Dragon Quest V: Hand of the Heavenly Bride – Recensione Dragon Quest V La Sposa del Destino

Un ritorno coi fiocchi

Che Square-Enix abbia deciso di riproporre la trilogia di Dragon Quest su DS (IV, V e VI per intenderci) ormai è chiaro; che questi giochi resistano tranquillamente al peso degli anni, grazie anche al buon lavoro di rinnovamento, invece, no. Il remake di Dragon Quest V è un ottimo esempio: curata da ArtePiazza (giapponesissima), la serie, famosissima in Giappone, è stata subito un successo di mercato. Nonostante il gap temporale evidente che lascia intravedere alcune strutture di gioco ormai più che consolidate, la nuova veste grafica è realizzata come ibrido di ambienti 3D e 2D, e i personaggi, con il character design di Akira Toriyama, si caratterizzano grazie al loro stile unico.
Sequel del precedente Le Cronache dei Prescelti, in questo capitolo ripercorreremo le diverse fasi della vita di una persona, con tutti i relativi intrecci narrativi.
La scoperta del passato del nostro protagonista, del quale apprenderemo in ogni città e in ogni nuovo luogo un tassello in più, resta sempre al centro del gioco, senza mai far perdere tempo al giocatore con inutili filler non aderenti alla storia principale. Certo, Dragon Quest è sempre una storia di eroi e di mostri, di improbabili salvataggi di mondi e di imbattibili protagonisti. Ma forse anche questo fa parte della nostra piacevole immedesimazione nel gioco, e  siamo disposti a crederci.
 

Remake meritato?
 
Probabilmente sì. Un esempio che può apparire banale, ma che in realtà risulta molto ben riuscito, è la possibilità di ruotare la telecamera attraverso i dorsali L ed R. Con i nuovi ambienti, rimodellati per l’occasione, sarà in questo modo possibile esplorare comodamente ogni angolo della mappa. La struttura della progressione tramite livelli, in compenso, appare forse un po’ obsoleta e limitata rispetto alle personalizzazioni a cui siamo abituati oggi: non è tanto su questo aspetto che Dragon Quest V fonda le sue basi. Il gameplay, comunque rodato e sperimentato, lascia un buon sapore "old school" che non deluderà né i fan di vecchia data né chi vuole sperimentare alcune meccaniche più funzionali che innovative. Va ricordato, per chi si affacciasse alla saga, che le battaglie godono di un battle system frontale e non laterale: a differenza del trend più comune, infatti, non vedremo il nostro avatar in battaglia, bensì una visuale in prima persona. La possibilità di reclutare i mostri ed utilizzarli nel nostro party è una delle gradevoli aggiunte rispetto alle limitate possibilità del capitolo precedente. Tali mostri possono essere catturati in gran quantità e messi persino da parte nel caso vogliate cambiare il vostro party. Questo è probabilmente l’aspetto più "libero" del gioco, che dà adito a un gran numero di opzioni e di strategie per le proprie battaglie.
Un’altra delle particolarità di questo titolo da evidenziare in particolare è proprio l’enfasi posta sullo scorrere del tempo e sulla crescita del personaggio: non a caso, il titolo La Sposa del Destino ha esattamente a che fare con questo: mettere su famiglia fa infatti parte degli obiettivi da conseguire.
A differenza dei più classici Final Fantasy, inoltre, la difficoltà è leggermente superiore e più volte sarà necessario spendere del tempo per "allenare" il nostro party (fino a 4 personaggi) per non rischiare di incorrere nel classico Game Over. Forse i problemi più grandi del titolo risiedono proprio in alcune sue strutture troppo legate al passato: è più importante un buon livello che una particolare strategia per vincere gli incontri (peraltro molto frequenti). Oltre a questo, non si può dire che le funzionalità del DS siano particolarmente sfruttate. Il vero punto di forza di questo capitolo sta probabilmente nella sua trama e nella sua buona durata.
Osservando il lato tecnico, abbiamo già potuto notare come sia stato svolto un ottimo lavoro sulla grafica: il tentativo di fondere il 2D dei personaggi e il 3D degli ambienti è ben riuscito, con il bonus della classica minimappa completamente piatta e stilizzata. Per fortuna, anche la musica ha avuto la giustizia che le spetta, ed è sicuramente di ottima qualità.
Le costruzioni e gli ambienti richiamano i classici del fantasy: non dimentichiamo che Dragon Quest nasce proprio nel contesto dei vecchi Final Fantasy, e sicuramente attinge sia a quel tipo di ambiente sia probabilmente, grazie anche all’autore di Dragon Ball, dai fumetti giapponesi.

 

 

 Acquisto imprescindibile per gli appassionati

Se siete appassionati di JRPG e possedete la console portatile Nintendo, effettivamente è un titolo che non dovrebbe mancare al vostro repertorio, anche se è consigliato giocare a tutta la trilogia. Ricordiamo che l’ultimo titolo, VI però, non è ancora disponibile, mentre è in dirittura d’arrivo per luglio, in Giappone, l’esclusivo nono capitolo per DS (ed è stato annunciato il decimo in esclusiva per Wii). Dragon Quest si colloca esattamente in quella serie di giochi un po’ retrò in quanto a struttura portante che con un paio di rivisitazioni, estetiche e tecniche, possono godere di nuova luce, specialmente se portate sulla console adatta. Niente di meglio che il DS infatti, anche se ribadiamo che le features della console non sono particolarmente sfruttate.

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