Professor Layton and the Diabolical Box – Recensione Professor Layton e lo Scrigno di Pandora

Neppure un anno fa usciva sugli scaffali dei negozi europei un puzzle game, sviluppato dal team Level-5, che vedeva come protagonisti un bizzarro archeologo con velleità da detective, il professor Layton, e il suo giovane assistente, Luke. Professor Layton e il paese dei misteri, questo il titolo del gioco, riscosse un immediato successo presso gli amanti dei punta e clicca e tra gli "orfani" dei Brain Training del Dottor Kawashima, tanto da venire acclamato come miglior Puzzle Game, nonchè miglior gioco in assoluto uscito per console portatile nel 2008. Quello che stiamo per recensire è il diretto seguito delle avventure nella cittadina di Saint Mystère dello studioso col cappello a cilindro, secondo di una serie che in Giappone già costituisce una tetralogia, che sicuramente prima o poi arriverà in forma completa anche in Occidente.
 

Lo scrigno diabolico

Con un filmato in stile cartone animato dei tempi che furono, si apre anche questo nuovo capitolo delle vicende del professor Hershel Layton, docente di archeologia della Gressenheller  University, come sempre accompagnato dal fido Luke. La narrazione comincia con la leggenda relativa all’esistenza di un misterioso cofanetto, lo scrigno degli Elisi,  che causa la morte istantanea di coloro i quali ardiscono aprirlo, tanto da ricordare il ben più celebre Scrigno di Pandora, contenente tutti i Mali del Mondo. Il mentore dell’eponimo Layton, il professor Schrader, sta attualmente facendo ricerche su questa scatola maledetta, ma subodorando una minaccia, invita l’ex-allievo a raggiungerlo nel suo studio londinese. Quando arrivano nell’appartamento dello studioso, una triste sorpresa attende Layton e Luke: Schrader giace a terra esanime e non vi è nessuna traccia del diabolico scrigno degli Elisi; unico indizio da cui partire, un biglietto senza destinazione per una corsa sul lussuoso treno Molentary Express. Con premesse a metà tra le atmosfere dei gialli di Agatha Christie ed un pizzico di misteri alla Indiana Jones, parte la nuova avventura a suon di enigmi e puzzle per il professore gentiluomo, che proseguirà in un susseguirsi di eventi che lo porteranno, tra viaggi in treno e visite non programmate a città fantasma, alla risoluzione del mistero da cui prende nome il gioco. La storia, specie nelle battute iniziali, procede placida e senza particolari picchi di originalità, tuttavia la trama è ben narrata e difficilmente annoierà il giocatore, il quale, nonostante una scarsa  interattività con l’ambiente e la staticità dei fondali e dei personaggi, complici le splendide cut-scene animate e dialoghi brillanti, rimarrà incollato ai due schermi del Nintendo DS fino alla rivelazione conclusiva. Una doverosa menzione va fatta ai personaggi, a partire dai protagonisti: il gentleman Layton, sempre misurato e geniale, al quale fa da contraltare, con la sua tipica irruenza infantile, il giovane ed esuberante Luke e tanti altri ancora, alcuni già visti nel precedente episodio, altri di cui faremo la conoscenza per la prima volta nei capitoli che compongono Il Vaso di Pandora: laddove manca un approfondimento psicologico di nota sopperisce un’ottima caratterizzazione dell’aspetto che, per quanto rasenti i tediosi limiti dello stereotipo, riesce a far presupporre l’esistenza di una storia dietro ogni personaggio.



Parte dell’avventura avrà luogo nei vagoni del lussuoso Molentary Express

A caccia di puzzle

Dal punto di vista delle meccaniche di gioco, nulla di nuovo rispetto al precedente episodio: il compito del giocatore sarà quello di esplorare ambienti alla ricerca di un oggetto, di una persona o di un’informazione che faccia progredire il plot, risolvendo degli enigmi per ottenerli. Come ogni avventura grafica che si rispetti, tuttavia, la storia viaggia su binari prestabiliti e l’esplorazione sarà sempre limitata, ma in questo caso non è da considerare un difetto, dato che l’interesse è focalizzato nel ritrovamento e nella risoluzione di oltre 150 puzzle diversi, che variano in difficoltà e tipologia: che vengano proposti da un NPC o suggeriti dalla vista di un particolare oggetto, facoltativi oppure obbligatori per il prosieguo della storia, gli enigmi sono croce e delizia, nonchè fiore all’occhiello della serie. Giochi di logica, semplici quesiti matematici, puzzle, indovinelli vari: ogni enigma, contrassegnato da un numero, vale un certo quantitativo di Picarati, ovvero dei punti  atti a sbloccare vari extra nella sezione apposita. In caso di risposta sbagliata, il numero di Picarati in palio scenderà, quindi dare risposte a caso non è mai la soluzione migliore (oltre che la meno appagante): piuttosto, se il quesito si presenta particolarmente complicato, il gioco mette a disposizione tre aiuti: non sono consigli "gratuiti" però, perchè ciascuno di essi costa una "moneta aiuto": il giocatore in partenza ne avrà dieci, ma nel corso dell’avventura ne potrà trovare molte altre semplicemente picchiettando col proprio pennino su alcuni oggetti dello scenario. L’ideale è usarle con parsimonia, e non perchè sono di numero limitato: sebbene la possibilità di barare sia alta (guardare gli aiuti e non salvare, ad esempio), non c’è soddisfazione più grande di quella di riuscire a risolvere un enigma complesso con lo sforzo del proprio cervello.
L’interfaccia di gioco è ridotta al minimo ma funzionale e vanta la semplice ma pratica introduzione di una pagina per gli appunti, veramente utile nel caso di quesiti che richiedono il calcolo o la ricostruzione mentale di un’immagine e che sopperisce i fogli di carta di cui si sarà fatto sicuramente uso giocando al Paese dei Misteri. Ogni azione del gioco, che sia la risoluzione dell’enigma o più semplicemente gli spostamenti nella mappa, si svolge tramite l’ottimo utilizzo del touch screen del DS, dimostrando quanto questa console sia sempre più una valida alternativa al PC nell’ambito dei punta e clicca.

