Deadly Premonition – Recensione Deadly Premonition

Non sempre una produzione impeccabile e patinata è sinonimo di vera qualità. Una grafica realistica sino all’inverosimile e una colonna sonora da oscar non fanno di un gioco un grande gioco. Dietro ci vogliono una trama ed un background interessanti, e specialmente un solido gameplay, che sappia prima di tutto divertire ed appassionare, magari con un pizzico d’innovazione. In questa next gen graficamente imponente, spesso e volentieri il comparto tecnico ha assunto sin troppa importanza, scavalcando elementi ben più importanti e fondamentali.

Deadly Premonition è un gioco a basso budget che non rientra minimamente nella categoria dei colossal dall’impressionante impatto visivo. Partorito da Access Games, e precedentemente conosciuto come Rainy Woods, il titolo ci porta in un paese del nord ovest degli Stati Uniti, in un’atmosfera horror che rimanda senza mezzi termini a telefilm come Twin Peaks. E con il piccolo capolavoro Lynchiano non condivide solo l’idea di fondo, ma anche gran parte delle scelte registiche ed una passione smodata per le citazioni.

Omicidio a Greenvale

Tutto inizia quando due bambini, giocando nel bosco insieme al nonno, ritrovano il corpo senza vita di Anna Graham. La cittadina di Greenvale precipita nella paura e per indagare sul caso si presenta l’agente dell’FBI Francis York Morgan, strano personaggio con sogni premonitori ed una misteriosa seconda personalità di nome Zach. York si addentrerà nei misteri dell’apparentemente quieta cittadina americana, scontrandosi contro mostri provenienti da chissà dove e perdendosi in situazioni irreali ed improbabili.

La trama riprende, sin dall’inizio, molte idee base della fortunata serie TV di Twin Peaks. Una piccola città degli States, un omicidio macabro ed inquietante ed uno strano detective dell’FBI tale e quale al Dale Cooper del serial televisivo, sono tutti elementi presenti e grandemente sviluppati. Ma il gioco ha ereditato anche l’estrema lentezza, l’uso ridondante delle citazioni e alcune scelte stilistiche oltremodo particolari che potranno piacere solo ad una ristretta cerchia di utenti, come l’umorismo nero e surreale che trasformerà ogni scena nella sua parodia grottesca.

Grazie a questi elementi tutt’altro che banali, la trama si innalza a vero punto di forza di tutta l’avventura. Se per motivi di gusti personali, o perchè non si è abituati ad un’impostazione così autoriale, il plot narrativo dovesse annoiare o semplicemente non piacere, il gioco perderebbe qualsiasi motivo d’essere ed in quel caso è consigliato lasciarlo tranquillamente sullo scaffale.


Survival Horror o Free Roaming?

L’estrema importanza della trama, come dicevamo, è imposta da uno sviluppo ludico caotico e quasi per nulla appagante. Il gameplay si rivela infatti come un minestrone insipido di diversi generi, specialmente Survival Horror e Free Roaming. Da qui in poi i paragoni con Alan Wake diventano spontanei. Inizialmente, anche il titolo Remedy doveva miscelare i due generi per creare un’esperienza nuova ed unica, ma per motivi di tempo gli sviluppatori optarono per un’avventura standard molto meno originale. Deadly Premonition, invece, non teme di osare e mette in atto quel Cross Over che i ragazzi di Remedy non ebbero il tempo di portare a compimento. Purtroppo però, a dispetto delle aspettative, la fusione non ha dato i frutti sperati.

La componente survival horror rispecchia a grandi linee quanto già proposto in Resident Evil 4: visuale sulla spalla del personaggio e l’impossibilità di correre mentre si mira e si spara. Se già ai tempi tale scelta aveva fatto discutere, in un gioco come Deadly Premonition la cosa lascia maggiormente interdetti. I movimenti di York risultano sin troppo macchinosi e anche spostare il mirino e sparare diventano azioni complesse da assimilare lentamente con il tempo. I nemici non aiutano. Sia che siano da soli o in gruppo, la loro eliminazione, al di là della difficoltà, non regalerà nessuna soddisfazione.

A tutto questo si aggiungono le grandi mappe, da esplorare a bordo di veicoli disparati, che necessiteranno di benzina per potersi muovere, ed il bisogno costante del protagonista di cibo, acqua e riposo. La componente Free Roaming si fonde con quella Survival, rendendo l’esplorazione della città e dei territori limitrofi una delle ragion d’essere di tutta l’avventura. Solo così sarà possibile trovare gli indizi più importanti e solo così York potrà trovare oggetti e risorse di cui ha bisogno, sbrogliando la complicata matassa dietro i criptici eventi di Greenvale per venire a conoscenza dei suoi strambi quanto intriganti abitanti, con i quali sarà possibile interagire grazie a lunghi e a volte prolissi dialoghi.

Al giocatore viene concesso di muoversi praticamente ovunque e di praticare azioni banali che in realtà avranno un peso specifico nel gioco. York dovrà infatti mangiare tre volte al giorno, bere spesso e dormire almeno 8 per rimettersi del tutto, pena l’abbassamento della barra dell’energia. Ciò comporta un certo rallentamento della missione principale, ulteriormente spezzettata da trovate simpatiche ma futili come la pesca nei grandi laghi della regione.


Salto generazionale… all’indietro!

Graficamente parlando il gioco potrebbe provocare crisi convulsive in quei giocatori troppo abituati alle magie della next gen. L’impatto visivo sembra provenire direttamente dalla generazione passata, e anche se all’epoca sarebbe anche sembrato passabile, oggi, con titoli capaci di creare scene al limite del fotorealismo, appare brutto a vedersi e ben poco stimolante. Anche l’occhio vuole la sua parte e texture sfocate, effetti particellari grossolani, incomprensibili pop up e animazioni mal calibrate non aiutano certo ad immergersi nelle già complesse vicende di Greenvale.

Nota leggermente più positiva per il comparto sonoro, quasi un plagio dei temi musicali di Twin Peaks. Musiche misteriose e in bilico tra horror e ironia sottolineeranno i vari momenti dell’avventura con pochi temi musicali, utilizzati anche in momenti dove quella particolare traccia sembrerà assolutamente fuori luogo. Anche in questo Deadly Premonition ricorda Twin Peaks, ed anche in questo sceglie una strada decisamente poco felice per fare breccia in una vasta utenza. Il doppiaggio inglese non aiuta, risultando poco accattivante in ben più di un’occasione.

Verdetto finale

Strano gioco, questo Deadly Premonition. Sembra quasi fatto per non piacere. L’impatto grafico è inesistente, il gameplay è caotico e inefficace nei combattimenti, il sonoro è quantomai strambo e la trama potrebbe annoiare molti giocatori. Un prodotto estremamente di nicchia dunque, quasi autoriale nel suo rimando maniacale a Twin Peaks e all’uso smodato di innumerevoli citazioni. Gli elementi che dovrebbero caratterizzare veramente un gioco, come il gameplay, non convincono pienamente, e ciò che rimane davanti agli occhi del giocatore è solo un titolo adatto a determinati palati.

Se siete amanti di David Lynch e di Twin Peaks compratelo tranquillamente ad occhi chiusi. Il budget ridotto dovrebbe aiutarvi nell’impresa. Se, di contro, pensate che la grafica sia un elemento importantissimo di tutta l’esperienza di gioco, e se cercate un gameplay appassionante, lasciate Deadly Premonition sullo scaffale. Non è gioco per voi. 

 

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