arriva al secondo momento di svolta: Ralph Baer, ingegnere e inventore nato in Germania ma naturalizzato statunitense (dovette infatti scappare in USA per scappare dalle persecuzioni naziste essendo di origini ebraiche), inventò Chase, un gioco in grado di essere visionato anche su una televisione. Grazie al suo Bachelor of Science (equivalente della laurea) in ingegneria televisiva, infatti, Ralph Baer aveva l’ambizione di portare del divertimento digitale attraverso la televisione nelle case delle persone. Nel 1967 in società con Bill Harrison produsse un titolo a due giocatori chiamato Bucket Filling Game, in cui i due giocatori applicavano alla televisione una pellicola trasparente che faceva comparire un secchio sulla tv. Lo schermo diviso in due da una linea orizzontale presentava la metà superiore di colore nero e la metà inferiore blu; i giocatori con un pulsante ciascuno potevano spostare la linea aumentando la metà corrispondente al pulsante. L’obiettivo era quello di prosciugare l’acqua (per il giocatore con la parte nera) o riempire il secchio d’acqua (per il giocatore con la parte blu). Non del tutto soddisfatti di questo progetto, i due continuarono a lavorare per migliorarlo e nel 1968 – un anno dopo – crearono la Brown Box (ora custodita a Washington nel Museo Nazionale di Storia Americana) ovvero un prototipo di una home console. Quella che da lì a qualche anno sarebbe stata lanciata sul mercato col nome di Magnavox Odyssey, permetteva al giocatore di usufruire di diversi giochi sulla televisione di casa, come un simulatore di tennis, uno di tiro al bersaglio e uno di pallamano.


Gli albori del videogioco hanno radici che si diramano a partire dal Secondo dopoguerra, e in questo primo speciale abbiamo visto come fino al 1970 hanno costituito parte integrante dello studio informatico universitario e non. Nel prossimo episodio di Homo Ludens ritroveremo Spacewars!, dal quale nacque il primo videogioco arcade, per poi affrontare la nascita dell’Atari e tuffarci negli anni ’80 del Commodore e dell’Amiga.

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