Gradisce una tazza di tè?

La longevità è ovviamente molto alta, se si considera il gran numero di enigmi presenti all’interno della storia principale, quelli sbloccabili portando a termine determinate sottoquest, per non parlare di quelli che si possono ottenere settimanalmente tramite download sfruttando la rete Wi-fi Nintendo. Sebbene il campo d’azione, che nel precedente episodio era limitato al villaggio di Saint Mystère, si sia allargato a più luoghi diversi tra loro, per tutti coloro che ambiscono a completare il gioco al 100% non c’è il rischio di perdere nulla: i puzzle che ci saranno sfuggiti potranno essere recuperati visitando la bottega ambulante di nonna Enigmina. Inoltre, per spezzare il ritmo tra un enigma e l’altro, sono presenti dei sottogiochi, accessibili dalla super capiente valigia del professore, come la ricostruzione di una macchina fotografica, un minigame tramite il quale far dimagrire un criceto in sovrappeso, un misterioso diario segreto e persino un set da tè, col quale si potranno servire, previa ritrovamento degli ingredienti e della ricetta giusta, diverse miscele della dorata bevanda per lenire le fatiche dei personaggi che incontreremo. Un vero gentleman inglese, il nostro Layton!
Se parliamo però del fattore rigiocabilità, Professor Layton e il vaso di Pandora non costituisce un’eccezione del genere ludico a cui appartiene: la trama già dalla prima partita non presenta chissà quali colpi di scena e, una volta risolto, non ha senso affrontare nuovamente lo stesso enigma, sebbene il gioco ne dia la possibilità. C’è inoltre da rimproverare una certa ripetitività in alcuni quesiti e, sebbene non mancheranno puzzle che metteranno alla prova anche le meningi più allenate, la difficoltà complessiva non è molto elevata.

Un gentleman britannico non è tale senza la sua tazza di tè!

Nello scrigno dei Level-5, un gioiellino di tecnica

Tecnicamente parlando, Il Vaso di Pandora è l’ennesima dimostrazione del talento della premiata ditta Level-5: eccellente sul piano grafico, gli artwork di ambienti e personaggi sembrano estrapolati da un cartone animato prodotto in Europa (avete presente Appuntamento a Belleville?) e si presentano notevoli sia per dettaglio che per la palette cromatica vivace e dai toni squisitamente retrò. Probabilmente si può imputare come difetto la scarsa interazione con i fondali in due dimensioni e l’eccessiva staticità degli sprites dei vari characters, anche se questa pecca diventa facilmente dimenticabile se pensiamo alla bellezza delle frequenti cut-scenes, ancora migliori di quelle viste nel precedente capitolo della serie. Onore e merito vanno anche alle musiche, in cui risalta su tutti il suono malinconico della fisarmonica, magari poco varie ma innegabilmente ottime; e infine al doppiaggio: le voci dei protagonisti sono adeguate e la recitazione è degna di nota, conferendo così ai personaggi ulteriore carisma. Inoltre, diversamente da quanto succedeva nel Paese dei Misteri, questa volta è disponibile nella nostra lingua.
Discreta la traduzione italiana, anche se sono presenti discutibili scelte di adattamento atte ad edulcorare i particolari più truculenti: in un enigma il veleno diventa aceto, per non parlare del titolo stesso: in originale abbiamo la scatola del Diavolo (questa è la traduzione letterale del giapponese Akuma no Hako, da cui proviene il Diabolical Box della versione inglese), che inspiegabilmente in Italia è diventato il ben più innocuo Scrigno di Pandora. La spiegazione data nel gioco è coerente, ma resta inaccettabile l’idea che questo genere di adattamenti sia dovuto alla volontà di abbassare il più possibile il target d’età dei fruitori del software: perchè nonostante la grafica cartoon, i giochi della saga del Professor Layton non sono dedicati ad un pubblico troppo giovane, che in tutta probabilità non riuscirebbe a risolvere la maggior parte degli enigmi proposti.


I filmati sono dei piccoli capolavori d’animazione

Un bravo gentiluomo conosce sempre la risposta esatta

Questo secondo episodio non tradisce le aspettative di chi ha già amato il capitolo ambientato nel Paese dei Misteri: gli enigmi sono tanti e per tutti i gusti e la sceneggiatura è coinvolgente e ben scritta; va detto inoltre che è godibile anche da chi non ha giocato al primo episodio, nonostante qualche riferimento ad eventi o a personaggi in esso presenti, la storia principale è da considerarsi autoconslusiva. Non si distacca nè come gameplay nè per atmosfere dal predecessore ma è ben lungi dal poter essere considerato una minestra riscaldata e, una volta finito, lascia il desiderio di una nuova avventura con protagonisti l’archeologo gentleman e l’enfant prodige Luke: desiderio che pare verrà esaudito presto con l’arrivo, nei primi mesi del 2010, del terzo episodio e persino di un film d’animazione.
Chi cerca in un gioco spettacolarità, azione e ritmo frenetico probabilmente sarà arrivato per puro caso a leggere questa recensione, ma per chi ogni mercoledi non perde un solo appuntamento con la Settimana Enigmistica, troverà in "Professor Layton e lo Scrigno di Pandora" un must have d’eccellenza e pane per i propri denti affamati di enigmi e rompicapo vari.

Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche

Lascia un commento