Dragon Quest Swords: The Masked Queen and the Tower of Mirrors – Recensione Dragon Quest Swords: The Masked Queen and the Tower of Mirrors


La Regina Mascherata e la Torre degli Specchi

La saga di Dragon Quest, non è certo nuova per i giocatori d’oltremare. Stiamo parlando naturalmente dei fortunati giapponesi, che hanno già potuto gustare oltre 10 capitoli tra giochi ufficiali e spin off. In questo caso, parliamo appunto di uno spin off della serie principale: Dragon Quest Swords. In Europa, la saga di Dragon Quest ha cominciato presumibilmente a rendersi popolare soprattutto con l’ottimo capitolo per playstation2, Dragon Quest VIII. Si sono poi susseguiti, recentemente, titoli per DS, tra cui l’ultimo Monster Joker.
Il titolo di cui parliamo oggi, pensato fin dall’inizio per sfruttare le peculiarità del Nintendo Wii, si differenzia dal consueto, in primis per la sua impostazione in prima persona. Infatti, tutto il gioco è basato su una visuale soggettiva, ed anche i combattimenti mantengono la telecamera "dagli occhi" del nostro eroe.
Quello che molti non sanno, è che nel 2003, nel solo Giappone, uscì un capitolo di nome Kenshin Dragon Quest, che girava su una piattaforma a parte vera e propria. Per giocare, si utilizzava una spada giocattolo, tramite la quale si potevano colpire i nemici. Questo gioco è un po’ il predecessore del capitolo in questione.

Finalmente un po’ di spadate

Il metodo di controllo e la visuale, sono appunto le caratteristiche principali che vengono esaltate da questo capitolo. Va precisato, però, la scelta forse non del tutto intelligente dell’utilizzo del solo Remote per muoverci e colpire. Infatti, è tramite la croce direzionale, eventualmente unita alla pressione del tasto B per correre, che ci sposteremo attraverso il mondo di Dragon Quest. Soffermandoci sui combattimenti, notiamo lo sfruttamento del puntatore così come del movimento, offerti dalla console Nintendo. E’ possibile puntare un nemico e utilizzare la funzione di "lock-on" tramite il tasto A, per poi sferrare fendenti in 8 diverse direzioni. Non aspettatevi di certo di poter colpire in tutti i modi possibili, in quanto i colpi si dividono in stoccate, colpi laterali, diagonali e verticali. Raggiunto il 100% di una apposita barra, però, attiveremo alcuni "Colpi Poderosi", una sorta di supermosse, eseguibili a patto di compiere correttamente una determinata combinazione. A questo va aggiunta la possibilità di difenderci, tramite il tasto B, attivando uno scudo, puntando nel punto giusto. Sono infine presenti diversi incantesimi da lanciare (o parare). Insomma, di varietà e possibilità ce ne sono e non c’è da lamentarsi nonostante si possa pensare di non essere totalmente liberi. 
Nelle battaglie, verrà anche tenuto conto del numero di mosse effettuate, che si ridurranno drasticamente, ad esempio, se colpirete più nemici che si trovano affianco con un fendente orizzontale. Per questo motivo, la varietà di mosse disponibili è sufficiente ad elaborare delle buone strategie, sia in attacco che in difesa.
L’immedesimazione con il personaggio è finalmente anche a livello "fisico": saremo proprio noi a combattere e dipenderà davvero dai nostri movimenti l’esito della battaglia.
Naturalmente, come ogni Dragon Quest che si rispetti, è presente una storia, che non passa certo in secondo piano. All’inizio, scopriremo che nostro padre è stato un eroe in tempi passati, ed ha perso un braccio. Sta a noi, dunque, imparare a maneggiare di spada come si deve, e questo avverrà proprio il giorno prima del nostro 16° compleanno. Il giorno successivo, ci verrà richiesto, come da tradizione, di affrontare il Cammino dei Valorosi…
Naturalmente, non percorreremo tutta l’avventura da soli, ma saremo anzi accompagnati successivamente, ad esempio, da un gran pezzo di donzella.
Tutte le più classiche caratteristiche del buon RPG che si rispetti sono presenti, seppur forse senza un dettaglio così ampio come in altri capitoli.
In un certo senso, possiamo parlare di una semplificazione, in quanto il mondo non si può dire particolarmente vasto, ed avremo un numero limitato di punti di riferimento dove, ad esempio, rifornire il nostro equipaggiamento. Inoltre la durata totale non si attesta troppo oltre le 10 ore. In questo senso, parliamo di un’esperienza interessante soprattutto per il metodo di controllo, più che per l’rpg in sé, che è probabilmente inferiore a buona parte dei buoni titoli usciti negli ultimi anni dal punto di vista della storia e della durata.


Dragon Quest ha sempre il suo fascino

Quando parliamo di design, però, va riconosciuto che Dragon Quest conserva sempre un certo fascino e una certa coerenza in tutti i suoi capitoli. Questa volta il tutto è garantito finalmente da un 3D non spettacolare, ma degno di nota, con animazioni fluide e piacevoli. I classici mostri tipici della saga faranno la loro comparsa anche qui, così come le pregevoli ambientazioni tipicamente fantasy. Il massimo, probabilmente, viene raggiunto da alcuni boss che occupano gran parte dello schermo nella loro imponenza, e che difficilmente verranno coperti dal turbinio di spadate e magie lanciate. 
Infine le telecamere: rigorosamente in soggettiva, sono forse leggermente fastidiose quando si tratta di girarsi, in quanto ci mettono un po’ a partire.
L’audio non presenta musiche particolarmente memorabili, con motivetti più tranquilli nelle fasi di esplorazione e più incalzanti nelle battaglie. Gli effetti sonori sono nella norma, ma una buona menzione va al doppiaggio, seppur rigorosamente in inglese.
Una piccola nota di demerito invece alla traduzione, anche se non in tutte le sue parti: è presente una sorta di "slang" romanaccio, ad esempio, all’inizio, che sinceramente suona un po’ ridicolo, per quanto le intenzioni dell’autore originale potessero avvicinarsi a questa scelta (ma dal doppiaggio in inglese non sembra nemmeno).
In conclusione, Dragon Quest Swords non è un giocone da 50 ore come né uno degli rpg più ricchi degli ultimi anni. Anzi, si sviluppa in maniera piuttosto veloce, suddiviso in capitoli, andando di pari passo con il metodo di gioco: frenetico ma preciso. Tutto questo però, non è necessariamente un difetto, bensì una simpatica alternativa ai classici della serie. Se volete provare un po’ di combattimenti basati sui riflessi e la strategia, uniti comunque ad una storia simpatica e affascinante, questo è il gioco che fa per voi.

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